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Autore: Colli58    26/07/2015    4 recensioni
Quel viaggio verso l’oceano in burrasca serviva a riguadagnare un po’ di intimità. C’erano state poche occasioni per loro stessi da quando avevano deciso di avere un figlio e in fondo tornare nella casa al mare per un po’ di coccole, proprio dove tutto aveva avuto inizio, era così romantico a pensarsi.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Achab Story'
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Lei gli aveva messo in corpo una certa fretta, una certa urgenza. Lui non si era fatto pregare.
Venti minuti dopo la loro tappa, le porte del garage della villa si aprirono di fronte alla berlina di Castle.
Una volta in casa Castle si occupò delle imposte aprendo solo quelle della cucina e di una finestra nel soggiorno da cui si poteva vedere la spiaggia con l’oceano in burrasca.
Mentre Kate saliva le scale per portare la piccola borsa con il loro cambio al piano di sopra, armeggiò con il riscaldamento e accese il camino. Il custode aveva predisposto una temperatura minima, ma era il caso di aumentarla per stare… beh comodi e poco vestiti. Voleva che l’ambiente fosse caldo e accogliente.
Visto che Kate lo aveva stuzzicato per tutta la tranche finale del viaggio, non vedeva l’ora di svestirla con lentezza, come scartare una pralina prelibata per poi assaporarla godendo di ogni sfumatura del suo sapore.
Quel pensiero poteva sembrare spinto, puramente carnale e lo era in effetti, inutile negarlo. Era impaziente di averla. La loro intimità gli era un po’ mancata se si escludeva qualche piccola attenzione in più per lei. Venerava il corpo di Kate almeno quanto la sua forza ed al suo coraggio, insomma era uno schianto e sexy anche infagottata nel suo pigiama invernale. Che cosa c’era di più bello che scoprirla con attenzione e farla sentire la donna più fortunata del pianeta? Modestia a parte ovviamente.
Si guardò intorno: le luci soffuse erano quanto di meglio potesse avere in quella giornata temporalesca, quindi decise di lasciare il lampadario spento così come le applique. La luce del fuoco era perfetta.
Trascinò il divano più avanti, verso il camino e poi saccheggiò tutti gli armadietti che nascondevano cuscini e coperte. Guardò il grande tappeto e sbuffò: non era comodo e adatto a quanto aveva in mente.  Si diresse verso l’atrio che dava sull’uscita posteriore e riuscì a trovare nei cassoni di legno i materassi dei lettini da esterno.
Kate era rimasta al piano di sopra, probabilmente stava sistemando qualcosa anche lei, ma Castle aveva un piano ovvero trasformare il soggiorno in un comodo rifugio. Adorava farlo fin da bambino, quando si costruiva una sorta di fortino nella propria stanza usando la biancheria della casa. Aveva vissuto grandiose avventure alla Tom Sawyer con la sola fantasia. Doveva ovviamente aggiungere un abbondante tocco di romanticismo con luci adeguate e la comodità degna di una regina.
Su quest’ultimo aspetto doveva ancora lavorare molto.
Tappezzò quindi di materassini il pavimento davanti al camino, coprendo il tutto con plaid di lana e cotone. Accese le candele appoggiate sulle mensole e sul ripiano davanti al fuoco, mise in play lo stereo dopo avervi inserito un CD.  Verificò che lo strato di materassini fosse abbastanza spesso, comodo e confortevole, e per farlo ci si rotolò un paio di volte. Disseminò il tutto di cuscini.
Quando fu di nuovo in piedi si avviò verso la cucina e stappò una bottiglia di vino rosso.
Un prezioso sorso di buon nettare da dividere con lei. Portò anche del cioccolato e degli stuzzichini salati, formaggio stagionato e frutta ben lavata, lasciandoli depositati sul tavolino da caffè che avvicinò al suo campeggio da soggiorno. Infine posò il proprio ipad sul divano. C’erano quelle due cose da leggere che avrebbero interessato entrambi, anche se probabilmente più in là nella giornata.
Il suo sguardo si mosse lungo la stanza e stavolta annuì soddisfatto: indubbiamente avevano un letto comodo in cui stare al piano di sopra, però quella variazione gli era sembrata una cosa divertente e romantica allo stesso tempo, qualcosa che a casa loro probabilmente non sarebbe mai riuscito a replicare.

Kate aveva raggiunto la stanza padronale aprendo le imposte delle finestre che davano sull’oceano.
La luce era poca a causa del maltempo e la stanza era piuttosto fredda.
Aumentò la temperatura con il termostato, dopodiché si infilò in bagno. Si sentiva bene dopotutto, carica ed elettrizzata. Dopo giorni di fatica si voleva rilassare e divertire con suo marito.
Si svestì e si preparò con qualcosa che avrebbe dato a Rick un momento di piacere aggiuntivo. Il completo intimo che aveva indossato era minimale, sexy a modo suo ma soprattutto spiritoso. I due triangoli del reggiseno nero erano decorati con allegri nasi da maiale rigorosamente rosa. Sul lato B dello slip un piccolo vello di stoffa dello stesso colore aggiungeva un tocco sbarazzino a quell’indumento tanto succinto. Qualcosa con cui Rick avrebbe potuto giocare. Amava essere stuzzicato con certi dettagli come molti uomini, ma a differenza dei più, soprattutto degli uomini del proprio passato, era ingegnoso e fantasioso non limitandosi a sfilarglielo dopo pochi secondi. Ci giocava, esaltava i preliminari con umorismo. Faceva sempre un bel po’ di caos e avrebbe escogitato qualcosa di pazzo persino su un piccolo ritaglio di stoffa. Anche le sue follie verbali erano un preliminare, come i suoi occhi colmi di desiderio.
Ricorreva raramente a incentivi di quel tipo anche perché non erano realmente mai stati necessari. Non voleva nemmeno che diventasse una cosa scontata o banale. In quel particolare caso l’intento era più quello di sdrammatizzare, di potersi divertire insieme e abbandonare i pensieri cupi di quella settimana. Si era ricordata di averlo acquistato per la festa di halloween l’anno prima e di non averlo mai mostrato a Rick, così l’occasione di quella fuga romantica gli aveva dato l’idea di riesumarlo dal cassetto della biancheria.
Era solo un gioco per lui e per la loro eccitabile fantasia, cosa che con Castle non era mancata, tantomeno a letto. Si specchiò compiaciuta e strinse le labbra pensando al corpo di Rick.
Fisicamente era potente, caldo e molto bravo ad assecondare le sue esigenze quindi il più delle volte non serviva altro che la loro passione per farli stare meravigliosamente aggrovigliati per ore. Forse aveva osato un po’, ma era sicura che l’avrebbe adorato e insieme… beh non si sarebbero di certo annoiati.
Si specchiò di nuovo scrutando le sue forme: il corpo si stava arrotondando, il seno aveva acquistato una mezza taglia aggiuntiva ed il ventre era leggermente più prominente. I primi cambiamenti erano visibili e avrebbero attratto l’attenzione di Castle: non solo li avrebbe notati ma si sarebbe soffermato su ogni piccolo dettaglio di lei.
Sospirò. Era impaziente? Eh sì, sì.
Lo desiderava in modo viscerale e si chiese se fosse normale nella sua condizione essere così eccitabile. Si massaggiò le braccia per riscaldarsi, la temperatura faticava ad aumentare nonostante il riscaldamento acceso, del resto quella casa era enorme. Così decise di fasciarsi con delle lenzuola e provare a cercare suo marito che, stranamente, non si era ancora fatto vivo. Guardò i calzini ai propri piedi, erano adatti alla sua tenuta sbarazzina e decise di tenerli comunque per evitare di prendere freddo con cattive conseguenze per sé e per il bambino.
Si strinse per bene nelle lenzuola, dandosi un ultimo sguardo nello specchio e poi uscì dalla stanza. Dal pianerottolo percepì della musica al piano di sotto. Rick stava sicuramente organizzando qualcosa per lei.

Castle, indaffarato con i preparativi, si accorse del tempo passato e che Kate non era ancora scesa. Fece qualche passo per salire le scale trovandosela di fronte sul pianerottolo del primo piano, fasciata in un paio di lenzuola. I capelli erano liberi sulle spalle. Ai piedi aveva un paio di calzini bianchi e le gambe erano nude sotto i lembi di tessuto della sua toga improvvisata.
“Dimmi che hai preparato un’alcova al piano di sotto.” Mormorò con un sorriso teso. “Di sopra si gela…”
Lui annuì con gli occhi che si riempivano di ogni centimetro di lei.
Le sorrise incuriosito. “Animal House?”
Kate mostrò la gamba scoperta e mosse il piede con il calzino bianco.
“Risky Business?” tentò di nuovo.
Kate fece scivolare il lenzuolo sulle cosce e ondeggiò con il bacino mettendo in mostra il codino.
Castle sospirò estasiato. “Miss Piggy in versione hard…”
Kate scese lentamente stando attenta a non inciampare e finì nelle braccia di Castle.
“Avevo giusto bisogno di un paio di lenzuola…” Sussurrò lui al suo orecchio.

Il fuoco del camino non era nulla paragonato a quello che stava accadendo tra loro. Il trasporto era stato immediato. L’alcova che Castle aveva improvvisato in soggiorno si dimostrò perfetta per accoglierli entrambi, desiderosi di effusioni.
Castle le aveva sfilato le lenzuola di dosso, lentamente, stendendola sui cuscini comodi. Aveva assaporato ogni centimetro della pelle di Kate, aveva giocato con il suo completino, senza toglierlo dal suo corpo aveva provato ogni possibile esperienza tattile e sensoriale. Aveva gustato il suo sapore, la vellutata consistenza della sua pelle. Aveva saggiato le sue nuove rotondità con le dita, con le labbra, con la pelle del proprio corpo e Kate aveva gioito di ogni sua attenzione, ricambiando con entusiasmo. Avevano riso stuzzicandosi in quel letto improvvisato. Si erano comportati come due ragazzini chiassosi fino a che il desiderio reciproco era stato così travolgente che non c’era stato bisogno di altro. Le ballate rock and roll della musica in sottofondo scandirono nuovi ritmi nel fare l’amore. La forza con cui entrambi si cercavano era carica di aspettative mentre esploravano una nuova sensibilità: Castle era più attento, la sua consueta irruenza era moderata da movimenti più gentili, ma non per questo meno entusiasmanti nonostante lei fremesse per avere di più. La loro chimica si fece strada senza problemi anche in quell’occasione.  
Kate chiuse gli occhi ansimando per l’ennesima volta, rapita dal piacere, dalla vibrazione intensa che il suo corpo eccitato e soddisfatto.
Strinse la testa di Castle, ricurva sulla propria, sentendolo arrivare al climax, lo accarezzò baciandolo sul collo sudato, avvinghiandosi al suo corpo e facendolo ricadere dolcemente su di lei, intensificando il piacere del contatto.
La faceva impazzire, le faceva perdere il controllo e quella sensazione paradisiaca nel tempo era diventata un completo abbandono ai propri sensi tra le sue braccia. Fiducia in lui, passione. Tra le sue braccia non sarebbero accadute che cose buone.
In quel momento la potenza del piacere era al massimo, probabilmente come la loro libido, ma, dio… Rick era stato grandioso! Lasciandosi sopraffare dalle emozioni continuò a baciarlo, sul collo, sulle orecchie, sugli zigomi e finì per prendersi di nuovo le sue labbra ansanti. Castle si spostò di lato, puntellandosi con un solo braccio e accogliendo la bocca di lei nella propria. La divorò in un lungo passionale bacio. Poi fece scivolare le labbra sul suo mento risalendo verso il suo orecchio. “Mi mandi a fuoco piccola…” Mormorò senza fiato. Avvertì il sorriso nascerle sul volto. La sentì rilassare i muscoli del corpo sotto il proprio, nel torpore del piacere. La sentì però stringere le gambe attorno alle sue.
“Attenta, sono pesante Kate.” Lei si mosse lentamente lasciando che il corpo di lui scivolasse al suo fianco, ma senza allontanarsi. I loro visi ora si trovavano l’uno di fronte all’altra. Le labbra gonfie e rosse, il sorriso felice, gli occhi ancora scuri per l’eccitazione. Per Castle la sua bellezza era in quel momento indescrivibile.
“Troppo tempo…” sussurrò con uno sguardo estasiato e divertito. Grugnì e mugolò di soddisfazione stendendo le gambe stanche.
“Già…” Kate si prese un lungo respiro per dare ossigeno ai polmoni. Alzò la mano e fece scorrere le dita sul mento di Rick, irruvidito dalla barba del giorno prima. Arrivò alle labbra, le accarezzò mentre lui giocherellava soddisfatto con la punta della lingua sui suoi polpastrelli.
La libertà di essere disinibiti era una cosa rara a casa loro, stare in quel modo, in salotto nudi davanti ad un camino acceso, aveva qualcosa di gratificante. Godere della possibilità di fare l’amore in modo rumoroso, appassionato non era da tutti i giorni. Succedeva raramente al loft e alcune volte le loro effusioni in soggiorno erano state interrotte dall’arrivo di Martha o Alexis. Kate adorava entrambe ma talvolta la possibilità di vivere pienamente la loro passionalità gli era preclusa a causa della famiglia. Il bisogno di intimità era cresciuto, c’erano stati alti e bassi tra loro, i motivi erano differenti ma le ragioni predominanti erano state il lavoro e l’impossibilità di essere soli e lasciarsi andare alla passione. Forse Rick pensava la stessa cosa perché era determinato a fare interventi sostanziali al loft. Non solo per il piccolo in arrivo oppure per darle un suo ufficio, credeva che ci fossero in gioco anche il bisogno di uno spazio tutto loro in cui stare soli e in piena libertà. Alexis era adulta e capiva la loro esigenza ma un piccolo Castle non lo avrebbe potuto capire subito. Non era un aspetto della vita di coppia che voleva perdere con la maternità anche se immaginava che dopo aver avuto il piccolo la libido tra loro sarebbe diminuita a causa degli ormoni, però desiderava che lui continuasse a cercarla in quel modo. 
La sua mano passò dalle sue labbra al suo naso, risalì con l’indice la linea del setto e finì con l’affondare nei capelli scompigliati e sudati. Rick afferrò un cuscino e lo trascinò a sé, posandolo sotto la propria testa e inspirò compiaciuto.
“Confesso che non vedevo l’ora.” Mormorò con un sorriso furbo. “Non immaginavo che ti eri anche… preparata in questo modo!” Aggiunse facendo roteare gli occhi spostando lo sguardo sul suo corpo rilassato.
Kate sbuffò muovendosi con misurata lentezza. “Non sei il solo ad essersi organizzato.”
Castle aveva accarezzato ogni dettaglio di lei ma non gli bastava comunque. Vezzeggiò il suo fianco con le dita. Si alzò e afferrò un lenzuolo abbandonato poco distante. Lo prese e lo stese su di loro, non prima di aver lasciato un altro morso sul gluteo di Kate. Lei rise sorpresa e lo trascinò di nuovo sui materassi. Castle coprì entrambi, ma Kate abbassò il lenzuolo dal suo torace per poterlo accarezzare.
Castle abbandonò la testa sul cuscino e alzò il mento sorridendo. Kate si sporse su di lui facendogli scivolare la mano sul petto.
“Una bambola gonfiabile non può fare nulla di tutto questo…” disse con finta serietà. “La mia splendida moglie bruna non ha termini di paragone. Direi che ho fatto un affare!”
Un cuscino calò improvviso su di lui da divano alle loro spalle. Kate lo aveva afferrato e lo aveva scaraventato sulla testa matta di suo marito.
“Ed io che pensavo volessi fare il romantico!”
“Non voglio essere banale…”
“Ah, ecco!” replicò Kate alzandosi. Castle si mosse per fermarla.
“Ho solo bisogno di andare in bagno.” Mormorò avvicinandosi a lui e dandogli un buffetto sulla punta del naso. “Non ho intenzione di lasciarti qui solo a lungo.” Si alzò muovendosi con grazia e lentezza a sufficienza affinché lui potesse ammirarla. Cosa che Castle fece con avidità. Quando lei scomparve oltre il muro del corridoio, si stiracchiò e si stese meglio sui materassini. Sorrise e intrecciò le mani dietro alla testa, compiaciuto. Era spossato, aveva dormito poco e in quel focoso round aveva messo molte delle sue energie, ma non aveva alcuna intenzione di addormentarsi. Attese il ritorno di Kate canticchiando.
Lei si guardò allo specchio, il sorriso nel riflesso era furbo e gemette mordendosi le labbra. Le vibrazioni del piacere non si erano ancora placate ma l’effetto delle endorfine stava smorzandosi lentamente tanto che i primi leggeri capogiri dovuti alle nausee si fecero sentire. Raccolse i capelli e si sciacquò il viso. Il suo sorriso compiaciuto non intendeva abbandonarla.
Si rinfrescò e poi uscì dal bagno per tornare da Castle.
“Tutto Ok? Stai bene?” Le chiese lui appena la vide.
“Dove hai lasciato il mio esuberante scrittore?”
“Dai, non prendere freddo…” Replicò Castle con uno sguardo divertito. Lei scivolò al suo fianco, attratta del suo calore. “Non voglio abbandonare il tono della giornata, ma…” le accarezzò il viso coprendola con una coperta, “abbiamo già dato al nostro fagiolino un po’ di mare mosso, meglio evitargli l’inverno siberiano!”
“Esagerato” Replicò Kate divertita. Lui si tuffò sotto le lenzuola e baciò accuratamente il suo ventre, parlando con serietà. “Scusa piccolo, oggi mamma e papà ti agiteranno un po’ le acque, ma staremo attenti a non farti alcun male. Però tappati occhi ed orecchi soprattutto quando sentirai la mamma dire certe cose al papà ok? Te le spiego quando sarai più grande.”
Kate rise e fece riemergere Rick dalle lenzuola, questi si stese accanto a lei raccogliendo un paio di cuscini per posizionarli meglio sotto le loro teste.
“Immagino sarà un discorso interessante, quando accadrà.” Aggiunse Kate.
“Dai sempre per scontato che sarà un lui?”
Castle negò. “In ogni caso ci sarà da affrontare il discorso sesso, prima o poi!”
Kate fece una smorfia. “Spero più poi che prima…”
“Sì, è un momento terribile.”
Risero entrambi consapevoli che li aspettava una grande avventura.
“Hai preparato il vino…” Kate indicò interessata la bottiglia di vino rosso che campeggiava sul tavolino da caffè alla sua destra. Quando erano entrati in soggiorno erano così presi da loro stessi da non prestare attenzione ad altro che al bisogno reciproco. Rick aveva pensato a tutto, c’era un interessante assortimento di prelibatezze, sinonimo che l’organizzazione di quella fuga romantica aveva avuto un percorso complicato. Si chiese quando Rick avesse avuto il tempo di chiamare il guardiano e fargli fare della spesa. Riusciva sempre a convincere le persone che lavoravano per lui a fare cose in orari improbabili. Tanto di capello al suo potere di persuasione.
Castle si alzò e allungò a Kate la propria camicia. “Un goccio non ti farà male. Per festeggiare.” Disse prendendo il vino e un solo bicchiere, poi tornò a sedere mentre Kate indossava la camicia per tenersi più al caldo.
“Sicura che è tutto ok?” Chiese di nuovo Castle e lei annuì. “Sai, non siamo stati… proprio sobri… questa volta.” Kate rise divertita. “Sobri?” Disse sistemandosi meglio. Spostò alcuni cuscini a ridosso del divano, la cui base forniva loro una sorta di testiera per il letto improvvisato. “Era sesso, splendido, intenso, meraviglioso sesso, non potevamo essere sobri!”
Le sedette accanto. “La miglior donna di sempre!” Esclamò per poi andarle a baciare il lobo dell’orecchio sinistro. Il sorriso sul volto di entrambi non accennava a dissolversi. Kate prese un lungo sorso di vino e le gustò trattenendolo sul palato.
Gli occhi di Rick erano fissi su di lei, con lo sguardo stanco di chi ha dormito poco ed era a dir poco adorabile.
Si piegò su di lui e fece scontrare i loro nasi. Lui prese il suo bicchiere, bevve un sorso di vino prima di posarlo a terra, accanto al divano. " A noi tesoro."
"A noi." Rispose divertita.
“Miss Piggy, lo sai che sei un vero vulcano?”
Kate gli regalò un leggero colpo con la spalla. “Mi sei mancato…”
Castle sospirò. “Sono disposto a fare queste 100 miglia ogni volta che vorremmo stare soli, tesoro, se deve andare così bene!” Lei sbuffò e si accoccolò a lui.
“Quando lo hai preso?” Castle afferrò il piccolo e curioso reggiseno di Kate, abbandonato nel loro giaciglio.
“E davvero simpatico.” Aggiunse facendo smorfie in sincrono con il suo pigiare sul naso di porco di una delle due coppe.
“Per Halloween, l’anno scorso. Poi abbiamo avuto quell’omicidio…” Replicò Kate divertita.
Castle sembrò pensare. “Il tipo travestito da Frankenstein ma con il coltello vero nella testa. Bel caso.”
Era stato davvero un caso assurdo, degno di Castle. Si scambiarono occhiate divertite.
Castle grugnì di nuovo portando l’indumento che aveva in mano al viso e inspirò con un’aria estasiata.
“E’ stata una settimana pesante, avevamo bisogno di staccare.” Aggiunse appoggiando il suo naso al naso finto del reggiseno. “Oink!” Esclamò.
Kate fece una smorfia. “Ne avremo altre. Settimana prossima…”
“Non ho alcuna voglia di partire per Montreal.” L’anticipò Castle e lei sorrise scuotendo il capo. Giocherellò con le dita sulle coperte.
“A me basta sapere che non ci sia lei...”  Non c’era bisogno di fare nomi.
“Non ci sarà. Tranquilla.” Le fece l’occhiolino. “Ti basta davvero?”
“Ho qualche altra possibilità?” Ironizzò.
“Potrei restare.” La buttò lì Castle. Sapeva di non avere chances ma poteva sempre addurre qualche scusa anche se rischiava di essere scorticato vivo da Gina. Era un rischio che valeva la pena di correre per Kate.
“No.” Sentenziò Kate scuotendo il capo. “E’ il tuo lavoro e poi sono pochi giorni, passeranno velocemente.”
“E’ l’idea di lasciarti qui sola, ora…”
“Staro bene Rick! Sarò piuttosto indaffarata.”
“Mi devi promettere che mangerai sano e che laverai bene frutta e verdura. Ma soprattutto che starai lontana dai guai e che al minimo problema mi chiamerai!”
“Castle ho un caso da istruire. Ci sono con me Martha, Alexis e Lanie. Mio padre, persino ragazzi al distretto. Tu piuttosto sta attento.” Appoggiò la mano sul torace e fece scorrere un polpastrello sulla pelle discontinua di una piccola cicatrice.
“A cosa? Orde di signore agitate non dovrebbe essere particolarmente minacciose o rischiose.”
Ironizzò scuotendo il capo. Kate fece una smorfia.
“Non si può mai dire in quale corpo si annidi una mente malata…”
“Ah beh…” Sbottò Castle, “se la metti così sono spacciato.”
“Non accettare inviti a cena da gente strana e niente autografi sulle tette!”
“Lo sai che da quando sto con te ho smesso con questi vizi.”
Lei annuì con un sorriso.
“Ma le tue mi fanno venire voglia di altro! Mmmm guarda tu che morbidezza!” Esclamò accarezzandola.
Kate sì lasciò coccolare. Si strinse di nuovo a lui che accarezzò dolcemente la sua schiena. “Non dire stronzate… Sai cosa intendo…”
Castle le diede un bacio tra i capelli prima che lei sollevasse lo sguardo sul suo viso. Incrociò i suoi occhi chiari.
Un colore definito come freddo ma che in quel momento era il veicolo dell’espressione più dolce e calda che avesse mai visto. Ed era per lei. Deglutì e si sforzò di sorridere.
“Sappiamo bene entrambi che dobbiamo sforzarci di farlo. Di affrontare la situazione con… coraggio.”
Castle annuì. “Non significa che ne abbiamo voglia… intendo di allontanarci.” Specificò gesticolando. “E negli ultimi giorni non sono stato molto affidabile per te.”
Kate sbuffò. “Se ti scusi ancora una volta ti sparo in una gamba…”
“Hai portato la pistola?” Castle sgranò gli occhi. Le annuì lentamente.
“Sempre pericolosa…” vocalizzò Castle con un mezzo sorriso.
“Senti, hai paura… ce l’ho anche io ok? Credi davvero che non ti capisca?”
Castle espirò. “Non dovevo farmi trascinare dalla situazione.” Le fece scorrere il dorso della mano sul collo con un gesto lento.
“Ero così preso a pensare al tuo avanzamento di carriera, a tutti i cambiamenti elettrizzanti che ci si prospettano a breve… Era tutto così grandioso e poi puff! Mi sono ritrovato a rivedere certe situazioni del passato…”
Kate ascoltò attentamente. Si allontanò leggermente da lui per poterlo vedere meglio in viso, ma rimase il più possibile a contatto con il suo corpo ancora completamente nudo e caldo. 
Castle si umettò le labbra e scosse il capo. “E poi il dover partire per Montreal.” Tornò a guardare Kate negli occhi.
“Troppe cose tutte insieme?” Chiese lei deglutendo con un’espressione curiosa. Castle sospirò continuando ad accarezzare la sua pelle.
“Credo di sì. Questa settimana non ci siamo fatti mancare nulla. L’unica nota positiva è stato il tuo test con Brady.”
“Anche l’allontanamento di Denver.”
“Di lui preferisco rimuovere il ricordo, ma se si avvicina ancora a te…”
“Castle…” Lo richiamò lei.
“Non mi fido e a saperlo in città mi fa stare sulla difensiva.” Sbottò Castle incupito. Il ricordo di quello stronzo gli faceva ribollire il sangue.
“E’ stato messo agli arresti domiciliari, in attesa di giudizio.” Commentò Kate.
Castle annuì. “Sempre troppo vicino a te comunque. Lo odio.”
Kate tentennò con il capo. Anche lei detestava quel cialtrone, ma percepiva che Rick era ancora maledettamente incazzato con lui.  “Abbiamo un sacco di cose più importanti a cui pensare ora.” Chiarì.
“Sono sicuro che sapremo come cavarcela. Siamo piuttosto bravi a risolvere problemi e non saranno certo un coglione come quello e le scartoffie ad avere la meglio sulla nostra vita.” Sorrise socchiudendo gli occhi pensieroso. Il fragore del vento si unì alla musica di sottofondo andando a coprire il silenzio che si era creato nei minuti che seguirono.
Kate aveva tante cose da chiedere e non riusciva a trovare il punto di partenza.
Lui l’anticipò. “Sei pensierosa ad un tratto. Cosa ti turba?”
“Riguardo all’altro giorno, sai per le tue paure…” Lui le sorrise e la invitò a continuare. Aveva deciso di accettare la sua richiesta di parlarne? Per Kate quel gesto era di apertura e lo considerò un sì.
“Ho sempre pensato che avessi perdonato Meredith visto il buon rapporto che c’è tra voi. Però capisco che certe cose ti fanno ancora male…” Disse con un velo di timore. Non sapeva se fosse la mossa giusta. Poteva intuire che Rick era vulnerabile, reso tale da quel magico momento che lega due anime che si sono amate intensamente e che sono emotivamente ancora unite. Per un secondo pensò di essere scorretta, ma c’era una parte di lei che aveva assolutamente bisogno di percepire la forza di quel coinvolgimento emotivo. Lo vedeva nelle sue espressioni, lo sentiva nei suoi tocchi. Era meraviglioso, elettrizzante e colmava il cuore. Anche lei era vulnerabile. Sensibile alle sue reazioni. 
“Non so se l’ho perdonata oppure ho semplicemente accettato quello che è, un’irresponsabile. Ho cercato di fare finta che fosse normale per il bene di Alexis e che si trattava di una eventualità che poteva accadere.”
Fece una risata sgangherata. Kate lo osservò.
“Sai, la ragione per cui ho voluto venire qui oggi è soprattutto per la possibilità di parlare, noi due soli.”
Castle strizzò gli occhi. “Pensavo per il sesso…” Kate rise davanti alla sua espressione birichina.
“Anche!” Gli fece il verso, prima di notare lo sguardo del suo uomo addolcirsi.
“In realtà anche io…” Rispose Castle con calma. “Poi anche per il sesso, ovvio!”
Kate gli diede un bacio sul naso.
“Hai ancora voglia di chiedermi qualcosa sul mio passato?”
Lei annuì. “Ti va di farlo?”
Castle si mise più comodo, inspirando. “Da dove iniziare…” Mormorò.
Espirò lentamente prendendo Kate per una mano. “Lei ha fatto un casino nella mia vita. Certo siamo passati dall’essere una coppia tutta alcool ed eccessi, ad un matrimonio riparatore. Perché inutile nasconderlo, lo era.” Decretò infine facendo spallucce per minimizzare. “Giusto per sottolineare come tu non sia certo lei e questo matrimonio ha un significato ben diverso. ”
Kate sorrise. Era felice che sottolineasse la differenza tra Meredith e lei. Non che volesse mettersi in competizione, non c’era storia, ma era la ragione che rendeva Castle più sereno, ed era quindi una buona ragione. Beh, poi sapere di essere molto, molto di più delle donne del suo passato era gratificante.
“Durante la sua gravidanza… com’è stato?” Chiese quindi.
“Sono quasi impazzito… Volevo tutto. Volevo che fosse tutto perfetto e che Alexis avesse la famiglia che io non avevo avuto. Ho cercato una nuova casa, mi sono letto ogni libro possibile sulla gravidanza, sulla maternità e pedagogia. Quindi nonostante io me la facessi addosso dalla paura mi sono messo in gioco.”
Kate sorrise. “E non è poco…”
Lui la guardò sorridendo. “Meredith invece pensava solo a non avere smagliature, piagnucolava sempre per le nausee, non si alzava dal letto. Mi tiranneggiava per il resto del tempo facendosi servire. Poi palestra, piscina, trattamenti di bellezza, cure di ogni tipo. Mai che si fosse interessata a come nutrire la creatura che cresceva in lei. Diceva che io sapevo tutto e che avrei risolto ogni cosa.”
Kate sbuffò. “Comodo…” Castle sorrise. “Già…”
“Tu hai le nausee ma non ti lamenti mai. Sei all’inizio di questa gravidanza e nonostante tu ne sia spaventata ti preoccupi dei miei sentimenti e delle mie paure.”
Kate accarezzò la sua mano. “Le nausee sono gestibili e non saranno lì per molto. Tu sei sempre così apprensivo e mi piacciono le tue attenzioni, non credere il contrario.” Disse scuotendo il capo. “Però questo figlio riguarda anche te, so quanto ci tieni e per questo ti voglio accanto sereno.”
“Capisco.” Rispose l’uomo. “Non vuoi che sia il solo a farmi carico delle preoccupazioni, non è così?”
Kate annuì.  “Non lo vuoi nemmeno tu ed il mio lavoro non sarà una fonte di preoccupazione aggiuntiva. La mia carriera è ad una svolta, come la mia vita ma ti assicuro che non farò l’errore di rinunciare a noi per la carriera. Non è stata la carriera a salvarmi la vita. A darmi tutto questo... E non è gratitudine quello che sento.” Castle la strinse, la racchiuse nel proprio abbraccio e le diede una sequenza di baci tra i capelli.
“Cosa posso desiderare di più?” Mormorò commosso.
Con Meredith la nascita di Alexis era stata offuscata dalla delusione che gli aveva inferto lei con il tradimento, ma prima ancora dalla assoluta mancanza di senso materno. Era stato arrabbiato per così tanto tempo e si era perso molti momenti felici a causa di quell’astio. Si strofinò il viso e si passò una mano sulla fronte dopo aver sciolto l’abbraccio con lei che sapeva ancora meravigliosamente del profumo dei loro corpi uniti.
“Dopotutto non è poi così sbagliato desiderare di volere una famiglia, di essere felice e rendere felici i propri cari.” Disse socchiudendo gli occhi.
Kate negò con il capo. “E’ quello che voglio anche io.”
“Davvero?” Chiese sorpreso. Lei annuì di nuovo. “Sì.”
Il sorriso di Castle illuminò la stanza. “Davvero davvero?”
“Ah ha…” Sottolineò Kate.
“Anche se l’altro giorno ho pensato a me stesso e sono stato egoista?”
“Non è vero e lo sai. Non devi giustificarti… Ho però bisogno di parlare.” Spiegò Kate con calma. Le sue mani raggiunsero le spalle di Rick e le percepirono rilassate. Era stato sotto pressione per giorni. “E poi quella egoista sono io che voglio famiglia e carriera…”
“Te le meriti. Sai che ti sosterrò.”
“Vorrei saperti tranquillo…” Iniziò a dire e lui la fermò.
“Lo sono! Non ci sono reali similitudini tra quanto sta accadendo ora e in passato e non voglio rivangare perché sono sicuro che sarà tutto differente. Quello che succederà lo affronteremo di volta in volta…” Replicò Castle con un sorriso carico di fiducia.
“Tranne per la mia carriera…” specificò Kate, pensierosa.
“Nemmeno quella… Nemmeno sforzandomi riesco a paragonare la tua ascesa alla direzione di un comando di polizia con… beh all’ambizione di girare qualche filmetto di serie c.”
La strinse tra le braccia sospirando. “Non mi farò nuovamente mettere a terra da un brutto ricordo. Quello che dobbiamo fare è costruirne di nuovi e meravigliosi insieme!” Disse infine con enfasi.
“Voglio tanti ricordi di noi, di come la nostra vita cambierà.”
“Nuovi ricordi...” Mormorò assorta pensando alle sue parole. Sicuramente con uno come lui, abituato a immortalare ogni evento, non sarebbero mancati né i modi né le possibilità. Sorrise compiaciuta. 
“Tutti i futuri genitori hanno questi problemi?” Chiese senza aspettarsi davvero una risposta. Era la vita di tutti o era la loro ad essere maledettamente complicata?
“Se ci pensi bene, insieme noi abbiamo un vissuto con una summa di casini che difficilmente una coppia normale possa aver avuto.” Continuò espirando.
“In un certo senso siamo un campione più unico che raro quindi penso che... sì, certi problemi sono comuni a tutte le coppie, noi forse ne abbiamo di più. Siamo anche due persone intelligenti, siamo stati in grado affrontare tutto insieme.”
“Siamo coriacei…”
“Succederà che discuteremo, che ci diremo cose cattive per ferire. Ricordiamo sempre cosa ci ha unito. Non sono le difficoltà Kate…”
“E’ l’amore…” Concluse lei. Rick sapeva come farla sentire bene, amata e protetta. L’amore che lui aveva riversato su di lei aveva sicuramente aspettative così ampie da farla sentire in paradiso e un po’ in ansia allo stesso tempo. Voleva che lui sapesse che ricambiava ogni sospiro, ogni tenerezza e ogni speranza per un futuro sereno. Entrambi si scambiarono un sorriso dolce.
“Il nostro bambino non ne è forse la prova? “Sottolineò Castle e Kate annuì di nuovo.
“E poi lo devo ammettere, il mal comune mezzo gaudio non è nel mio stile.” Abbozzò un drammatico gesto teatrale alla Martha Rodgers.
Stavolta Kate scoppiò a ridere, impreparata a quel cambio di rotta. “Mi sembrava ci fosse troppo zucchero!”
Castle fece un grugnito da maialino e scostò la camicia dal corpo di Kate. Fece scivolare la mano delicatamente sul suo seno. “Mancano ancora tre settimane alla prossima ecografia vero?”
“Sei curioso?” Lei chiuse gli occhi godendo di quel contatto.
“Oh sì. Ti stai arrotondando.” La guardò compiaciuto e poi alzò gli occhi e fissò lo sguardo in quello nuovamente sereno di Kate.
“Spero di non diventare una balena.”
“Si invertiranno i ruoli. Per una volta io sarò Achab e tu Moby Dick… Sarai una bellissima balena.” Specificò stringendola a se e baciandola con tenerezza.
Kate sbuffò. “Su questo non garantisco.”
Castle appoggiò il viso sulla sua spalla. “Porti in grembo nostro figlio. Il più grande dono che una donna possa fare all’uomo che ama. Sarai sempre splendida ai miei occhi.”
“Gonfia…”
“Morbida!” Replicò Castle.
“Stanca e impacciata…”
“Tutta da coccolare!”
“Irascibile…”
Castle strizzò gli occhi. “Quello lo sei sempre. Splendidamente irascibile!”
Si meritò uno schiaffo su una spalla e finirono per scambiarsi un lungo abbraccio, prendendosi il tempo di assaporare quelle parole.
“Forza… vogliamo trovargli un nome?”
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Rieccomi qui in questa torrida estate con questo secondo capitolo. Finalmente le ferie sono arrivate e ho un po' di tempo. Così mi metto in pari con la lettura!
I nostri due sono rapiti in una giornata di coccole amorevoli e discorsi da letto. Anche loro anno bisogno di evadere dalla routine.
Grazie a tutti quelli che mi seguono e che leggono in miei deliri. Avete una gran pazienza eh!!!
Anna

 

  
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