Anime & Manga > Ranma
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Autore: moira78    24/01/2009    2 recensioni
Un'altra storia già pubblicata altrove, di parecchio tempo fa, una sorta di esperimento più che altro. La mia bravissima beta Tiger Eyes crede che abbia ampi margini di miglioramento e non è detto che un giorno la rielabori del tutto, ma intanto ve la propongo così, com'è nata. Fatemi sapere se vi piace^^
Genere: Triste, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TO FALL DOWN

 

 

Il vento era forte, e il grande albero al centro della foresta cedette. Il rumore forte del legno che si dilaniava lo svegliò di soprassalto, facendolo sobbalzare nel suo sacco a pelo; accese la lampada a olio, e distinse appena i contorni della propria tenda.


Luce. Tuono.

 

Di nuovo luce.

 

Il rombo che seguì fu come l’urlo di un uomo in agonia, e qualcosa nella foresta si illuminò.

 

La grande quercia sotto cui aveva consumato il suo pranzo era stata colpita a morte e poi incendiata.

Doveva uscire di lì, o sarebbe bruciato vivo anche lui.

 

Raccolse in fretta e furia le sue poche cose e si gettò sotto la pioggia battente.

 

 

Akane si svegliò di soprassalto, ansimando. Aveva fatto un sogno, un brutto sogno. Anzi, un vero incubo.

“Ranma…” Bisbigliò alla stanza vuota, con una voce che non riconobbe come propria. Aveva sognato che…aveva sognato che lui…

 

“Akane?” la voce interrogativa e preoccupata della sorella maggiore la fece sobbalzare.

“Ho provato a bussare, ma non mi rispondevi, e così sono entrata” Spiegò chiudendo la porta dietro di sé. Aveva una candela in mano.

“La luce è saltata per via del temporale – spiegò – Ma dimmi…tu stai bene?”
”Io…sì…devo aver fatto un brutto sogno, niente di più. E’ tutto a posto, tranquilla Kasumi”
La ragazza annuì “Ti ho sentita gridare e mi sono spaventata. Cos’hai sognato?”
Akane si passò una mano sulla fronte sudata “Io…non me lo ricordo, era…tutto così buio e confuso. Mi dispiace di averti svegliata”
Kasumi la liquidò con un alzatina di spalla e un sorriso “Tranquilla sorellina. Vuoi un bicchiere di latte?”
”No, no…grazie Kasumi, credo che proverò a dormire ora”
La sorella annuì e si diresse verso la porta. Poi tornò indietro, come ripensando a qualcosa “Sei sicura di non ricordare cosa stavi sognando?”

Akane scosse la testa “No, perchè? Ho forse parlato nel sonno?”
Lei ci pensò su un istante, poi disse “Bè…ecco…veramente hai gridato il nome di Ranma”

Akane trasalì, poi cercò di tergiversare “Figurati, magari stavo sognando che quel baka mi insultava!”
Kasumi sorrise un poco, poi aprì la porta “Buonanotte Akane”
” ‘ notte”.

Si ridistese sul letto cercando di controllare la propria respirazione. Il cuore le batteva ancora troppo forte. Non aveva sognato di litigare con Ranma.

Un altro tuono esplose.

 

 

Quando si svegliò era mattina. Le ossa gli dolevano da matti, e il suo corpo femminile non lo faceva star meglio.

“Kuso” mormorò contrariato tentando di alzarsi senza troppo successo “Che diavolo…” Poi alzò gli occhi, schermandosi con una mano dal sole debole del mattino. La sua tenda, stropicciata e bruciacchiata, era troppo in alto, ne vedeva solo una piccola porzione blu. “Che diamine…?” Si risolse che doveva riuscire a tirarsi in piedi se voleva capirci qualcosa. Starsene lì a imprecare non gli sarebbe servito a niente.

Quando guardò di nuovo in alto si accigliò. Ora capiva perché sentiva tutti quei dolori un po’ ovunque; era precipitato per qualcosa come trenta metri rotolando sulla dura pietra del pendìo. Si toccò le spalle, i fianchi, le braccia (Sono tutto intero…?!) Pensò (Dev’essere un miracolo che non mi sia ammazzato stavolta).

Si risolse a mettersi in cammino per rimediare dell’acqua calda, e si mise a cercare lo zaino. Ricordava perfettamente di averlo raccattato velocemente prima di fuggire dall’incendio, ma non riusciva proprio a trovarlo.

“Kuso!” Esclamò ancora più contrariato.

“Una ragazza perbene non dovrebbe dire queste parole!” Lo ammonì una strana ragazzina dai corti capelli violacei. Era seduta in cima al ramo di uno dei pochi alberi rimasti in piedi dopo il temporale. Era pallida, e pareva molto triste. Vestiva di stracci, e a Ranma fece quasi pena; ma non si lasciò intenerire più che tanto, infatti l’apostrofò “E tu chi sei?!”
La strana ragazza saltò giù dal ramo con un’agilità e una leggerezza che lo sbalordirono. Sembrava che volasse. Era forse un’artista marziale? Eppure doveva avere almeno tre anni meno di lui! No, forse anche quattro o cinque.

“Mariko…mi chiamo Mariko…e voglio la mia mamma” Cantilenò lei. Ranma sbattè le palpebre, e rimase interdetto (Si è persa nel bosco?). Senza pensarci le tese la mano “Vieni, ti aiuto a cercare casa tua” La ragazzina gli sfiorò la mano, poi si ritrasse. A Ranma sembrò che il suo labbro tremasse, sul punto di piangere “Tu sei come me” Mormorò prima di fuggire via e scomparire dalla sua visuale.

“ASPETTA! Ti perderai!!!” Gridò. Ma come poteva essere stata così veloce?! Era come…scomparsa. E poi quelle parole “Tu sei come me” Si ripetè “Che sia caduta anche lei nelle Sorgenti di Jusen?”. Si riscosse dai suoi pensieri quando vide che il sole era già alto. Doveva mettersi in cammino a cercare un bagno caldo e delle provviste. Il suo zaino era andato perduto, e ormai aveva deciso di rinunciare a cercarlo.

 

 

Fece parecchia strada prima di trovare una piccola sorgente termale alle pendici della montagna.Era stremato, e moriva di fame.

Mentre si rivestiva vide, trai cespugli, uno zaino noto e udì distintamente i grugniti di Ryoga che si allenava (Bene…credo che mi farò offrire la cena da P-chan stasera, dopotutto quante volte ha mangiato a casa Tendo lui?)

Gli si parò davanti con un salto agile, e cominciarono a lottare. Ma la lotta era noiosa, il ragazzo con la bandana sembrava distratto, e Ranma non riuscì a trarre piacere dal combattimento.

“Sei troppo lento per me, P-chan!” Lo provocò sperando in un miglioramento. Ryoga tirò un calcio in aria gridando il suo disappunto “Ti ucciderò Ranma Saotome!!”
”Ma come sei ripetitivo!”
Stranamente neanche lui riusciva a colpirlo, però. Era come se gli sfuggisse; era diventato velocissimo. Utilizzò il suo Kachu Tenshin Amaguriken varie volte, ma Ryoga riusciva a schivarlo senza problemi; un pugno in pieno stomaco lo fece cadere malamente, e Ranma imprecò.

(Diavolo, sono a digiuno da troppe ore, anche Ryoga riesce ad avere la meglio!) così, approfittando di un attimo di distrazione da parte del nemico/amico, Ranma gli sottrasse dallo zaino una di scatola ramen istantaneo e una generosa porzione di riso al curry.

 

Quella notte dormì sotto le stelle, in un punto ben lontano da quello in cui Ryoga si chiedeva che fine avesse fatto la sua cena, e sognò un caldo futon e un paio di occhi color nocciola. Nella sua mente il viso contratto di un’Akane arrabbiata gli gridava con quanto fiato avesse in gola “Ranma, NO BAKA!”.

Lui emise un grugnito nel sonno “Mmmhhh….non sei…niente….carina….me…”.

La mattina dopo aveva deciso di tornare a casa e godersi una vera e propria vacanza estiva senza scuola, a poltrire tutto il giorno, e magari a litigare con la sua fidanzata che, nei più reconditi meandri della sua mente, già gli mancava da morire.

 

Non si aspettava di trovare tutto il suo mondo sottosopra, al suo ritorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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