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Autore: papavero radioattivo    27/07/2015    5 recensioni
― DAL CAPITOLO PRIMO. ―
«Sascake?» ripeté Itachi, quasi confuso.
«Sascake» gli fece eco Asami, «Sasuke è un piccolo cupcake, non vedi?» continuò, indicando il più giovane, «ha la faccia da cupcake. Non esistono i cupcake in Giappone?» continuò.
«E tu dai nomignoli alle persone appena le conosci?» domandò Itachi, particolarmente divertito
.

Itachi ha ottenuto l'affido di suo fratello minore e si è trasferito a Londra per lavoro. In questa nuova città, completamente diversa da Konoha, Sasuke si porta dietro i suoi quindici anni appena compiuti ed una grande rabbia nei confronti del maggiore, che lo ha costretto a lasciare i suoi amici e la sua vita senza dargli nemmeno tante spiegazioni in merito.
Frustrato e spaesato, Itachi dovrà fare i conti con Sasuke e con una città che non conosce. Il mutismo del fratello, inoltre, non aiuta la situazione, facendo diventare il clima in casa pesante ed invivibile.
È nel marasma quotidiano che Itachi incontra Asami, una ragazza dai tratti orientali che non conosce una sola parola di giapponese ma si definisce inglese al cento per cento.
Senza volervo, il più grande degli Uchiha è finito sulla strada che lo condurrà al suo Ikigai, alla sua ragione per vivere.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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E P I L O G O

 

Ikigai.

 

 

 

Dieci giorni di ferie.

Asami gli aveva quasi lanciato il mattarello addosso, ma almeno aveva capito. Lui aveva cercato di farle notare il lato positivo della cosa: avevano finito di ristrutturare la vecchia casa Uchiha, due cani e sei gatti, e pure un laghetto di carpe koi  che lui aveva chiesto alla moglie di tenere. Severus ci era pure finito dentro, una volta, e le carpe avevano pensato bene di morderlo.

«Papà!» era una voce stridula, piedini che scivolavano sul tatami e le lenzuola che scivolavano via, scoprendogli i piedi. Sentì Amaterasu e Susanoo ansimare e salire sul letto, uno dei due gli stava leccando un piede. «PAPÀ!» urlò più forte, e quel piccolo corpicino si sedette sul suo stomaco,  costringendolo ad alzare le palpebre. Gli occhi grandissimi di Mikoto furono la prima cosa che vide.

«Ciao principessa» le mormorò, allungando le braccia per stringerla prima di rotolare sulla parte di letto di Asami, appoggiando la bambina sul materasso, attento a non schiacciarla. La osservò ridere e si chinò a lasciarle un sono bacio sulla guancia.

Uno dei cani abbaiò,  Amaterasu si arrampicava sul letto scodinzolando, mentre Susanoo si limitava a stare seduto ai piedi del materasso.

«Giù» ordinò Itachi severo, mettendosi a sedere mentre il cane ubbidiva al suo ordine e affiancava l’altro. Afferrò gli occhiali dal comodino mentre Mikoto si tappava la bocca per non ridere e si legò i capelli, prima di alzarsi e  prendere la bimba in braccio.

«Papà» lo chiamò accarezzandogli la coda di capelli, «È vero che oggi ci vengono a trovare nonno Kagami, zio Shisui e zio Saske?».

«Mi pare che vengano oggi, sì» rispose.

Mikoto esultò, lanciandosi verso il collo del padre per stringerlo in un abbraccio, «Zio Saske mi porta al parco!». Anche i cani esultarono, abbaiando senza apparente motivo, correndo attorno ad Itachi, impedendogli di andare avanti.

«Asami!» gridò, e la bambina si nascose nella sua spalla, come per non dare fastidio al padre e proteggersi le orecchie dalla voce troppo alta, «I tuoi cani stanno tentando di uccidermi!».

Silenzio, solo i cani che mugolavano e ansimavano per una felicità apparente. Asami comparse dall’angolo, brandendo una paletta da cucina come se fosse un bastone, «Ti ricordo, mio caro Itachi, che abbiamo deciso in comune accordo di prendere Amaterasu e Susanoo» disse, seria, puntandogli l’arnese contro il naso, «E se non ti sbrighi a venire in cucina la colazione diventerà fredda, ho mandato io i cavalieri dell’Apocalisse a chiamarti».

Mikoto rise, agitandosi per essere messa a terra e, quando Itachi la appoggiò sul tatami, la bimba prese a correre con le braccia alzate verso la cucina, gridando qualcosa come “Sono una guerriera!”, inseguita dai due cani.

L’Uchiha rise, scuotendo appena la testa mentre allungava una mano per afferrare piano il polso dell’altra, attirandola a sé in un abbraccio, «Comunque buongiorno» le disse, sorridendo, allungandosi a lasciarle un bacio sulle labbra.

«Buongiorno» mormorò Asami in risposta, tirandogli delicatamente un colpetto sulla spalla con la paletta, «Ha chiamato tuo fratello, ha detto che va a prendere Sakura al tirocinio e poi viene qui» gli comunicò prima di posare nuovamente le labbra sulle sue, spingendolo poi verso il corridoio.

Asami sembrava essersi abituata bene, aveva studiato la lingua in previsione di quel momento, e anche se spesso in casa parlava inglese – cosa che lo aveva portato ad avere una figlia praticamente bilingue – oramai non era poi così pessima a esprimersi in giapponese.

«Con Sakura?» le chiese, e Asami alzò le braccia in un gesto teatrale.

«Ah, non credo, si vergogna troppo della sua famiglia» scherzò raggiungendo la piccola intenta ad arrampicarsi su una seggiola della cucina, aiutandola a mettersi in ginocchio senza cadere.

Itachi sorrise allungandosi per sistemarle il bavaglio, mentre sua moglie gli versava il caffè in una tazza, «Lo sai com’è fatto su queste cose» cercò di spiegarle, e Asami annuì lanciando in qualche modo la paletta nel lavandino.

«Lo so bene, tu sei uguale» replicò con un sorriso, e poi si chinò a lasciare un bacio fra i capelli di sua figlia, «Vado a stendere i panni, voi mangiate» disse, e poi aprì la porta in carta di riso, mentre i cani sfrecciavano in giardino, iniziando a rincorrere Paprika che zampettava tranquilla.

«Non dovevi fare colazione con noi?» le chiese, afferrandole il polso con quella delicatezza con cui ormai si era abituato a toccarla. I suoi occhi, dietro agli occhiali, sembravano quelli di un cucciolo e la fecero ridere.

«Non sei diventato un po’ troppo grande per queste cose?» gli domandò retorica, liberandosi dalla sua presa per fargli una carezza sui capelli, girandogli il volto verso quello della loro figlia, «Guarda Mikoto, tuo padre ha la stessa faccia del Gatto con gli Stivali» scherzò.

«È vero!» rise l’altra, tenendo con le ditina un pezzo di pancake, facendo cadere lo sciroppo d’acero sul tavolo. Itachi sorrise e scosse la testa, lasciando Asami libera di andare a stendere i panni.

Si allungò per pulire il disastro della figlia, rubandole poi una frittella, ridendo alle lamentele della piccola. Era un suono piacevole, e lui – per fortuna – aveva iniziato ad apprezzare presto quei piccoli momenti. Non aveva mai pensato di poter vivere a lungo, di riuscire a farsi una famiglia. La sua malattia era sempre stata una note dolente nella sua vita e lui era convinto che gli avrebbe portato via tutto. La morte dei suoi genitori, inoltre, avevano riempito la sua vita di tristezza. Si era sentito in colpa per aver trascinato Sasuke a Londra  e non si sarebbe mai davvero perdonato per tutto il male che gli aveva fatto.

Continuò a sorridere, osservando come Mikoto si sporcava da orecchio a orecchio con la sua colazione, impiastricciando il bicchiere di plastica mentre trangugiava il suo succo. Era una bellissima bambina. Sua figlia.

Dal giardino, sentiva Asami canticchiare, sgridando i cani che, probabilmente, giocavano con le lenzuola. A Konoha il cielo era quasi sempre azzurro e i fiori di ciliegio erano in fiore.

«Dici che poi zio Sasuke gioca con me, papà?» le chiese la bambina, e Itachi annuì. Mikoto esultò e afferrò finalmente la forchetta, infilzando un pezzo di pancake.

Aveva il naso di Asami e il taglio dei suoi occhi, e il sorriso tipico dei bambini felici. Come quello di Sasuke alla sua età.

Era la punta del diamante. La cosa più bella che aveva costruito assieme ad Asami, senza la quale, probabilmente, non sarebbe lì, a godersi quei dieci giorni di ferie e sua figlia che lo amava tanto, nonostante non lo vedesse spesso a casa.

Tutto quello – la casa, la figlia, la moglie, il fratello quasi laureato e la sensazione piacevole che  non potesse andare meglio – era la sua ragione di vita.

Il motivo per cui svegliarsi la mattina.

Il suo Ikigai.

 

                                                                                                  

 

 

 

 

NOTE D’AUTRICI → «Aschente!, giuro sui comandamenti».

 

Volevamo iniziare dicendo che stiamo piangendo. E sì, lo stiamo facendo davvero.

Siamo soddisfatte dell’epilogo, stavolta per davvero. È esattamente come lo volevamo: uno spaccato di vita quotidiana di Itachi, parecchi anni dopo. Ora abita a Konoha, nella vecchia casa dei suoi genitori (ristrutturata), una figlia che ha chiamato Mikoto e una vita che ha quel sapore di normale.

Pensavamo che fosse la conclusione perfetta per questa storia. Un po’ di sana felicità, il premio per aver sopportato tutto quello che hanno passato. Per chi segue Colla, ci troviamo più avanti rispetto a dove è ferma adesso la fan fiction (Sakura è al tirocinio e Sasuke ha quasi completato il corso di studi). In tutti i casi la storia di come Asami e Itachi sono finiti a Konoha con Mikoto è un po’ più complicata, ma ce la riserviamo per Colla, quindi stay tuned! ;)

Siamo molto felici che Asami sia stata bene accetta. Sappiamo cosa significa creare degli OC e vedere che sono così apprezzati è una delle gioie più immense che si possano provare. Vorremmo ringraziarvi anche per questo.

Siete stati un seguito bellissimo. Ci avete sopportato nelle nostre assenze, ci avete seguito nonostante tutto. E ci avete riempito il cuore di gioia. Scrivere Ikigai è stato un piacere, nonostante il livello fosse “più alto” rispetto a Colla (non fraintendeteci, ci impegniamo in egual modo con entrambe le storie!) e i protagonisti avessero altre esigenze.

Speriamo che questo epilogo possa essere piaciuto a voi come  a noi, e che ci seguiate anche nei prossimi giorni sia con Colla che con altre fan fiction che pubblicheremo (eh!).

Insomma, è finita spunteremo la casellina “Completa” di Ikigai orgogliose di questa storia e felicissime delle parole che ci avete regalato nelle recensioni o nel semplice gesto di mettere la storia tra le preferite/seguite/ricordate.

Andate in pace(?), e vi auguriamo di trovare il vostro Ikigai, esattamente come ha fatto Itachi.

 

papavero radioattivo

 

 





   
 
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