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Autore: Shainareth    27/07/2015    4 recensioni
Ero consapevole che Ambra meritasse tutti quegli insulti, e forse anche qualcuno di più, visto il modo poco amabile in cui era solita comportarsi con gli altri – ed io per prima ne sapevo qualcosa. Tuttavia, non potevo non immedesimarmi in lei e non provare la sua sofferenza: anch’io ero innamorata, e se Kentin avesse avuto per me le stesse parole che ora stava pronunciando contro Ambra… beh, probabilmente mi sarei sentita morire.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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RIVALI - CAPITOLO SETTIMO




Le ultime ore di lezione di quel venerdì pomeriggio sembrarono lente e insopportabili. Nessuno, per delicatezza, commentò ciò che era accaduto in classe, ma il cipiglio corrucciato di Alexy e quello disgustato di Rosalya e Kim parlavano chiaro. Anche Melody aveva in viso un’espressione preoccupata e, conoscendola, immaginai che, oltre a non approvare il comportamento di Ambra, fosse anche in pensiero per Nathaniel che era tornato a lezione soltanto all’ora successiva, con il volto scuro, portandosi appresso sua sorella quasi a forza.
   Per quanto bene potessi volere a Nathaniel, questa volta non mi sarei lasciata abbindolare dalle sue chiacchiere: Ambra poteva avere tutte le attenuanti di questo mondo, ma non era obiettiva e, soprattutto, era stupidamente vendicativa – e in questo, ahimè, lei e Kentin si assomigliavano. Se perciò suo fratello fosse tornato a chiedere il mio aiuto, gli avrei detto un secco no: anche se riuscivo sul serio a scuotere Ambra, sia pure in maniera del tutto involontaria, di certo non lo facevo nel modo giusto, ormai doveva essere chiaro anche a lui.
   In ogni caso, non ci fu tempo per chiarimenti di sorta, perché alla fine delle lezioni fui reclutata di nuovo dal mio gruppo di studio e, benché non fossi dell’umore, mi adattai a seguire i miei amici in biblioteca. Stavolta anche gli altri si unirono a noi sin da subito, e fu proprio durante il breve tratto di strada fra un edificio e l’altro che Kentin mi si affiancò per indagare infine sul mio stato d’animo.
   «Tutto bene?»
   No, ma potevo davvero rispondergli in quel modo? Mi limitai a sollevare le spalle e a fare una lieve smorfia, senza però riuscire ancora a guardarlo negli occhi. «Potrebbe andare meglio», furono le diplomatiche parole che pronunciai.
   Lui rimase in silenzio per una manciata di attimi, ma poi domandò con fare retorico: «È di nuovo per via di Ambra?»
   Mi sfuggì un sorriso a mezza bocca che di allegro aveva ben poco. «Diciamo che i suoi capricci non aiutano», dissi asciutta.
   «Avete litigato di nuovo?»
   «No», gli assicurai. «Mi ha solo vista scherzare con Castiel e… beh, le conseguenze le hai vissute sulla tua stessa pelle.»
   Di nuovo Kentin tacque e quando infine trovai il coraggio di sbirciare nella sua direzione, mi accorsi del suo sguardo fortemente corrucciato e del modo nervoso in cui contraeva la mandibola. «Lo avevo intuito», sbottò d’un tratto, con evidente irritazione. «Era così ovvio che lo avesse fatto per dispetto nei tuoi confronti…»
   Come lo aveva fatto anche la prima volta che si era avvicinata a lui, dopo il suo ritorno dalla scuola militare: lo aveva baciato, senza riconoscerlo, perché temeva che potessi accaparrarmi per prima un così bel ragazzo. Su questo tipo di comportamento infantile, quindi, avrei anche potuto convenire con Kentin, ma Ambra gli aveva anche chiesto di mettersi con lei parecchio tempo dopo quell’episodio, e di certo non lo aveva fatto con l’intenzione di farmi uno sgarbo. A lei Kentin piaceva sul serio e mi venne spontaneo domandarmi fino a che punto.
   Fino al punto da essere disposta ad accantonare il proprio amore per Castiel, fu la prima risposta che mi diedi. Non so come ragionasse il suo cervello, ma di certo a me non sarebbe mai saltato in testa di provarci con Nathaniel o con chicchessia pur essendo innamorata di Kentin. Dal mio punto di vista, era una cosa a dir poco stupida per tante buone ragioni: anzitutto, per rispetto nei confronti dell’altra persona, alla quale non avrei mai potuto dare l’amore che invece sentivo di provare per un altro; in secondo luogo, perché mai mi sarei dovuta svilire con una relazione di poco conto? Non era nella mia indole fare quel genere di cose, proprio no. Se fossi stata quel genere di ragazza, avrei dato una chance a Dake, anziché mandarlo al diavolo come avevo fatto a più riprese, e magari mi sarei persino approfittata delle debolezze di Nathaniel, che sapevo avere una simpatia fin troppo evidente per me.
   Ripensando alle parole di quest’ultimo, però, l’unica spiegazione che riuscivo a dare al comportamento di Ambra nei confronti di Kentin era che, vedendosi respinta in modo deciso da Castiel, avesse cercato di ripiegare su qualcuno caratterialmente opposto a lui, capace di dimostrare senza riserve il proprio affetto. E lei, di affetto, ne aveva davvero bisogno, in quel periodo.
   Merda, la sto giustificando di nuovo… Mi sentii un’idiota colossale, ma a darmi conforto ci pensò la presa ferma e decisa della mano di Kentin, che strinse la mia con tenerezza. «Non c’è pericolo che io possa cambiare idea, comunque», mi rassicurò, facendomi dono di un sorriso e di uno sguardo capaci di sciogliermi il cuore.
   «Pomiciate ora, se dovete, ché poi mi serve l’innamorato cronico per la ricerca», c’interruppe con poco tatto Castiel, facendo scoppiare a ridere qualcuno degli altri.
   «Ah... ehm... Castiel?» Iris gli si avvicinò con discrezione, lo afferrò per un braccio e lo attirò verso di sé per sussurrargli qualcosa nell’orecchio. Non mi ci volle molta immaginazione per capire di che si trattasse, soprattutto perché, mentre lei parlava, l’espressione di Castiel mutò da accigliata a perplessa, da perplessa a vagamente stupita.
   Infine, quando Iris tacque, rimase in attesa di una sua reazione, che non tardò ad arrivare. «Ragazzino», cominciò lui, rivolgendosi direttamente a Kentin con un sorriso sornione, «mi sa che devo ringraziarti per avermi tolto di torno una colossale seccatura.»
   «Castiel!» lo rimbrottò Iris, non del tutto convinta di riuscire ad alzare la voce con lui fino in fondo.
   «Quella colossale seccatura, come la chiami tu», intervenne Rosalya, indignata per l’insensibilità del nostro compagno di classe, «ha quasi fatto piangere Aishilinn.»
   Dire che divenni rossa in volto è un eufemismo. «No... Non ho pianto...» balbettai, sentendo di colpo la presa sulla mia mano divenire rovente. D’istinto, Kentin la strinse ancora ed io mi feci ulteriormente più piccola al suo fianco.
   «Anziché piagnucolare, avrebbe dovuto prenderla a calci per difendere il proprio territorio», ribatté Castiel, convinto di ciò che diceva.
   «So difendermi da solo, grazie», prese finalmente parola il mio territorio in persona.
   «Per un attimo ho temuto volesse baciarti», gli fece sapere Alexy, contrariato per tutta quella faccenda quasi quanto me. Lo ringraziai mentalmente per non aver aggiunto un di nuovo alla fine della frase, perché dubito che in quel momento avrei avuto la lucidità per sopportarlo. «Davanti a tutta la classe, poi... Che cavolo le è saltato in mente?»
   «Ha visto me e Castiel scherzare in corridoio», trovai il coraggio di ammettere, pur con voce malferma. Il resto si sarebbe spiegato da solo, tant’è che, difatti, gli altri rimasero in silenzio per alcuni istanti.
   Poi, Kim esplose in uno sbuffo di disapprovazione. «A maggior ragione meriterebbe un cazzotto sul naso, quella battona.»
   «Anziché ricorrere alla violenza, forse si potrebbero chiarire le cose pacificamente», suggerì Melody, con tutta probabilità la più diplomatica del gruppo insieme a Lysandre – che invece preferì non mettere becco nella questione.
   «Pensi davvero che non ci abbia già provato a farle capire che non mi interessa Castiel?» le feci notare, questa volta in tono decisamente più infastidito. «Ciò nonostante, una volta ha persino avanzato la pretesa che io le giurassi di non rivolgergli più la parola.»
   «Sul serio?» non se ne capacitò Alexy, appoggiando inconsapevolmente il mio giudizio al riguardo.
   «Sì, ma pare che Aishilinn non riesca a stare senza di me», scherzò Castiel, a cui avevo già raccontato quella faccenda tempo addietro. La rispostaccia di Kentin non tardò ad arrivare, anticipando addirittura la mia, ben più colorita. L’altro rise, ma non ci fu tempo per altre provocazioni o chiacchiere di sorta, poiché proprio in quel momento varcammo l’ingresso della biblioteca.
   Da tutto quello scambio di opinioni ne dedussi due cose: la prima, che tutti disapprovavano il comportamento di Ambra, ad eccezione forse di Capucine, che era rimasta zitta per tutto il tempo; la seconda, che ormai era di dominio pubblico che fra me e Kentin ci fosse qualcosa che andava ben oltre l’amicizia. Quest’ultima consapevolezza mi imbarazzava, ma apprezzavo non poco il fatto che tutti sapevano e nessuno si azzardasse ad immischiarsi più del dovuto. Non persi neanche tempo a domandarmi chi avesse sparso la voce, perché, dovendomi fare un esame di coscienza, dovevo riconoscere che né io né Kentin avessimo fatto molto per nascondere la faccenda. Parlarne così apertamente faceva uno strano effetto, tuttavia al contempo era quasi una liberazione, tanto che mi parve di sentirmi meglio e riuscii a porre più attenzione allo studio di quanto avessi creduto di poter fare inizialmente.
   «Mi è venuta un’idea», esordì Rosalya quando, al termine di quel nostro secondo incontro di studio, ci ritrovammo tutti fuori dalla biblioteca. «Visto che domani è sabato e che la scuola sarà chiusa, perché non ci riuniamo comunque tutti da qualche altra parte?»
   «A che pro?» volle sapere Castiel, la cui espressione parlava chiaro circa l’idea della nostra amica. «Mi viene la febbre solo a pensare di dovermi sorbire ancora uno o due pomeriggi di studio con il mio binomio, grazie.»
   Kentin s’irrigidì all’istante. «Questo dovrei dirlo io», ribatté con fastidio. In effetti, ora che avevamo raccolto tutto il materiale che ci serviva per la ricerca, non ci restava altro da fare che riordinarlo, trascriverlo e studiarlo per la lezione di lunedì mattina, e questo potevamo benissimo farlo in coppie e non necessariamente in gruppo.
   «Figurarsi sopportarvi tutti insieme», continuò Castiel, imperterrito.
   «Ma sarà più divertente se ci ritrovassimo tutti come abbiamo fatto in questi giorni, no?» approvò invece Alexy, sempre disposto a far casotto non appena se ne presentasse l’opportunità.
   «Anche a me piacerebbe!» s’aggregò Iris, alla quale fecero eco anche Melody e Kim.
   «E dove troviamo un posto abbastanza grande e tranquillo per studiare tutti insieme?» mi venne spontaneo chiedere, benché l’idea di Rosalya non mi dispiacesse per nulla. Se nel weekend non potevo uscire con Kentin com’era inizialmente nelle mie intenzioni, tanto valeva provare almeno a passare del tempo insieme a lui, seppur in compagnia di tutti gli altri. Almeno lo avrei visto.
   A rispondermi fu la più improbabile delle voci: quella di Lysandre. «Potremmo riciclare la proposta iniziale di studiare a casa di Castiel», suggerì con nonchalance, inducendo il suo migliore amico a voltare di scatto il capo nella sua direzione.
   «Sei ammattito, per caso?!» fu l’ovvia protesta che seguì quell’affermazione.
   Lysandre sorrise appena. «Tanto tu e Kentin vi vedreste comunque lì, no?»
   Per un attimo provai ad immaginare l’ingresso di Castiel a casa del mio migliore amico, con i suoi capelli lunghi e tinti, il giubbotto di pelle e l’odore penetrante del fumo ad impregnargli gli abiti, e quasi mi venne da ridere per la possibile reazione del signor Giles, il padre di Kentin. Se poi avesse saputo che Castiel era pure un musicista rock, probabilmente lo avrebbe cacciato di casa a pedate dopo neanche due minuti dal suo arrivo.
   «Merda», scappò detto a Kentin, che si portò una mano sul volto con aria sconsolata. Anche lui aveva forse avuto la mia stessa, tragicomica visione?
   «Potremmo anche vederci a casa sua, no?»
   A quell’ipotesi di Castiel, difatti, lui alzò di colpo il capo e lo fissò con occhi spauriti. «No, no, per l’amor del cielo! Facciamo da te!» esclamò di getto, con voce forse troppo acuta. L’altro si accigliò e mise il grugno, ma parve cedere a quella richiesta poiché non contestò.
   «Allora è deciso!» affermò Rosalya, tutta pimpante. «Domani ci vedremo tutti da Castiel!»
   «Non se ne parla!» abbaiò lui, irritato. «Passi questo qui», e dicendolo additò Kentin col pollice della mano, «ma voialtri che diavolo c’entrate?!»
   «Ormai siamo un così bel gruppo!» cercò di allettarlo Alexy, guadagnandosi invece un’occhiataccia capace di far ammutolire chiunque avesse avuto un po’ di amor proprio.
   «Andiamo, Castiel!» ci si mise anche Iris, forse la sola, a parte Lysandre, a sapere esattamente come prenderlo. «Sarà una buona occasione per stare tutti insieme, senza contare che in questo modo, tra una chiacchiera e l’altra, lo studio peserà di meno.»
   Lui la fissò in tralice. «Non che me ne freghi molto, di stare insieme a tutti voi...» chiarì anzitutto, tanto per sottolineare quanto amasse socializzare con il resto della classe. Mi aspettavo che aggiungesse qualche altra protesta e invece esitò, lasciando a Lysandre il tempo di intervenire ancora.
   «Sai bene che sono il primo a non amare troppo questo genere di cose», disse, riferendosi probabilmente alla cagnara che ne sarebbe seguita, «ma bisogna riconoscere che ci sembrerà meno dura studiare in gruppo, proprio com’è già successo in questi ultimi giorni.»
   Castiel grugnì, cercando freneticamente qualcosa nella tasca dei pantaloni. «Tutto per una maledettissima ricerca di Scienze... Pretendo come minimo il massimo dei voti, alla fine di tutta questa dannata faccenda», ringhiò fra sé, cacciandosi una sigaretta in bocca e smaniando per accenderla.
   «È un sì?» volle sapere Alexy, tutto eccitato all’idea che lui avesse implicitamente dato il proprio benestare.
   L’altro fece una smorfia. «A patto che non sporchiate e non mettiate le mani dove non dovete», ci avvisò, agitando minacciosamente l’indice di una mano sotto al suo naso a mo’ di avvertimento. I più allegri del gruppo manifestarono il proprio entusiasmo al riguardo, giurando di fare i bravi e promettendo persino di portare la merenda. «Non la voglio, la vostra stramaledetta merenda!»
   «Capucine, i tuoi ti lasceranno venire?» s’informò Melody, l’unica tra noi, credo, a sopportare la sua presenza.
   Lei ci pensò un attimo su, ma poi annuì. «Credo si possa fare. Dopotutto, non sarò più l’unica ragazza del gruppo.»
   «Sapete cosa sarebbe ancora più fico?» saltò su Alexy, abbastanza temerario da sfidare ancora la pazienza di Castiel. «Passare insieme non soltanto il pomeriggio, ma anche la notte e la mattina seguente!» Quelle parole ebbero il potere di ammutolire tutti. Sentendosi osservato, Alexy scosse le spalle. «Così ci toglieremo subito i compiti di torno e domenica pomeriggio saremo liberi di fare quello che più ci pare e piace, no?»
   Quella prospettiva era dannatamente allettante, ma rimanevano due scogli non indifferenti da superare. Il primo, convincere i genitori di noi ragazze a passare la notte a casa di un nostro compagno di classe, per di più insieme ad altri maschi.
   «Basterà omettere la presenza degli uomini, fingendo che sia un semplice pigiama party fra amiche», sarebbe stata la rapida soluzione al problema che avrebbe trovato Rosalya di lì a poco.
   Il secondo scoglio, manco a dirlo, era Castiel.
   «Per quale dannatissima ragione dovrei lasciarvi dormire in casa mia?!» fu difatti il ruggito che seguì la proposta di Alexy.
   «Perché grazie a noi prenderai il massimo dei voti in Scienze, senza il minimo sforzo», gli fece presente lui, dando prova di non temere affatto la collera del nostro compagno di classe. «Vedrai che ci divertiremo!»
   «Potremo cucinare tutti insieme per la cena!» saltò su Melody, portandosi subito dopo una mano davanti alla bocca come se si fosse stupita lei stessa per la propria audacia. A onor del vero, non avrei mai creduto possibile che lei potesse entusiasmarsi all’idea di andare a casa del presunto peggior nemico di Nathaniel. Visto però quanto già in passato aveva mostrato di tenere a passare del tempo con noialtri, immaginai che nella sua mente si stesse formando una fantasia simile a quella del picnic che avevamo fatto non molto tempo prima tutti insieme, con la differenza che stavolta saremmo stati tutti al chiuso.
   «Ai fornelli sono un disastro», ammise Kim, sghignazzando, «ma se c’è da far casino, mi unisco più che volentieri.»
   «Casino un corno!» abbaiò ancora Castiel, mostrando una volta di più la propria contrarietà al riguardo. «Non vi ho mica detto che potete venire!»
   «Oh, ti prego!» iniziò ad allisciarselo Iris, con quella sua solita aria allegra che cozzava spaventosamente con il grugno del suo amico. «Mi piacerebbe un sacco se, dopo cena, ci facessi ascoltare un brano con la chitarra!»
   «Concerto karaoke!» saltò su Alexy, ormai partito in quarta con questa storia del pigiama party gigante. «Lysandre, dovrai votare il più bravo fra noi e dare delle dritte ai più stonati!»
   Lui rise, sinceramente divertito da tanto entusiasmo. «Se vi fa piacere…»
   «Tu quoque!» esalò Castiel, sconvolto da quel secondo tradimento da parte del suo migliore amico al punto da mettersi a parlare latino. E da farsi cadere la sigaretta di bocca.
   «Perché no?» rispose Lysandre, scrollando le spalle, mentre l’altro imprecava e si scrollava la cenere che gli era caduta sulla maglietta. «Per il picnic di classe avevo già preso un impegno, purtroppo, perciò pensavo che sarebbe carino provare a passare un po’ di tempo tutti insieme.»
   «Allora è deciso», stabilì Rosalya per tutti, tirando fuori dalla borsa un quaderno e una penna per annotare tutto ciò che avremmo potuto comprare per il mega-raduno-di-studio-nonché-pigiama party-canterino.
   Non che la cosa mi convincesse appieno, ma come avrei potuto smorzare tutto quell’entusiasmo, se persino Castiel si stava arrendendo alla massa? Alzai lo sguardo verso Kentin che, a sua volta, poco dopo spostò il proprio su di me; ci scambiammo un sorriso stordito, ma divertito: giunti a quel punto, tanto valeva approfittarne. Oltretutto non potevo negare a me stessa che quella folle improvvisata mi aveva risollevato non poco il morale, tanto che quando tornai a casa non pensai quasi più a ciò che era successo a scuola. La prospettiva di poter passare due giorni e mezzo senza vedere Ambra, ora più che mai, era un sollievo non da poco.
   Quella sera stessa, comunque, dal momento che con le bugie ero una frana non da poco, Rosalya mise in atto il suo piano criminale, chiamando a casa mia. Lasciai che a rispondere fosse mia madre, alla quale lei piaceva molto. Si misero persino a chiacchierare del più e del meno, e dalle risposte date da mamma intuii che la mia amica stava facendo un buon lavoro di depistaggio. Tanto che, quando udii le parole Ma certo che non ho nulla in contrario se domani viene da te!, compresi che ormai il dado era stato tratto e che non ci sarebbero stati ostacoli di sorta alla mia nottata fuori casa in compagnia di un manipolo di adorabili esaltati. Quando mamma mi passò infine la telefonata, sentendo la voce di Rosalya mi resi conto di una cosa: ero entusiasta anch’io di quell’assurda situazione. Non certo perché non vedessi l’ora di andare a dormire a casa di Castiel, quanto perché mi stuzzicava l’idea di dover passare quasi ventiquattr’ore in compagnia dei miei amici – e di qualche altro elemento che, con mio grande scorno, mi ritrovavo per puro caso nello stesso gruppo.
   Inoltre, se dovevo essere onesta fino in fondo, il mio cuore palpitava anche per un’altra ragione ben intuibile: avrei passato la notte sotto lo stesso tetto di Kentin. Certo non avremmo avuto alcuna privacy, ma il mio animo di fanciulla innamorata sospirava al solo pensarci. Era in momenti come questi che mi rendevo conto di quanto, nonostante tutto, fossi sciocca proprio come tutte le mie coetanee. Al punto che prima di andare a letto rovistai nell’armadio alla ricerca di un pigiama decente, non troppo infantile né troppo vecchio, e di un abitino grazioso da indossare il giorno dopo. Anche se non me lo aveva detto esplicitamente, avevo ormai intuito che a Kentin piacessero le ragazze piuttosto femminili e, sebbene ancora non mi capacitassi del perché avesse scelto proprio me che vestivo quasi sempre in jeans e non mi curavo poi troppo del mio aspetto esteriore, per lui avrei messo da parte la pigrizia come ogni volta che ci capitava di uscire insieme al di fuori del contesto scolastico.
   Sembrava prospettarsi un bel weekend, insomma. L’unica preoccupazione che mi sfiorò la mente, quella sera, fu che con tutta probabilità prima o poi Ambra sarebbe venuta a sapere di quella riunione a casa di Castiel. Sperai solo che non avesse nulla da recriminare al riguardo, ma la presenza di Capucine sarebbe stata davvero una spina nel fianco non indifferente.












Facciamo un pronostico su quante parolacce sarà costretto a dire Castiel prima che possa finire questa benedetta ricerca? ♥
Oggi sarò di poche parole, ma vi anticipo che tutta questa macroparentesi del lavoro di gruppo ha un suo perché. Forse anche più di uno, però preferisco volare basso e non fare troppi pronostici.
Ringrazio come sempre tutti voi lettori, chi recensisce e chi ha aggiunto questa storia fra quelle preferite/ricordate/seguite.
Buon inizio di settimana a tutti!
Shainareth
P.S. Dimenticavo: penso che d'ora in poi aggiornerò ogni lunedì, tanto per dare una cadenza regolare ai capitoli.





  
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