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Autore: nikolorien    25/07/2015    1 recensioni
Siamo agli anni di Liceo di Mario & company. I nostri eroi si ritroveranno accomunati da una passione: la pallavolo. Peach e Daisy cercheranno di dare vita ad una squadra affrontando tutti i problemi propri degli adolescenti - amicizie, studio, relazioni - in una storia piena di colpi di scena.
Genere: Commedia, Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qua dopo un altro periodo di assenza lunghissimo! Chissà quanti di voi ancora leggeranno questa fanfic... io intanto posto il mio lavoro, qualcuno lo leggerà... spero vi piaccia! Buona lettura :)
 



CAPITOLO 8

 

Mario uscì dal bagno. Sentiva delle voci provenire dallo spogliatoio delle ragazze.
«...Peach! Vedrai che ce la faremo. Abbi fiducia in Mario...»
«Sta rovinando tutto, Daisy!» singhiozzò Peach «Fa sempre così, penso solo a se stesso!»
«Ti vuole un mondo di bene… te lo dimostrerà»
Le ragazze uscirono e trovarono Mario nel corridoio. Peach, con il volto rigato di lacrime guardò Mario con uno sguardo d’ira profondo come Mario non aveva mai visto sul volto della ragazza.
«Dai fratellone, ora basta fare il bambino… fallo per lei almeno!» Fece Luigi dando una pacca sulla spalla al fratello. Toadrico gli sorrise, Daisy lo rassicurò, persino Roberto gli disse di tornare in campo e di mettercela tutta. La squadra, anche se stava giocando quasi apposta da fare schifo, lo sosteneva.
Bowser non si azzardò a tentare alcun approccio, anche se si vedeva lontano un miglio che si stava rodendo l’anima, visto che non stava giocando praticamente mai. Tuttavia, un qualsiasi suo intervento sarebbe stato controproducente.

I ragazzi ripresero posto in campo. Il servizio toccava a Luigi. Batté teso sul martello avversario, che ebbe qualche difficoltà a ricevere la palla, che venne rimandata dall’altra parte con una parabola facile da prevedere. Mario urlò a squarciagola «Libera2!» e lasciò la palla a Peach, che fece un appoggio perfetto all’alzatore. Mario saltò e fece per alzare a Daisy, ma all’ultimo momento mandò la palla dall’altra parte con un pallonetto e fece punto, lasciando gli avversari spiazzati. Uno a zero.

Il set andò avanti molto combattutamente. Nessuna delle due squadre era disposta a lasciare spazio all’avversario. Mario continuava a non alzare a Bowser, che andava innervosendosi sempre più. Tuttavia, gli altri stavano tenendo duro lo stesso: cercavano di variare i propri colpi ad ogni azione. Il set andò avanti fino al ventitrè a venti per i nostri, quando Roberto chiamò un time-out.
«Ragazzi, state giocando molto bene» disse Roberto «tuttavia, mi dispiace ma infierire: Mario, se non alzi la palla a Bowser per noi è finità. Hanno già recuperato quattro punti di fila, bisogna variare!»
Mario all’iniziò si incupì, ma poi disse risoluto «Va bene! Allora alzerò la palla migliore che tu abbia mai visto, però… » e si girò verso Bowser «se non andrà poi non vi lamentate!»
«Non ti preoccupare, tappo» rispose il koopa «vedrai di cosa sono capace!»

La partita riprese. La palla venne servita da Peach forse un po’ troppo facilmente, perché gli avversari riuscirono a ricostruire l’azione senza problemi. Attaccò il loro alto centrale un primo tempo magistrale, che venne però deviato dalle mani di Toadogilla. La palla schizzò via lontanissima, ma Toadrico fece uno scatto felino e riuscì a tenerla alta al centro del campo. Mario, non potendo alzare nelle migliori condizioni, optò per l’opzione più semplice: scaricare la palla al martello. Daisy prese una rincorsa chilometrica e sferrò un attacco potentissimo sulla parallela del campo: fece un punto magistrale.

Ventiquattro a venti.

Peach provò a fare una palla un po’ più potente, ma s’infranse lungo il nastro, regalando un punto agli avversari, che conquistarono anche il servizio.
Batté il palleggiatore avversario. La palla volò tesa verso Peach, che la prese senza problemi. Era un appoggio perfetto. Mario decise finalmente di alzare una palla all’indietro in seconda linea all’opposto. Tutti stavano guardando la palla che, immobile, usciva dalle mani del palleggiatore; ma Bowser dove era?
Aveva preso un rincorsa lunghissima. Saltò molto in alto, tanto che uscì con tutte le spalle dalla parte superiore della rete. Schiacciò una palla quasi verticale, potentissima, senza prendere la mira, dritta sul libero, che non riuscì a contenere l’impatto: cadde all’indietro e la palla schizzò contro il soffitto. I ragazzi vinsero il set, e scoppiarono in un esulto generale.
Il quinto set si svolse senza troppi problemi: gli avversari conquistarono solo sette punti, Bowser era incontenibile, e mario si era finalmente sbloccato: la squadra prometteva benissimo, tutti non vedevano l’ora di iniziare il torneo del distretto.

 

I ragazzi si salutarono fuori dalla palestra, ed ognuno andò in direzione della propria casa. Luigi stava rimproverando fraternamente Mario per il suo comportamento in campo quando si bloccò di colpo:
«Mario, che stupido! Ho dimenticato lo zaino in palestra!»
«Chi non ha testa abbia gambe! Ci vediamo a casa» fece Mario avviandosi senza neanche voltarsi
«Ammazza che infame! Ciao eh!» rispose il fratello, e fece dietro-front.
Entrò in palestra, prese quello che doveva prendere in tempo prima della chiusura ed uscì. passò davanti al Vivian, e pensò di entrare a salutare Mister T.
Quando stava per aprire la maniglia, vide dall’ampia finestra del locale Marco seduto ad un tavolo con un ragazzo biondo dai lineamenti molto delicati.
Luigi si allontanò un po’, per paura di essere visto dal compagno. I due ragazzi al tavolo sembravano stare discutendo di qualcosa di scottante, visto che avevano delle facce molto gravi. A Luigi sembrava di vedere che gli occhi di Marco fossero un po’ lucidi. Lo sconosciuto avvicinò la sua mano a quella di Marco, che ritrasse la propria. Non poteva sentire quello che dicevano, ma Luigi capì benissimo che Marco era ferito nel profondo. Poco dopo il ragazzo si alzò, lasciò dei soldi sul bancone di Mister T ed uscì.
Prima di poter fare qualcosa, Luigi fu visto da Marco il quale, dopo essersi asciugato gli occhi con la manica, andò verso di lui.
«Ciao Luigi» disse Marco «come stai?»
I suoi occhi erano rossissimi.
«Ehm… bene Marco, grazie! E tu…» Domanda stupida, ma ormai era fatta. Luigi arrossì
«Eh, insomma, così così»
«Mi dispiace! Non volevo… io… v-vuoi… parlarne?» Luigi iniziò a balbettare, Marco rise un po’
«Grazie Luigi» fece Marco «Sei fin troppo gentile… non voglio annoiarti con le mie storie»
«Ma dai… non mi annoi! Quando e se ti va, sai dove trovarmi»
Marco rimase colpito. Si conoscevano da poco tempo, però quelle parole gli sembravano sincere
«Io… devo andare ora… però grazie… lo terrò a mente!» Disse sorridendo «ci vediamo a scuola Luigi! Ciao!»
Corse via. Luigi rimase lì come una statua. Cosa era successo? Chi era quel ragazzo con cui stava Marco? Perché piangeva? Come si era permesso di farlo piangere? Doveva assolutamente saperne di più.
Quando il biondino uscì dal locale, il nostro lo guardò attentamente: era bello, alto e slanciato.
Sperando vivamente di sbagliarsi, Luigi si avviò verso casa, in preda a mille pensieri. Quel giorno non fece i compiti di Funghese Antico.

 

Squilla il telefono a casa Mario.
«Luigi vai tu!!!» Urlò Mario.
Il telefonò continuava a squillare, ma nessuno rispondeva
«Luigi!» gridò Mario ancora più forte. Forse non era ancora tornato a casa?
La porta si aprì.
«Mario! Non urlare, ti si sente dall’angolo!»
«Ah ciao Luigi! Pensavo fossi tornato» Il telefono riprese a squillare.
«Puoi rispondere tu? Io sto guardando la TV…» disse Mario in tono supplichevole
«Che pesaculo!» fece spazientito il fratello verde, andando a rispondere.
Alzò la cornetta e la portò all’orecchio «Pronto? Casa Mario, chi parla?»
La voce che rispose era alta e squillante, quasi fastidiosa alle orecchie del ragazzo. Ci volle qualche istante, ma alla fine Luigi capì. E non gli piacque affatto.

«Ciaociao! Sono Pauline, sono tornata! Ci sta Mariuccio?»

  
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