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Autore: fleacartasi    27/02/2005    11 recensioni
Una festa di fine anno, dell'alcool di troppo e la persona che pensi di odiare di più al mondo...
Genere: Comico, Commedia, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Parte uno - "Gel, make-up and secret hopes"*

*My friends say I should act my age

What's my age again?

What's my age again?*

("What's my age again" - Blink 182)

 

Nel dormitorio femminile del settimo anno di Gryffindor la confusione regnava sovrana.

"Lavanda, passami il mascara!" Esclamò Calì con urgenza.

"Hai visto il mio ombretto viola?" Chiese lei in risposta.

Se qualcuno fosse entrato in quel momento nella stanza, avrebbe pensato che fosse appena scoppiata la bomba atomica. Gonne, camicie, magliette e pantaloni erano sparsi ovunque, e nell'aria aleggiava un forte odore di trucco.

"Secondo te quale sta meglio?" Chiese Calì all'amica, sventolandole sotto il naso una t-shirt nera con un profondo scollo a v e una maglietta a sottili righe bianche e azzurre. Indossava una corta gonna di jeans e un paio di sandali a tacco alto.

"I miei sandali!" Esclamò Lavanda, osservando le scarpe della ragazza.

Calì fece finta di nulla, passandosi una mano fra i capelli corvini, che aveva accuratamente arricciato. "Ah, già…me li presti vero?" Domandò, cercando di essere convincente.

"Scordatelo, li metto io quelli!"

"Ma così devo cambiare tutti i vestiti!" Strepitò Calì, disperata.

 

La causa di tutto quel trambusto era semplice. Mancava solo un paio di giorni all'inizio degli esami finali per il conseguimento dei M.A.G.O, e gli studenti che frequentavano il settimo anno avevano preparato una festa nella Sala Grande, per festeggiare la fine della scuola. L'idea era stata di Seamus Finnigan e Dean Thomas, che in breve tempo avevano coinvolto nell'organizzazione molti membri di Gryffindor, Ravenclaw, Hufflepuff e persino di Slytherin, Casa per tradizione °distaccata° dalle altre, anche in occasioni come quella. Ottenere il permesso dei professori non era stato facile, ma quando ormai tutti gli studenti stavano iniziando a perdere le speranze era arrivato il nullaosta, ed era stato Silente in persona a concedere l'agognato permesso. Il vecchio preside aveva convinto le frange più °estremiste° del corpo insegnanti, spiegando loro che in ogni caso non avrebbero potuto evitare le feste clandestine nelle Sale Comuni, potenzialmente più pericolose, in quanto si sarebbero svolte in ambienti ben più piccoli e sovraffollati, e senza il minimo controllo. Così anche Severus Piton e Minerva McGrannitt erano stati costretti a cedere, e si erano dovuti accontentare del diritto di controllare lo svolgimento della festa verso la mezzanotte, nonostante le proteste di vari alunni, convinti che i due insegnanti insieme avrebbero come minimo fatto sparire tutti gli alcolici e fatto abbassare a livello indecente la musica.

 

"Lavanda, come sto con questi pantaloni?" Chiese Calì, che indossava un paio di pantaloni bianchi attillati.

Lavanda la scrutò con occhio critico. "Non male…però il bianco non va più di moda!"

"Oddio sto impazzendo…" Gemette la sua amica, tornando ad immergersi nell'armadio e gettando sul letto una gran quantità di indumenti.

 

"Mm mm…" -una voce seccata emerse da un angolo della stanza- "Non capisco perché dobbiate fare tutto questo baccano per una stupida festa…" Hermione scostò le tende scarlatte del suo letto a baldacchino, un'espressione a dir poco indisponente dipinta sul viso e un grosso libro aperto sulle ginocchia. Evidentemente aveva cercato di studiare fino a quel momento.

Lavanda e Calì la guardarono con un misto di pietà e leggero disgusto. "Ma come Hermione?" -ridacchiò Lavanda, come se le parole della sua compagna di stanza fossero un concentrato di assurdità- "Non dirmi che alla fine hai davvero deciso di non venire!"

Questa volta fu Hermione a rivolgere un'occhiataccia alle due ragazze. "Io?" -esclamò, fingendosi stupita- "Ma figurati!"

"Ma Herm!" -rispose Calì- "Ci sarà un sacco di gente…e alcool, e nessun coprifuoco…alla fine i vecchietti hanno dovuto cedere!" -mentre parlava, gli occhi le brillavano di impazienza e cupa soddisfazione- "E per forza…ormai siamo maggiorenni, se non ci avessero dato il permesso avremmo scatenato il finimondo…Oppure saremmo scappati e saremmo andati a festeggiare a Hogsmeade in blocco…" Calì iniziò a delirare, mentre infilava in fretta una gonna che le arrivava al ginocchio.

Hermione alzò un sopracciglio. "Hai un po' troppa fantasia, Calì" -disse, seccata- "I professori se ne accorgerebbero subito se tutti gli studenti del settimo anno cercassero di scappare dal castello…" -la ragazza ignorò gli sbuffi esasperati delle sue compagne di stanza- "E poi a me la festa non interessa, anche perché ci sono ancora gli esami e io devo ripassare ancora troppe cose!"

"Ma dai Hermione, non fare sempre la secchiona" -intervenne Lavanda, intenta a pettinarsi i lunghi capelli biondi- "Sai già tutto tu…e poi non dirmi che non ci sarà nessuno che ti piace, potrebbe essere la tua occasione!"

"Ma cosa dici…" Balbettò Hermione, sperando che la penombra in cui era immersa la stanza mascherasse il rossore del suo viso.

"E' impossibile che non ci sia qualcuno che ti piace!" Incalzò Calì.

"E' proprio così invece!" Esclamò la ragazza, scostandosi dalla fronte un ciuffo ribelle, che era sfuggito dalla coda in cui erano raccolti i suoi indomabili capelli riccioluti.

Hermione iniziò a sfogliare le pagine del suo manuale di Pozioni, fingendo di leggere con interesse. Istintivamente, si chiese se Lavanda e Calì avessero davvero creduto alle sue parole, oppure sapessero benissimo che in realtà una persona che le interessava c'era. Una persona che le interessava da almeno tre anni, ormai, e che per giunta era il suo migliore amico. Hermione si concesse un basso sospiro, osservando le sue compagne, intente a truccarsi e a vestirsi con una cura quasi maniacale. Pensò che in fondo un po' le invidiava. Loro erano popolari e corteggiate, e sembrava che non avessero un solo problema al mondo. Loro non erano schiave dei libri, e soprattutto non erano innamorate di Ronald Weasley come lo era lei. Un'attrazione a senso unico, ovviamente, che si innestava alla perfezione nel reticolo di sfortune che l'aveva sempre circondata. Fin da piccola aveva avuto seri problemi a trovare degli amici, e si era sempre rifugiata nel mondo dei libri, mondo che poi si era trasformato in una trappola senza via d'uscita. Hermione Granger era soggiogata dalla paura di prendere un brutto voto, paura che la inchiodava ai tavoli della biblioteca o della Sala Comune di Grifondoro ogni sera. Per di più, da quando si era decisa ad ammettere che Ron era per lei più di un caro amico, la sua vita si era trasformata in una riproduzione piuttosto realistica dell'inferno. Era difficile convivere quasi ventiquattro ore al giorno con lui, resistendo all'impulso di confessargli ogni cosa per sentirsi più leggera, e con i sensi di colpa per la paura di rovinare l'amicizia che era nata fra lei, il suddetto Ron ed Harry. E quella sera la °grande° Hermione Granger, con un passato da Prefetto, un presente da Caposcuola e la prospettiva di ottenere i massimi risultati possibili ai M.A.G.O, era seduta sconsolata sul suo letto, auto-esclusa da una festa che avrebbe riunito probabilmente per l'ultima volta tutte le persone con cui, volente o nolente, aveva trascorso sette anni della sua vita.

*Perfetto…sono un fallimento totale…*

"Hermione, sei sicura di non voler venire? Ci divertiremo!" Le chiese Lavanda.

Hermione scrollò le spalle. "No, davvero…e poi…non avrei nulla da mettermi!" Spiegò, tanto per fornire una vaga scusa.

Calì parve illuminarsi a quelle parole. "Ma se è solo per quello! Puoi prendere i miei vestiti, ci sarà di sicuro qualcosa che ti piace…e ci sono anche quelli di Lavanda, vero?"

La ragazza annuì, sorridendo.

Hermione ricambiò i loro sorrisi, un improvviso moto di gratitudine verso le sue compagne, che, nonostante tutti i loro difetti, sapevano anche mostrarsi generose. "Grazie, ma…"

"Avanti Herm!" -la interruppero- "Ti aspettiamo nella Sala Grande più tardi, non ci deludere! E ricordati che non c'è il coprifuoco…"

Hermione le guardò per un istante. Calì indossava una gonna a pieghette nera, piuttosto corta, e un top dello stesso colore, profilato di pizzo, mentre Lavanda aveva scelto un vestito di un leggero tessuto azzurro, che si intonava al colore dei suoi occhi. Quella sera avrebbero avuto molto successo. "Ragazze, grazie…io….ci penserò" Disse infine, esitante.

"Lo sapevo che in fondo non eri poi così male, Caposcuola Granger!" Strillò Lavanda, felice come se le avessero detto che gli esami erano stati annullati.

"Ci vediamo dopo allora!" -aggiunse Calì, mentre si dirigeva verso le scale che portavano alla Sala Comune- "Andiamo, Lav?"

Lavanda annuì, seguendo l'amica. Pochi secondi dopo, il suono dei loro tacchi sul pavimento sparì, ed Hermione rimase sola nella stanza, il libro ancora aperto accanto a lei e una terribile indecisione che la stava assalendo. Le parole di quelle due ragazze continuavano a vorticarle nella mente, e lei non riusciva a cacciarle in nessun modo. La prospettiva di quella festa, suo malgrado, iniziava ad attirarla, e non poco, per svariati motivi.

Innanzitutto, avrebbe avuto un'occasione, probabilmente l'ultima, per sbalordire le persone che l'avevano sempre e solo considerata una secchiona-sfigata-caso clinico, cioè tutte. Hermione non si truccava mai, indossava quasi esclusivamente la divisa scolastica, ed era sempre accompagnata da almeno una decina di libri, ammassati nella sua borsa, che si era già strappata diverse volte a causa del peso di quei volumi. L'idea di far rimanere di sasso la popolazione studentesca del settimo anno, presentandosi nella Sala Grande vestita e agghindata di tutto punto, aveva un certo fascino perverso. Inoltre, per una volta nella sua vita, avrebbe avuto la scusa per liberare l'Hermione diciassettenne che aveva una gran voglia di divertirsi come una qualunque adolescente, e che era sepolta in qualche luogo remoto, ma non inaccessibile, della sua anima. Lei non era una secchiona-sfigata-caso clinico, dannazione! Lei aveva osato schiaffeggiare Draco Malfoy, non era certamente un'azione da secchiona-sfigata-caso clinico!

Un altro motivo, il principale a dire il vero, era che a quella benedetta festa ci sarebbe stato anche Ron. Ron, a cui ormai lei non riusciva più a mentire. Per quanto ancora sarebbe riuscita ad andare avanti con quel peso che le gravava sulla coscienza? Vederlo ogni santo giorno e continuare a fingere di essere sempre la sua cara vecchia amica, che lo considerava un po' una persona asessuata, stava diventando una tortura veramente immane. Doveva confessargli la verità, e ormai il tempo stava per scadere. Nei giorni successivi avrebbero studiato senza sosta per gli esami, quindi poteva scordarsi di trovare un attimo per parlargli. E poi…poi la scuola sarebbe finita, e non ci sarebbe stato un altro primo di settembre per tornare a Hogwarts. Hermione stentava ancora a crederci, ma sette anni erano già trascorsi. Se lei, Harry e Ron avessero continuato a frequentarsi così spesso, non avrebbe saputo dirlo. Non sapeva che cosa sarebbe loro successo, e non sarebbe riuscita a perdonarsi di non aver parlato dei sentimenti che provava al ragazzo che le piaceva. Il rimpianto l'avrebbe perseguitata per molto tempo, e Hermione non voleva avere rimpianti che si potevano evitare. Avrebbe preso il coraggio a quattro mani, avrebbe chiamato Ron Weasley in disparte e gli avrebbe detto ogni cosa. Alla sua reazione e alle conseguenze di quella confessione avrebbe pensato in un secondo momento. Doveva farlo…e perché non quella sera? Dopotutto era un'occasione perfetta…nella confusione, nessuno avrebbe fatto caso a loro. Senza contare che, vestita e truccata a dovere, avrebbe avuto un aspetto diverso, che poteva diventare un punto a suo favore.

Hermione afferrò lo specchio che teneva sul comodino.

"Beh? Sei ancora lì?" Sbottò, rivolta al suo riflesso. Sentendosi molto stupida per aver appena parlato da sola, si alzò dal letto, si sciolse i capelli, che le ondeggiarono scomposti sulle spalle, e si avviò verso la porta della stanza.

Quando, però, i suoi piedi avevano già sceso un paio di gradini che portavano alla Sala Comune di Grifondoro, Hermione si bloccò, portandosi una mano sotto il mento, perplessa.

*Un momento…* -pensò- *Non posso presentarmi in divisa…sarebbe come condannarsi a essere scambiata per una delle lastre di pietra del pavimento! Tutti saranno tirati a lucido, passerei inosservata…*

Hermione, per la prima volta in vita sua, si rese conto di non avere la più pallida idea di cosa indossare. Subito, la sua mente iniziò a lavorare a folle velocità, in cerca di una soluzione.

*Pensa…avanti, hai tutti Eccezionale e non riesci a farti venire in mente una persona che potrebbe aiutarti?!*

Ma Lavanda e Calì erano già in Sala Grande ormai…e con loro tutte le ragazze del settimo anno. Quando stava ormai per perdere le speranze, una lampadina si accese nella sua mente.

*Ovvio! Come ho fatto a non pensarci prima?*

Hermione si diresse correndo verso una stanza del dormitorio del sesto anno, dove c'era una persona che sicuramente non era alla festa.

 

***

Nel dormitorio maschile del settimo anno di Gryffindor, Seamus Finnigan si stava riempiendo i capelli di una sostanza gelatinosa di un violetto vagamente inquietante.

"Ma cosa ti stai mettendo, bava di Ippogrifo?!" Gli chiese Dean Thomas, che si stava infilando una camicia nera lucida.

"Spiritoso…è un gel super-fissante-lucida-capelli-resistente-all'acqua che ho comprato a Hogsmeade! Tu piuttosto…" -sghignazzò Seamus- "Con quella camicia mi ricordi vagamente il caro Gilderoy Allock!"

Dean lanciò un'occhiata omicida al suo migliore amico. "Sei solo invidioso perché io con questa addosso sono un figo mentre tu con quella bava in testa sembri Piton quando i suoi capelli sono al massimo della forma…"

"Ti-ho-detto-che-è-gel!!" Scandì l'altro, inviperito.

"Ma la volete piantare?!" Squittì Neville, già vestito e seduto sul suo letto, con aria vagamente infastidita. Erano stati gli altri a convincerlo, per sfinimento, ad andare a quella festa. Se fosse stato per lui, in quel momento sarebbe stato intento a leggersi un libro in santa pace, senza dover pensare a come far trascorrere in fretta quella serata.

"Neville ha ragione…" -intervenne Ron, che uscì dal bagno- "Se proprio volete sentirvelo dire ok, siete fighi tutti e due, contenti adesso?"

Dean gli lanciò addosso una scarpa, che però lo mancò. "Taci, Lenticchia" disse, sardonico.

Prima che Ron e Dean si lanciassero in una rissa a suon di cuscinate, Harry intervenne per calmare gli animi di quelli che gli sembravano due bambini di dieci anni piuttosto che due persone presumibilmente mature.

"Basta adesso!" -esclamò, senza però riuscire a non ridere- "Finite di vestirvi e scendiamo…ormai è ora!"

Ron scosse la testa. "Ormai sei un vecchio noioso, Harry…" -disse, fingendo di essere molto deluso- "Una volta non avresti esitato ad aiutarmi a sopprimere questo rompipalle…"

Harry gli assestò uno schiaffo sulla nuca. "Ma finiscila!" Esclamò, piccato.

Seamus fece un mezzo giro su se stesso, poi si voltò verso i suoi compagni di stanza. "Guardate un po' qua che figurino che sono…" Disse, pavoneggiandosi.

"Proprio…" Rispose Ron, ironico.

"Intanto io stasera farò strage di cuori mentre tu rimarrai a confonderti con il muro della Sala Grande!"

"Che bastardo che sei…" Sibilò Ron, facendo una smorfia.

"E dicci un po', chi sarà la tua vittima, grande playboy?" Domandò Dean, curioso.

Seamus si mise un dito sotto il mento, fingendo di soppesare la questione. "Oh beh…suppongo che Lavanda Brown non saprà resistere al mio fascino…" Rispose infine.

"Punti in alto eh?" Disse Harry, ridacchiando.

"Già, sempre che lei non decida di prenderlo a schiaffi come l'ultima volta che è rimasta vittima del suo fascino…" Aggiunse Ron, perfido.

Anche gli altri risero, e Seamus si rabbuiò in volto. Un paio di mesi prima, era stato piantato in blocco da Lavanda e da Padma Patil di Ravenclaw, dopo che aveva dato ad entrambe un appuntamento nella Stanza delle Necessità, nella stessa sera e alla stessa ora. Inutile dire che, oltre ad una scenata furiosa delle due ragazze, condita da urla sovraumane, aveva ricevuto anche due sonori schiaffoni, uno per guancia, che gli avevano lasciato i segni per ore.

"Siete solo invidiosi…" Bofonchiò Seamus, prima di allacciarsi le scarpe da ginnastica.

 

***

 

Ginevra Weasley era coricata sul suo letto a baldacchino, la stanza che condivideva con altre tre ragazze in quel momento vuota. Stava leggendo un libro, con aria concentrata, quando la porta di legno lucido si spalancò all'improvviso, facendola sobbalzare.

"Hermione!" -esclamò, mettendosi a sedere- "Mi hai fatto prendere un colpo!"

"Ginny, devi aiutarmi!" Disse l'altra in risposta, con il fiato leggermente corto.

La ragazza le rivolse un'occhiata perplessa, passandosi una mano fra i capelli rossi. "Cosa succede? Ma non sei alla festa?!" Domandò, mentre estraeva da un pacchetto appoggiato sul comodino una sottile sigaretta, che accese con un colpo di bacchetta. Un piacevole aroma di vaniglia e rosa si diffuse nell'ambiente.

"E' proprio questo il problema! Alla fine ho cambiato idea, perché avevo deciso di non andarci, ma poi Lavanda e Calì…e non so cosa mettere, perché non voglio che non mi vedano…e devo…" Farfugliò Hermione, priva del suo solito autocontrollo.

"Calmati Herm, non ho capito nulla! Siediti e spiegami…" La interruppe Ginny, sorpresa del fatto che l'amica non le avesse detto nulla sulla sigaretta che stava fumando. Hermione aveva sempre condannato quella sua abitudine, e non perdere occasione per rimproverarla.

Hermione sospirò, e si sedette sul letto di Ginny, spiegandole ogni cosa nel dettaglio. Quando ebbe terminato il suo racconto, vide il viso di Ginevra Weasley illuminarsi di un sorriso vagamente inquietante.

"Hermione, non ti preoccupare, ti aiuterò io!" -disse, esultante- "Sei nelle mani giuste…andiamo in camera tua!"

Ginny balzò in piedi, all'improvviso energica, e si diresse verso la porta. "Dobbiamo cercare qualcosa che non ti faccia passare inosservata…e poi devo sistemarti i capelli, e il trucco… Muoviti! Non possiamo perdere tempo!" Esclamò, con un cipiglio da generale che ricordava molto sua madre Molly.

Hermione sospirò di nuovo, seguendo la ragazza e chiedendosi se non fosse cacciata in un guaio ancora peggiore.

 

***

*Please don't ask me what I think, trust me,

you don't want to know

Please don't ask me to open up, trust me,

trust me, 'cause I can't…*

("The last kiss" - AFI)

 

"Ti vuoi muovere?!" Una voce stizzita, dalle sfumature melliflue, ruppe il silenzio della stanza, rischiarata dalla luce tremolante di numerose candele.

"Non è il caso di arrabbiarsi, abbiamo tutta la notte per festeggiare…" Rispose una seconda voce, piacevole e calma.

Draco Malfoy, appoggiato al muro, sbuffò, tormentandosi con un dito una ciocca di capelli lisci e biondi. "Ti prego" -esclamò, cercando di controllarsi- "E' da mezz'ora che ti stai preparando, sei peggio di una donna!"

Blaise Zabini si voltò verso il suo compagno di stanza. "Ho finito, ho finito…" -disse, senza riuscire a trattenere un sorrisetto compiaciuto- "Ne è valsa la pena, vero?" Chiese, girando brevemente su se stesso. Indossava un paio di jeans scuri, leggermente larghi, una camicia bianca, di seta, con i primi due bottoni slacciati, e una cravatta nera, allentata, che cadeva scomposta sul petto.

Draco non riuscì a trattenere una smorfia disgustata e alquanto ironica. "Mezz'ora per vestirti così…" Commentò, acido.

Blaise scrollò le spalle. "Forse, anzi, sicuramente, tu avrai altri progetti, ma io stasera ho intenzione di far sospirare tutte le ragazze presenti in Sala Grande, quindi…"

"Sicuramente ci riuscirai, Blaise, stai tranquillo" -ribatté l'altro, sempre sardonico- "Scommetto che non vedi l'ora di far cadere ai tuoi piedi un po' di saccenti Ravenclaw o di odiose Gryffindor…" -continuò, incurvando le labbra in un sorrisetto perfido- Beh, se non altro ci libererai di un po' di gentaglia, e senza nemmeno dover usare la magia!"

Zabini alzò un sopracciglio. "Dovresti ringraziarmi allora" -disse, tranquillo- "Prometto che farò fuori prima le Mezzosangue che tanto odi, sei contento? Ovviamente però ne salverò una…" Sul bel viso del ragazzo si dipinse un'espressione soddisfatta e maligna.

"Blaise piantala, perché mi dovrebbe importare di una Mezzosangue? E poi lei non verrà, puoi evitarti la fatica di cercarla per risparmiarla" Ribatté Draco, una sfumatura infastidita nella voce.

Blaise si avviò verso la porta della loro stanza, nel dormitorio del settimo anno di Serpeverde, diretto verso la Sala Comune. "Mai dire mai, Draco, mai dire mai…" -rispose- "Andiamo adesso?"

Draco sorrise fra sé e sé, prima di seguirlo.

 

***

*I'm feeling nervous

Trying to be so perfect

Cause I know you're worth it

You're worth it, yeah…*

("Things I'll never say" - Avril Lavigne)

 

"Ginny, ma non posso semplicemente mettermi questi?" Chiese Hermione, supplichevole, indicando un paio di jeans appoggiati sul letto accanto a lei.

Ginevra Weasley interruppe per un attimo la sua esplorazione degli armadi di Lavanda e Calì per rivolgerle un'occhiata assassina.

"Come non detto…" Esclamò Hermione.

Era un quarto d'ora ormai che Ginny stava rovistando fra i vestiti delle due ragazze, buttando sul pavimento gonne, pantaloni e magliette.

Quando stava ormai per addormentarsi dalla noia, Hermione fu scossa da un urlo soddisfatto dell'amica.

"Ecco qua!" -disse Ginny, raggiante, sventolando un paio di indumenti- "Provati subito questi!"

Hermione osservò meglio i vestiti che Ginny teneva in mano, e spalancò gli occhi. "Ma Gin! Io non posso mettere quelli…" Protestò.

"E invece lo farai!" -le ordinò la ragazza, decisa- "Vuoi o non vuoi stupire tutti, e soprattutto quel tonto di mio fratello?"

Hermione sospirò, prima di iniziare a cambiarsi.

*Non ne sono più tanto sicura…* Pensò, prima di sfilarsi il maglione della divisa e annotarsi mentalmente di uccidere Ron per averla indotta a fare una cosa del genere.

 

 

  
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