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Autore: de_stro_ya    26/07/2015    0 recensioni
where are you now, I'm a fool for asking but I let you under my skin and I've never been the same...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Zack Merrick
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Fanculo Jack, odio giocare con te. È impossibile che tu vinca sempre!”.  Alex getta via il joystick con violenza, mandandolo a sbattere contro il pavimento.

Un’altra noiosa domenica d’estate in pantaloncini e canotta, stravaccati a terra a giocare ai videogiochi. Come al solito, sto vincendo io.

“Ehi, vacci piano con quell’affare. Mi è costato un sacco di soldi” dico, continuando a premere meccanicamente i tasti del joystick e non curandomi delle parole di Alex.

So quanto essere ignorato lo faccia imbestialire, e un po’ ci godo, lo ammetto.

E lui infatti mi guarda di traverso, “Guarda che la metà di quei soldi erano anche miei”.

Incrocia le braccia e mi dà le spalle, offeso.

È ormai più di un anno che viviamo assieme. Dopo il liceo, abbiamo deciso di frequentare lo stesso college e, come ovvio, di prendere casa insieme. D’altronde, come potevamo fare diversamente? Da che io ricordi, siamo sempre stati inseparabili. Ci conosciamo fin dai tempi dell’asilo, dei giochi in strada e delle ginocchia sbucciate. Le nostre case erano una di fianco all’altra, e si sa come vanno queste cose. Durante gli anni del liceo ne avevamo combinate di tutti i colori. Dio, è il mio migliore amico. Non so cosa farei senza di lui. Mia madre una volta ci disse che più ci guardava, più ci vedeva crescere assieme, più non sapeva dire dove cominciava l’uno e finiva l’altro.

Beh, direi che aveva ragione.

Nel frattempo, io ho finito la mia partita e alzo le braccia in segno di vittoria.

“Sono serio, Jack. Dovrai trovarti qualcun altro da prendere in giro con i tuoi trucchetti da quattro soldi”.

“Dici la stessa cosa tutte le volte!”, rido. È sempre il solito, detesta perdere. “E poi io non uso trucchi, sei tu che sei scarso” gli dico, rivolgendogli il mio più grande sorriso.

“Sei un figlio di …” ma non finisce la frase perché mi si getta addosso, mettendomi un braccio intorno al collo, “Chi è il perdente adesso, eh?!”

“Va bene, va bene” dico, ridendo ormai fino alle lacrime, “Ti concedo la rivincita”.

Lui sospira, allenta la presa intorno al collo e si alza, “Adesso sì che ci siamo” dice, andando a raccogliere il suo joystick da terra, ancora incredibilmente intero dopo la botta.

Lo guardo, mentre aspetto che si prepari per l’ennesima sconfitta.

È il mio migliore amico, ripeto fra me e me.

È il mio migliore amico e io mi sto fottutamente innamorando di lui.

 


 

“Merda! Sono le dieci passate, dovevamo essere lì già mezz’ora fa Alex!” ” esclamo, guardando l’orologio e aprendo la porta della sua stanza.

Alex è seduto sul letto, di fronte all’armadio con le ante spalancate, probabilmente nel tentativo di scegliere qualcosa di presentabile da mettere per la festa di stasera, con un asciugamano intorno alla vita e il ciuffo di capelli ancora bagnati che gli ricade sugli occhi.

Vorrei restare ancora un po’ a contemplare questa visione, ma sul serio, eravamo in stra fottuto ritardo. Voglio dire, avevo visto migliaia di volte Alex in quelle condizioni, ma sapete com’è quando si è innamorati, è sempre la prima volta.

“Sul serio, Alex? Stai ancora in accappatoio? Vedi di darti una mossa, tanto lo sappiamo entrambi che alla fine sceglierai sempre il solito paio di jeans sdruciti, una maglia qualsiasi e le converse!”

“È che stasera c’è anche Lisa e…non lo so, vorrei fare bella figura con lei…”

“Ah già, Lisa. Dobbiamo ancora passare a prendere lei” dico, cercando di trattenermi. Lisa è la nuova fiamma di Alex. Una delle tante, direi. Da quanto siamo entrati al college ha avuto molte ragazze, ma nessuna di queste è durata più di tre mesi, motivo per cui non mi preoccupo più di tanto.

“Sbrigati” gli ripeto, chiudendomi la porta alle spalle.

Vado a sedermi sul divano nel soggiorno dopo aver preso una birra. Sto ancora pensando a Lisa. È vero, ho detto di non essere molto preoccupato, ma sono comunque geloso. Sono come un adolescente alle prese con la prima cotta, cazzo.

Rido fra me e me. La verità è che ogni volta che Alex si presenta con una ragazza, la paura che questa possa essere LA ragazza, quella giusta, mi assale.

E non è giusto, perché lui è quello giusto per me.

A interrompere i miei pensieri ci pensa Alex che nel frattempo si è vestito (ovviamente ha messo i jeans, la maglia e le converse, lo conosco, io).

“Andiamo?” mi dice.

Mi alzo dal divano e “Andiamo” gli rispondo.

 


 

“Tu sei al secondo anno, giusto? Piacere, io sono Annie, faccio il primo anno, sono entrata da poco. Queste sono le mie amiche…”

Sono accerchiato da un gruppo di ragazzine mezze brille che mi si buttano addosso come api sul miele. Ho perso di vista Alex. Da quando siamo arrivati alla festa non ha fatto altro che stare appiccicato a quella smorfiosetta.

“Si. Scusami, ma adesso devo proprio andare”.

“Di già? Ma come…” dicono loro in coro.

Ma è fiato sprecato; io nemmeno le sento più.

La casa è piena di gente e c'è un odore pungente di birra nell’aria. Scorgo Zack tra la folla.

“Ehi, amico, hai mica visto Alex qui in giro?”

Zack è un nostro caro amico. Lo abbiamo conosciuto qui durante il primo anno di college, frequentavamo gli stessi corsi. È uno a posto, e l’unico a sapere della mia cotta per Alex.

“L’ho visto qualche minuto fa salire le scale, con quella ragazza…”

“Lisa”.

“Si, esatto. Dai Jack, non prendertela. Vedrai che si stancherà anche di lei”.

Mugugno qualcosa, e Zack si presta a offrirmi qualcosa da bere per tirarmi su il morale.

“Tanto lo sai, stasera tornerà da te strafatto e chi sarà a prendersi cura di lui, eh?”

“Non lo so, Zack. È evidente che lui mi vede solo come un amico. E non posso mica costringerlo”.

“Due amici non si guardano come vi guardate voi”.

“Ci siamo sempre guardati così, non è cambiato nulla”.

“Sarà. Oh Oh, parli del diavolo…”

Di scatto mi volto verso le scale. Alex sta scendendo al piano di sotto, barcollante. Lo vado a recuperare e lo trascino fuori mettendomi un braccio intorno alle spalle.

“Quella piccola vipera…” lo sento biascicare, “Non la sopporto proprio”.

Ci sediamo sugli scalini della porta di servizio. “Che è successo?”

“Abbiamo litigato” sospira. “Di nuovo” aggiunge.

“Forse non è quella giusta per te” dico, poggiando i gomiti sulle ginocchia e rivolgendo lo sguardo a terra. Non ce la faccio a guardarlo in faccia. Sento che stasera potrei crollare.

“Già” mi fa eco lui. “E sai cosa? Non è mai quella giusta. Tu” dice, premendo l’indice contro la giacca di pelle, “Tu sì che sei quello giusto”.

E mi abbraccia, dandomi un lieve bacio sulla guancia, merito dell’alcol.

Mi volto verso di lui. È lì, appoggiato sulla mia spalla, con gli occhi chiusi e l’espressione sognante, a pochi centimetri dalla mia faccia e io non ce la faccio proprio a resistergli.

È andata.

La cosa buffa è che lui non si ritrae, non sembra infastidito, ma ricambia il bacio.

“Andiamo a casa?” sussurro. Lui mi fa cenno di sì con la testa.

Durante il tragitto, si aggrappa alla manica della mia giacca e mi cammina fianco a fianco, un po’ per sorreggersi, un po’ perché… beh, mi piace pensare che gli piaccia.

È la notte più bella della mia vita.

 


 

È la settimana più frustrante della mia vita.

Da quando io e Alex ci siamo baciati, quella sera, non fa altro che evitarmi.

Frequenta le lezioni a orari differenti dai miei e, come è ovvio, non ci ritroviamo mai in casa nello stesso momento. Le nostre domeniche appesi alla tv sono state sostituite alle noiose uscite con Lisa.

Quando rientra in casa a tarda sera e mi trova ancora sveglio sul divano, biascica un “ciao” e va subito a chiudersi in camera sua.

Perfetto, mi dico. Da migliori amici a estranei nel giro di una notte.

Ma d’altronde, cosa mi aspettavo? Che ricambiasse i miei sentimenti e decidesse finalmente di stare insieme a me? No, non è da Alex. È una cosa troppo rischiosa per lui.

Potrebbe anche affrontare l’argomento e chiudere la questione, ma no, lui preferisce starsene in silenzio a elaborare chissà quali pensieri e decisioni.

E il colpo di grazia arriva proprio quella sera.

 

“Mi sposo”.

Lo dice così, tutto d’un fiato, mentre sto mangiando la mia pizza sul bordo del divano, ancora sull’uscio della porta. La fetta quasi mi va di traverso.

“Che cazzo hai detto?” gli dico, tossendo.

“Si, Jack. Mi sposo. E tu non sei invitato” e lo dice con quell’espressione seria in volto che odio.

“Ma sei pazzo? E con chi, di grazia?”

“Con Lisa, la mia ragazza”.

“La tua ragazza a cui ti diverti a metter le corna con i tuoi migliori amici?”

“Sei tu che mi hai baciato, Jack. Io ero solo ubriaco”.

“Povera vittima” nel frattempo, mi sono alzato e adesso sto proprio di fronte a lui, “Quindi hai intenzione di sposare una ragazza che a mala pena conosci per nascondere tutto, mi sbaglio?”

Lui non mi risponde, continua a guardarmi con quell’aria di strafottenza.

“Sai che c’è? Ti ringrazio di non avermi invitato a quella farsa che state mettendo su tu e la tua fidanzata. Tienitela stretta, Alex, e non venire da me quando…” lo guardo un’ultima volta, una mano già sulla maniglia della porta, “Va’ al diavolo” dico, e mi sbatto la porta alle spalle.

Per l’ultima volta.

 


 

Un anno dopo.

 

“Un martini con ghiaccio, grazie”.

“Arriva subito”.

Eccomi qua. A servire clienti al bancone di un bar per racimolare qualche soldo per pagare l’affitto. Da quando me ne sono andato da casa di Alex, anzi, mia e di Alex, non l’ho quasi più rivisto. Eccetto per quelle rare volte in cui ci siamo incrociati nei corridoi, evitandoci a vicenda.

Sono andato a vivere da Zack, dove nel frattempo si era liberato un letto, ma non è più la stessa cosa. Faccio tutto controvoglia e non ho ancora dimenticato.

Non l’ho ancora dimenticato.

Passerà, dico fra me e me, preparando il martini per la ragazza seduta al bancone.

Sul piccolo palco che ogni sera ospita qualche cantante in cerca di successo, nel tentativo di farsi notare da qualche pezzo grosso tra la folla, sale il proprietario del locale.

“Questa sera abbiamo con noi un’ospite giovanissimo e già pieno di talento” annuncia alla folla. “Grazie, grazie…” sento rispondere al ragazzo mentre gli do le spalle, intento a preparare il drink. “Vorrei dedicare questa canzone a una persona speciale che è qui in sala stasera. Vorrei dirgli che aveva ragione, su tutto. Come sempre. E che vorrei che le cose tra noi tornassero come prima. No, meglio di prima. Perché avevo quello che ho sempre cercato proprio al mio fianco e me ne accorgo solo adesso”.

 

Ehi, ma questo è…

 

Where are you now

I'm a fool for asking

but I

let you under my skin

and I

I've never been the same again

So don't ask me how

I keep myself together

‘cause I'm

hardly together

and I

gladly surrender

But I can't find the nerve to say it's alright

I can't find the nerve to say I miss you more

than anybody should

 

Mi volto e lui è lì, sul palco, mentre imbraccia la sua amata chitarra e guarda me. Sì, sta guardando proprio verso di me. E io non so cosa fare.

 

So take me to your bed

and we can mess around

like we never meant anything we said

I need you to feel again

don't mess around

Just let me in

and take me to your bed

 

“Ehi cameriere, il mio Martini?”

Ma io già mi sto togliendo la divisa e corro verso le quinte del palco.

Lui sta scendendo i gradini lentamente, si toglie la chitarra e la poggia con cura contro un angolo. Non mi sente arrivare e io mi butto contro la sua schiena trattenendo le lacrime, cingendolo in un abbraccio.

“Sei il solito stronzo megalomane, non bastavano le scuse eh?”

Lui si volta “Non dopo tutto quello che ti ho fatto. Scusami Jack, non avrei mai…”

“Va bene, va bene così. Scuse accettate” lo fermo, mentre con una manica della felpa mi asciugo gli occhi, “Quindi alla fine l’hai sposata…?”

Scuote la testa e ride. Dio, quanto mi era mancata quella risata.

“Appena hai chiuso quella porta mi sono accorto di che grande cazzata stessi facendo. Avevi ragione, volevo sistemare tutto con il matrimonio, perché sentivo anche io che in quel bacio c’era qualcosa di più… e ho avuto paura, davvero”.

“Non sai come io sia stato male in quest’anno. Ero abituato ad averti sempre intorno e quando me ne sono andato è stato difficile anche per me. Potevo sopportare le tue cotte passeggere, ma sposarti… Alex, sarebbe cambiato tutto. Io … non credo di essere pronto a lasciarti andare. Quello che provo per te, me lo sono tenuto dentro per troppo tempo. Alex, io ti…”

Ma non ho il tempo di finire che lui risponde.

“Anche io” mi dice, sorridendomi.

 

Who are you now?

Do I want to know

or am I

asking for something that I

know is probably gonna rip me open

I let you down

and I deserve to feel it

Yes, I just can't believe

but I need to believe it

‘cause I can't find the nerve to say it's alright

I can't find the nerve to say I miss you more

than anybody should

 

 


 

Hola bella gente!

Eccomi di nuovo qua, questa è la prima volta che scrivo una jalex (e si vede) , ma fra proposte di matrimonio e baci inediti dovevo pur fare qualcosa!

L'idea principale è di @ _SemiAutomatic, che mi da sempre una mano con le FanFiction e mi invoglia a scrivere (quindi se non vi piace, potete picchiare anche lei!)

Se vi va, lasciate una piccola recensione che sarò molto felice di leggere.

Grazie mille, e alla prossima!

   
 
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