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Autore: Lovelymoon22    27/07/2015    10 recensioni
[ FANFICTION INTERATTIVA! ]
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Peggy sgusciò fuori dal suo nascondiglio con un po’ di difficoltà. Premette il tasto del dittafono per bloccare la registrazione, si spazzolò via la polvere dal suo completo verde e dai capelli e sogghignò soddisfatta.
Aveva una notizia più che succulenta tra le mani e non vedeva l’ora di vederla pubblicata sul giornale del liceo.
«Scusi, signora Preside, ma questo scoop non posso proprio lasciarmelo sfuggire.» ridacchiò tra sé e sé sfrecciando fuori dalla sala il più rapidamente possibile e senza farsi vedere.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Good morning…or not?

(parte 2)


POV Karen
«Kyaaa! Sono spaventosamente in ritardooo!»
I miei strilli rimbombavano per la strada, facendo voltare ogni tipo di passante. Vidi i visi rugosi di alcuni vecchietti, l’espressione contrariata di una donna con la busta della spesa e un bambino delle elementari scoppiò a piangere al mio passaggio.
Ma che…
Passai per il parco, l’unico modo in cui mi sarei potuta salvare le chiappe e non fare tardi alla prima ora di lezione. Non ero una ragazza che amava particolarmente lo sport quindi avrei fatto volentieri a meno di quella corsetta mattutina ma la sveglia non aveva suonato –dannato aggeggio elettronico.
Il ciuffo nero mi sbatacchiava davanti agli occhi obbligandomi a dover gettare il capo all’indietro ogni cinque secondi come se già non bastasse la borsa a tracolla ad intralciarmi.
Sollevai il naso per controllare il cielo. Alcuni nuvoloni mi sorrisero impertinenti come a dire ‘Corri che è meglio, o qua ti fai un bel bagno ’. Adesso anche le nuvole si burlavano di me, bene, come se non bastasse già quel deficiente di Castiel!
Riportando lo sguardo sulla strada riconobbi la schiena di un ragazzo. E non un ragazzo qualunque! Era Lysandre!
Era assolutamente impossibile che un ragazzo come lui passasse inosservato. Aveva i capelli bianchi tinti d’argento sulle punte e si vestiva in modo molto particolare; stile vittoriano, diceva lui.
Stranamente mi resi conto che il ragazzo non era affannato come me ma camminava tranquillamente, osservando il paesaggio.
Lo affiancai, salutandolo: «Buongiorno, Lysandre.»
«Oh? Buongiorno Karen.» mi rispose lui con un sorriso. «Bella mattinata, eh? Il cielo grigio spesso mi suggerisce parole per nuove canzoni.»
Lo guardai perplessa. Sul suo volto non c’era il minimo accenno di stress, nessun segno che potesse suggerire un suo turbamento per l’imminente ritardo.
«Mh…Lysandre, scusa, ma…come mai sei così rilassato? Siamo in ritardissimo!» gemetti, nervosa.
Lui si concesse una vaga espressione perplessa: «Ma no, Karen, cosa dici. Siamo in perfetto orario, guarda.» mi porse il polso ma quando guardai non c’era proprio un bel niente se non la manica del suo abito. Alzai le sopracciglia e battei le palpebre confusa.
Lui ritrasse il braccio imbarazzato: «Ops. Scusami, a quanto pare ho dimenticato l’orologio a casa…»
Mi trattenni dal darmi uno schiaffo sulla fronte. La memoria corta di Lysandre era parecchio nota a scuola.
Gli sventolai il mio orologio da polso sotto il naso: «Guarda qui, le otto meno cinque!»
E ora che ci pensavo, proprio perché era così tardi…perché diavolo stavo discutendo dell’orario con Lysandre?!
Lui si portò la mano al mento, pensieroso. Dopodiché disse: «Solo un attimo.» frugò nelle tasche e poi tirò fuori un telefonino. Vedere un tipo vestito in stile vittoriano con un cellulare in mano faceva un effetto stranissimo. «Vedi?» mi mostrò lo schermo del telefono che segnava le 07: 33. «Perfettamente in orario.»
«Ma come…?» feci io perplessa. Poi capii. Doveva essere stata un’altra bravata della mia sorellina di dieci anni, Aileen, vivace e sempre pronta a giocarmi qualche scherzetto. «Aileen…» ringhiai tra i denti, fumando per la rabbia, immaginando già il suo sorrisetto soddisfatto sul faccino troppo angelico e paffuto.
«Ora che abbiamo risolto questa incomprensione» intervenne Lysandre col suo solito tono di voce pacato che stonava perfettamente col mio umore attuale. «ci avviamo insieme verso scuola?»
«Direi proprio di sì.» dissi io, sorridendogli cortese.
Ad Aileen avrei pensato dopo…eh-eh!
Passeggiare con Lysandre era molto piacevole. La sua voce era sempre calma e rilassata, non come il tono ringhioso e sgradevole di Castiel. Davvero non capivo come facessero quei due ad essere migliori amici, erano completamente diversi…
Arrivammo a scuola dopo aver chiacchierato piacevolmente. Dopodiché lo salutai e raggiunsi le serre dove sapevo avrei trovato tutte le mie amiche. Violet, Kim, Emily e Sky. Erano tutte ragazze molto dolci e simpatiche. Io e Kim eravamo le due con i caratteri più forti ma lei era molto meno vendicativa e ambiziosa di me.
Come immaginavo erano tutte lì. Mancava solo Sky che sicuramente sarebbe arrivata a breve.
«Ehi, Karen!» mi salutò Kim, porgendomi il cinque che io battei con entusiasmo.
«’Giorno a tutte!» esclamai allegramente. «Tutto bene?»
«Sì, sì.» disse Emily vivacemente. «Stavamo discutendo dei compiti della Delanay.»
«Che argomento doloroso.» commentai io. Mi piacevano molto le esperienze in laboratorio ma la Delanay mi faceva ogni volta ricredere.
«Aspettiamo Sky in cortile?» chiese Violet.
La sua proposta fu approvata da tutte e raggiungemmo il cortile, chiacchierando spensierate. Fu in quel momento che ci passarono davanti Lysandre, che mi rivolse un piccolo sorriso e una sorta di galante e appena accennato inchino col capo, Karole, una ragazza un po’ vanitosetta che non mi ispirava affatto simpatia, ed infine…Castiel. Quest’ultimo, anziché ignorarmi come fece Karole, si voltò verso di me con un ghigno: «Buongiorno, tavola da surf
Il mio viso diventò prima rosso, poi bordeaux ed infine di uno sgradevole color prugna. Strinsi i pugni e cercai di slanciarmi su di lui per staccargli a morsi la testa. Castiel si divertiva particolarmente a dare nomignoli alle persone ma quando mi ricordava quanto poco seno avessi mi faceva veramente perdere le staffe.
Fortunatamente per lui e sfortunatamente per me, Kim ed Emily mi agguantarono impedendomi di ridurlo in poltiglia.
Lui ridacchiò divertito dandomi un buffetto sulla testa –neanche fossi il suo cane Demon- e allontanandosi.
Non riuscivo a credere di essermi innamorata di un tale idiota!


POV Sky

Non avevo nulla contro le giornate invernali, assolutamente, solo che, essendo un’amante dei gelati, preferivo senza alcun dubbio l’estate. Niente scuola, niente temperature polari e soprattutto…ge-la-ti!
Tuttavia, una cosa positiva dell’inverno era che i miei capelli erano molto più gestibili. Solitamente d’estate, col caldo, i miei capelli ricci e ramati tendevano a raddoppiare di volume mentre durante il periodo più freddo erano un po’ più gestibili e li legavo sempre in due codine basse che mi scendevano sulle spalle. Avevo diciassette anni, ma a causa della mia statura abbastanza bassa, degli occhi grandi e ambrati e il mio visetto un po’ infantile spesso mi davano molti anni in meno, talvolta anche quattordici anni. Nonostante tutto, ironia della sorte, io ero nata in inverno.
Quel mattino, io e mio fratello, aspettammo Dajan vicino al bar poco distante dal Dolce Amoris.
Io e Mark abitavamo da soli in un piccolo appartamento. Lui era maggiorenne quindi non c’erano problemi. Mia madre e mio padre lavoravano spesso fuori città e quindi dovevamo un po’ arrangiarci tra di noi. Nonostante ciò non avevo un rapporto conflittuale con i miei, anzi, ero sempre molto contenta quando tornavano per venirci a trovare.
«Sky, come stai andando in chimica? I tuoi voti migliorano?» mi chiese Mark. Era sempre molto protettivo con me, forse proprio perché a causa della mancanza di mamma e papà sentiva anche la responsabilità di vegliare su di me.
Lo guardai incerta, giocherellando con una ciocca di capelli: «Dipende da come la vedi…»
«Niente risposte evasive.» mi ammonì lui.
«Va un po’ meglio ma ancora non benissimo.» risposi quindi. «Ma due miei compagni mi stanno aiutando molto a vederci più chiaro.» e mi riferivo a Melody e Nathaniel che spesso e volentieri mi spiegavano alcune cose che non avevo capito. Nessuna delle mie amiche purtroppo era molto brava in chimica…
«Sono bravi?» mi domandò lui quasi ansiosamente.
«Uno è il delegato degli studenti.» dissi io, rivolgendogli un gran sorriso per fargli capire che ero in ‘buone mani’.
«Nathaniel?» Mark parve subito più sollevato. «Ah, bene allora.»
Gli rivolsi un sorriso allegro ma in quel momento sentimmo un richiamo.
«Ehi!»
Ci voltammo entrambi e vedemmo Dajan avvicinarsi. Dajan era incredibilmente alto, scuro di pelle e si vestiva sempre in maniera molto sportiva. Sia lui ché mio fratello facevano parte del club di basket e giocavano nella stessa squadra.
«Dajan!» esclamò Mark quando il ragazzo ci raggiunse.
«Buongiorno. ‘Giorno, Sky.» fece lui nella mia direzione, regalandomi un sorriso.
«Buongiorno.» risposi io arrossendo ma sorridendogli. Mi infilai subito tra loro due. Mi ero innamorata di Dajan praticamente appena lo avevo visto, era stato il tipico colpo di fulmine. Eravamo diventati molto amici ma ancora non ero riuscita a dichiararmi. Le mie amiche, Kim, Violet, Karen ed Emily sapevano perfettamente della mia ‘cotta’ e mi invogliavano spesso a confessargli i miei sentimenti ma io ogni volta cercavo di cambiare argomento o di svignarmela. Era una cosa troppo imbarazzante!
Arrivammo a scuola e Mark e Dajan mi salutarono; quest’ultimo lo fece accarezzandomi la testa e facendo saltare al mio cuore diversi battiti.
Stavo ancora contemplando la schiena di Dajan che si allontanava, quando sentii delle voci: «Sky!»
Non feci neanche in tempo a voltarmi che due paia di braccia mi afferrarono e riconobbi i volti di Karen ed Emily. Entrambe mi strinsero, e strofinarono le loro guance sulle mie, teneramente.
Violet ci fissò confusa, battendo le palpebre, un’espressione di vago stupore sul viso. Mentre Kim sospirò divertita e afferrò le due per la collottola allontanandole da me per farmi un po’ respirare.
«Buongiorno, ragazze.» ridacchiai allegramente.
«Sei in ritardo.» mi accusò Emily.
«Ma sei perdonata.» aggiunse Karen. «Ti abbiamo vista col tuo Dajan.» aggiunse, sporgendo le labbra verso di me e simulando il rumore di degli sbaciucchiamenti.
Diventai tutta rossa e farfugliai: «N-non è come credete!»
«A nooo?» insistette Karen.
Scossi freneticamente il capo mentre Emily rideva divertita.
Karen si divertiva sempre a stuzzicarmi riguardo quella faccenda di Dajan perché sapeva che inevitabilmente avrei iniziato a farneticare come una stupida. Solitamente ero una ragazza molto tranquilla ma se c’era lui di mezzo andavo in iperventilazione.
«Ma piantala!» la rimproverò bonariamente Kim, afferrando Karen per le spalle, spingendola verso l’entrata di scuola e strizzandomi l’occhio per rassicurarmi.
Alla prima ora avevamo il professor Faraize. Non potei non tirare un sospiro di sollievo al pensiero del viso bonario del prof; di certo una lezione di storia era molto meglio di una di chimica con la Delanay


POV Greta

«…e quindi gli ho detto ‘Penso che un po’ più di pizzo in quel punto sia meglio’ e lui mi ha dato retta perché Leigh si fida moltissimo dei miei gusti, dice che ho un ottimo senso estetico.»
Era da circa quindici minuti che Rosalya non faceva altro che parlare di Leigh, del negozio e di un certo nuovo abito che avevano confezionato.
Rosalya era una ragazza estremamente sui generis. In maniera positiva ovvio. Era sempre allegra, spigliata e molto chiacchierona. Era stata la mia prima amica al Dolce Amoris. Essendo io una ragazza parecchio riservata ed introversa non mi era semplice fare amicizia ma grazie a lei ero riuscita ad aprirmi di più.  Era una ragazza bellissima, con lunghi capelli bianchi e felini occhi gialli.
«Rosalya.» la interruppi pazientemente. «Mi sono fermata alla prima frase che hai detto.»
Rosalya mi guardò contrariata, incrociando le braccia: «Ma insomma, Greta, è perché non presti attenzione!»
O forse perché sei tu che parli a raffica…
«Comunque, cambiando argomento.» la ragazza lanciò un’occhiata astiosa ai miei capelli castani che avevo costretto in una treccia. «Non capisco perché ti ostini a legarti i capelli, stai così bene quando sono sciolti…»
«Sono molto più comodi così…» replicai io, prendendo la treccia tra le mani. «Non mi piace quando mi finiscono i capelli davanti agli occhi mentre studio.»
«Come credi che farai colpo su Nathaniel se continui così?» sbuffò Rosalya, facendo sventolare i capelli, colpendoli con la mano.
Nathaniel?!
Distratta improvvisamente da quel nome misi male il piede ed inciampai in un tombino. Fortunatamente, Rosalya mi afferrò con prontezza altrimenti mi sarei ritrovata con il mento sfregiato…
«N-non nominare Nathaniel così all’improvviso!» gracchiai io, rimettendomi dritta e lanciandole un’occhiataccia con i miei occhi chiari.
Rosalya ribatté: «Ma non è possibile che ogni volta che lo nomino rischi di romperti la testa!»
Per tutta risposta la ignorai, superando i cancelli del Dolce Amoris e attraversando il cortile, con lei alle calcagna.
Mi piaceva tantissimo Nathaniel ma sotto un certo punto di vista mi sembrava quasi irraggiungibile…era così perfetto…fisicamente sembrava quasi il principe azzurro di cui si leggeva nei libri ed inoltre aveva un carattere molto gentile e disponibile. Timida com’ero, solitamente non riuscivo a spiccicare granché in sua presenza e frustrata da tutto ciò alla fine mi ero confessata con Rosa. Anche se ripensandoci in situazioni come questa mi chiedevo se avessi fatto bene…
«Tra l’altro non capisco bene cosa ci trovi.» stava dicendo Rosalya, accanto a me, mentre camminando per i corridoi ci avvicinavamo ai nostri armadietti. «Insomma, è senza alcun dubbio un bel ragazzo ma io preferisco gli uomini più misteriosi e silenziosi. Anche se ammetto che negli ultimi tempi è diventato molto più simpatico.»
In effetti, da quando si era emancipato dai genitori che lo maltrattavano, Nathaniel era parecchio cambiato. Aveva sempre mantenuto dei lati del suo carattere ma al tempo stesso cominciava a pensare meno allo studio e a godersi dei momenti di svago con gli amici –avevo saputo che era andato a casa di Armin a giocare con lui, Kentin, Xavier e Dominique ai videogiochi- ed inoltre era anche più spigliato.
«Io non ti chiedo mica perché ti sei innamorata di Leigh…» le feci notare.
«Be, non me lo chiedi semplicemente perché è evidente che Leigh è perfetto.» cinguettò lei. Come al solito la sua testa se ne andava tra le nuvole quando si parlava del fidanzato.
«Non credo che tu sia molto oggettiva.» ribattei io, inarcando un sopracciglio e ridacchiando.
Rosalya stranamente mi diede ragione: «Be, sì, forse hai ragione…» aprì l’armadietto e prese i libri per la lezione del professor Faraize.
Io feci lo stesso mentre dicevo: «Comunque, non so bene perché lui mi piaccia, è quel tipo di cosa che non ti sai spiegare, a volte mi chiedo perché proprio…»
«Nathaniel!»
Per poco non mi strozzai con la saliva a sentire di nuovo il nome di lui pronunciato per la seconda volta dalle labbra della mia amica –caspita, avevo dei seri problemi col suo nome!
«Rosa, ti ho appena detto di non nominar…» quasi strillai io, voltandomi verso di lei furiosa, visto che per colpa sua stavo quasi per morire strangolata. Ma con mia enorme sorpresa, Rosalya mi tirò uno schiaffo sul braccio e fece una specie di verso allarmante come un «Mhmhhh!».
La guardai confusa e poi impallidii. Mi voltai come nelle peggiori scene da film horror, sudando freddo, le labbra contratte. Ebbene sì, Nathaniel si era appena fermato dietro di me e mi guardò con una lieve espressione stupita.
«AH!» strillai io, facendo un saltello indietro e rischiando di pestare il piede di Rosalya che mi spintonò per non farmi cadere su di lei.
Nathaniel sollevò le sopracciglia e ridacchiò: «Ops, scusate ragazze, non volevo spaventarvi. Buongiorno.»
«Ma no, Nathaniel, scusaci tu. Eravamo immerse in altri discorsi e non ci siamo accorte di te.» disse Rosalya, lanciandomi una breve occhiata inceneritrice visto che continuavo a fissare Nathaniel con una faccia da ebete.
«Volevo solo chiedervi se avete visto Melody, devo prestarle degli appunti che mi ha chiesto.» spiegò lui, mostrandoci un fascio di fogli su cui erano scritte alcune cose con una calligrafia ordinata e facilmente comprensibile.
«Non l’ho ancora vista.» disse Rosalya, scrollando le spalle. «Prova a chiedere a Karla, so che vanno abbastanza d’accordo.»
«Sì, peccato che io non possa dire la stessa cosa.» borbottò lui, passandosi una mano tra i capelli biondi con aria seccata al sol pensiero di quella vipera di Karla.
Istintivamente mi portai la mano al cuore per calmare i battiti.
I capelli no, non toccarti i capelli dannazione!
«Greta, stai bene?» Nathaniel aveva portato lo sguardo dorato su di me, l’espressione preoccupata. «Hai una faccia strana…»
Sobbalzai e diedi in una risatina quasi isterica: «No, no, Nathaniel, sto bene…»
«E’ che ha dormito poco stanotte.» si inventò di sana pianta Rosalya per poi afferrarmi per il braccio e tirarmi via dicendo: «Scusaci, Nathaniel, dobbiamo andare.»
Cercai di racimolare tutta la mia forza, voltai il capo e gli gridai dietro: «Scusami!»
Lo vidi rivolgermi un gran sorriso. 


POV Xavier

Abbandonato da tutti.
Ecco come mi sentivo quella fredda mattinata di Dicembre.
Alexy e Armin mi avevano snobbato per andare a prendere Sheila, quella biondina fredda e acida che aveva massacrato di botte Ambra qualche giorno fa -contenti loro. Dominique abitava troppo lontano per poterci incontrare e Dajan, come ogni mattina, si sarebbe incontrato con Mark e Sky-la-bambolina come l’avevo soprannominata io. 
Quindi mi ero ritrovato solo. Avevo provato a chiedere un ultimo supplicato aiuto a mio fratello Jordan che però aveva già un appuntamento con non ricordo quale ragazza della nostra classe.
Possibile che mi avessero tutti scaricato per delle donne? Ebbene sì.
Quindi scesi di casa col mio skate sottobraccio, mi schiaffai le cuffie nelle orecchie e filai verso il parco. Amavo andare sullo skateboard. Non era scomodo come guidare una macchina, eppure ti consentiva di muoverti rapidamente facendoti divertire e sembrare un gran figo agli occhi delle ragazze.
Un lieve venticello freddo mi scompigliava i capelli castano chiaro.
Natale si stava avvicinando sempre di più e io non vedevo l’ora di poter chiudere i libri e gettarli in un cassetto per quelle due-tre settimane di pacchia.
L’unica cosa che mi sarebbe mancata probabilmente sarebbero state le partite al club di basket con Dajan e Mark. Ed il sorriso di Iris. Pensando al volto luminoso della ragazza rischiai di andare a schiantami contro una panchina ma riuscii prontamente ad evitarla.
«Fiuu…» cacciai un sospiro di sollievo, passandomi il braccio sulla fronte.
Pericolo scampato.
Nuova regola per quando si va sullo skateboard: mai pensare ad Iris, mai.
Riuscii ad arrivare con ben dieci minuti di anticipo dall’inizio delle lezioni a scuola. Con una sgommata mi fermai proprio davanti ai cancelli dove vidi i gemelli ad aspettarmi insieme a Victor, un ragazzo piuttosto sulle sue, e Sheila.
Agguantai lo skater e li raggiunsi, con un gran sorriso.
Armin era il mio migliore amico. Nonostante fosse di un anno più piccolo di me mi trovavo molto bene con lui e spesso andavo a casa sua per giocare insieme a qualche videogioco. Essendo amico di Armin andavo anche abbastanza d’accordo con Alexy, senza però avere chissà quale rapporto…quel ragazzo era decisamente troppo esuberante.
«Ehi, buongiorno!» esclamai, porgendo il pugno ad Armin.
«Xavier, era ora!» ribatté lui, salutandomi.
Guardai gli altri tre. Alexy mi rivolse un sorriso luccicante, Victor si limitò a dirmi un «Buongiorno» parecchio senza tono e Sheila si limitò a fissarmi con aria annoiata.
Ma che simpatica!
Afferrai la sciarpa che Armin portava al collo, tirandolo verso di me e sibilandogli all’orecchio: «Quindi è per lei che mi hai abbandonato stamattina?»
«Daiii, non è male come credi!» ribatté lui.
«Ah no? E’ peggio?» chiesi io lanciando un’occhiata alla bionda che stava dicendo qualcosa ad Alexy.
Armin commentò con una risata divertita.
Non mi piacevano le ragazze tutto ghiaccio, potevano essere belle quanto volevano ma non vedevo quale tipo di conversazione si potesse avere con una tipa che ti fissava come se volesse vederti affogare nella lava più rovente…
Meglio una ragazza sociale, solare, simpatica…tutto con la ‘s’, sì, scusatemi, sono un tipo ripetitivo…
«Che materia avete alla prima ora?» chiesi ad Armin.
«Storia con il vecchio Faraize.» mi rispose lui allegramente.
«Beati voi, meglio di quella befana della Delanay. E pensare che chimica è la mia materia preferita…quella lì mi leva tutto il piacere.» dissi, storcendo il naso.
C’era da dire che perlomeno la Delanay era capace di riconoscere quando un alunno meritava e mi aveva fatto diverse volte i complimenti per il mio operato. Tuttavia, certi suoi modi di fare non mi andavano proprio giù…
Improvvisamente fui ridestato dai miei pensieri dal rumore di un flash. Sollevai lo sguardo e mi accorsi che Victor aveva sollevato la sua macchina fotografica e che puntava l’obiettivo verso il cortile. Sbirciai, incuriosito.
E per poco non mi prese un colpo!
Iris veniva tirata per il braccio da un’altra ragazza con dei lunghi capelli castano mossi. Se la memoria non mi ingannava quella doveva essere Alina, la migliore amica di Iris.
«Ma Alina! Armin e Alexy solitamente sono ai cancelli a quest’ora!» strillava Iris, cercando di opporsi alla stretta dell’amica.
«Eh…ehm…c-credo che forse è meglio entrare o faremo tardi alle lezioni…li andremo a salutare dopo.» ribatté Alina lanciando un’occhiata dall’altro lato del cortile. Seguii il suo sguardo e vidi Dake uscire dalle serre con qualche amico. Forse voleva evitarlo?
Le due sparirono dentro la scuola e vidi Victor abbassare lo sguardo sulla macchina fotografica e controllare com’era uscito lo scatto.
«Ehi» feci io senza pensare, sporgendomi sulla sua spalla per vedere la foto. «non è che puoi fare una copia anche per me?» 


POV Dominique

La città era straordinariamente rumorosa anche di primo mattino. Era il momento in cui i negozi venivano pian piano aperti, le persone più mattiniere uscivano dalle case per andare a fare la spesa o per portare i cani a fare la pipì delle sette e trenta, altri si recavano al lavoro, i bambini e i ragazzi si dirigevano a scuola e poi c’erano quelli che, come me, andavano al Liceo Dolce Amoris a cavallo della nuova moto che mi avevano regalato i miei.
Mi piacciono le moto, mi piace il senso di libertà che si prova a guidarne una, il vento tra i capelli e sul viso…
L’avevo chiamata Evangeline, perché sì, quella creatura ruggente era così bella da meritare un nome. Guai a chi me la toccava. Helena, la mia sorellina più piccola di un anno, mi prendeva sempre in giro per questa faccenda ma io avevo molti altri motivi per prendere in giro lei come ad esempio la sua insensata paura del buio.
Sfrecciavo per le strade, il casco in testa. Gli alberi erano spogli e avevano una spiacevole aria tetra che mi causava uno strano senso di malore. Non ero tagliato per l’inverno. La mia stagione era l’estate! E a suggerirlo c’era anche la mia pelle abbronzata e la mia passione per il surf.
L’unica cosa positiva dell’inverno erano le vacanze di Natale che comunque non potevano competere con quelle estive ma per lo meno mettevano una pausa alla routine scolastica.
Arrivai nei pressi del liceo e parcheggiai la moto vicino ad un cartellone pubblicitario. Poco distante vidi parcheggiata anche la moto di Castiel. Carina, sì, ma non poteva competere con Evangeline…
I miei amici erano tutti vicino ai cancelli della scuola. C’era Xavier, il più alto e anche l’unico che frequentava il mio stesso anno, i gemelli Armin e Alexy, Victor e Sheila –anche se con questi ultimi due non avevo chissà quale grande rapporto, specie con la ragazza.
«’Giorno a tutti!» esclamai avvicinandomi e agitando la mano allegramente.
«Ehi, Domi, era ora!» disse Xavier.
Per tutta risposta io lo guardai male. Detestavo quando il mio nome veniva abbreviato e i ragazzi lo sapevano bene.
«Preferisci Dom?» chiese Armin malizioso.
«Sto per darvi un pugno.» replicai io con voce cristallina facendoli ridacchiare.
Alexy stava leggendo con foga dei fogli, la lingua tra le labbra, la fronte corrugata per la concentrazione. Chissà perché qualcosa mi diceva che si trattava del compito della Delanay…da quando era arrivata, la nuova professoressa aveva sparso il terrore per il liceo e spesso passeggiava avanti e indietro per i corridoi, controllando il comportamento degli alunni.
Che piaga!
«Ehi, Alexy, in difficoltà per chimica?» domandai quindi, ispezionando i fogli con gli occhi verdi.
«Sì…» ammise Alexy frustrato. «Stavo cercando di capirci qualcosa di più dagli appunti di Victor…»
«Ma cavolo!» sbottò Armin seccato, smanettando il telefono nervosamente. «Dove diavolo è finito?»
«Chi?» chiedemmo io e Alexy all’unisono.
«Kentuccio, no?» rispose Armin. «Non lo riesco a rintracciare. Vai a vedere che si è andato a ficcare in qualche angolo con Mey.» sospirò, scuotendo il capo. Notai che Sheila gli rivolse un’occhiata parecchio guardinga, azzardandosi persino ad alzare lo sguardo dal suo amatissimo cellulare.
Xavier, invece, non sembrava preoccupato dal lieve ritardo di Kentin. Sapevo che a lui non andava molto a genio. A me in realtà sarebbe potuto anche stare simpatico se solo non ci fosse stato un piccolo problema: Helena. Aveva una specie di fissa per Kentin, o per lo meno quando era con le sue amiche e si arrivava a parlare di lui iniziava a ridacchiare come una scema.
E quindi, da bravo fratello maggiore, non riuscivo a trovare molto simpatico il ragazzo che faceva andare il cervello di mia sorella in blackout.
Mentre Alexy suggeriva ad Armin di provare a chiamare Meylyn io mi concessi una breve occhiata al cortile dove vidi passare Kim assieme alle sue amiche. Kim era una ragazza estremamente bella, atletica e di carattere. Mi era piaciuta subito come amica ma poi la faccenda si era evoluta ed ero caduto anch’io nella trappola dell’amore. Ancora non riuscivo a crederci visto che spesso mi divertivo a flirtare con le ragazze –soprattutto quelle molto frivole.
La ragazza sbirciò nella nostra direzione, mi riconobbe e mi rivolse un gran sorriso genuino.
E questa volta fu il mio cervello ad andare in blackout.
«Be, allora io e Dominique iniziamo ad andare.» disse Xavier, circondandomi le spalle con un braccio e trascinandomi via, probabilmente verso il laboratorio di scienze.
«Amico, sei davvero sensibile al fascino della Pantera.» osservò Xavier. ‘La Pantera’ era il nome in codice che aveva affibbiato a Kim e io trovavo che le si addicesse parecchio.
Scrollai le spalle: «E’ l’unica che mi fa questo effetto, solitamente erano le ragazze che non parlavano più davanti a me…» ammisi io.
«Se non è amore questo…» commentò saggiamente Xavier, solidale.


POV Meylyn

«Buongiorno, Mey!»
Appena aperta la porta di casa, la prima cosa che mi ritrovai davanti fu il meraviglioso sorriso di Kentin.
«Mh…» mi lagnai io, guardandolo con occhi disperati. Mi aggrappai alla sua camicia e gracchiai in tono lamentoso. «Kentiiin…»
«Che è successo?» chiese lui confuso.
«Non trovo il cellulare!» esplosi io, allontanandomi da lui e rientrando dentro casa, gesticolando. «L’ho cercato ovunque! Ovunque ti dico! Nell’armadio, nei cassetti, in cucina, persino nella vasca da bagno! Non lo trovo! E mio padre mi ammazza se non lo riesco a trovare, hai idea di quanto costi? Ma perché?! Lo dicevo io che dovevo riordinare la mia stanza…uff…»
Non potei completare il mio sproloquio perché sentii la mano di Kentin sfiorarmi…sfiorarmi…
Il mio viso si trasformò improvvisamente in una pentola a ebollizione. M-mi aveva davvero toccato il sedere?!
Mi voltai di scatto, strillando: «C-c-che diavolo fai si può sapere?! Razza di depravato! Ed io che ti stavo parlando di un problema serio! T-tu…tu…!»
Stavo quasi per saltargli addosso e riempirlo di pugni –era un diversivo solo per nascondere l’imbarazzo e distrarmi altrimenti mi sarei sciolta come un gelato al sole nel giro di pochi minuti…- quando lui sollevò qualcosa davanti al mio naso, sogghignando.
Battei le palpebre e poi identificai l’oggetto.
Era il mio telefono!
Lo presi tra le mani, a bocca aperta: «Ma come…?»
«Era nella tasca posteriore dei jeans.» mi spiegò lui ridacchiando.
«Oh.» riuscii solamente a dire io rendendomi conto di aver appena fatto due figuracce di fila col ragazzo che mi piaceva.
Lo avevo accusato di essere un pervertito quando le sue intenzioni erano più che candide ed inoltre avevo fatto la parte della povera rimbambita che perde tutto e poi ha l’oggetto perduto sotto il naso –neanche Lysandre ne sarebbe stato capace…
A salvarmi dalla mia imbarazzante condizione ci pensarono Cherry e Coco che corsero a fare le feste a Kentin.
«Ehi!» Kentin si piegò sulle ginocchia, accarezzando la testa di Coco e di Cherry che si presero tutte le sue attenzioni ben volentieri. «Buongiorno anche a voi due.»
Ero sempre stata una grande amante degli animali e alla fine ero riuscita a convincere mia madre e mio padre ad adottare un gatto ed in seguito, da poco, anche un cucciolo di shetland. Probabilmente avevo inconsciamente cercato di compensare il vuoto che mi aveva lasciato la partenza dei miei fratelli, Theodore e Cedric, per la Russia tramite i due animali.
«O-ok, possiamo andare…» dissi io, salutando Coco e Cherry con una carezza e uscendo di casa seguita da Kentin che stava ancora sorridendo divertito di fronte al mio imbarazzo.
Chiusi la porta a chiave –visto che i miei erano fuori per lavoro toccava a me farlo- e poi scesi le scale del condominio assieme a Kentin.
Kentin era il mio migliore amico dai tempi delle medie anche se allora era completamente diverso. Il Ken delle medie era più basso, gracilino, indossava degli occhiali spessi e troppo grandi per la sua faccia e portava un bizzarro taglio a scodella mentre il Ken di ora –anzi Kentin visto che non voleva più essere chiamato in quel modo- era tornato dalla scuola militare più forte, più sicuro, più alto e con un look completamente rifatto –e sta volta non c’era lo zampino di Rosalya. 
Comunque, sia il Ken di prima sia il Ken di ora avevano mantenuto i loro meravigliosi occhi verdi e i capelli castani. Ed entrambi avevano la loro capacità di far battere il mio cuore all’impazzata.
Per me Ken era sempre Ken.
Fisicamente parlando ci assomigliavamo anche molto…stessi occhi, stessi capelli…a volte ci scambiavano persino per fratelli e la cosa mi dava parecchio fastidio.
Ci avviamo per il parco come ogni mattina, camminando a passo abbastanza spedito visto che erano già le sette e quarantacinque. Fortunatamente la scuola non era lontanissima.
Mentre chiacchieravo con Kentin del più e del meno, cercando di vincere l'imbarazzo per ciò che era avvenuto poco fà, sentii squillare il telefono. Lo tirai fuori dalla tasca dei jeans e risposi:  «Pronto?»
«Volete spicciarvi voi due sì o no?» la voce di Armin mi rimbombò nelle orecchie e fui costretta ad allontanare il telefono ad una distanza di sicurezza. «Potete fare i piccioncini anche più tardi, di prima mattina non è proprio il caso, se facciamo tardi il professor Faraize…»
«Ciao ragazzi!» si sentì canterellare la voce di Alexy.
«…ci farà passare un brutto quarto d’ora.»
«Da quando ti preoccupi del professor Faraize?» ribattei io, inarcando un sopracciglio.
«Da quando mio padre mi ha detto che mi leverà la console se sente di nuovo dai prof che non mi impegno nello studio.» sbottò Armin in risposta. Trattandosi di Armin tutto filava…
«Kentuccio prendi la tua donzella e correte subito qui!»
Mi voltai verso Kentin che era diventato viola dalla rabbia.
Oh-oh…
«Non mi chiamare così!» sbraitò infatti, afferrando il telefono e strappandomelo dalle mani.
Le risate di Alexy e Armin risuonarono dall’altro lato mentre Kentin era schiumante di rabbia. Decisi di sfilargli in fretta il cellulare prima che lo frantumasse tra le dita.
«Non te la prendere, Kentin ,lo sai che scherzano.» dissi io con un sorriso, chiudendo la chiamata.
Lui mi fissò con un broncio tenerissimo, poi mi afferrò la mano e disse: «Sarà meglio sbrigarci.»
Già di mio ero un’imbranata colossale, figurarsi se poi dovevo camminare distratta dal calore della mano di Kentin...per me era un’impresa come poche. Tuttavia non ebbi la forza –né la voglia- di staccarmi dalla sua presa quindi lo lasciai fare, osservando le nostre mani congiunte
Fortunatamente riuscii ad arrivare davanti ai cancelli del Dolce Amoris sana e salva e venni strizzata in un abbraccio da Alexy.
«Meeey!»
«Era ora.» disse invece Armin corrucciato.
Io lo guardai facendogli la linguaccia: «Armin non darti tante arie per una volta che sei arrivato in orario!»
«E’ vero fratellino, di solito devo buttarti io giù dal letto.» rincarnò la dose Alexy.
«Non vale, voi siete in maggioranza!» esclamò lui, incrociando le braccia e guardandoci storto.
«E’ la tattica di battaglia che funziona meglio, caro Armin.» disse Kentin soddisfatto, evidentemente contento che Armin venisse preso di mira. Vendicativo nel midollo, ma io non potevo proprio parlare.
«Tu zitto, Kentuccio.» disse Armin con un ghigno facendolo puntualmente incupire.
«Ehm-ehm» tossicchiò Sheila, una ragazza bionda che andava pure abbastanza d’accordo con i gemelli. «Vogliamo sbrigarci? E’ ora di entrare.»
Salutai con un «Buongiorno» anche lei e Victor che mi risposero piuttosto distrattamente. Be, in effetti erano dei tipi un po’ strani…
Ci dirigemmo quindi dentro l’edificio seguiti dal driiiin della campanella che avvisava gli alunni dell’inizio delle lezioni.




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Ciao a tutte! :D
Finalmente riesco a pubblicare il secondo capitolo di questa FF, sono troppo contenta! Scrivere di undici personaggi diversi non è stato facile quindi vi chiedo di segnalarmi se qualche cosa non vi è proprio piaciuta. Logicamente questa è stata solo l’introduzione degli OC quindi nei prossimi capitoli cecherò di sviluppare ancora meglio il carattere ma credetemi non è stato facile xD
Dico solo che mi sono divertita da morire a d immedesimarmi nei ragazzi e a scrivere i loro POV xD ed inoltre tutte le scenette imbarazzanti-comiche mi sono piaciute molto come 'condimento ai fatti' perché sono del parere che questo tipo di scene sono le migliori in qualsiasi storia :'D
Come avrete notato sono comunque comparsi anche gli OC dello scorso capitolo e sono contenta che alla fine gli ho fatti entrare tutti in scena **
Ora…ho un’altra piccola cosa da chiedervi. Mi serve che mi mandiate via Messaggio Privato la descrizione di come deve essere vestita/o il vostro OC al ballo e anche magari se ha un’acconciatura particolare. Se può aiutarvi potete anche mandarmi una foto del completo per avere più o meno un’indicazione. Ci tengo  a precisare che l’abito NON deve essere lungo perché comunque stiamo parlando di una semplice festicciola sgangherata tra liceali quindi l’abito lungo mi sembrerebbe troppo ‘pomposo'. Abiti corti, pantalone/ maglia elegante…scegliete voi ^^
Vi ringrazio moltissimo per tutte le vostre recensioni, per chi ha messo la storia tra le preferite/ seguite e per i vostri complimenti, mi rendete molto felice **
Ora vi lascio e vi saluto,
Al prossimo capitolo, my dear

Lovely


 
   
 
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