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Autore: Hypnotic Poison    26/07/2015    6 recensioni
Ne aveva altre cento di loro foto nel computer, ma quella lo colpiva in modo particolare, perché sembrava raccogliere tutta la loro essenza. Lei, piena di vita e di sogni, pronta a trascinarlo con sé, lui non avrebbe mai posto resistenza.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Photograph

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo schermo acceso del portatile era l’unica fonte di luce di tutta la stanza; le tende erano state tirate per isolarlo dai mille riflessi della città sottostante, piena di vita nella sua insonnia perenne. Una tazza di caffè fumante era appoggiata sulla scrivania chiara, forse più per abitudine e conforto che per vera necessità, visto quanto di quel liquido nero aveva già ingerito nel corso della serata.
Stava odiando il suo lavoro, in quel momento. La sua via di fuga in molte situazioni si stava rivelando ora una specie di condanna, forse una punizione per tutte le volte in cui aveva voltato le spalle alla sua quotidianità, in cui era scappato da ciò che gli faceva paura, per cambiare aria.
E ora che l’aveva ottenuto, doveva allontanarsene per quegli stessi impegni a cui tanto aveva anelato qualche mese prima, per quelle stesse ragioni.
Si passò una mano tra i capelli biondi, arruffati e trascurati in quel weekend passato barricato nel suo moderno appartamento, freddo ed impersonale come sempre aveva cercato di condurre la sua esistenza almeno fino a poco tempo prima. Almeno tutto quel lavoro che aveva da fare lo distraeva dal mugugnare e perdersi in quattromila pensieri negativi.
Gli venne da sorridere; forse questo era un po’ il karma per tutte le volte in cui l’aveva presa in giro quando vagava di pessimo umore per le sale del Caffè in preda alle paturnie per il fidanzato lontano, e quanto aveva gioito lui che l’altro fosse lontano.
Ora, in fondo, stava capendo come lei si fosse dovuta sentire.
Si chiese, d’altronde, se almeno ora anche lei si sentisse allo stesso modo per lui.
Ridusse ad icona il file pieno di complicate parole e calcoli per poter osservare lo sfondo del desktop, quella foto scattata loro da una delle ragazze.
Lei stava sorridendo, con quel sorriso unico che lui non aveva mai ritrovato in nessun altro, guardando felice verso la fotocamera, un braccio attorno a lui, lui che la fissava con quell’espressione per cui Zakuro l’aveva sempre preso in giro, perché voleva dire tutto e non voleva dire niente.
Ne aveva altre cento di loro foto nel computer, ma quella lo colpiva in modo particolare, perché sembrava raccogliere tutta la loro essenza. Lei, piena di vita e di sogni, pronta a trascinarlo con sé, lui non avrebbe mai posto resistenza. Non a lei, non ai suoi occhi, alle sue labbra che si avvicinavano a quelle di lui con una smorfia contenta prima di lasciargli il proprio sapore per ore sulle papille gustative, alla voce che gli sussurrava l’alternativa meno spaventosa possibile a tre specifiche parole.
Fissò la piccola data nell’angolo in basso a destra; ancora due mesi, due mesi e poi sarebbe potuto tornare indietro, a casa. Ripensò alle strette allo stomaco che l’avevano colto ogni giorno nel mese precedente alla propria partenze, tutte le volte che l’aveva riportata a casa, o che avevano dovuto dividersi per più di ventiquattro ore. Era stata un’estate calda, e l’afa sembrava aver pesato ancora di più su di lui.
Così era peggio di quando aveva avuto quindici anni, ripensò. Lì, almeno, c’era stata la disillusione che niente sarebbe mai potuto accadere, e invece ora… invece ora la realtà lo riportava bruscamente con i piedi per terra, e tirava molto di più il suo cuore.
Sentì vibrare il cellulare, tastò alla cieca dietro al computer e lo afferrò, sorridendo all’ennesima immagine di lei che riempiva lo schermo rettangolare.
«Sono al pranzo di compleanno di Minto e sono un po’ brilla. Ti penso, e mi manchi. Quando mi chiami? Notte.»
Lui sorrise, per davvero questa volta. «Sta’ attenta e divertiti, fai gli auguri a Minto anche per me. Ti chiamo oggi pomeriggio. Miss you, baby.»
Si appoggiò allo schienale della poltrona, e chiuse gli occhi, più leggero, concentrandosi solo sul ricordo di lei.

 

 

 

When I’m away
I will remember how you kissed me
Under the lamppost back on 6th street
Hearing you whisper through the phone
Wait for me to come home

 

 

 

 

La luce giallastra del lampione illuminava appena la via deserta, proiettando ombre distorte sul marciapiede. C’era una leggera brezza che giocherellava con le ciocche rubino, che cercavano di sfuggire al sentiero salato delle sue lacrime.
“Torna presto, d’accordo?” gli chiese con un sorriso abbozzato, le dita intrecciate alle sue.
Lui annuì: “Tu aspettami.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Massìììì perché la domenica pomeriggio è fatta per le cose un po’ deprimenti :3 Buonasera fanciulle e fanciulli, spero che vada tutto bene :) In realtà oggi pensavo di aggiornare Musa, ma è da quando ho ascoltato per la prima volta la canzone in questione, ovvero Photograph di Ed Sheeran, che avevo voglia di usarla per una fic, e stamattina mi sono alzata con il piede giusto – che poi in realtà è quello sbagliato, ma è servito ed è stato un po’ catartico.

È una fic un po’ strana, scritta molto di getto in quasi un flusso di coscienza, ci sono un paio di riferimenti “musicali” e molta… me. xD

Spero perciò che si sia capito tutto anche nei non detti, mi mancava scrivere a questo modo di determinati personaggi :)

Vado ad ascoltarmi ancora un po’ di canzoni tristi, giusto per… spero che abbiate passato un bel weekend, buona settimana :)

Bacioni a tutte e grazie a chi spenderà cinque minuti per lasciarmi un’opinione!

Hypnotic Poison

   
 
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