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Autore: Anonimadelirante    25/07/2015    1 recensioni
“Ci sono notti in cui Stiles Stilinski non dorme.
Anzi, per la verità sarebbe più corretto dire che ci sono notti in cui,
ogni tanto, riesce ad appisolarsi.
Fissa il buio contando i minuti, respirando piano per non svegliare Malia.
[...]
C'è una luce per tornare a fingere, e forse un po' anche a crederci, che vada tutto bene – c'è una luce in cui va tutto un po' meglio.”

[Futur!fic | multi!paring | spoiler!5S| branco al college]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il branco, Lydia Martin, Malia Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti: Angst. E fluff. E Multi!Paring dilaganti, mini-accenno (ma mini davvero) alla Sterek, Stalia!endgame e un sacco di Stydia, che sia presa come BROTP o come OTP potete sceglierlo voi. Scira, ma ache un pelo di sacllison, per chi vuole intendere. Troppo piccolo, come pelo, comunque.
Alla fine un po' di sano Sciles, ma questa è davvero Friend! e no, non c'è nemmeno l'ombra di margine di dubbio.
Ma passiamo agli avvertimenti seri, che le coppie interessano fino ad un certo punto.
Spoiler!, di un po' tutto, da momento che è una futur!fic con annessi e connessi. Futur!fic in cui il branco è davvero al college e davvero vivono tutti insime – tenerelli loro – in un appartamento che è un miracolo se ancora non è collassato su sé stesso.
Ho ignorato bellamente i rumors che morirà uno importante, fra i nostri, in questa stagione e per me la Marrish e la Stalia sono endgame, voglio che si sappia.
Non perché non ami la Stydia, tutt'altro. È che no. Non ci stanno, insieme. C'hai provato, Davis, non funziona.
Adesso non è che se i fan si lamentano puoi togliere quel poco di trama che ancora c'era per rivangare vecchie relazioni, checazzo.
Anche perché, signori, Jeff non c'ha dato la sterek, ma per lo pseudo incest non si fa problemi? Che cos. La coppia SceriffxNatalie è un grande no, ma ce l'hai infilata, quindi ora t'attacchi.
Per la cronaca, per me è SceriffxMelissa, ciò che si nasconde dietro questa fic
Word Count: 1570 w.
Declaimer: nulla di mio, ovviamente. Altrimenti non sarei qua a ficcynare, ma a picchiare Davis.
N/A: Il progetto della raccolta è naufragato malamente, così come quello della OS singola prima di lui. Ecco perché questa è la prima di una serie di futur!fic ambientate durante il college di Scott e compagnia stima numero di altre fic: tante.
La scena in cui Stiles e Lydia guardavano le stelle dalla jeep è stata tagliata, ma sarà riesumata per un'altra OS o flash o checcaspionesoio, ma se intanto volete legge una fic in cui c'è la stydia e c'è la jeep e ci sono le stelle e forse un po' d'amore, passate a fangirlare su Forse amore, giusto un po', di Asdkcjih is the way U_U – vai alla grande, Capitanah!
— Se avete domande o non riuscite a trattenervi dall'insultarmi, lo spazio recensioni è fatto apposta per voi. Anche se per caso volete lamentarvi su quando angst stia spargendo nel fandom – o fangirlare.


 

 

 

 

 

Grazie ad Arianna C,
alla Capitanah, a Erika,
che sono le migliori compagne di fangirling
che potessi sperare di trovare, su googleplus.
Ad Angel, ovviamente, che il titolo lo capirà. E
Lady, che (si commuove) ha iniziato a seguire la serie.

 

 

Dormire è sopravalutato

 

 

 

 

Ci sono notti in cui Stiles Stilinski non dorme.
Anzi, per la verità sarebbe più corretto dire che ci sono notti in cui, ogni tanto, riesce ad appisolarsi.
Fissa il buio contando i minuti, respirando piano per non svegliare Malia.
Ma Malia è un licantropo e Stiles dovrebbe seriamente iniziare a prendere lezioni di recitazione, perché lei si sveglia quasi sempre. A volte, forse, è già sveglia, altre bofonchia qualcosa nel dormiveglia e gli tira un calcio.
Altre, semplicemente, aggancia le dita con le sue, ascoltando il rumore martellante dei suoi battiti farsi più calmo e regolare.
«Perché sei sveglio?» domanda ogni tanto; non esige davvero un risposta. Non una risposta-risposta, di quelle che danno una spiegazione sul serio alle domande – o almeno Stiles spera che sia così, dal momento che non ha nessuna intenzione di fornirgliene una.
Probabilmente è solo un modo misurare il suo livello di ansia.
«Dormire è sopravalutato» risponde, in un bisbiglio appena udibile.
Malia sbuffa, gli lancia un'occhiata da dietro le palpebre socchiuse, lo abbraccia e gli poggia il capo sul petto – così Stiles è costretto ad alzarlo e abbassarlo ad un ritmo un pochino più umano e piano piano anche il suo cuore si calma.
«Non è niente, davvero Mal» riesce a biasciare. Malia non replica. Non è vero che non è niente, e lo sanno entrambi.
«Siamo tutti al college, lontani da Beacon Hills, dai cacciatori e probabilmente da ogni altro essere sovrannaturale che non abiti in questa casa nel raggio di chilometri. Non c'è niente di cui preoccuparsi», gli ricorda lei, picchiettandogli un dito sul fianco.
Anche questo non è vero – c'è un sacco da preoccuparsi, almeno secondo Stiles; c'è da preoccuparsi per suo padre, per Melissa e Natalie, per Deaton, per Parrish e Liam e Mason, che sono rimasti in quella cittadina maledetta, e comunque loro hanno riunito nello stesso appartamento più della metà di un branco, c'è da stupirsi che l'edificio non sia già imploso. E Derek? Derek come sta, dov'è, secondo te, Malia?
Malia non lo sa.

 

 

(Ci sono notti, e sono maledettamente poche, in cui il sonno di Malia è così stranamente tranquillo – Stiles è perfettamente consapevole di non essere l'unico ad avere continui incubi, a rivivere il passato nei sogni e a traslarlo nel futuro – che scivola fuori dalle coperte con urgenza, prima di svegliarla.
Cammina in punta di piedi sul pavimento gelido.)

 

 

 

 

Stiles non sa come se la passino Scott e Kira, in camera loro. Sa, però, con certezza matematica, che la luce in cucina è accesa.
Percorre alla cieca il corridoio e scosta piano la porta socchiusa del piccolo vano, in cui la lampadina ronza, a scatti. Lydia – la Lydia della notte senza il suo abituale strato di fondotinta – è pallida e porta occhiaie profonde, piccoli solchi violacei scavati nella pelle candida e delicata del viso. Sta seduta rigida su una sedia appena scostata dal tavolo, gli avambracci che poggiano sul ripiano di legno malpitturato – l'ha verniciato lui, con Scott, l'estate scorsa.
Lydia non lo saluta mai.
Neppure Stiles dà mai cenno di averla notata.
Fa scorrere l'acqua del rubinetto, prima di riversarsela nella gola secca. Apre il frigo, tira fuori un cartone di latte, accende il fuoco e scosta lo sportello della credenza: «Rosa o menta?» domanda allora, un po' gracchiante.
«Rosa» risponde Lydia, d'inverno, pianismo – la Lydia della notte è completamente diversa da quella del giorno, che imprime sempre un tono volutamente secco alle sue frasi.
«Menta» mormora d'estate.
Bevono il loro latte con lo sciroppo fatto dalla madre di lei, di rosa o di menta, in silenzio, senza dar voce alle loro paure. Stiles la cerca negli occhi, Lydia fugge lo sguardo.
Aspettano l'alba insieme – sperano che i mostri che si annidano nel buio si trasformino in conigli di polvere, una volta sfiorati dal sole.
Da queste notti passate a mescolare solitudini, Stiles ne ha ricavato la certezza che non è mai una questione di orario. È una questione di luce. C'è una luce giusta per fare ogni cosa, persino per dimenticarsi, per un paio di attimi persi nel ronzare stanco della vecchia lampadina, di essere stati –essere e basta, esserlo ancora, ché non è una di quelle cose che puoi essere solo per un po', come il venditore porta a porta – assassini.
È la luce nervosa ed intermittente della cucina, che a un certo punto cessa di essere fastidiosa per prendere il posto di un sottofondo tartassante, discreto e rumoroso al tempo stesso, e diventa improvvisamente più importante – del passato, dei sogni, di tutto il resto.
Un po' come il rap che mette Kira in pomeriggio e che lui stoppa prontamente, massaggiandosi le tempie con le dita, borbottando che non riesce a pensare, con quella roba – mentre ognuno studia le materie che ha scelto per la vita in angoli diversi della sala. (Non è che non gli piaccia, è che proprio non riesce a farli, i compiti, altrimenti.)
È la luce giusta per stare seduti uno di fronte all'altro, i bicchieri – o le tazze che siano, dipende da cosa ha scontrato per prima la mano distratta di Stiles, mentre vagava alla cieca nella credenza – svuotati e gli occhi persi, a specchiarsi in quelli dall'altro senza vedersi per davvero.
C'è una luce per ogni cosa, come la luce ombrosa dell'alba di città, che a fatica scaccia il buio della notte per bagnare i tetti d'oro – filtra dalle tapparelle appena socchiuse e la prima ad accorgersene, di solito, è Lydia.
È la luce giusta per i sorrisi tenui, stanchi, ma tiepidi – e non tirati come quelli che non si sforzano di rivolgersi di notte.
È la luce con cui lei si alza, piano, barcollante come una ninfa che ha volteggiato tutto il tempo a chiaro di luna e sciacqua via l'alone bianco del latte dai bicchieri, per poi riempire meticolosamente la moka di caffè.
È l'ora in cui lui sobbalza per il movimento improvviso dell'amica e poi sposta la sedia, sollevandola, adagio, per far meno rumore possibile. È l'ora in cui riattraversa il corridoio freddo a piedi scalzi, per tornare in camera da Malia e cambiarsi per andare a scuola; è l'ora in cui le sfiora la spalla con le dita, in un muto saluto che Lydia ricambia con un cenno distratto del capo – in un movimento che è diventato un automatismo per ciò che è stato e che rimarrà tale, qualunque cosa accada.
C'è una luce per tornare a fingere, e forse un po' anche a crederci, che vada tutto bene – c'è una luce in cui va tutto un po' meglio.

 

 

(A volte, mentre respirano al ritmo dell'orologio di plastica appeso infondo alla parete, le palpebre di Lydia si fanno pesanti e i suoi avambracci lattei scivolano fino a scontrarsi contro le mani calde di Stiles. Capita talmente di rado che ne rimane sempre un po' stupito, ma poi sorride con tenerezza, mentre fissa il capo rosso, biondo fragola si corregge, posato sul ripiano di legno.

Quelle volte è lui ad alzarsi per primo, mentre insieme alla luce cambiano anche i pensieri, e a riempire la caffettiera da mettere sul fuoco; i bicchieri non li lava, per lo stesso motivo per cui non porta sul divano, che sarebbe un posto decisamente migliore, per dormire.
Non vuole che si svegli. Si dice che è così: non è del tutto una bugia, ma non è nemmeno del tutto la verità.


La verità è che Stiles ha paura dei ricordi, di tutto quello che è successo – ha paura di tornare a provare quelle sensazioni confuse che ogni tanto gli pesano ancora sulle spalle e sullo stomaco. Perché infondo Lydia è stata la prima, ed è stato così sicuro che fosse la donna della sua vita per così tanto tempo. E comunque ci sono cose che si possono essere solo per un po', come i venditori venditori porta a porta, appunto, e cose che se si comincia ad essere si rimane per sempre, come gli assassini – come Lydia, che è, semplicemente, e può aver cambiato ruolo nella sua vita, ma non può sparire dalle sue notti.


Così, spegne la lampadina ronzante del tinello e scivola via, a scambiare la t-shirt consumata che indossa, con un paio di jeans e una camicia quadri.)

 

 

Quando torna in cucina per fare colazione con gli altri Lydia è già vestita di tutto punto, le labbra morbide ripassate di rossetto già appoggiate alla tazza di caffè-latte e gli occhi verdi, stanchi, puntati sui biscotti che la madre di Kira le ha dato l'ultima volta che sono tornati a Beacon Hills.
Scott sbadiglia e gli tira una pacca sul braccio, a mo' di buongiorno e Malia si stropiccia la faccia, stiracchiandosi.


 

 

«La mancanza di sonno vi ucciderà, un giorno. A tutti e tre» lo rimprovera una volta Scott, mentre camminano verso la jeep.
Ma Stiles ha l'impressione che non parli solo di loro tre, di lui, di Malia e di Lydia, ma anche di sé stesso e chissà, forse di Kira, per cui inghiottisce la risposta sarcastica e vagamente piccata che gli era salita alla bocca e che comprendeva anche una buona dose di sì, perché, tu e Kira, la notte, dormite sul serio? Hai dei problemi, amico, sei già in andropausa?
«Dormire è sopravvalutato» replica invece, con un sorrisetto che vuol dire tutto e niente.
Scott ride, scuotendo la testa.

  
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