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Autore: CappelloParlante    25/07/2015    0 recensioni
Alessandro ed Elisa non hanno nulla in comune se non l'odio per i ristoranti croati e per i calzini di spugna. 100 capitoli, 100 incontri casuali nei posti più disparati per far capire ai nostri personaggi che, forse, se il destino cerca di farli incontrare con così tanto impegno, qualche ragione ci sarà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La ragazza con il cappotto rosso e il ragazzo con la sciarpa verde si erano scontrati nell'esatta metà del reparto surgelati, e, all' inizio, non era sembrato nulla di eccezionale. Il nome della ragazza era Elisa e, fino a quel momento, non aveva passato una gran bella giornata. Qualche strano cibo croato doveva averle fatto sviluppare una specie di allergia, perché sentiva un prurito terribile su tutte le braccia, e, tanto per chiarire, lei lo aveva detto sin da subito che il pesce non sarebbe dovuto essere di quel colore verde cancrena. Aveva accettato di mangiare quella roba solo perché sua sorella, storicamente viziatella e lagnosa, aveva insistito fino alla morte per andare a cena in quel nuovo ristorante esotico, e, alla fine, sotto il suo sguardo supplicante, si era ritrovata a dire di sì. Il ragazzo, invece, si chiamava Alessandro, e poteva dire in tutta sicurezza e senza margine di errore che, la giornata che stava passando, era decisamente una delle più piacevoli di sempre, anche se non avrebbe saputo dire il motivo . Si era visto alla mattina con Nicoletta, la sua ragazza, per darle il regalo di compleanno, e gli era sembrato che il ciondolo che le aveva comprato le fosse proprio piaciuto. Poi era andato a pranzo con dei suoi amici e non si ricordava molto bene cosa fosse successo, forse avevano provato quel nuovo ristorante croato all' angolo di via Magnolia. Il fatto era che, alla sera, Alessandro e Simone, il suo migliorie amico, avevano alzato leggermente il gomito in un bar che frequentavano assiduamente, e si era ritrovato, così, curiosamente euforico e con solo vaghi ricordi della giornata appena passata. Non sapeva, in realtà, perché si trovasse in un supermercato, ma era così divertente il pesce surgelato nei frighi che non ci badò molto. Mentre ridacchiava tra see se per gli occhi vacui di un branzino, sentì qualcosa andargli a sbattere contro il petto con un gemito. Normalmente non si sarebbe nemmeno mosso, essendo stato l'impatto lieve, ma in quel momento sentiva la testa girare così tanto che si lasciò cadere di schiena sulle piastrelle, trascinando il corpo caldo contro cui aveva sbattuto con se.


****************


C'era qualcosa che non andava. Elisa stava camminando tra gli scaffali del supermercato cercando di scorgere un reparto farmacia dove comprare una crema per le sue povere braccia coperte di bubboni color magenta, ma questa sembrava non esistere. O, al limite, sembrava spostarsi magicamente venti metri più lontano non appena lei girava l'angolo. Per ora aveva trovato il corridoio dei biscotti, del pane e delle uova, e le braccia prudevano così tanto che sembravano andare a fuoco. Lo sapeva che quel pesce non sarebbe dovuto essere verde, ma poi sua sorella aveva detto che era delizioso e, beh, se era delizioso che male c'era a provare, no? Evidentemente qualcosa di male c'era, perché era lei e non sua sorella Aliana in un supermercato di provincia a cercare una dannata pomata per le allergie dopo aver scoperto che tutte le farmacie della città erano chiuse. Con un leggero tremito alle labbra entrò nel reparto surgelati, cercando di scacciare dalla mente l'immagine del pesce ingurgitato a cena. Le affioró un sorriso esaltato sulle labbra quando notò che, alla fine del corridoio, sostava un piccolo banchetto con farmacia. Aumentò il passo, lo sguardo fisso sulla meta, e non fece nemmeno caso al ragazzo dallo sguardo ebete che ridacchiava vedendole incontro. Lo scontro col suo petto, in fin dei conti, non fú così tanto traumatico. Tranne per il suo naso, ovviamente. Elisa aveva sempre avuto un naso particolarmente fragile, si ricordava ancora di quando a otto anni si era beccata un brutto raffreddore e le era bastato soffiarsi il naso perché questo iniziasse a sanguinare. Il petto del ragazzo che le era venuto addosso era abbastanza solido da farle lacrimare gli occhi non appena il suo naso lo scontrò, e, annebbiata per un attimo, si ritrovò a sorreggersi a quel povero cretino. Mentre le sfuggiva un gemito di dolore, Elisa speró con tutta se stessa che lo stolto che le era venuto addosso non fosse un barbone ubriaco o un maniaco in cerca di moscardini surgelati. Il ragazzo avrebbe dovuto avere un corpo abbastanza saldo per sorreggerla per solo un secondo, ma qualcosa andò storto, ed Elisa, con suo profondo orrore, si ritrovò a cadere precipitosamente addosso al suddetto ragazzo, mentre scivolava a terra.


****************


La prima cosa che pensò Alessandro fú che il profumo dei capelli della sfortunata che aveva trascinato a terra con se era decisamente buono. Sapeva di limoni e di qualche fiore strano che non si diede la briga di ricordare. "Hai un buon profumo" sussurró in estasi, il volto coperto dai lunghi capelli marroni dell' estranea. La sconosciuta alzò il volto dal incavo nel collo di Alessandro con un mugugno, gli occhi strizzati in una smorfia di dolore e il naso particolarmente rosso. Ad Alessandro venne da ridere quando la ragazza portò una mano al nasino all' insú per sfregarlo piano. Forse rise veramente, perché la ragazza, che sembrava non essersi resa pienamente conto di dove si trovasse, alzò rapida lo sguardo su di lui, mentre un evidente rosso acceso le colorava le guance. "ciao, io sono Alessandro, hai un nasino davvero carino, sai?" Le disse sorridente. La ragazza fece una smorfia terrorizzata alle sue parole, probabilmente credendo che fosse un pazzo o qualcosa del genere. Alessandro non tardò a rassicurarla "Hei, tranquilla, non sono un maniaco...non só, credo di aver bevuto un po' troppo al bar" borbottó tra se e se. La ragazza non.parve molto rassicurata da quelle parole e, ancora rossa in volto, si alzò veloce dal corpo di Alessandro, porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. "Scusa se ti sono venuta addosso" Gli disse con un lieve sorriso, la mano che copriva ancora il piccolo naso "Tranquilla, non mi capita spesso di trovare belle ragazze disposte a cadermi addosso nel reparto dei surgelati" ammicò spudoratamente Alessandro. Una piccola è fastidiosa vocina nella sua testa non ancora contaminata dall' alcol gli strilló che Nicole, la sua ragazza, non sarebbe stata propiamente contenta di lui, ma in quel momento Nicoletta era lontana anni luce, e lui era lì, tra Moscardini e branzini congelati con una ragazza carina dal cappotto rosso. " E comunque è stata anche colpa mia" Disse, la voce un po' impastata e lenta. La ragazza sorrise incerta "Credo che tu abbia preso proprio una bella sbronza, eh?" ridacchió un po', e Alessandro si trovò a pensare che fosse davvero carina quando rideva. "Ora devo andare, ho un'allergia al pesce verde da curare e..." parve un po' imbarazzata dalle parole appena dette e Alessandro la vide arrossire di nuovo. "beh, ciao Alessandro" Gli fece un ultimo sorriso per poi allontanarsi da lui veloce come era arrivata, barcollando leggermente sui tacchetti. Alessandro rimase immobile, leggermente interdetto, accanto al frigo con il branzino surgelato, guardandola sparire dietro ad un banco dei medicinali con il suo profumo dolce ancora nelle narici.

   
 
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