E
P I L O G O
Ikigai.
Dieci giorni
di ferie.
Asami gli aveva quasi lanciato il
mattarello addosso, ma almeno aveva capito. Lui aveva cercato di farle notare
il lato positivo della cosa: avevano finito di ristrutturare la vecchia casa Uchiha, due cani e sei gatti, e pure un laghetto di carpe koi che lui aveva
chiesto alla moglie di tenere. Severus
ci era pure finito dentro, una volta, e le carpe avevano pensato bene di
morderlo.
«Papà!» era
una voce stridula, piedini che scivolavano sul tatami e le lenzuola che
scivolavano via, scoprendogli i piedi. Sentì Amaterasu
e Susanoo ansimare e salire sul letto, uno dei due
gli stava leccando un piede. «PAPÀ!» urlò più forte, e quel piccolo corpicino
si sedette sul suo stomaco,
costringendolo ad alzare le palpebre. Gli occhi grandissimi di Mikoto furono la prima cosa che vide.
«Ciao
principessa» le mormorò, allungando le braccia per stringerla prima di rotolare
sulla parte di letto di Asami, appoggiando la bambina
sul materasso, attento a non schiacciarla. La osservò ridere e si chinò a
lasciarle un sono bacio sulla guancia.
Uno dei cani
abbaiò, Amaterasu
si arrampicava sul letto scodinzolando, mentre Susanoo
si limitava a stare seduto ai piedi del materasso.
«Giù» ordinò
Itachi severo, mettendosi a sedere mentre il cane
ubbidiva al suo ordine e affiancava l’altro. Afferrò gli occhiali dal comodino
mentre Mikoto si tappava la bocca per non ridere e si
legò i capelli, prima di alzarsi e
prendere la bimba in braccio.
«Papà» lo
chiamò accarezzandogli la coda di capelli, «È vero che oggi ci vengono a
trovare nonno Kagami, zio Shisui
e zio Sas’ke?».
«Mi pare che
vengano oggi, sì» rispose.
Mikoto esultò, lanciandosi verso il collo
del padre per stringerlo in un abbraccio, «Zio Sas’ke mi porta al parco!». Anche i cani esultarono, abbaiando
senza apparente motivo, correndo attorno ad Itachi,
impedendogli di andare avanti.
«Asami!» gridò, e la bambina si nascose nella sua spalla,
come per non dare fastidio al padre e proteggersi le orecchie dalla voce troppo
alta, «I tuoi cani stanno tentando di uccidermi!».
Silenzio,
solo i cani che mugolavano e ansimavano per una felicità apparente. Asami comparse dall’angolo, brandendo una paletta da cucina
come se fosse un bastone, «Ti ricordo, mio caro Itachi,
che abbiamo deciso in comune accordo di prendere Amaterasu
e Susanoo» disse, seria, puntandogli l’arnese contro
il naso, «E se non ti sbrighi a venire in cucina la colazione diventerà fredda,
ho mandato io i cavalieri dell’Apocalisse a chiamarti».
Mikoto rise, agitandosi per essere messa a
terra e, quando Itachi la appoggiò sul tatami, la
bimba prese a correre con le braccia alzate verso la cucina, gridando qualcosa
come “Sono una guerriera!”, inseguita dai due cani.
L’Uchiha rise, scuotendo appena la testa mentre allungava una
mano per afferrare piano il polso dell’altra, attirandola a sé in un abbraccio,
«Comunque buongiorno» le disse, sorridendo, allungandosi a lasciarle un bacio
sulle labbra.
«Buongiorno»
mormorò Asami in risposta, tirandogli delicatamente
un colpetto sulla spalla con la paletta, «Ha chiamato tuo fratello, ha detto
che va a prendere Sakura al tirocinio e poi viene qui» gli comunicò prima di
posare nuovamente le labbra sulle sue, spingendolo poi verso il corridoio.
Asami sembrava essersi abituata bene, aveva
studiato la lingua in previsione di quel momento, e anche se spesso in casa
parlava inglese – cosa che lo aveva portato ad avere una figlia praticamente
bilingue – oramai non era poi così pessima a esprimersi in giapponese.
«Con
Sakura?» le chiese, e Asami alzò le braccia in un
gesto teatrale.
«Ah, non
credo, si vergogna troppo della sua famiglia» scherzò raggiungendo la piccola
intenta ad arrampicarsi su una seggiola della cucina, aiutandola a mettersi in
ginocchio senza cadere.
Itachi sorrise allungandosi per sistemarle
il bavaglio, mentre sua moglie gli versava il caffè in una tazza, «Lo sai com’è
fatto su queste cose» cercò di spiegarle, e Asami
annuì lanciando in qualche modo la paletta nel lavandino.
«Lo so bene,
tu sei uguale» replicò con un sorriso, e poi si chinò a lasciare un bacio fra i
capelli di sua figlia, «Vado a stendere i panni, voi mangiate» disse, e poi
aprì la porta in carta di riso, mentre i cani sfrecciavano in giardino,
iniziando a rincorrere Paprika che zampettava tranquilla.
«Non dovevi
fare colazione con noi?» le chiese, afferrandole il polso con quella
delicatezza con cui ormai si era abituato a toccarla. I suoi occhi, dietro agli
occhiali, sembravano quelli di un cucciolo e la fecero ridere.
«Non sei
diventato un po’ troppo grande per queste cose?» gli domandò retorica,
liberandosi dalla sua presa per fargli una carezza sui capelli, girandogli il
volto verso quello della loro figlia, «Guarda Mikoto,
tuo padre ha la stessa faccia del Gatto con gli Stivali» scherzò.
«È vero!»
rise l’altra, tenendo con le ditina un pezzo di
pancake, facendo cadere lo sciroppo d’acero sul tavolo. Itachi
sorrise e scosse la testa, lasciando Asami libera di
andare a stendere i panni.
Si allungò
per pulire il disastro della figlia, rubandole poi una frittella, ridendo alle
lamentele della piccola. Era un suono piacevole, e lui – per fortuna – aveva iniziato
ad apprezzare presto quei piccoli momenti. Non aveva mai pensato di poter
vivere a lungo, di riuscire a farsi una famiglia. La sua malattia era sempre
stata una note dolente nella sua vita e lui era convinto che gli avrebbe
portato via tutto. La morte dei suoi genitori, inoltre, avevano riempito la sua
vita di tristezza. Si era sentito in colpa per aver trascinato Sasuke a Londra e non si sarebbe mai davvero perdonato per
tutto il male che gli aveva fatto.
Continuò a
sorridere, osservando come Mikoto si sporcava da
orecchio a orecchio con la sua colazione, impiastricciando il bicchiere di
plastica mentre trangugiava il suo succo. Era una bellissima bambina. Sua figlia.
Dal giardino,
sentiva Asami canticchiare, sgridando i cani che,
probabilmente, giocavano con le lenzuola. A Konoha il
cielo era quasi sempre azzurro e i fiori di ciliegio erano in fiore.
«Dici che
poi zio Sasuke gioca con me, papà?» le chiese la bambina, e Itachi
annuì. Mikoto esultò e afferrò finalmente la
forchetta, infilzando un pezzo di pancake.
Aveva il
naso di Asami e il taglio dei suoi occhi, e il
sorriso tipico dei bambini felici. Come quello di Sasuke alla sua età.
Era la punta
del diamante. La cosa più bella che aveva costruito assieme ad Asami, senza la quale, probabilmente, non sarebbe lì, a
godersi quei dieci giorni di ferie e sua figlia che lo amava tanto, nonostante
non lo vedesse spesso a casa.
Tutto quello
– la casa, la figlia, la moglie, il fratello quasi laureato e la sensazione
piacevole che non potesse andare meglio –
era la sua ragione di vita.
Il motivo
per cui svegliarsi la mattina.
Il suo Ikigai.
NOTE
D’AUTRICI → «Aschente!, giuro sui comandamenti».
Volevamo
iniziare dicendo che stiamo piangendo. E sì, lo stiamo facendo davvero.
Siamo soddisfatte
dell’epilogo, stavolta per davvero. È esattamente come lo volevamo: uno
spaccato di vita quotidiana di Itachi, parecchi anni
dopo. Ora abita a Konoha, nella vecchia casa dei suoi
genitori (ristrutturata), una figlia che ha chiamato Mikoto
e una vita che ha quel sapore di normale. ♥
Pensavamo
che fosse la conclusione perfetta per questa storia. Un po’ di sana felicità,
il premio per aver sopportato tutto quello che hanno passato. Per chi segue
Colla, ci troviamo più avanti rispetto a dove è ferma adesso la fan fiction
(Sakura è al tirocinio e Sasuke ha quasi completato il corso di studi). In
tutti i casi la storia di come Asami e Itachi sono finiti a Konoha con Mikoto è un po’ più complicata, ma ce la riserviamo per
Colla, quindi stay tuned! ;)
Siamo molto
felici che Asami sia stata bene accetta. Sappiamo cosa
significa creare degli OC e vedere che sono così apprezzati è una delle gioie
più immense che si possano provare. Vorremmo ringraziarvi anche per questo.
Siete stati
un seguito bellissimo. Ci avete sopportato nelle nostre assenze, ci avete
seguito nonostante tutto. E ci avete riempito il cuore di gioia. Scrivere Ikigai è stato un piacere, nonostante il livello fosse “più
alto” rispetto a Colla (non fraintendeteci, ci impegniamo in egual modo con
entrambe le storie!) e i protagonisti avessero altre esigenze.
Speriamo che
questo epilogo possa essere piaciuto a voi come
a noi, e che ci seguiate anche nei prossimi giorni sia con Colla che con
altre fan fiction che pubblicheremo (eh!).
Insomma, è
finita ♥ spunteremo
la casellina “Completa” di Ikigai orgogliose di
questa storia e felicissime delle parole che ci avete regalato nelle recensioni
o nel semplice gesto di mettere la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Andate in
pace(?), e vi auguriamo di trovare il vostro Ikigai,
esattamente come ha fatto Itachi. ♥
papavero radioattivo