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Autore: Alise13    25/07/2015    2 recensioni
Il Dolce Amoris non è un liceo come tutti gli altri, infatti, le classi, sono divise in due sezioni, la normal class e la pro class.
Le vicissitudini tra le due classi danno vita a lotte e dissapori tra gli alunni. Riuscirà Bells, ragazza apparentemente normale, a trovare la "formula perfetta"? Tra nuove amicizie, problemi, e scuola, Bells troverà il suo vero amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Tutto ciò che chiamiamo reale è fatto di cose che non possiamo considerare reali” Niels Bohr.

Quella mattina mi svegliai di soprassalto, non era una mattinata come tutte le altre per quanto all’apparenza potesse sembrarlo, non solo avremmo scelto i club, ma avremmo anche formato il gruppo studio che avrebbe sfidato la pro class agli esami di metà semestre. Infatti, i club, per tradizione, erano il luogo in cui gli alunni si potevano allenare per prepararsi alla grande battaglia intellettuale. Il grande evento del liceo Dolce Amoris.
Mi svegliai presto e decisi di andare  a scuola a piedi, ciò fu una sorpresa notevole per mio padre che, sorseggiando la sua tazzona di caffè, mi guardò sorridendo, mentre mi catapultavo fuori dalla porta. Sicuramente fu un bello spettacolo per lui che non era abituato a vedermi nella veste della ragazza intraprendente che correva per andare a scuola e potrei giurare di averlo sghignazzare sotto dei folti baffi di schiuma.
Camminavo spensierata per la strada contornata da case di ogni misura e colore. Lo zaino pressoché vuoto rimbalzava sulla mia schiena a causa dei piccoli saltelli che creava il mio passo allegro. Ero felice, stavo riuscendo davvero a spezzare quel turbinio di eventi che in ogni scuola mi portava ad essere l’emarginata di turno. Stavo facendo amicizia con persone poco convenzionali, ma che mi piacevano proprio per questo. Kim e Violet erano due opposti: la prima esuberante e impulsiva che si faceva trasportare dai desideri e dalle occasioni che la giornata le offriva, mentre la seconda era timida e introversa, ma con uno spirito d’animo puro che ti contagiava. Violet non parlava molto, ma quando lo faceva non era mai a caso.
Passai davanti a casa di Castiel, non so bene perché, ma il mio sguardo si soffermò più del dovuto sulla sua casa, fu un gesto inconsulto e appena me ne accorsi distolsi velocemente lo sguardo e scattai in avanti. La situazione sembrava apparentemente calma, nessuna forma di vita mi saltò agli occhi. Dovevo ammettere che mi sarebbe piaciuto incontrarlo, così avrei potuto approfittare di quei metri per conoscerlo un po’ di più. Mi intrigava, era innegabile, ancora non sapevo in che maniera, ma volevo scoprirlo, mentre scoprivo lui. Anche quest’ultimo era una delle nuove conoscenze fatte, lui , sicuramente, era quello che rispecchiava più di tutti l’aggettivo “poco convenzionale”, si perché quel ragazzo era un misto di emozioni e situazioni contorte ed imprevedibili. Volevo essere sua amica è vero, ma la sua presenza mi scatenava emozioni bene diverse da quelle che provavo quando stavo con Kim o Violet.
Continuai a camminare e quando mi ritrovai a pochi passi dalla scuola vidi l’ammasso di capelli rossi spuntare vicino ad un albero, stavo per alzare il braccio per salutare la persona che sapevo portava quel colore così assurdo, quando notai che non era solo. Come una ladra mi spostai verso il bordo della strada  e stando attenta a non farmi notare cominciai ad avvicinarmi tenendo sempre davanti a me un tronco d’albero. Non so bene cosa mi prese in quel momento, ma di sicuro, con il senno di poi, sarebbe stato meglio se avessi continuato a camminare.
Non sentivo ancora cosa si stessero dicendo, ma non potevo avvicinarmi più di quanto non avessi già fatto. Cercai con la testa di scorgere meglio la scena, se qualcuno mi avesse vista in quel momento mi avrebbe presa per pazza, o forse lo ero per davvero. Una ragazza dalle sinuose forme aveva messo Castiel spalle al muro. Parlava agitata, lo si poteva notare dalle sue gesta e dalle sue smorfie. Ero dannatamente curiosa di sapere cosa si stessero dicendo, per vedere anche come il rosso si comportava con le altre persone, e a maggior ragione con una ragazza. Mentre cercavo di seguire la sequenza di quella conversazione, che non mi apparteneva, vidi le mani di Castiel prenderle i polsi, sussultai per quel loro contatto. La ragazza invece di indietreggiare si buttò su di lui appoggiando il mento sulla spalla del ragazzo. In quella posizione il suo sguardò inevitabilmente puntò nella mia direzione. Ero sicura che la ragazza mi avesse visto, fu una frazione di secondo, un attimo, i suoi occhi si socchiusero a fessura, mi guardò in una maniera agghiacciante e senza staccarmi gli occhi di dosso si staccò da quel contatto e bacio il rosso. Non so come continuò perché distolsi lo sguardo sentendomi mancare il fiato, il cuore mi batteva forte nel petto, avrei voluto correre a casa, ma non potevo. Perché faceva così male? Le mani che erano cadute lungo i fianchi si serrarono sui lembi di stoffa della gonna. Feci un respiro e decisi di rimettermi in marcia, volevo arrivare al cancello, buttarmi nella chiassosa routine scolastica, tutto pur di spengere quella strana sensazione che mi stava attanagliando il petto. Tornai sui miei passi. Cominciai a marciare sull’asfalto grigio e a grandi passi li sorpassai mirando al cancello. Vidi con la coda dell’occhio Castiel spostare la ragazza e urlare il mio nome, ma non mi fermai. Non ce l’avrei fatta a nascondere la mia tristezza, sapevo che era ingiustificata, come minimo quella era la sua ragazza, che diritto avevo io di arrabbiarmi?  
Con pochi passi mi raggiunse.
«Bells sei sorda? Ti stavo chiamando.» Non riuscivo a guardarlo in faccia. Che stupida che ero.
«Bene, che c’è?» Il mio tono era palesemente guerrigliero.
«Ti puoi fermare due secondi?» Perché mi voleva parlare proprio in quel momento? Non poteva starsene con la sua bella ragazza?
«Sono di fretta» cercai di chiudere il discorso, ma non voleva proprio lasciarmi andare.
«lo vedo»
«Bene» puntai i piedi a terra fermando la mia corsa verso il cancello.
«Visto che sei perspicace, posso andare?»
«Certo» fece una pausa, cercando di guardarmi in viso, ma il mio sguardo era puntato a terra, lontano da quegli occhi grigi che sapevo mi avrebbero scoperta.
«Comunque non è come pensi» Cosa dovevo pensare? Sembrava una frase tipo: “non fraintendere”, ma non c’era niente da fraintendere, avevo accidentalmente assistito ad una scena amorosa tra due fidanzati. Che problema avevo? E che problema aveva lui? Perché era lì a giustificarsi con me?
«Perché dopo nemmeno due giorni che ci conosciamo sai già cosa penso?»
“Bells calmati” me lo ripetevo come fosse un mantra.
«Non intendevo questo. Fai la difficle ora?» Ah certo, ero io quella difficile? Non lui che si era spacciato per il povero ragazzo solitario, abbandonato da tutti?
«Lascia stare»
«Non voglio lasciar stare» Io invece si, volevo andar via, non comandavo più le mie emozioni.
«Ehi tutto bene?» La voce di Kim spezzò quella discussione senza senso, fatta di frasi lasciate a metà e di pensieri troppo confusi per essere espressi a parole.
«Si, tutto bene grazie Kim, andiamo?» Cercai di tagliare corto senza degnare di uno sguardo il mio ormai, ex interlocutore.
«C-certo» era abbastanza perplessa per quella strana scena, ma per fortuna mi assecondò e ci incamminammo insieme verso la piccola Violet che ci stava aspettando al cancello. Kim era con lei, ma vedendomi arrivare a passi pesanti con Castiel a seguito aveva pensato bene di venirmi incontro per mia fortuna.
Kim guardò Castiel allontanarsi irritato e poi con sguardo curioso guardò me, come se fossi un fenomeno da baraccone.
«Che c’è?» dissi un po’ astiosa.
«Nulla» disse lei mettendo le mani avanti.
«Sputa il rospo» Cominciavo a conoscere gli sguardi di Kim, sapevo che stava fremendo per dire ciò che pensava.
«Sei così intelligente, eppure, nemmeno qualche giorno in questa scuola e ti sei già incasinata»
«Non sei simpatica»
«Volevo essere sincera, non simpatica» mi fece una linguaccia e mi posò un braccio sulle spalle. Stava cercando di sdrammatizzare quella situazione.
«Dai piccola Bells, non ti preoccupare. Benvenuta al Dolce Amoris qua funziona così» si mise a ridere. Per qualche minuto avendo sia Kim che Violet al mio fianco non mi sentì sola, quasi fossi al sicuro.
La scuola era completamente diversa dal solito, era una festa in ogni angolo: striscioni colorati si stendevano da albero ad albero, tavoli a perdita d’occhio, con tovaglie disegnate e scritte pubblicizzanti il proprio club, cartelloni con slogan e stemmi identificatori. Era tutto magico. Le urla e gli schiamazzi degli alunni erano musica, una felicità e una spensieratezza che ti avvolgeva e coinvolgeva senza riserve.
«E’ stupendo » borbottai stupita.
«Uno dei migliori momenti di questo liceo effettivamente. Vero Violet?»
 La piccolina dai capelli viola era sparita. Kim ed io la cercammo freneticamente con lo sguardo, ma attraverso tutta quella baraonda era difficile scorgerla, poi il suo album da disegno, suo segno distintivo, spuntò su di una gradinata lì vicino. Ci avvicinammo sorridendo vedendola immersa nel suo hobby preferito. Lo facemmo senza fiatare, immaginando che sapesse benissimo che eravamo noi. Ci sedemmo accanto a lei scrutando il suo lavoro: il disegno ritraeva il grande prato in festa, un dettaglio dello schizzo mi colpì. Una persona, non ancora definita, sedeva sotto il mio albero preferito. Alzai gli occhi e lo vidi, Castiel se ne stava in disparte come sempre, ma un altro ragazzo gli si avvicinò. L’avevo già visto il primo giorno di scuola, quando urtai il rosso.
«Chi è quello?» Chiesi a Kim indicando con un gesto della testa il ragazzo dai capelli argentei.
«Lui è il fratello della professoressa Rosalya, Lysandre, l’obiettivo di Ambra per farla breve»
“Ah, quindi è lui il famoso Lysandre»
anche se non era lui la vera fonte del dolore di Kentin, mi suscitò lo stesso un misto di rabbia, ma forse, semplicemente, ero arrabbiata con il suo caro amico rosso. Kim continuò a parlare.
«E’ molto particolare, infatti, è il miglior amico, se non l’unico amico, di Castiel»
“Dice di essere tanto solo quel peperone, ma tra miglior amico e ragazza sicuramente non è così solitario come si dipinge» ero arrabbiata perché mi si era presentato in una certa maniera, ma come tutti non era reale, pensavo di aver trovato una persona che potesse capirmi per davvero, sincera e invece…
A quel termine Violet da buona pittrice alzò lo sguardo su di me.
“Ciò che si dipinge spesso non è la realtà, insomma, ogni dipinto ha la definizione che gli attribuisce l’osservatore di turno, ma ciò non fa del pittore un bugiardo.” E tornò a disegnare senza accorgersi dello sgomento che aveva lasciato. Delle volte Violet sembrava completamente estraniata dal mondo, ma quando parlava così, centrando il punto della situazione con poche parole, ero convinta che capisse molto più di tutti noi.
La mia mente si rifiutava lo stesso di vederlo come il ragazzo bisognoso di essere salvato, era come tutti gli altri ed io mi sentivo una stupida.
«Veni Violet andiamo a far conoscere a Bells il gruppo»
«Andate avanti voi, vi raggiungo dopo, vorrei finire il disegno se non vi dispiace»
«Ok, tanto sai dove siamo»
Ci incamminammo. Ero curiosa, ma allo stesso tempo un po’ spaventata, chissà se mi avrebbero accettata.
«Come sono queste persone? Sicura che mi accetteranno?»
«Non ti preoccupare gli piacerai, solo che ci sarà anche qualcuno che già conosci»
Aprii la porta e ciò che vidi non mi piacque per nulla. Ambra se ne stava seduta su di un banco con le gambe accavallate e una mano che poggiava sul legno lucido per tenersi in equilibrio in quella posizione che pensai non dovesse essere comodissima. Era in un equilibrio precario per far apparire ogni punto del suo corpo nella giusta prospettiva: sensuale e perfetto, mentre con l’altra mano gesticolava come Shakira in uno dei suoi video musicali in stile latino.
Feci un passo indietro: «lei. Lei no Kim, cavolo!»
Mi afferrò per un polso.
«Ci sono io, non ti preoccupare. Non possiamo cacciarla, la preside vuole che stia nel nostro gruppo e averla nella nostra squadra potrà solo far aumentare il suo apprezzamento per la normal class. Ti prego Bells.» Non accettavo questa cosa, ma vista la situazione non potevo nemmeno cacciarla sennò addio piano. Quella giornata da fantastica era passata a schifosa nel giro di nemmeno un’ora.
«Ragazzi questa è Bells»
C’erano solo quattro persone nella stanza e mi fissavano, ognuno con sguardo diverso: Ambra mi fulminò senza pietà, la ragazza asiatica vicino a lei per poco non si mise il lucidalabbra stile joker di Batman e gli altri due, due maschi, mi guardarono sorpresi.
Il primo che mi venne incontro fu proprio il ragazzo più vivace che aveva una strana accapigliatura blu elettrico e delle grandi cuffie arancioni che gli ricadevano alla base del collo.
«Ciao tu devi essere la nuova arrivata, io sono Alexy e..» Il suo sguardo mi scrutò a fondo.
«Tu sei piccina, ma ben dotata vedo» I suoi occhi si posarono sul mio decolté, arrossi di colpo per quella frase a dir poco inaspettata e mi portai una mano al petto cercando di coprirmi.  Mi allontanai di qualche passo pronta a controbattere, ma lui si avvicinò ancora di più.
«E adoro i tuoi occhi sembri proprio una gatta»
«Ehi ma sei un maniaco o cosa?» Dissi finalmente. Dire che ero diventata rossa era dir poco.
«Calma, calma, non ti preoccupare.” Si avvicinò al mio orecchio.
“Maschi adolescenti” pensai. Ma che era possibile che a quell’età perdessero tutti la testa?
«Sono gay» Ok, questa proprio non me l’aspettavo, ma il fatto che i suoi complimenti non avessero un doppio fine, bè mi fece rilassare e perché no, ridere.
Lui vedendomi tranquillizzarmi sotto una piccola risata divertita mi sorrise. Avevo capito subito il suo giochino e senza portar rancore per quelle frasi da pervertito mi accorsi che mi aveva aiutata a rompere il ghiaccio.
«Ora che hai fatto la conoscenza del nostro inopportuno Alexy» Disse Kim divertita. Non si era intromessa proprio perché conosceva il ragazzo e i suoi modi.
«Ti presento gli altri: Ambra la conosci» cercò di andare avanti con le presentazioni, ma Ambra non poté trattenersi dal commentare.
«Purtroppo per me, ho già conosciuto questa sguattera da quattro soldi» fissò i miei abiti. Quel giorno, infatti, non era obbligatorio portare la divisa e senza mi sentì persa, non avevo molto nell’armadio ecco perché l’idea della divisa mi faceva sentire sicura e tranquilla. Non avevamo molti soldi e di sicuro quei pochi che avevamo non potevo di certo spenderli in abiti. Portavo un normale paio di Jeans e una maglia bianca semplice, senza scritte né stampe e un paio di superga che in passato erano di un celestino chiaro, ma che ora, avevano preso un’aria trasandata con qualche buco.
Imbarazzata da quel commento, che sapevo si riferiva al mio abbigliamento, mi portai le braccia davanti al busto, attorcigliandole tra loro, cercando in qualche modo di coprirmi. Feci scivolare anche un piede sopra all’altro per coprire quelle orrende scarpe, ma insomma non stava funzionando e per di più mi stavo trasformando in un palo.
Le risate di Ambra e della sua amica rimbombarono nell’aula.
«Ambra la gelosia è una brutta bestia, ti scoccia che ci sia qualcuno di interessante che potrebbe toglierti la scena?» Disse il ragazzo biondo che sedeva nell’angolo. Non aveva ancora parlato. Mi stava difendendo e nemmeno mi conosceva.
Ambra strabuzzò gli occhi, ma non ribatté, forse perché quell’appunto era stato fatto da un ragazzo e il fatto che lei volesse piacere a tutti gli appartenenti a quel genere la fece desistere dal continuare.
«Come stavo dicendo» continuò Kim compiaciuta.
«Ambra già la conosci, poi c’è Lynn e Dakota»
«preferisco Dake se non ti dispiace» disse lui sorridendomi.
«Piacere io sono Bells e non vedo l’ora di lavorare con voi» abbozzai un timido sorriso.
«Ok Bells, cominciamo, siamo nelle tue mani» Kim era euforica finalmente iniziavamo.
«Allora ho letto il regolamento…»
«E ti pareva? La secchioncella ha fatto i compiti» Si girò verso l’amica soddisfatta dell’ennesimo appunto che mi aveva fatto.
«Zitta Ambra sei fastidiosa» Questa volta fu Kim che si stava stufando del suo atteggiamento astioso nei miei confronti. Ambra stava per dare di matto, tempo due secondi e scattò giù dal banco.
«Non rimarrò qua a farmi trattare così da voi, ingrati. Lynn andiamo a fare un giro, ho bisogno di una boccata d’aria fresca, le cose trash mi fanno venire la nausea» E indovinate a chi si riferiva? Certo a me.
Le due sculettarono fuori.
«Va bene, mi prenderò io la briga di aggiornarle più tardi» Kim scosse la testa.
«Comunque come stavo dicendo ho letto il regolamento quindi oltre al normale tabellone dei risultati di metà anno che è individuale, ma che serve per accumulare punti per la finale di fine anno, dovremo formare un gruppo che possa battere la pro class ai vari festival: quello autunnale e quello primaverile quindi visto che ogni gruppo può avere cinque membri e massimo due riserve, ci conviene dividerci per specialità. Come materie abbiamo: scienze e matematica, letteratura, arte, sport e musica. Arte direi di proporre Violet » Mi sentivo un po’ combattuta sulla divisione, perché amavo sia la matematica che la letteratura, ma sapevo già cosa mi sarebbe toccata.
«Sport lo faccio io» disse il biondo.
«Letteratura la prendo io» Kim era entusiasta, ne ero sorpresa, in effetti, ancora non la conoscevo così bene.
«Musica?»
Alexy felice mi si avvicinò e dopo avermi chiamata micetta, mi disse: «Ci penso io, contate su di me»
Non so spiegarvi, ma quel ragazzo mi faceva sorridere, mi metteva allegria.
Perfetto avevamo diviso le materie lasciando fuori Ambra e l’amichetta.
«Le altre due saranno le riserve sperando che non ce ne sia bisogno» Kim era speranzosa.
«Quindi per concludere, ognuno si iscriverà al club di interesse per approfondire e prepararsi meglio e ogni tanto faremo dei raduni per aiutarsi a vicenda per gli esami di metà semestre va bene?»
«Più che altro» aggiunse Kim: «dovremo fare dei raduni per recuperare in matematica e scienze, materia in cui, anche il peggior alunno della pro class è una forza della natura, se non ci dai una mano te Bells le nostre medie non saranno mai abbastanza alte per essere nelle prime posizioni del tabellone!»
«Non vi preoccupate, vi aiuterò io e vedrete li batteremo» ne ero davvero convinta, dovevi pensare positivo per far accadere qualcosa di buono.
«Sissignor capitano!» Esclamò Alexy.
«Allora andiamo ad iscriversi» dissi di rimando, entusiasta di quel gruppo studio.
«Dake andiamo insieme?» Chiese febbricitante Alexy. Pensai che avesse una cotta per il biondo da come aveva fatto la domanda.
«Intanto voi andate» il suo tono non era infastidito dal contatto e della frasi di Alexy e questo mi piacque molto, era un ragazzo dalle mille sorprese.
Kim e Alexy si avviarono mentre Dakota con le mani in tasca mi si avvicinò
«Insomma sei nuova qua»
«Già» rispose miss simpatia.
«Bè se hai bisogno di qualcuno che ti aiuti con l’orientamento, puoi contare su di me»
«Ti ringrazio, ma so cavarmela» gli feci un sorriso.
«Non lo metto in dubbio ma oddio, ti sembrerò stupido, ma potrebbe essere una buona occasione per conoscersi, insomma..»
Non lo facevo una persona timida, eppure, in quel momento il suo strafare con le parole lo rendeva così tremendamente impacciato e veramente carino. I suoi occhi celesti erano lipidi, la chioma bionda incorniciava il suo viso maturo.
«Non ti facevo così» ero piacevolmente divertita.
«Così come?» sorrideva pure lui mentre mi scrutava con quegli occhi luminosi.
«Così» e alzai le spalle
«Quindi è vero che la prima impressione spesso è sbagliata»
«C’è sempre un fondo di verità»
«Allora andiamo a scoprirlo» Mi prese per mano.
«Vieni ti faccio fare un giro»
«Non lo so, io..»
«Non sei una tipa avventurosa eh»
«Non è vero»
«Dimostralo»
«O-ok andiamo»
«Ottima scelta»
   
 
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