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Autore: Hoshi_Hime    25/07/2015    0 recensioni
Eva e sua sorellastra Martina sono due ragazze cresciute a Firenze, la prima scettica e studiosa e la seconda sentimentale ed energica, vivano la normale vita da studentesse, finchè un giorno di inizio estate vengono convolte in una serie di incidenti che scaveranno nelle origini di Eva e metteranno alla prova le scelte di Martina.
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"Aspetta,non è che se dico 'non credo nelle fate' tu muori, vero?"
"Assolutamente no! Ma non è carino che la gente faccia finta che tu non esista, non trovi?"
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Le ali strappate.



Canticchiando mentre saltellava tra una roccia al' altra per passare attraverso il fiume per la strada di casa, la fata non stava pensando a nulla, semplicemente era felice, era quasi buio, il sole stava tramontando ma lei non ci dava caso, troppo con la testa fra le nuvole per preoccuparsi della ramanzina che avrebbe ricevuto dai genitori.
La cittadella nascostra tra i alberi era ancora lontana, e la ragazzina era felice di poter tornare a casa dopo una giornata di giochi spensierati tra le sterpaie.
La strada nel bosco era silenziosa, solo i suoi passi delicati e lo scroscio del acqua le facevano compagnia, ma lei sapeva di essere perfettamente al sicuro, nessun umano poteva entrare in quel bosco senza permesso, nessun animale le avrebbe fatto male. Non c'era nulla di cui preoccuparsi, nulla che avrebbe potuto far male alla piccina, o almeno così lei credeva.
Arrivata alla fine del fiume la fatina si mise a sedere per riprendere fiato, si era allontanata tanto quel giorno quindi una pausa non faceva male. Il riflesso arancio proiettato dal sole rendeva le sue ali ancora più lucenti, queste sbattevano con uno sfarfallio ogni tanto, lasciando una polverina rosata sul terreno erboso.
La piccina non aveva idea di cosa stava per accadere, e appena sentì un rumore di passi dietro di lei non potè neppure girarsi a controllare che sentì un bruciore insopportabile per tutta la schiena.
Dalla bocca le uscì un urlo strozzato seguito da un tonfo.
Le sue ali,qualcuno le aveva tagliato via le ali!
La fata si sentì come se tutta la forza che aveva in corpo, la sua magia, uscisse dai due tagli sulla schiena.
Riuscì con uno sforzo immane a girasi per vedere chi o cosa l'aveva attaccata e sgranò i grandi occhi limpidi quando vide che la figura non altro che un altra fata come lei.
Il ragazzo fata sorrise in modo dolce, poggiandogli l'indice sulle labbra come per calmarla e non farla gridare.
-Hai delle ali bellissime,sai? Ma ora sono mie, ok? E visto che una fata priva di ali e di magia è una fata inutile, credo che sia meglio finirla qui non trovi?-
Il ragazzo sollevò la lama con cui pochi attimi prima aveva tagliato via le ali della piccola, per poi colpirla con un colpo secco nel petto; Questa non fece neppure tempo a realizzare cosa fosse successo che le sue palpebre si chiusero per un ultima volta.


La fermata del autobus era piena di un accozzaglia di ragazzi che chiaccheravano e  scherzavano fra di loro, quasi tutti bagnati fradici,non perchè piovesse, anzi,il sole di inizio estate splendeva più che mai, e quello era stato l'ultimo giorno di scuola, ciò significava gavettoni.
La cosa non sembrava un problema,se non per una ragazzina in un angolo, i capelli ricci e l'umidità non andavano d'accordo, sopratutto se lunghi,arrivando a creare una matassa bagnata color castagna sulla testa della poveretta, stessa cosa per i occhiali,ora sparsi di goccioline le inpedivono la vista corretta facendola sbuffare più volte, mentre come meglio poteva sembrava cercare qualcosa, o qualcuno, con lo sguardo dal altra parte della strada.
Ricerca non vana, Eva, questo è il nome della ragazza,sorrise nel vedere attraversare le strisce pedonali una figurina dal aria pimpante, non che fosse difficile da notare,con i capelli tinti di lilla tenuti in una treccia.
-Martina! Marti, sono qui!-
Eva mosse il braccio destro per chiamare l'attenzione della sorella, lei sorrise e aumentò il passo,affidandosi totalmente al semaforo illuminato di verde per poi avvicinarsi alla maggiore mentre faceva dondolare la cartella da disegno.
Al contrario di Eva, Martina era perfettamente asciutta e non sembrava turbata dal caldo in continuo aumento.
Le due ragazze si misero a parlare fra di loro della giornata scolastica appena passata fino all arrivo del tanto atteso autobus.
Ed ecco che iniziava una vera e propria gara per trovare un posto a sedere,fortunatamente le due sorelle riuscirono a scovare un posticino alla destra del vagone, prima della partenza.
In realtà molti non avrebbero creduto che fossero sorelle,se Eva era con la pelle olivastra,curvy e con i boccoli castani,Martina era magrolina, con la pelle di un dolce color crema e sotto la tinta che cambiava periodicamente c'erano lunghi capelli color grano in più le due avevano solo tre mesi di differenza, ciò negava il fatto che fossero sorelle di sangue.
Da quel che Eva sapeva,dopo la sua nascita nessuno era venuta a reclamarla e così la madre di Martina,infermiera in quello stesso ospedale, decise di prenderla e crescerla come fosse sua nonostante fosse in dolce attesa da poco tempo.

La strada di Firenze era abbastanza trafficata quel giorno,e l'autobus si muoveva lentamente, a quanto pare c'era statato un incidente stradale, qualcuno caduto di nuovo con il motorino, Pensò Eva, era una cosa che capitava spesso.
La ragazza si passò una mano tra i boccoli,ora i suoi capelli erano passati dal essere bagnati a sudati,colpa del afa che si respirava in quello spazio angusto e pieno di gente, e il sole che continuava a battere e andarle nei occhi.
Per suo sollievo il mezzo ricominciò a muoversi, ma non durò molto, una frenata brusca, che fece cadere alcuni passeggeri in piedi, seguita da l'urlo spaventato della conducente, che presa dal panico per colpa di qualcosa aprì le porte del bus e uscendo gridando, gesto copiato dai altri passeggeri che curiosamente si erano affacciati a vedere.
Eva prese subito per mano la sorella, e mettendosi lo zaino in spalle corsero fuori prima di essere schiacciate dalla folla.
Le due si chiesero cosa fosse la causa di tutto quel casino, quando lo videro.

Era un qualcuno, un qualcosa seduto accovacciato sul muso della vettura, e per quanto Eva si rifiutava di crederci quel essere non poteva essere umano, ma fin troppo antropomorfo per essere un animale.
Sembrava quasi una persona bruciata viva, un corpo mummificato, la pelle era nera, lucida e tirata sul corpo dalle forme grottesce, anoressiche e spigolose , occhi gialli e sporgenti come lampadine si muovevano velocemente come nel cercare qualcosa, mentre le dita artigliate si erano conficcate nel metallo e lo raschiavano lentamente creando un rumore simile alle unghie su una lavagna.
L'unica cosa che non dava senso di nausea nel vederlo erano due ali, due ali bellissime,come quelle di una libellula,erano azzurre,sembravano fatte d'acqua fresca, Non si poteva credere che appartenevano a  quel essere immondo.

-Eva...hai idea di cosa sia?
La voce della sorella fece spostare lo sguardo della ragazza,che la fece nascondere dietro di lei,mentre scuoteva la testa lentamente.
-No...ma fa piano prima che ci veda-
Degluetì stringendole la mano, per poi notare con suo orrore che quel mostro non era solo,attorno al mezzo c'è ne erano uno,due,tre...cinque,cinque di quei esseri,non c'era molta differenza fra di loro,se non alcuni ciuffi bruciati in testa e forma e colore delle ali sul dorso.
Eva aveva i occhi sgranati ed era paralizzata dal orrore, strinse di più la mano della sorellina, non riusciva a capire cosa fossero, non riusciva a trovare una soluzione su cosa fossero.
Ma non potè pensarci tanto, uno dei esseri girò la testa di scatto verso di lei, emmettendo un sibilo e inziando a muoversi verso le due ragazzine che no fecerò tempo di scappare che questo le balzò addosso.
Eva alzò il braccio per proteggere Martina, e sì sentì la mano bruciare, pensò che il mostro l'avesse morsa, ma invece esso era caduto a terra portandosi i artigli al viso emettendo versi dolorati mentre si contorceva.
La ragazza si accorse che la bestia stava sanguinando, e aveva un enorme bruciatura sulla faccia, era stata lei?! No, come era potuto essere,lei aveva solo cercato di spingerlo via!

-Eva andiamo!-
Martina la trascinò via, i altri esseri si erano accorti di loro, le due cominciarono a correre per la strada adesso deserta, tutti erano scappati già da un po' lasciandole sole.

Qualsiasi cosa fossero quei mostri erano veloci, troppo per scappare e non ci volle molto prima che questi non arrivassero alle calcagna delle due ragazze.
Eva cacciò un urlo sentendosi afferrare dalla spalla, sentì la mano ossuta che stava per conficcarsi nella carne, ma ancora una volta la besta si bloccò.
Eva si girò, chiedendosi se anche sta volta fosse stata lei la causa.
No,non era stata lei questa volta.
Davanti a lei c'era un ragazzo dai capelli corvini, questo teneva in mano una spada dalla lama curva che con un taglio netto staccò la testa alla creatura.
Il ragazzo poi si girò per avventarsi contro le restanti, e solo ora Eva vide le ali che gli uscivano dalla schiena, erano verdi dalla stessa forma che avrebbero avuto quelle di una falena, ma più brillanti, come i aghi di un abete.
Non potè stare ancora a guardare,la sorella la prese per il polso e la portò via da lì.
Le due corsero finchè non ebbero fiato per poi arrivare a sedersi sfinite su una panchina.
-Che diavolo erano quei cosi?!-
Sbottò Martina con il respiro irregolare e le mani sudate che passavano nervosamente sui capelli.
-Ripeto,non ne ho idea! ma voglio scoprirlo-
mormorò Eva,pure lei con poca voce,creando idignazione nel volto della minore.
-Ma sei pazza? Dei mostri provano a farci fuori e tu vuoi sapere cosa siano?! Sei seria? Se quel tipo strambo non ci avesse salvate, noi...-
-I mostri non esistono,Marti. Ecco perchè voglio capire cosa sono, e guarda che non sono così cretina da mettermi in pericolo, userò comodamente internet per trovare più informazioni possibili,tutto qui,in più voglio capire se le ali di quei cosi-
Eva si rifiutava di chimarli mostri
-Siano collegate con quelle sulla schiena del ragazzo-
A quella frase Martina la guardò ancora più incurriosita.
-Quali...quali ali? Io non ho visto nessun tipo di ali...Se non contiamo quelle dei piccioni-
  
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