Ciao a tutti!! cominciamo questa fan fiction per bene....allora...mi presento: sono nuova di qui e questa è la mia prima fan fiction...non siate troppo duri che se no mi demoralizzo!!ç___________ç no dai sto scherzando!! sono ammessi qualsiasi tipo di recensioni! :p Bhe adesso basta chiacchere e via con la storia!
Kelly
Era stato un giorno particolarmente intenso. Avevo appena finito le mie
due ore di palestra e adesso finalmente mi potevo rilassare sotto
l’acqua calda. Se c’era una cosa che mi rilassava
particolarmente era proprio quello. Finito il gettone mi avvolsi
l’asciugamano intorno al corpo anche se per via
dell’orario potevo anche uscire con niente addosso. Era
incredibile come nell’arco di un ora la palestra si svuotava.
Lo spogliatoio era completamente vuoto. Molto probabilmente
c’erano solo gli istruttori che finivano come al solito di
fare tutti i loro conti. Mi vestii con calma e, pronta per andare a
casa mi avviai verso l’uscita. Molto probabilmente mi ero
sbagliata: non c’era più nessuno. Guardai
l’orologio per vedere che ore fossero. Le dieci e mezza. Di
solito a quell’orario c’era sempre il gruppo di
ragazzi che andavano a imparare qualche tecnica di auto difesa.
Strano…
Stavo per aprire la porta per uscire quando sentì degli
strani rumori provenire da fuori. Mi feci coraggio e varcai la porta.
Era già calata la notte e l’aria era afosa. Si
toccavano i 30° già da qualche settimana. Appena
fuori dalla palestra c’erano un gruppo di uomini che ridevano
a squarciagola con lattine di una birra economica in mano. Era
difficile non farci caso visto il chiasso che facevano. Erano di sicuro
ubriachi perché quando ci passai davanti mi
arrivò un forte odore di alcol. Sperai che non mi avessero
notata. Eppure il mio desiderio non fu realizzato. Appena li superai
uno di loro mi indicò e cominciò a bofonchiare
qualcosa. L’uniche cose che riuscì a capire furono
soltanto poche parole che mi fecero raggelare il sangue e sentire forte
il desiderio di scappare: “sventola…è
mia…”. Affrettai il passo ma questo
attirò ancora di più la loro attenzione. sentii
delle risate alle mie spalle e solo quando vidi una delle vie
principali piena di persone cominciai a rilassarmi. Mancavano pochi
passi per sbucare proprio su 1st Avenu quando sentii un lungo fischio
alle mie spalle e davanti in un baleno mi si presentarono due uomini.
L’unica cosa che ricordo di loro era la paura che mi
trasmisero quando mi afferrarono e mi portarono indietro. In un attimo
mi trovai circondata da cinque uomini. Cercavo in continuazione una via
d’uscita e molto probabilmente se ne accorsero anche loro
perché sentii una voce dire: “stai tranquilla
dolcezza…vogliamo solo divertirci un
po’!”
“no! per favore, lasciatemi andare!!”
“se stai buona non ti faremo del male”
“e poi anche se riuscissi a scappare sappi che ti
riprenderemo lo stesso e allora saranno guai!”
il più vicino mi afferrò per un braccio e mi
attirò a se con violenza. “non mi
toccare!” cercavo di liberarmi dalla presa sul mio braccio.
Come fui libera ricevetti un colpo alla schiena che mi fece perdere
l’equilibrio e cadere a terra. Sentii un grande boato di
risate “poveretta non ti reggi in piedi vieni che ti aiuto
io!” e qualcuno mi alzò da terra “lo sai
sei proprio carina!” disse un altro accarezzandomi il viso.
“dicci una cosa… ce l’ hai il fidanzato?
Spero di no! Non vogliamo certo
avere guai una volta che abbiamo finito con te!” disse
l’uomo che mi teneva stretta e che cominciò a
baciarmi sul collo tirandomi i capelli. “ehy! Sei sempre il
primo non vale!” mi sentii strattonare da una parte
all’altra come un pupazzetto di pezza nella mani di un
bambino. Ero terrorizzata e non riuscivo a muovere un dito. Sentii una
mano stringermi il sedere e un’altra cominciò a
slacciarmi la camicetta. Per sfuggire a tutti quei contatti mi gettai a
terra e cominciai a urlare. In fondo ci doveva essere pur qualcuno da
quelle parti, no? Eppure non venne nessuno. Continuavo a urlare, ma
nessuno venne in mio aiuto. Intanto gli uomini, per farmi stare zitta,
mi tiravano calci e cercavano di tirarmi su da terra, ma una volta in
piedi ricadevo giù e un’altra raffica di botte mi
veniva inflitta. Quando avevo perso le speranze vidi qualcuno arrivare
e togliermi di dosso l’uomo che stava cercando di tirarmi via
i vestiti di dosso.
“ve l’ hanno mai insegnato che le ragazze non si
toccano?” disse il mio salvatore mandandone al tappeto un
altro. Aprii lentamente gli occhi e vidi un angelo. Era un ragazzo
più o meno sulla ventina che combatteva velocemente contro i
miei assalitori. L’uomo dietro di me mi colpì alla
testa e lentamente la mia vista si annebbiò.
L’ultima cosa che vidi fu il viso del mio angelo custode che
si era deciso a farsi vivo. Le sue labbra si muovevano e
riuscì a percepire ben poco di quello che diceva mentre le
sue braccia mi avvolgevano e mi portarono al salvo.
Salva, ecco cos’ero. Ero salva.
Ripresi conoscenza dopo parecchie ore e quando finalmente mi svegliai,
mi ritrovai in una stanza che non era la mia. Il soffitto era dorato e
sembrava venisse fuori da una casa imperiale rinascimentale. Alla mia
destra c’era un’immensa vetrata coperta da lunghe e
lussuose tende. Sulla mia sinistra un armadio di ottimo legno e, in
fondo alla stanza, una poltroncina con sopra dei vestiti.
L’unica cosa di famigliare erano quei vestiti. Mi mossi
leggermente e sentii chiaramente la pelle nuda sotto le lenzuola
pulite. Indossavo solo la mia biancheria. Il resto era finito
magicamente sulla sedia che adesso sembra essere lontana miglia e
miglia da me. Sentii dei passi avvicinarsi alla camera e qualcuno vi
entrò. Chiusi immediatamente gli occhi e cercai di fare
rimanere il mio respiro il più regolare possibile. Sentii la
persona sedersi sul letto e armeggiare con qualcosa che aveva in mano.
Doveva essere una ciotola d’acqua. Mi premette la fronte con
un panno bagnato. Dopo avermi rinfrescato il viso appoggiò
la ciotola sul comò e se ne andò dalla stanza. Che gesto premuroso
pensai subito. Poi mi venne in mente come ero finita in quella camera e
allora mi sentii ancora più riconoscente verso quel ragazzo.
Come avrei potuto ringraziarlo? Di certo dei soldi non bastavano, ma
era l’unica cosa che mi veniva in mente. Mi rigirai nel letto
con la mente affollata di pensieri e una fitta allucinante alla testa
mi colpì facendomi gemere di dolore. In pochi secondi due
mani forti mi afferrarono le spalle e mi guidarono nel letto
riposizionandomi nella stessa posizioni di poco fa.
“ mi spiace signorina, ma credo che per la sua testa
dovrà rimanere così”. Chiusi gli occhi
in attesa che il dolore se ne andasse.
“si sente un po’ meglio?” chiese il mio
angelo.
“si, grazie” la mia voce uscì come un
sussurro debolissimo
“mi ha fatto prendere un bello spavento! Dorme da almeno
sette ore. Cominciavo a pensare che sarebbe stato meglio se
l’avessi portata al pronto soccorso…”
l’angelo aveva una voce bellissima. Era ferma e trasmetteva
sicurezza. Cercai di mettere a fuoco il suo viso, ma
l’oscurità non mi aiutava di certo.
“che ore sono?”
l’uomo guardò l’orologio sul braccio.
Evidentemente non aveva problemi di vista con
l’oscurità.
“le tre e mezza di notte”
“deve essere stanco. Mi scusi per l’impiccio che
gli ho causato” dissi cercando di alzarmi. Lui mi rimise
sdraiata. “ma si figuri! Quello che si deve scusare sono io.
Mi dispiace di averla fatta aspettare molto con quei
delinquenti.”
Ridacchiai divertita dalla sua scusa infondata.
“bhe sono contento di essere arrivato in tempo!”
“si, anch’io..”
“Comunque io sono James e tu?”
“piacere Kelly Ann”
“bene signorina Kelly Ann, il suo medico personale le
prescrive una cura a base di sole, riposo e divertimento”
“ne terrò presente…”.
James si avviò verso la finestra e la spalancò.
Un’ondata di luce investì la camera che
brillò in risposta con la luce.
Ci dovevamo trovare proprio nel cuore della città. La
conoscevo molto bene quella zona visto che ogni singola parte della mia
vita si concentrava nelle vie principali della caotica New York. Le
luci dei neon giganti inondavano la stanza.
Alla luce la stanza sembrava ancora più bella di come me la
sarai mai immaginata. Le pareti erano dorate e brillavano come tante
pietre preziose. Il letto in legno occupava la maggior parte della
stanza. Era veramente enorme! Secondo me ci volevano delle coperte su
misura. James si accorse del mio stupore. “ mi piace dormire
comodo!” disse facendo spallucce e roteando gli occhi. Con la
luce potei ammirare il mio salvatore. Era alto e snello. I capelli neri
e spettinati gli ornavano il viso magro e squadrato. Gli occhi azzurri
spiccavano sulla pelle chiara. Era l’uomo dagli zigomi
perfetti! Avrebbe potuto fare benissimo il modello per una qualche
rivista di moda e far sfigurare tutti quegli uomini copertina.
All’improvviso mi sentii quasi grata agli uomini che avevano
cercato di molestarmi. Ma
che cosa mi ritrovo a pensare?basta!
Scossi la testa nella speranza di cacciar via quei pensieri. Mi misi a
sedere sul letto lasciandomi scoprire fino alla vita e solo quando mi
accorsi che James mi stava fissando, mi ricordai che avevo indosso solo
la biancheria.
James scosse la testa e con un sorrisino strano si allontanò
dal letto in direzione della sedia con sopra i miei vestiti. Li prese
in mano, li tastò per bene e poi li riposo sulla sedia.
“mi sono preso la libertà di farti spogliare dalla
donna delle pulizie e di lavarti i vesti. L’unica cosa
è che adesso sono ancora bagnati.”
“oh…capisco” dissi avvolgendomi le
coperte intorno al corpo.
“proviamo a vedere se qua dentro c’è
qualcosa…” e così si inoltrò
dentro a quello che evidentemente era un armadio a muro.
“meno male che ci ha pesato lei a farti trovare un
cambio!” e così dicendo mi porse un vestito verde
a fiori con della biancheria pulita. Come se ne andò dalla
stanza mi cambiai velocemente. Il vestito mi stava a pennello ed era
anche molto carino. Certo, se lo avessi visto in un negozio non
l’avrei mai comprato, ma dovevo ammettere che era un vestito
molto comodo e primaverile. Richiamava i colori dell’estate.
Attratta da un odorino molto invitante e dal continuo sfrigolare del
cibo sulla padella, mi diressi verso la cucina.
“spero che tu abbia fa…”
troncò la frase a metà. Mi stava fissando. Non mi
sarei stupita se proprio come in un cartone animato, la sua mascella
fosse arrivata per terra e avrebbe allagato la stanza di bava. In fondo
ero consapevole di fare quest’effetto sugli uomini. Era
sempre stato così. Fin dall’elementari. Ero
consapevole della mia bellezza fisica, ma non mi piaceva vantarmene.
Per quanto poteva essere vantaggioso, la mia bellezza mi aveva proprio
stufata. Ormai le dita delle mani non bastavano per contare tutti gli
uomini che mi avevano usata per scopi personali spezzandomi il cuore
tutte le volte. E avevo solo 23 anni! Era proprio per questo che
evitavo il più possibile di indossare vestiti aderenti e
d’indossare per la maggior parte del tempo la mia
inseparabile tuta da ginnastica. Peccato che il vestitino che mi aveva
dato era proprio uno di quei vestiti che non avrei messo mai e poi mai.
Ed ecco spigata la bava sul pavimento…
“ti sta veramente bene Kelly” disse lanciandomi un
sorriso malizioso.
“ grazie…” mi sentii infiammare le
guance. In quel momento sentii profondamente la mancanza della mia
tuta. Per tutta la notte James non mi tolse gli occhi di dosso neanche
per un secondo. Abbiamo parlato, abbiamo riso e scherzato, insomma ci
siamo divertiti e tutto sempre sotto il suo sguardo costante e
affascinante che mi stordiva incredibilmente. Finita la
“cena” lo aiutai a sparecchiare e a lavare i
piatti.
“ti va di uscire?”
“ma sono le cinque!”
“e allora? Certi cinema fanno orario continuato per 24 ore!
Se non sbaglio uno spettacolo inizia tra un’ora”
“tu non sei normale James!” disse ridendo
“ah si?! E va bene…allora ci vieni al cinema con
me oppure no?”
“va bene” e così ci avviammo
all’unico cinema della città che faceva orario
continuato. Il film sarebbe iniziato esattamente dopo un ora e
perciò approfittammo di quel tempo libero per andare a fera
due passi in centro non poco lontano da li. Parlammo veramente tanto,
ma gli argomenti sembravano non voler finire.
Finita quella giornata mi riaccompagnò a casa.
“ci vediamo presto Kelly”
“ va bene alla prossima” lo vidi indeciso sul da
farsi. Mi si avvicinò con studiata lentezza. Mi
abbracciò forte stringendomi a se. Sciolse
l’abbraccio subito dopo e mi salutò lasciandomi
davanti al portone di casa ancora frastornata.
Che cosa succederà adesso? vi do appuntamento alla prossima puntata!