Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: wonderfulleffe    23/07/2015    2 recensioni
Jon Snow approda nella città libera di Meeren, alla ricerca du verità sulla regina dei sette regni di cui tutti parlano. I sudditi le sono fedeli, e l'intero regno la ama. Ma il bastardo di Grande Inverno vuole saperne di più. Ecco perché andrà alla ricerca della Khaleesi Daenarys Targaryen, scoprendo insieme, lei e un mondo totalmente nuovo di cui rimarrà meravigliato. Ma qualcuno da nel frattempo turberà quest'incontro. Xaro è tornato, pronto a ricambiare il torto fattogli a Qart.
Spero vi piaccia, buona lettura e valhar morghulis! 😊
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daario Naharis, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Missandei, Spettro
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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I ciottoli erano una vera seccatura per il passo affrettato di Jon Snow, che si dirigeva frettolosamente dall'amico ferito Screymar. Il bastardo procedeva seguendo le indicazioni del bambino che si portava in spalla. Piccolo e minuto, per i suoi 9 anni, quel ragazzino non mancava certo di astuzia . Jon grazie ai suoi lievi cenni del viso riuscì a trovare il palazzo in poco tempo. Non un ragazzino molto loquace. Percorse vie strette e anguste, passando per bordelli e locande gremite di gente completamente sbronza, apparentemente riprese in fretta dall'incendio, giunsero nella parte della città che più aveva risentito del fuoco. Quel tratto di Meereen aveva subito molto danni, le mura annerite e gli edifici mangiati dalle fiamme erano una prova evidente. Le fiamme avevano inghiottito la capitale. Giunsero finalmente davanti ad un immenso palazzo. Il bambino, sceso da Jon, si diresse all'interno di quella che doveva essere la villa di Screymar. I suoi sandali rimbombavano in tutta la struttura. Snow si rese conto di quanto fosse quella struttura imponente, nonostante i danni, una volta entratovi dentro. Il portone, un po'annerito, risplendeva, adornato da migliaia di pietre, probabilmente opali , e le statue, impegnate in posizioni molto elaborate, facevano da contorno alle rare ed esotiche piante del giardino. Una volta entrato però, Jon si rese conto che la villa dell'amico non era stata così fortunata. Quando entrò, Jon notò che all'interno della struttura regnava un insieme di decadimento e devastazione; alcune travi, intarsiate abilmente nel legno , erano crollate, e gli arazzi, riportanti la genialogia dei Berry, la famiglia di Screymar, erano ridotti a brandelli. I mobili distrutti o carbonizzati riempivano le sale. Jon poteva riconoscere però la magnificenza di quel luogo. Respirava solo ricordi ormai persi, inceneriti dalle fiamme. Una ragazza piuttosto giovane, con dei familiari occhi neri, gli venne incontro e lo guidò nella stanza del mercante. Sembrava piuttosto un'altare funereo. La luce lì dentro faceva fatica a farsi strada. Una semplice branda sosteneva il corpo esanime dell'amico. Dell'incenso bruciava, disegnando nell'aria una densa striscia di fumo. Screymar sulla brandina, era fasciato su una gamba. Sul resto del corpo Jon notò delle piaghe, probabilmente di ustione, che in quel momento venivano inumidite dalla ragazza con dei panni che emanavo un tremendo tanfo di carogna. Nel sud si usavano spesso erbe curative e benefiche caratterizzate però da un odore incredibilmente disgustoso. L'amico si mosse. -Jon? Sei tu?- esclamò Screymar. Jon si fece avanti, il vecchio sorrise malizioso. Con quel suo beffardo fare scherzoso, lo rimproverò. Jon si senti lievemente imbarazzato - Hai dimenticato il mio invito! Sei stato catturato da quegli enormi occhi viola, eh? - chiese divertito l'uomo, mortificando ancora di più il ragazzo. Non sembrava arrabbiato, e gli sorrideva perfino in modo complice. Che fosse davvero stato rapito dal fascino Targaryen? Anche se fosse stato vero, non lo avrebbe comunque mai ammesso, nemmeno con se stesso, non lui. Cambiò discorso. - E le tue finanze? L'incendio ha danneggiato i tuoi beni? - "Il fuoco non fa distinzione della classe sociale delle sue vittime, colpisce chiunque gli capiti a tiro " pensò mestamente Jon. - Sarà difficile far tornare tutto come prima, ma cercherò di rimediare, se questa ferita non mi strapperà prima dalla mia vecchiaia. Ma non è per parlare dei miei acciacchi che sei venuto qui Jon, né per farti perdonare per le tue dimenticanze, di cui comunque non ti devi rammaricare. Sei giovane, e per quanto tu sia un uomo fatto oramai, commetti errori, come tutti, ne sono ben consapevole. -Jon, tu sei qui perché so di chi siete alla ricerca tu e e la Regina. So chi è l'artefice di questi tumulti, e chi ha riportato alla vita il defunto Xaro Xhoan Daxos, morto anni fa per mano dell'allora ragazzina Daenarys. Per sapere queste informazioni però, temo che dovrai assecondare le debolezze di un vecchio. Voglio raccontarti la storia di un ragazzo di nome Screymar, curioso e poco assennato. Siediti comodo Jon, ho molte cose da dirti. - Raeb servì del té alle fragranze nere, accompagnato da tartine di zenzero e cannella delle isole dei Cedri, molto gustose. Screymar iniziò il racconto, mentre sullo spiraglio del magazzino si appollaiò un passerotto Bramito, occupato a spulciarsi le piume. L'aria calda faceva appiccicare i vestiti sulla pelle. "Anni e anni fa, il mio lavoro non si limitava al semplice scambio di merci tra una città e l'altra,ma mi occupavo di cercare tesori, o comunque, qualsiasi artefatto in grado di catturare la mia attenzione. Non sono tutt'ora uno che si stupisce facilmente, perciò ho avuto l'opportunità di viaggiare ovunque, sfiorando i confini delle terre sconosciute. Incontrai appunto, in uno di quei viaggi, tuo padre, lord Eddard Stark. Fui spettatore delle meraviglie a Nord e a Sud dei Sette Regni. Conoscendo anche i personaggi più strani; veggenti, curatrici, maegi, sciamani. Fino a che un giorno, incontrai questo stregone, Yart Wakkul, che mi lasciò un vivido ricordo nella mente. Ero giovane, solitario, ma come chiunque trovavo la morte un evento catastrofico. Maligno. " Screymar sorseggio il tè, nei suoi occhi chiari si rifletteva il rimpianto. Jon non si era mai pentito degli errori commessi, ma guardando il vecchio si ritrovò a pensare se un giorno anche lui avrebbe provatoil rammarico per un'eventuale passo falso. Il tè era ancora bollente. "L'incontro che feci fu davvero strano. Tale incontro si presentò come uno dei soliti venditori ambulanti che cercano di rifilarti qualche sorso d'acqua per gocce della fonte dell'eterna giovinezza. Lo ignorai. Non era di certo diverso da altri furboni che avevo già incontrato. Mi prese per la tunica nonostante fossì già a due piedi distanza da lui. -Lorie, la bellissima figlia del mercante di cotone ti ha già sostituito mio caro giovanotto. Il suo ventre non ha tempo di aspettare il seme di un viandante così irresponsabile e che non sa niente su ciò che è la vita. - Ero allibito. Quel nome.. Come lo sapeva? Come lo poteva sapere?! La folla del mercatino di Volantis era come scomparsa. Avvertivo solo me e lui. Io, Jon, ero terrorizzato, mi sentivo come se tutto ciò a cui tenevo, tutti i miei segreti, le mie paure fossero in qualche modo esposte. Messe a nudo. E come sapeva il nome della ragazza a cui mi ero promesso? Come sapeva di lei? Gli occhi di quest'individuo erano scuri, molto scuri, vigili. I capelli neri e lunghi facevano da contorno ad una barba ben curata. Il viso abbronzato e affabile. Così ordinario e così spaventosamente distinto. L'uomo scoppiò in una risata. Non suonava rassicurante. - E quindi signore? Vuole vedere i miei tesori dentro la bottega? Sarà un vero onore mostrarglieli.- Non riuscii a oppormi. Non ne avevo la forza. Ero paralizzato. La gente attorno a me brulicava indaffarata. Avanzavo spinto da quest'uomo terrificante. Nessuno notava il mio sguardo spaventato. In quel magazzino di chincaglierie, pieno zeppo di parti animali, polveri, maschere con tetre espressioni e cristalli dalla sconosciuta provenienza, Yart era scomparso dietro una tenda di perline. Ero nei guai. Se quella fosse stata la mia giornata nel mondo dei vivi, avrei scoperto almeno chi era il mio carnefice. Gironzolando tra le mercanzie mi accorsi che quel luogo era diverso. Spoglio e adornato con una ghirlanda di teschi " e Jon, ho avuto l'inquietante sensazione che qualcuno di essi fosse umano.. "Si ergeva in mezzo alla stanza una specie di pozzo. Ero spaventato. Respiravo pesantemente. La paura mi pervadeva tutto il corpo, non riuscivo a muovere un singolo muscolo. Poi mi resi conto del perché. Quel mercante, O MEGLIO, quello stregone stava recitando delle parole in una lingua oscura. Nella lingua dei Maegi. Avrei voluto chiedergli perché ero li, ma temevo il responso. Avevo compreso chiaramente come facesse Yart a conoscere tutte quelle cose su di me." rispose dopo aver recitato qualche strana parola rivolta al pozzo, e come se stesse ridendo di me, finalmente mi rispose. - Giovane, hai mai pensato ad essere sopra a tutti? Ad ottenere ciò che vuoi? La fama, la ricchezza, l'amore? Ti ha mai sfiorato l'idea? Ovviamente sì, Jon. Quelle parole mi allettavano. Un giovane uomo non avrebbe mai voluto qualcosa del genere? Avevo avuto tante amanti lungo il mio percorso, ero andato a letto con qualsiasi fanciulla, ma non era amore ciò che avevo ottenuto. Nella mia città mi conoscevano come Screymar, l'erede del grande Saffeo, mercante di seta, ma nulla di più. Avrei mai trovato persone che mi dessero rispetto solo al suono del mio nome? E i soldi? I soldi si guadagnavo con fatica, ma con facilità se ne andavano, avrei potuto godere dei piaceri della vita senza mai versare una goccia di sudore per far sì che ciò potesse succedere. Le mie mani fremevano. - Cosa mi costerebbe? - Mi agitavo immaginandomi una vita senza affanni, senza dolore, senza paure. Presto però tornai in me; se c'era qualcosa che avevo imparato a care spese nella mia giovane vita, era che tutti gli uomini non facevano mai niente per niente. Una vita idilliaca avrebbe avuto sicuramente il suo prezzo. - Parliamo di una cosa tanto volgare come il denaro?- Yart mi leggeva nella mente, ormai non c'era dubbio, eppure quel potere sovrannaturale continuava a turbarmi. La magia non ha mai portato a niente di buono, Jon. - Io ti parlo di potere, soldi, fama, amore e tu pensi a quanto questo ti costerà! Forse però, non sei così stolto come sembri Screymar. Il mio prezzo non sono le monete e nemmeno gli zaffiri, stupidi mezzi mortali di alcun valore per gli Dei. No.. io parlo di cose ben più grandi. Cose ben più preziose io desidero. - La delicata voce di mia sorella risuonò nella mia mente. Il mio tesoro più grande, la madre di Theo e Raeb, la mia famiglia. Non ci volevo pensare. Non ci dovevo pensare. Ma ecco affiorare nella pozza dei miei ricordi il suo dolce e incantevole viso. Yart sorrise crudelmente. La mia piccola sorella. Se hai sorelle sai come me che se le fosse successo qualcosa non saresti mai riuscito a perdonarti. - Io non ho affetti, il mio cuore non ha spazio per nessuno. Per questo ho bisogno di te, e ti darò l'opportunità di ottenere il potere, insieme a me!- Per me era troppo. Arretrai terrorizzato. Come avrei potuto sacrificare mia sorella? Era l'unica persona rimasta al mio fianco nonostante tutti i guai che avevo combinato. La fama a quel punto non mi attraeva più. Volevo tornare a casa. Corsi quindifuori dall'antro di Yart, più veloce che potei e non mi guardai indietro. Qualcosa mi seguiva, ne sono più che sicuro. Non ci badai, sapevo solo che dovevo tirarmi fuori da quell'orribile posto, ma con mia grande sorpresa lo stregone non mi trattenne. L'aria rovente della città, gremita di gente mi avvolse di nuovo, e quando mi girai per assicurarmi che niente di quel tremendo incontro fosse rimasto alle mie spalle, notai che l'entrata della bottega del Maegi Yart, era scomparsa. " Screymar, strinse le nocche sulle ginocchia. Sentiva ancora il terrore provato tanti anni prima. Sentiva ancora gli occhi di Yart sulla schiena. -Di quell'uomo ho sentito parlare di nuovo, Jon. Non è invecchiato e non si è nemmeno indebolito,e credo che negli anni si sia adoperato per mantenersi giovane con delle fatture talmente oscure da offuscarti la vista per almeno 12 lune. Sì, temo lui e quella sua infida magia nera! - Jon colse il debole vecchio intimorito che si celava nell'amico. La paura indeboliva e rendeva indifesi al cospetto del nemico. - Molti mercanti di quelle zone mi hanno detto come di notte siano state trafugati dai tumuli ai margini della loro città i corpi esanimi dei loro defunti. Ma ciò che è più strano è che nessun cimelio è stato portato via. E ciò che più rende oscura la vicenda, ragazzo mio, è che alcune dame del silenzio resero noto di come alcuni defunti di cui si stavano prendendo cura, in un momento di pausa dalle incombenze quotidiane, scomparvero. I cadaveri se ne erano andati e nessun corpo fu ritrovato. - Estranei? No, qui nelle terre libere non si era mai sentito parlare né di Estranei né di sacrifici di soli bambini maschi. Ciò però non lo rassicurava comunque. -Ho dubitato fino all'ultimo del ritorno di Yart. Volevo che fosse solo una mia sensazione errata. Ma quando i miei informatori mi hanno avvenuto dell' incendio e del "non morto" Xaro, defunto da diversi anni ormai, non ho più avuto dubbi. Quello spregevole uomo è approdato a Meeren per prendersi il potere che spetta alla madre dei Draghi. Con lui il mondo sarebbe assoggettato ad una personalità meschina a e malvagia, e dubito che i suoi seguaci non morti, vendicativi, e pieni di rancore, sappiano provare pietà per coloro che hanno ciò che invece loro hanno perso da tempo. " L'anziano concluse il suo racconto, intrecciando le mani e guardando gravemente Jon. Il bastardo sapeva bene che Screymar temeva di vivere nuovamente in un mondo dove solo la violenza era la legge riconosciuta. Jon non avrebbe mai permesso l'avvenire di qualcosa di simile. - Screymar, Yart finirà nella tomba, come quei non morti, sguazzando nella sua merda.- Sul viso del mercante le rughe attorno agli occhi si distesero. Non era comunque tranquillo. "Daenarys deve saperlo", pensò Jon mentre tornava al castello. Senza che il ragazzo se ne fosse accorto giunse il crepuscolo. Così come il sole era fuggito così le persone erano scomparse. Il bastardo si ritrovò ad ascoltare i suoi stessi passi, echeggianti nei vicoli. La sua spada gli batteva lungo il fianco, e il buio inondava il suo cammino. Le ombre sovrastavano il suo inquieto avanzare, poichè molte cose , poco illuminate, gli apparivano deformi. Era insicuro sul da farsi. La luna opaca quella notte, era più che inutile a Jon Snow. Qualcosa però lo prese improvvisamente per un braccio, strattonandolo. Immediatamente il bastardo estrasse la spada dall'elsa, puntandola sul viso dell'incauto avversario. La lama era ad un pollice dal viso dell'idiota che aveva osato essere così incauto. Chissà come funzionava Ghiaccio nelle terre libere. - Lord Snow!- Un paio di torce sbucarono da dietro l'angolo. La luce svelò l'identità dei suoi attentatori. Due Secondi figli con in mano una torcia, e un giovane immacolato, ancora inesperto, sotto la spada di Jon, allarmati, ma apparentemente sollevati, lo scrutavano sotto la luce delle torce. Compreso immediatamente che non vi erano alcun tipo di minaccia, lasciò andare il ragazzo. -Lord Snow, la nostra Khaleesi vi vuole a palazzo. Ha bisogno di comunicarvi dei risvolti nelle vostre ricerche. Seguici! - " Daenarys, anche io ho importanti notizie da darti." La luce delle torce creava giochi di ombre al loro passaggio. Qualche animale scorrazzava nei vicoli, il silenzio pervadeva le strade, indomabile. Il clangore delle armature e delle spade era l'unico suono che Jon riusciva a sentire. Meereen per il momento era al sicuro. Nella sala del trono c'erano Daario Naharis e un paio di secondi figli, visibilmente annoiati. Della tranquillità non sapevano che farsene, bramavano l'azione. La spada però non avrebbe mai potuto niente contro la magia. - Jon. Abbiamo molte cose di cui parlare - si interruppe Dany, rivolgendosi al bastardo, con uno sguardo severo. Un gran maestro si congedo con la regina e corse fuoridalla sala della corona, con in mano una pila di rotoli in mano. Il tavolo del Consiglio però era ancora invaso da volumi e pergamene. Sembravano come aspettarlo. Sarebbe stata un'altra notte insonne. - Screymar aprì gli occhi, d'improvviso. Qualcosa lo aveva svegliato. Non aveva un buon presentimento. - Raeb? Kevan? - il suo grido strozzato non ottenne risposta. Forse era stato semplicemente il vento. La vecchiaia da tempo lo faceva intimorire perfino della luce delle candele. Richiuse gli occhi. L'indomani sarebbe andato alla Tana del Drago per parlare direttamente alla Khaleesi. Non sarebbe stato più codardo, ma avrebbe affrontato con valore quell'uomo che un tempo aveva popolato i suoi peggiori incubi. -Valhar Morghulis - mormorò fra se e se. Tutti gli uomini devono morire. Un nuovo rumore turbò il suo sonno. " Credevo di essere semplicemente vecchio e invece sono diventato rimbambito!". L'indomani avrebbe chiesto a Raeb di dormire nella sua stanza, perlomeno per sentirsi al sicuro. Screymar sentì premere sulla gola qualcosa di freddo, affilato, che squarciò da una parte all'altra il suo collo. Aprì gli occhi, e prima di sfumare delicatamente nelle mani della morte, guardò negli occhi il suo aguzzino. Un viso in putrefazione gli sorrideva malignamente, ponendo fine alla sua vita. Tutti gli uomini devono morire. Un cane, in qualche vicolo più in là, oltre le mura del palazzo del vecchio mercante, abbiava al buio, spaventato.
   
 
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