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Autore: elefiore    24/07/2015    2 recensioni
Rufio.
Il nome di un soldato, il nome di un ribelle.
Un uomo temuto da molti.. e amico di nessuno.
Un uomo che uccide per sopravvivere.. o sopravvive per uccidere?
Due facce di una stessa, fragile medaglia.
***
Scusate, ma per via di un ransomware ho perso tutti i dati.. appena riesco a recuperare qualcosa o a trovare un po' di tempo per riscrivere tutto.. continuerò. Al più presto. A presto!
Genere: Fantasy, Generale, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Destiny - 1 - Il Libro di Rufio

Capitolo Primo - Sarò dalla tua parte

 
“Uccidilo, piccolo”
“Non voglio, non è corretto.”
“In un duello, uno dei due sfidanti deve morire. Hai vinto, ora uccidilo.”
“No, non è giusto. Non posso ucciderlo solo perché -”
“Ha perso lo scontro ed il suo onore. Ora deve perdere la vita.”
Il ragazzino guardò prima il suo avversario, poi l’uomo che aveva appena parlato, poi nuovamente il suo avversario, sdraiato sotto di lui con il suo pugnale alla gola.
Si alzò in piedi, rinfoderando l’arma.
“Non lo ucciderò: non sono un assassino, sono un soldato”
“Fallo.” fece l’uomo, avvicinandosi a lui per poi mettere nuovamente tra le sue mani il pugnale “Non sarai mai un uomo se non uccidi qualcuno, resterai per sempre un moccioso!”
“Preferisco essere un moccioso piuttosto che un assassino!”
A quelle parole, l’uomo lo guardò malissimo, gli afferrò la mano armata e lo costrinse in ginocchio, colpendolo alla gamba destra con un calcio.
“No, lasciami!” gridò il ragazzino “Lasciami andare, non voglio!” ma non riuscì a liberarsi dalla sua presa.
Vide il pugnale affondare nel collo del giovane, uccidendolo, sentì fin troppo chiaramente uno schizzo di sangue sul viso e quella stessa sostanza bagnargli la mano ed espandersi in una macchia rossa sulla pietra del terreno, lungo le piccole crepe e scanalature.
”Così, piccoletto, così si uccide. Un soldato che si fa sconfiggere in quel modo non è degno di essere chiamato uomo.. e chi non è degno di tale nome non è degno di vivere.”
Il piccolo Rufio tremava, fissando la gola del cadavere sotto di lui e balbettando qualcosa di incomprensibile probabilmente anche per lui stesso.
Appena l’uomo lasciò la sua mano, il ragazzino si strinse tra le proprie braccia, con uno sguardo confuso e terrorizzato… ma con un piccolo, debole scintillio di gioia.
Non riuscì a contrastarlo.
Si voltò di scatto e ferì al braccio il proprio maestro, per poi indietreggiare e rimanere in una posa ferina, pronto a scattare nuovamente.
Osservò la sua preda, la studiò ed infine si lanciò di nuovo all’attacco.
Il suo maestro lo respinse senza troppe difficoltà, facendolo sbattere contro una parete.
“Così anche tu hai questo dono”
Il ragazzino ringhiò vedendolo fare un passo in avanti.
“Anche uno di sangue impuro come te ha il dono della Furia, devo ammettere che tu sia piuttosto.. 
inusuale, piccolo Rufio.”
Sentendo pronunciare il suo nome, ringhiò ancora più intensamente.
“Cosa vuoi fare, mh? Vuoi colpirmi? Provaci, voglio vedere che sai fare!”
Ormai perso in quella nuova sensazione piacevole e spaventosa allo stesso tempo, Rufio si scagliò con tutte le sue forze contro l’uomo, cercò in ogni modo di ferirlo, ma ottenne solo un forte colpo alla testa, che lo fece crollare a terra. Poi non seppe più nulla.

Aprì gli occhi.
Delle goccioline di sudore gli imperlavano la fronte.
Un fruscio.
Balzò in piedi e mise mano all’elsa del pugnale.
”Rufio? Sono io.”
Nel sentire quella voce familiare, si calmò e si voltò, sospirando.
“Hai avuto un incubo, non è così?”
Il ragazzo rimase per qualche istante ad osservare il suo compagno d’armi e migliore amico.
Era cresciuto molto rispetto a quando si erano conosciuti.
Allora era solo un bambino dai grandi occhi azzurri, terrorizzato e con estrema necessità di qualcuno di cui fidarsi. Ora i corti capelli neri incorniciavano il suo viso dai lineamenti delicati, anche se affilati dalle battaglie, era diventato più alto di lui nonostante avesse un paio di anni in meno e con un po’ di allenamento aveva sviluppato un’ottima muscolatura.
Era cresciuto con lui..
..e rischiava di perderlo in ogni istante.
Sospirò nuovamente ed annuì.
“Sempre lo stesso sogno. Sempre le stesse sensazioni.” Si lasciò cadere sul giaciglio dal quale si era alzato poco prima “Mi tormenterà per sempre.”
“Cerca di non pensarci, so quanto sia difficile ma non ci pensare”
“Caleb, tu-”
“Lo so,” lo interruppe “non posso sapere cosa si prova in quello stato né ciò di cui non mi vuoi parlare riguardo al tuo passato, ma so come sia ricordare ogni notte.”
Lo guardò con aria fraterna, poi gli poggiò una mano sulla spalla.
“In ogni caso, stavo venendo a chiamarti. Il ritrovo è tra un’ora.”
Rufio prese un respiro profondo.
“Non voglio andare, Caleb. Ogni volta che uccido qualcuno, una parte di me muore insieme a lui.”
”Sai come funziona:o sottostiamo agli ordini o finiamo nelle segrete a pane, acqua e frustate, se ci va bene.. Beh, almeno non siamo in prima fila.”
”Parla per te. Quelli come me sono mandati avanti da soli in missioni suicide!”
”Quelli come te sono i più importanti. Voi rompete le fila nemiche e allontanate i loro soldati gli uni dagli altri”
”Sì, e sopravviviamo, se siamo fortunati.”
”Tu sei sempre sopravvissuto”
Nonappena Caleb ebbe finito di pronunciare la parola “sopravvissuto”, si accorse di aver commesso un errore.
Lo sguardo di Rufio era bastato per fargli capire ciò che stava pensando: “Avrei preferito morire.”
Il ragazzo abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello dell’amico, e chiese scusa.
Ora fu il suo turno di sospirare.
”Vorrei poter fare qualcosa di più per te”
Rufio si alzò e lo costrinse a guardarlo.
”Puoi fare solo una cosa per me. Stammi vicino. Ho.. bisogno..” e pronunciò quella parola con fatica “..di qualcuno che dia un senso alla mia vita. Non posso e non voglio vivere per uccidere..”
”Non ti abbandonerò. Mai. Qualunque cosa accada.”
”Non l’hai mai fatto, amico mio. Sei l’unico, l’unico di cui mi fido.”
Si strinsero amichevolmente la mano.
”Sarò dalla tua parte. Fino alla fine dei miei giorni”
  
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