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Autore: Aru_chan98    24/07/2015    1 recensioni
"Mai giudicare un libro dalla copertina" è un detto che Alfred si sente spesso dire ma che raramente mette in pratica. Ma sarà ancora così riluttante ad andare oltre le apparenze dopo aver letto il contenuto di cinque libri scolastici, scritto dal precedente proprietario dei libri?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Alfred! Avanti, alzati che è già tardi!”. Perché la mamma ha sempre questa fissa dello svegliarsi all’alba? Solo perché lei, papà e Mattie ce la fanno mica significa che ce la posso fare anch’io. Visto che se non mi alzo mamma è capace di buttarmi giù dal letto (letteralmente) e costringermi ad aiutarla a fare le pulizie di casa, decido di aprire gli occhi. La sveglia posata sul tavolino vicino al mio letto segna mezzogiorno passato. Perché devo alzarmi così presto? In fondo la scuola non comincerà che tra pochi mesi, siamo in piene vacanze, mi merito un po’ di riposo, no? Mi stiracchio mentre mi metto seduto, ho ancora sonno ma non posso rimettermi a dormire per mia sfortuna, così scosto la mia coperta super figa degli Avengers e mi alzo. “Mornin’ Matt” dico, con un grande sbadiglio, a mio fratello, che incrocio per il corridoio che porta al bagno. “’Giorno. Meglio se ti sbrighi: la mamma sembra parecchio nervosa oggi” lo oltrepasso e mi chiudo in bagno, non ascoltando ciò che mi ha appena detto: la mamma sembra essere sempre nervosa, soprattutto con me, quindi perché preoccuparsi? Anzi, me la prendo persino comoda prima uscire dal bagno, scendere le scale e andare a rovistare nel frigo, in cerca di qualcosa con cui fare colazione. “Cosa pensi di fare signorino? Eh no, adesso aspetti che tuo padre torni a casa per pranzare tutti insieme” mi blocca la mamma. Ok, mi sa che stavolta Mattie aveva ragione: oggi sembra che abbia un diavolo per capello. Spero che non sia per la mia piccola fuga segreta alla festa di Matthias di ieri notte. “Su, corri a cambiarti. Non sei troppo grande per dormire col pigiama di Superman?” “Starai scherzando spero. È il mio eroe, e lo sai bene ma’” “Certo certo. Attento a non metterti le mutande sopra i pantaloni come lui però” le sento dire prima di salire le scale per tornare in camera mia. A volte vorrei che la smettesse di fare questi commenti stupidi, non fanno ridere e poi povero Superman: mica è colpa sua, è solo un povero supereroe incompreso e fin troppo sfottuto per il suo abbigliamento. Anyway, meglio che mi sbrighi: anche se papà torna, la mamma non mi lascerà stare a tavola se non indosso qualcosa. Papà rientra a casa dal lavoro mentre la mamma finisce di apparecchiare la tavola e io sto giocando con Mattie, quasi un’ora dopo. “Alfred, ridai a Matthew il suo orso di peluche e venite a tavola” sento dire a papà. Non ci penso due volte prima di lanciare il pupazzo a mio fratello e fiondarmi a tavola, pronto per il gustoso pranzo della mamma. La sua cucina vale sicuramente più dei dispetti che faccio a Mattie.
 
 
Nel pomeriggio vengo disturbato mentre gioco alla play da Matt, che tenta di ricordarmi dell’impegno che avevo preso con lui oggi. “C’mon Al! Mi avevi promesso che saremmo andati oggi a prendere i libri per il nuovo anno scolastico” “Ma Matt, hai 18 anni, puoi andarci anche da solo” gli dico senza guardarlo: devo riuscire ad uccidere almeno altri 100 zombie e poi avrò vinto la partita. Sono settimane che ci sto su e non posso ammettere di non riuscire a battere il record di Kiku: ne va del mio orgoglio. Di colpo la tv si spegne: non posso credere che mio fratello abbia potuto spegnerla. Eppure eccolo là, con la spina ancora in mano e uno sguardo seccato “Bene, ora che non hai di meglio da fare, potresti rispettare il tuo impegno s’il te plâit?”. Quanto odio quando fa così. “Aaaaaall right bro. Come vuoi, ma andiamo dove voglio io” dico, alzandomi dal pavimento . Alla festa di ieri sera ho conosciuto il cugino di Elizaveta, e mi ha detto che il ragazzo di sua sorella aveva un negozio di libri usati. Tanto vale provare a farci un salto, tanto ho il pomeriggio libero e almeno Matt mi lascerà in pace. Una volta arrivati è già pomeriggio inoltrato e il negozio sarà aperto ancora per poco, quindi è meglio se ci diamo una mossa. Entrando non troviamo tante persone, quindi, quando un ragazzo biondo dallo sguardo serio ci chiede subito se abbiamo bisogno di qualcosa non ci sorprendiamo più di tanto. “Tu devi essere il fidanzato della sorella di Gilbert, giusto? Mi ha parlato lui di questo posto e mi chiedevo se avevi alcuni libri per il secondo anno dell’accademia W” comincio a dire, e quando nomino il mio nuovo amico negli occhi verdi del commesso passa un filo d’irritazione, ma conoscendo Gil, mi sembra normale avere una reazione simile. “La lista dei libri è questa” disse Mattie e gli porge la lista dei libri che la segretaria ci ha consegnato il mese scorso, quando abbiamo richiesto i titoli dei testi nuovi. Il commesso l’ha esaminata per poi chiederci di aspettarlo un attimo e sparire nel retro bottega. Nel frattempo sento il mio telefono vibrare nella tasca dei miei jeans. Lo tiro fuori e il display segna che qualcuno mi ha mandato un messaggio: è da parte di Gil. Beh, parli del diavolo e spuntano le corna a quanto pare… -Hallo freund, il magnifico me dà una festa stanotte. Non puoi assolutamente mancare!- dice il messaggio. Un’altra festa quindi? Ma in fondo, chi sono io per rifiutare un po’ di divertimento? –Sure! Conta pure su di me- -Grandioso! A casa mia alle 23. A stasera-. Bene, adesso devo solo preoccuparmi di fare attenzione a non svegliare nessuno mentre sgattaiolo fuori di casa. “Esci anche stasera quindi” sento dire a Matt, anche se sembra più un’affermazione che una domanda. È il mio gemello, anche se cercassi di nascondergli qualcosa lui lo capirebbe, quindi meglio averlo come alleato che come nemico, così gli dico sempre tutto. Non approverà le mie fughe da casa, ma almeno non va a denunciarmi dalla mamma. Prima o poi riuscirò a trascinarlo ad una festa e a quel punto capirà che ci si diverte e non c’è niente di male nel partecipare ad una. “Dovresti venire anche tu con me. Che vuoi che accada, tanto papà russa come un trombone e la mamma ha il sonno pesante, se ci ricordiamo di tornare prima delle 5.30 non avremo il minimo problema” “Non penso sia una buona idea tentare di ingannare così i nostri genitori. In fondo, se ci dicono di non andare ci sarà un valido motivo no?” “Solo perché pensano che circoli droga, alcool e altra robaccia. E dai, io ci sono già stato almeno quattro volte e come vedi sto benissimo. Il massimo che può capitarti è ubriacarti o ritrovarti nudo nello stesso letto di una ragazza che non conosci. E da hero quale sono non lascerò che ti accada niente ok?” “Continuo a pensare che sia una cattiva idea. E anche se venissi nessuno mi noterebbe: lo sai che nessuno lo fa mai o pensano che sia te. È snervante alla lunga”  “Se non vieni non puoi sapere se sarà la tua serata fortunata. Che resti fra noi, ma hai presente Toris?” “Chi? Il tuo compagno di baseball dell’anno scorso?” “Esatto, proprio lui. Dove pensi abbia incontrato il suo migliore amico? Ad una festa ovviamente” “Si, ma-“ “Ecco i vostri libri” dice il commesso, appoggiando una bella pila di libri sul bancone, interrompendo l’ennesima obbiezione di Matt. Paghiamo per i libri e torniamo a casa: se devo andare ad una festa sarà meglio che mi prepari. Una volta a casa io e Matt ci dividiamo i libri e io getto i miei sul mio letto ancora sfatto, per poi cominciare a rovistare nel mio armadio alla ricerca di cosa indossare per la festa. Nel casino che creo faccio cadere alcuni libri dalla pila di Mattie (che fortunatamente è occupato ad aiutare papà con alcuni documenti in francese) e uno in particolare attira la mia attenzione: è aperto a metà, e negli spazi non occupati dal testo ci sono dei disegni. Sono una delle cose più aggraziate che abbia mai visto e così decido di raccogliere il libro da terra ed esaminarlo meglio. Sembra si tratti del libro di storia di un tale A. K. Mi siedo sul mio letto e incomincio a sfogliare le pagine: per ogni periodo storico sembra essere disegnata una storiella a piccole vignette. Il protagonista sembra essere un giovane uomo con le orecchie a punta, un elfo forse o un folletto, che vive un’avventura diversa per ogni periodo storico, ma la cosa che mi colpisce è che questo personaggio non sembra avere amici. Parla con le fate, uccide draghi e streghe cattive e salva damigelle in pericolo, o si cimenta nel fare dispetti come rubare il parrucchino a Luigi IV o sbarrare il passo a Giulio Cesare mentre cerca di conquistare l’Inghilterra, ma non sembra interagire mai con un coetaneo o un personaggio per più di un periodo, come se chi l’ha disegnato non avesse avuto amici. Non so bene perché, ma la cosa mi rattrista un po’: una persona così talentuosa dovrebbe essere super popolare, non emarginata. Ma magari sto sbagliando supposizioni, non si sa mai. L’unica cosa certa è che, per finire di sfogliare tutte le avventure di Jackie (sembra essere il nome del ragazzo elfo/ folletto), finisco per dimenticarmi la cena e a momenti la festa. Cavolo, quei disegni sono davvero meravigliosi, sarebbe bello conoscere chi li ha fatti, anche solo per dire che apprezzo il suo lavoro. Delle semplici iniziali sono troppo difficili come indizio. La trama è varia quindi non riesci nemmeno ad annoiarti perché i colpi di scena e le avventure sono incredibilmente varie e interessanti, e anche Jackie in sé è un personaggio incredibile. Se Superman e Captain America non fossero i miei idoli, magari Jackie lo sarebbe diventato. Senza scherzi, adoro quel piccolo ragazzo folletto. Stando attento che Mattie con compaia, scambio il mio libro di storia con il suo e finisco di prepararmi. “Matt, the heck are you doin’? Sono già le dieci e mezza e tu non sei ancora pronto per uscire. Avanti, sbrigati” dico a mio fratello, accorgendomi che non è ancora pronto per uscire. I nostri genitori sono nella loro camera e per esperienza posso dire che non ne usciranno fino al mattino. “Non ho mai detto che sarei venuto” mi risponde, continuando a giocare col suo peluche. Rovisto nel suo armadio e gli tiro addosso alcuni vestiti dicendogli “Non accetto obbiezioni. Su Matt, sbrigati”. Lui prende i vestiti con aria estremamente seccata, ma poi sospira e si cambia. Bravo fratellino, vedrai che ti divertirai un mondo. Non passano dieci minuti che cominciamo a muoverci in punta di piedi verso la porta d’entrata di casa nostra, entrambi con le nostre scarpe in mano, nel tentativo di fare meno rumore possibile. Dopo pochi secondi di tensione, chiudo a chiave la porta e cominciamo a correre sulle nostre bici nella fresca aria estiva verso la casa di Gil.


La musica è davvero alta e ci sono più persone di quante immaginassi. Matt si tiene molto vicino a me e in fondo non lo biasimo: nemmeno io conosco tutti, figuriamoci lui che non esce e non ha molti amici. “Alfred, Willkommen auf meinem kleinen Party. E il tuo amico chi è?” mi saluta Gil non appena mi vede. “Oh, lui è mio fratello Matthew. È la sua prima festa, quindi non strapazzarlo troppo, va bene?” dico scherzando. Gilbert va a salutare altri suoi amici, così io e mio fratello rimaniamo soli, ma poco dopo decido di mettermi alla ricerca di qualcuno che conosco, con Matt che mi segue. Nel soggiorno della villetta di Gil vedo Eliza che sta parlando con un ragazzo chiamato Roderich, una ragazzina bionda e il commesso del negozio, così alzo il passo e li raggiungo per scambiare quattro chiacchiere con loro. “Ti prego, dimmi che c’è una persona che ti somiglia Al: non posso vederci doppio alla mia seconda birra” mi dice Eliza appena ci vede. “Non scherzare, con due birre sono sicuro che tu non sia minimamente brilla, figurati vederci doppio! Anyway, dovresti saperlo che di hero ne esiste uno solo al mondo. Lui è mio fratello Matthew” le rispondo. Adoro Eliza, ha un senso dell’umorismo non tanto cattivo ed è piacevole stare in sua compagnia, anche se a volte ha dei modi fin troppo maschili per una ragazza. Dopo un buon quarto d’ora di chiacchiere lascio Matt con loro (e sembra che abbiano fatto amicizia alquanto in fretta) e mi dirigo in cucina, in cerca di una birra: potrò essere minorenne, ma ad una festa è sempre una festa, quindi perché dire di no ad una birra? Quando entro m’imbatto in due ragazzi che ho incontrato ieri, i due migliori amici di Gilbert da quanto sono riuscito a capire: mi pare che il biondo dai capelli un po’ lunghi si chiami Francis, mentre quello con i capelli castani e la pelle abbronzata è Antonio. Stanno parlando con un altro ragazzo che non avevo mai visto prima, anche se sembra che stiano litigando piuttosto. Ha i capelli biondi pure lui, ma dandomi le spalle non riesco a vedere altro. “Oh, guarda chi si vede. Hola amigo” mi saluta Antonio con uno dei suoi sorrisi che fanno concorrenza ai miei. Francis si accorge della mia presenza e mi saluta con un “Bon soir Alfred” e il terzo ragazzo si gira: ha degli occhi di un verde che non avevo mai visto ed ha dei lineamenti davvero delicati a renderlo ancora più bello, peccato per un dettaglio solo: le sue sopracciglia. Prima di accorgermene mi scappa una risata e mr. Sopracciglia sembra innervosirsi parecchio. “The hell are you laughing about, stupid git?” mi dice con un tono tutto tranne che gentile. Ma che razza di problemi ha? È Francis che lo stava sfottendo, mica io. “Magari ride per quei due bruchi che ti ritrovi in faccia” dice il francese, facendo arrabbiare di più lo sconosciuto. Mentre i due cominciano a discutere, io mi avvicino ad Antonio, che nel frattempo ha raggiunto il frigo. “Ne prenderesti una anche per me please?” gli chiedo, “¡Seguro!” risponde e mi passa una lattina della mia birra preferita. “Say Tony, who is the dude che sta bisticciando con Francis?” chiedo, aprendo la lattina di birra e bevendone un bel sorso. “Si chiama Arthur Kirkland e sembra che abbia conseguito il diploma col massimo dei voti” “Il diploma? Ma quando? Pensavo avesse la nostra età” “Quest’anno infatti”. Stavo ascoltando Antonio mentre mi diceva di più su Arthur quando, a seguito di una gomitata da parte di quest’ultimo, la mia maglietta viene inzuppata di birra, facendomi arrabbiare. “Che cazzo amico. L’avevo comprata da poco questa maglietta” “E chi se ne frega? Vattene a casa da mamma allora. È da bambini andare in giro con una maglietta di Captain America, o da nerd sfigati che credono in cavolate”. Ok, io questo lo ammazzo. “Almeno io non sono uno stronzo dalla coda di paglia e dalle ridicole sopracciglia. Esiste una cosa chiamata “pinzette” e tu ne hai un disperato bisogno. Nerd sfigato? A quanto ho sentito, l’unico che non ha uno schifo d’amico sei tu, mr. “Io-vedo-le-fate”. Ridicolo” ma non finisco la frase che il biondo mi tira un pugno in faccia. Non ci penso due volte che gliene tiro anch’io uno e, mentre sono impegnato nello schivare, tirare e incassare pugni, un discreto numero di persone si raggruppano attorno a noi incitandoci dicendo “Botte! Botte! Botte!”. L’unico che si frappone tra di noi è Mattie, rischiando di beccarsi un pugno da parte mia. Con grande fatica riesce a separarci, ma occorre l’aiuto del Bad Touch Trio (così vogliono farsi chiamare Gil e i suoi amici) per tenerci separati e calmare le acque. Spero di non aver rovinato la festa, ma non potevo fargliela passare liscia a quel nanerottolo. “Congratulazioni fratello. E adesso cosa intendi dire alla mamma per giustificare quell’occhio nero?” mi dice Matt in tono sarcastico. Molto simpatico fratellino, ma non sei tu quello che è stato messo in ridicolo. “Sta zitto Matt. Se l’è cercata” rispondo, pulendomi il sangue che mi esce dal naso con il dorso della mia mano. Girandomi noto che anche Arthur ha un rivoletto di sangue che gli scende dal labbro: you deserved it asshole. E con mia ulteriore soddisfazione, lo vedo lasciare la festa. Meglio così, tanto non mancherà a nessuno.


“La prossima volta che intendi cominciare una rissa dovresti trattenerti” mi rimprovera Mattie, mentre lasciamo la festa qualche ora più tardi. “La prossima volta che comincerò una rissa, se ci sarà quel nanerottolo penserò a colpire con più forza invece” rispondo, mentre metto i piedi sui tubi che sporgono dalla ruota posteriore della mia bici: Matt insiste nel non voler lasciarmi guidare, dicendo che sono abbastanza ubriaco da non essere in grado di andare dritto. Tutte frottole secondo me, però so quanto può essere testardo se vuole, quindi ho chiesto a Gil se posso passare domani a riprendere la bici di Matt e ho lasciato che lui prendesse la mia. Non è male fare da passeggero una volta ogni tanto, ma preferisco essere io a pedalare: è Batman che guida la sua auto, non Robin. Nonostante tutto riusciamo a tornare a casa verso le 3 del mattino e, come immaginavo, mamma e papà stanno ancora dormendo, quindi non abbiamo nessun problema mentre sgattaioliamo nella nostra stanza, per poi cambiarci e infilarci nei nostri letti. Qualche minuto dopo sento Matt addormentarsi: beato lui, io invece non ci riesco mai e sinceramente non piace nemmeno dormire a quest’ora. Ci sono mille cose che potrei fare se ne avessi l’occasione, come finire di giocare alla play o farmi una maratona di film dell’orrore (che non fanno paura, lo giuro. È la casa che si diverte a fare rumori sinistri dopo, che eroe sarei se ne avessi così paura da dover dormire con Tony, il pupazzo a forma di alieno che mi hanno regalato da bambino, ogni volta che ne vedo uno?) oppure rileggere tutta la mia collezione di fumetti dei supereroi. E a tal proposito, mi viene in mente Jackie: forse dovrei parlarne con Matt riguardo la mia scoperta. No, forse questa volta non c’è bisogno di dire niente. Well, meglio dormire ora, altrimenti domani non riuscirò nemmeno a sentire mamma che mi chiama e finirò nei guai.






Piccolo Angolo dell'Autrice:
Puff, certo che scrivere in prima persona è proprio faticoso, però trovo sia meglio scriverla così che in terza ehehe. Spero che America non sia troppo OOC, e spero di aver azzeccato quel poco di tedesco che ho inserito (i miei voti scolastici si fanno sentire XD). Ho voluto lasciare sorpresa nei personaggi, ma credo proprio che ogni buon hetalian sappia già chi sia l'A.K. dei libri XD Detto questo, spero sia scritto bene ^w^
   
 
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