[Nota
dell’Autrice: eccomi finalmente dopo tanto penare siamo giunti alla conclusione
di questa avventura. In principio ero un po’ incerta sul risultato ma il numero
di quanti hanno letto, inserito nei preferiti o anche solo nelle seguite e le
recensioni ricevute mi hanno dato tutto sommato una bella soddisfazione. Non mi
reputo in alcun modo il Wilbur Smith del momento ma nel mio piccolo sono
contenta che a tutti voi, recensori e visitatori, sia una pochino piaciuta.
Baci baci!!
Un
grosso abbraccio ed un grazie in particolare vanno a “manga”, “marylwatase”,
“kry333”, “zonami84”, “mewmewdrake03”, i miei recensori più affezionati.]
Cap.13 Silenzio
Alla fine
arrivò, come un’onda impetuosa e violenta, senza preavviso e senza strascico
ricoprì tutto con il suo pesante mantello, persino il tempo sembrava essersi
fermato, nessun respiro e nessun movimento. Solo il buio e quella sensazione
sgradevole di essere l’unica persona rimasta sulla terra. Ciò che resta è
soltanto immateriale, immobile… ma soprattutto silenzioso.
Sakura rimase in
disparte immobile, osservando i due uomini ora l’uno di fronte all’altro;
Kabuto era scaltro ed intelligente molto più di Sasuke ma il tempo e
l’esperienza avrebbero certo giocato a favore dell’Uchiha.
Ad un certo punto
Sakura percepì dei rumori dietro di sé, quando si voltò per affrontare ciò che
secondo lei poteva trattarsi di un ninja nemico, una mano fulminea le afferrò
il braccio ed un bruciore simile ad una puntura la pervase e l’immagine di
Kabuto sogghignante fu l’ultima immagine prima che il mondo intorno a lei
diventasse confuso e surreale.
Sasuke si girò
appena e sgranò gli occhi scorgendo la copia di Kabuto con la siringa in mano
inserita nel braccio di Sakura; nessuno si era accorto della copia e Kabuto
ebbe modo di colpire per primo approfittando della distrazione: era quasi
riuscito a colpirlo ma Sasuke riuscì a schivare il colpo all’ultimo secondo
scostandosi di lato con un’abile mossa.
Kabuto si
sbilanciò in avanti e Sasuke colse
l’occasione e contrattaccò, gettandosi contro a Kabuto colpendolo in pieno
sullo stomaco con un gancio ben assestato e lo colpì in pieno; Kabuto si
accasciò a terra, il fiato mozzato per il colpo ricevuto ma ancora non
intendeva demordere e mostrò subito la sua mossa successiva.
Peccato però che
Sasuke fu molto più veloce e gli fu subito addosso, spingendolo a terra rotolarono
insieme sul terreno polveroso strattonandosi a vicenda furiosamente fino a che
Kabuto riuscì a colpire Sasuke con due gomitate al collo e al petto. Il giovane
rotolò su se stesso di lato e poi si mise a carponi cercando di respirare tra
un colpo di tosse e l’altro; nonostante tutto Kabuto conservava ancora una
certa dose di forza fisica.
Kabuto dal canto
suo impugnò un pugnale ben affilato e si diresse verso Sasuke guardandolo con occhi
di ghiaccio; l’Uchiha si voltò appena in tempo per vedere Kabuto fendere l’aria
con il coltello nella sua direzione, in un mortale affondo: il giovane si
lanciò verso di lui prima ancora che potesse infierire ed intercettò il colpo
con il braccio destro mentre con il sinistro colpì in pieno il petto di Kabuto
con il suo micidiale Chidori, scaraventandolo nuovamente a terra per diversi
metri per effetto della poderosa scarica elettrica.
Kabuto
non fu in grado di riprendersi immediatamente, emise un urlo straziato mentre
tentava di rimettersi in piedi, aveva una bruciatura su tutto il petto, la
pelle gli ricadeva a brandelli insieme a strisce di stoffa della camicia; cercò
di curarsi alla bene meglio, ma il suo chakra si era notevolmente indebolito
per effetto della tecnica illusoria di
Itachi, quel poco che aveva non poteva sprecarlo.
La
figura di Sasuke incombeva su di lui e Kabuto si rese conto che, per quanti
sforzi facesse, per lui quel giorno sarebbe stato l’ultimo, ma era intenzionato
comunque a prendersi la sua vendetta e lo avrebbe fatto tramite Sakura.
“Dimmi la verità ragazzo, che cosa puoi mai
trovare di interessante in una come Sakura? Non è che sia poi un gran bellezza
anche se ammetto che ha un certo stile nel combattere”
Chiese
Kabuto sogghignando e tossendo terribilmente per il colpo appena subito; Sasuke
non rispose, rimase ad osservarlo per diversi minuti, Kabuto si stava
innervosendo, sapeva che avrebbe perso lo scontro fisico e tattico contro
Sasuke ma era certo che comunque avrebbe vinto sul fronte opposto, il lato
emotivo e sentimentale.
“Allora?? Cos’è non merito nemmeno una
risposta?? Non sono cero meno patetico di quanto non lo sia tu!”
Fu
in quel momento, le labbra di Sasuke si inclinarono in un sorriso sghembo e
compiaciuto, fu troppo tardi per Kabuto rendersi conto che, in quel preciso
istante, il suo cuore cessò di battere colto da un infarto fulminante.
Sakura
si ritrovò avvolta in un sogno ma non era così, si accorse fin da subito che ì,
ancora una volta, Sasuke era riuscito ad attivare il Rinnegan e la sua tecnica
illusoria evitando così che la copia di Kabuto portasse a termine il compito
prefissato: la sensazione di bruciore al braccio in realtà non era altro che la
pressione dell’ago sulla pelle e quel strano effetto di stordimento altro non
era che la tecnica illusoria, creata appunto da Sasuke che si accorse in
extremis della presenza della copia.
Fortunatamente,
la copia non ebbe modo di completare l’operazione, grazie infatti all’illusione
creata apposta da confondere Kabuto facendogli credere di avere in pugno
entrambi i ninja di Konha.
Sakura
approfittò dell’occasione per reagire prontamente, caricando tutta la sua forza
nelle gambe, lanciandosi addosso alla copia come un ariete; si chinò
sufficientemente per caricarlo con la spalla destra, sollevandolo da terra di
qualche centimetro come un toro imbufalito e scaraventarlo a terra lontano da lei.
Non
gli dette il tempo necessario per reagire, Sakura caricò ancora piombandogli
addosso con un balzo e arrivando spedita con il suo destro micidiale che colpì
il terreno sotto di esso.
La
copia si era volatilizzata, ma non appena Sakura alzò lo sguardo sopra di li,
vide almeno un dozzina di ninja vestiti di nero che stavano per attaccarla;
naturalmente la rosa era perfettamente in grado di gestire centinaia di nemici
alla volta ma in quel momento un lampo giallo raggiunse il campo fulmineo al
fianco di Sakura.
La
kunoichi fu immensamente grata di avere ancora una volta Naruto al suo fianco a
guardarle le spalle e a quel punto decise che era il momento di attivare anche
lei la sua tecnica più potente; si concentrò e dal sigillo sulla sua fronte il
chakra si sprigionò in tutto il corpo rendendola ancora più forte e veloce,
questo era chiamato Byakugō.
Con
Naruto ad occuparsi dei nemici da una parta, lei si dedicò a quelli dell’altra,
sconfiggendoli uno per uno senza ricevere in cambio nemmeno un graffio; ad un
tratto però uno degli avversari di corporatura massiccia e più alto in statura
riuscì a parare un colpo di Sakura con una mano e con l’altra la afferrò per il
collo e con un decisa pressione delle dita sula trachea minacciava di
soffocarla.
Forte
della sua massa, l’uomo teneva inchiodata Sakura che con uno sforzo estremo cercava di respirare e
di reagire afferrando il braccio del ninja concentrando tutto il suo chakra su
di esso, torcendolo fino a costringere il muscolo sull’osso; non appena sentì
il colpo secco della frattura, la stretta dell’uomo sul collo di Sakura si
allentò quanto bastava per consentirle colpire il ninja allo sterno con un
pugno poderoso che lo scaraventò contro la cinta muraria dall’altro lato del
campo.
Sakura
cercò di riprendere più fiato possibile dopo quel terribile momento in cui
stata per essere soffocata; udì un boato e un suono metallico familiare e fu
allora che si voltò e vide Sasuke che aveva appena adoperato il Chidori su
Kabuto infierendogli un colpo quasi letale.
La
rosa si rese subito conto che la battaglia stava volgendo a favore dell’Uchiha
e che ormai era questione di tempo, kabuto non poteva farcela, il suo potere
stava svanendo e fu allora che Sakura ebbe una illuminazione; osservando
attentamente la scienza, Kabuto si trovava a pochi passi da Sakura, la quale le
tornò in mente che aveva ancora un’arma nel taschino della gonna. Infilò la
mano nella tasca cercando il contatto solido dell’impugnatura del rompighiaccio
che lei stessa aveva affilato accuratamente per ore, trasformandolo in uno
stiletto dalla punta acuminata; un’arma letale per chi sapeva come utilizzarla.
Lei
era un medico ed aveva le perfette conoscenze per dare definitivamente la morte
in maniera rapida, silenziosa ed indolore.
Una
cortesia, che avrebbe volentieri risparmiato a Kabuto, dopo tutto quello che
aveva fatto, ma aveva giurato a se stessa che avrebbe messo la parola fine con
tutte le sue forze e così avrebbe fatto.
Sasuke
dal canto suo sogghignò compiaciuto, aveva creato il climax perfetto in modo
che Sakura, con movimenti rapidi e silenziosi, si ritrovò alle spalle di
Kabuto, il quale nel tentativo di reagire, curando le proprie ferite e
facendosi beffe dell’Uchiha, nemmeno si accorse della punta sottile ed affilata
che gli trapassò il cervelletto alla base del collo; Sakura sapeva esattamente
dove colpire, un colpo preciso e pulito in quel punto specifico e il cuore
avrebbe cessato di battere all’istante.
Intorno
a loro calò il silenzio, non si udivano più nemmeno i clangori della battaglia
che ancora intercorreva tra i ninja di Suna e Konoha contro gli uomini in nero
del villaggio della Notte; la nube di polvere si diradò a poco a poco, la
fortezza era in fiamme e distrutta in molti punti, c’erano morti e feriti ovunque
e tra questi, con sollievo di Sakura, c’era anche Kabuto.
L’ex
braccio destro di Orochimaru, giaceva a terra ai piedi della kunoichi con occhi
vitrei e privi di vita, esattamente come sperato, l’infarto che colpì Kabuto fu
fulminante e perì all’istante.
Sakura
era stremata e sentì salire la nausea con violenza, deglutiva a più riprese per
ricacciarla indietro e non cedere al vomito, ormai era finita e non intendeva
più mostrare le sue debolezze, specialmente di fronte a Sasuke che ancora
sorrideva soddisfatto.
“Hai fatto in modo che gli dessi io il colpo
di grazia?”
Chiese
Sakura con il respiro affannoso di chi aveva appena corso una maratona.
“Lo meritava! E tu ne avevi il diritto!”
“Come facevi a saperlo?”
“Non sei certo una sprovveduta, il modo lo
avresti trovato comunque. E poi la tasca della tua gonna è molto piccola, non
era impossibile notare la tua arma speciale. Ora toccherà anche a me stare
molto attento a non farti arrabbiare!”
Sakure si mise a ridere con le lacrime agli occhi, ora poteva gioire della libertà conquistata e del suo amore ritrovato.
Trascorsero
alcuni mesi, le detenute ancora imprigionate nella Fortezza della Lacrima
vennero liberate e portate a Konoha per essere sottoposte a cure specifiche
prima di rimandarle a casa nei loro rispettivi villaggi; Sakura chiese a
Kakashi di poter essere il capo della squadra medica e scientifica che si
sarebbe occupata di loro, essendo una sopravvissuta era l’unica in grado di
poterle curare in maniera efficace.
I
membri anziani del consiglio che avevano appoggiato Kabuto vennero catturati da
Gaara e dai suoi ninja e portati a Suna; furono imprigionati e venne istituito
un processo composto da vari giudici dei villaggi di provenienza di ognuna
delle ninja sequestrate ed incarcerate nella Fortezza della Lacrima.
Quest’ultima
venne rasa al suolo fino alle fondamenta e gli abitanti del villaggio vennero lasciati
liberi di vivere le loro vite come meglio credevano; in linea di massima nessuno di loro aveva
colpe per le malefatte di Kabuto e dei suoi consiglieri per cui la vicenda
venne archiviata definitivamente.
Sasuke
rimase al villaggio per un po’ giusto per vedere Naruto e la sua nuova
famiglia; gli venne assegnato un alloggio non molto distante dalla casa di
Sakura ed un giorno decise di invitare la ragazza da lui per trascorrere un po’
di tempo insieme prima che lui ripartisse.
Parlarono
di molte cose e gli anni trascorsi vennero lasciati alle spalle e ancora una
volta Sakura perdonò Sasuke per la sua dissennatezza e per averla ingannata
usandola come esca per arrivare a Kabuto.
L’Uchiha
le raccontò che, quando Ino l’aveva curata nella grotta, si era accorta della
piccola cicatrice che Sakura aveva sul braccio sinistro e con un piccolo
intervento aveva estratto il microchip consegnandolo in mano a Sasuke. Quando
in seguito lui utilizzò lo Sharingan Ipnotico spulciando nei ricordi di Sakura
per scoprire la verità su quanto le era accaduto, capì subito che l’autore di
tutto era Kabuto e l’unico modo per riuscire ad arrivare a lui era che
continuasse a credere di avere Sakura sotto controllo, per cui aveva nascosto
il microchip in una cucitura del vestito che la signora della casa gli aveva
prestato per lei.
Lui
aveva anche intuito che la donna avrebbe avuto un ruolo chiave e decise di
sfruttare al massimo qualsiasi carta che Kabuto aveva nel mazzo rigirando il
gioco contro di lui.
“Immagino che tenermi all’oscuro del tuo
piano facesse parte del gioco. Sai che non mi piace essere usata come la pedina
di una scacchiera.”
“Ma nella mia scacchiera, tu sei la Regina che
ha dato scacco matto al Re!”
Sakura
sorrise, nonostante tutto, la considerazione che ebbe di lei le riempì il cuore
di orgoglio.
Rimase
sorpresa quando Sasuke, estrasse da una tasca un paio di occhiali rossi, gli
occhiali di Karin; li porse a Sakura che li guardò incredula convinta di averli
perduti per sempre ed invece erano sempre stati al sicuro nelle mani di Sasuke.
Erano perfettamente intatti, le lenti non avevano neppure un graffio.
“E’ giusto che li tenga tu. Probabilmente lei
avrebbe voluto così.”
Sasuke
non aggiunse altro, si sapeva che non era un sentimentale ma in fondo non era
del tutto senza cuore; il corpo di Karin venne recuperato dall’obitorio della
Fortezza e portata a Konoha, Sasuke stesso si occupò di darle una degna
sepoltura, dopotutto lei aveva dato la sua vita per salvare Sakura e quello era
il massimo che poteva fare come segno di gratitudine.
Sakura
non fece domande limitandosi ad annuire, non erano necessarie altre parole al
riguardo; le uniche furono quelle pronunciate da Sasuke che la informavano che
sarebbe dovuto ripartire di nuovo nel giro di pochi giorni e che sarebbe stato
via a lungo… ancora.
Lei
si limitò a sospirare, quella era la loro vita ma era pronta ad accettarlo, non
avrebbe per questo smesso di amarlo.
Si
alzò e gli prese la mano, lo fece alzare e lo condusse nella camera da letto
sorridendo maliziosamente.
“Bene allora sarà meglio che ti aiuti… ad
allenarti…”
- Fine -