Aveva così incominciato ad essere geloso di ciò che aveva, chiudendosi in se stesso e diventato un tantino acido quando si presentava il minimo accenno alla faccenda. Già, ormai era diventata una faccenda, un qualcosa da disprezzare, che era sempre di troppo. E quando ci pensava tralasciava tutte le cose belle che di quella faccenda facevano un sentimento meraviglioso che era sicuro fosse unico e segreto. Si, un segreto sempre più pericoloso che per poche persone significava la perdita di ogni certezza ma che per lui ed altre migliaia di persone significava speranza. Era incredibile pensare quante volte quella domanda gli fosse stata posta e quante volte lui avesse fatto finta di niente o avesse risposto in tono scherzoso o con sguardo accigliato. Eppure nonostante le sue parole, erano altre le cose che le persone notavano, proprio come lui le aveva notate nella persona di cui si era innamorato. Erano le piccole cose, come canticchiava lui, erano i mezzi sorrisi, fatti per non essere notati da tutti ma solo da colui al quale erano indirizzati, erano i brevi sguardi furbi e languidi allo stesso tempo che più di una volta non erano sfuggiti alla telecamera e all'occhio esperto di chi ormai lo conosceva bene, anche se non lo voleva ammettere. E così, pur tenendo un'apparenza distaccata e scontrosa, quando si ritrovava la sera e la notte da solo, iniziava a guardare su YouTube la loro storia e neanche lui aveva a mente tutte le lacrime che erano uscite da quei due piccoli cieli, come insisteva nel chiamarli il coprotagonista di questi brevi video. Altre volte si ritrovava a ridere di tutti gli indizi che normalmente sparpagliati in un'intervista o in un concerto non avrebbero dato fastidio a nessuno, ma che messi insieme costituivano ben più di una prova incriminatoria. E lui, che con tono disprezzante nominava le storie che erano state scritte su di loro, era il primo a leggerle incuriosito e con il cuore a mille quando un qualche particolare della loro intimità era particolarmente vivido e chiaro nei suoi ricordi.
C'erano di quei momenti in cui avrebbe voluto urlare al mondo il suo amore e la su frustrazione ma questi non era uno di quelli. Se ne stava infatti sul divanetto di finta pelle nera mentre con una mano giocherellava con quei capelli che proprio lui gli aveva chiesto di far crescere. Quella testa sulle sue gambe non gli pesava, anzi, avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, ma non fece in tempo a maledirsi per il desiderio quasi espresso con un filo di voce che la porta del camerino si aprì ed una voce stanca disse "Louis, Harry, mancate solo voi". Ed in quel momento in quei piccoli cieli le stelle smisero di brillare.