Genere: Commedia, slice of life
Tipo di coppia: Shonen-ai
Personaggi: Hanamiya
Makoto, Imayoshi Shoichi
Rating: Verde
Parole: 500
Note: Avete presente quelle persone che
hanno sempre le mani fredde, anche se fuori fanno quaranta gradi all’ombra?
Combo ImaHana due volte di fila perché sono una brutta persona.
Scritta il: 14/06/2015
2# • Things you said through your
teeth
- Hanamiya,
la finisci? -
- No, non penso proprio. -
Ah, quante volte l’aveva
accusato di ‘troppa serietà’ o di essere ‘troppo musone’. Però, quando decideva
di divertirsi un pochino, non gli piaceva che fosse a sue spese, hm?
Sorrise
nel buio, Hanamiya, tentando l’ennesima, scomodissima
manovra per infastidire il ragazzo sdraiato accanto a lui su quel letto fin troppo
piccolo. Non che ciò rappresentasse un problema, in ogni caso: per qualche
motivo, lo spazio limitato rendeva il tutto ancora più divertente. E mentre
piegava quasi innaturalmente le gambe per raggiungere coi
piedi la schiena di Imayoshi e piantarceli sopra, i lamenti infastiditi che emetteva ogni volta lo
ripagavano di qualsiasi contorsione.
Gliel’aveva detto mille
volte, d’altronde: era freddo.
Non
nel senso strettamente emotivo, ovviamente — il suo corpo era
dannatamente gelido. E non esagerava: era ben conscio,
d’altronde, di quell’ipotermia fisiologica che rappresentava tuttavia la sua
temperatura naturale, ma c’erano delle determinate controindicazioni a quella
condizione cronica.
Anche
se, chiaramente, più dannose per gli altri che per lui stesso.
Era un piccolo potere che
possedeva da sempre.
Avere le estremità degli
arti fredde, molto più fredde del normale, a prescindere dalla stagione o dal
clima, gli conferiva un senso di superiorità che quasi neppure l’incrinare e
distruggere l’animo di suoi avversari sul campo riusciva ad
eguagliare. Quanto poteva essere soddisfacente, d’altronde, avvicinarsi di
soppiatto alle sue “vittime”, cogliendole di sorpresa con una presa gelida
sulla pelle nuda e magari pure accaldata dagli allenamenti? L’aria si riempiva
immancabilmente di quei gridolini acuti che lo facevano sempre ridere come uno
stronzo, subito seguiti dagli inevitabili insulti che, in tutta sincerità, gli
scivolavano addosso come se neppure lo riguardassero.
Era pure ovvio che, tra le
sue usuali prede, figurasse anche quel maledetto quattrocchi. Erano poche le
soddisfazioni che poteva prendersi su di lui, quindi perché non approfittarne?
Ecco perché, da poggiargli
le piante dei piedi sulle gambe scoperte, era salito sempre più in alto,
finendo per premersi contro la sua schiena. Era stato un crescendo di reazioni
di cui non riusciva a saziarsi, non era poi così strano che non volesse
smettere!
… anche se, in effetti, si
trattava di una decisione estremamente incauta da
parte sua.
Già quando l’aveva chiamato
per cognome, e non affibbiandogli il solito nomignolo seguito dal più umiliante
degli onorifici, avrebbe dovuto capire che non era pronto a subire ancora.
Sentì le proprie caviglie
venir strette in una morsa irresistibile, bloccate adesso sotto le braccia
dell’infastidito ragazzo più grande. Grr… che palle!
E poi cos’era quel sussurrare soffiato, quel bofonchiare che sentiva
provenire come un ringhio da dietro i suoi denti stretti?
- Certe volte non ti fai proprio sopportare, hm? -
Inarcò le sopracciglia,
sbuffando beffardamente. Oh, ora solo perché gli stava dando le spalle, era
convinto di poter dire quello che voleva? Ghignò di nuovo, slanciandosi verso
di lui.
- Ti ho sentito,
quattrocchi. - sibilò, tetro, prima di far sgusciare le mani sotto la sua
maglietta e premerle contro i fianchi indifesi.