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Autore: Gweiddi at Ecate    24/01/2009    7 recensioni
Dedicata a roro.
"Il micio miagolò sommessamente, si stiracchiò e saltò giù dal letto, indifferente all’espressione allibita di Inuyasha, e andò ad accoccolarsi contro le gambe di quest’ultimo, strusciandosi e facendo le fusa.
«Tu… tu sai di avere qualche problema, vero?»"
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cat's Eve



Il fruscio delle tende disturbava lo stato di dormiveglia in cui stava versando.
Una brezza fredda gli sospirò nelle orecchie, svegliandolo completamente. Aveva il sonno leggero, lui.
Sbatté più volte le palpebre, assonnato, e si stupì di ritrovarsi nella stanza completamente immersa nel buio.
Fantastico. Mi sono addormentato di nuovo.
Guardò al suo fianco e vide il portatile appoggiato sul letto, in un precario equilibrio stabilizzato dalla trapunta che si avvolgeva intorno allo strumento.
Inuyasha guardò lo schermo scocciato. Molto stupidamente pensò di dare al coso la colpa della sua dormita fuori orario.
«Avresti potuto svegliarmi, sai?»
In tutta risposta, il portatile continuò a ronzare tristemente, prossimo al surriscaldamento del disco fisso.
Aspetta un attimo. Me la sto davvero prendendo con un oggetto inanimato?
Sospirò, e riprese in mano il laptop, poggiandolo sulle gambe incrociate. Sarebbe stato meglio mettersi subito all’opera, difficilmente l’articolo che doveva consegnare il giorno dopo si sarebbe scritto da solo.
Iniziò a ticchettare svogliatamente sui tasti all’unica luce del monitor, seguendo il filo di un discorso ancora nebuloso.
Una nuova bava fredda lo fece rabbrividire, e si girò contrariato verso la finestra spalancata.
No, solo lui sarebbe potuto addormentarsi in pieno inverno con le finestre aperte e non prendersi un accidenti.
La fortuna di essere un hanyou.
Si alzò pigramente per andare a chiudere le imposte ma una palla bianca saettò nella stanza.
«Ma che ca…»
Un piccolo tonfo e un movimento colto con la coda dell’occhio vicino al letto.
Inuyasha si decise finalmente ad accendere la luce, e guardando al centro del materasso vide un bel gattone bianco accoccolato tra le pieghe della trapunta, intento a graffiare le unghie sulla delicata tastiera del laptop, incuriosito.
«Stupido gatto, molla il mio computer!»
Il felino girò lentamente il muso e squadrò a lungo Inuyasha che raggiungeva a grandi passi il letto, per poi strappare dalla presa delle coperte il pc, e stringerlo tra le braccia come una madre gelosa del figlio.
Il micio miagolò sommessamente, si stiracchiò e saltò giù dal letto, indifferente all’espressione allibita di Inuyasha, e andò ad accoccolarsi contro le gambe di quest’ultimo, strusciandosi e facendo le fusa.
«Tu… tu sai di avere qualche problema, vero?»
Il gatto arcuò la schiena e continuò a sfregarsi sulle gambe dell’hanyou, artigliando il tappeto morbido che copriva il pavimento.
Bene, un gatto schizofrenico aveva invaso la sua stanza, tentato di uccidere il suo computer e ora si era attaccato a lui come una cozza allo scoglio. Fantastico.
«Ma non ce l’hai un padrone, tu? Su, vattene!»
Il gatto continuò a fare le fusa.
«Dai!» agitò nervosamente le mani, attento però a non mollare la presa sul laptop, consigliando al felino di andarsene.
Oh, al diavolo.
Pazzesco. Un gatto che si innamora di un mezzo demone cane.
E va bene Inuyasha, renditi utile.
Ripose con infinita attenzione il portatile sopra il comodino e andò in cucina, sicuro di venire seguito dal gatto intruso.
Cercò nella credenza un piattino che facesse al caso suo, ci versò del latte e lo poggiò a terra ai piedi del tavolo in ciliegio.
Il gatto guardò sdegnosamente il piattino e aspettò che Inuyasha si accomodasse su una delle quattro sedie prima di saltargli in grembo, facendo scampanellare il pendaglio dorato che aveva al collo.
«Tu non sei normale davvero! Stupido gatto!»
Come se avesse recepito l’offesa, il felino piantò distrattamente gli artigli nella coscia del mezzo demone.
«Ahia, cazzo!»
Cercò di levarsi il gatto di torno, ma quello rimase ben saldo e miagolò simpaticamente non appena Inuyasha smise di spingerlo.
Bene. Fantastico. Meraviglioso. Mi sto facendo prendere per il culo da un gatto!
Un gatto che, bisognava ammetterlo, aveva un certo spirito – seppur sadico – e un bel musetto rotondo.
Più per noia che per altro, Inuyasha grattò piano il pelo dietro l’orecchio del gatto, sentendolo morbidissimo al tatto. Il micio si profuse in fusa plateali e chiuse gli occhi sornione, muovendo la testa per invitare l’hanyou a continuare la coccola.
Beh, tanto c’era tempo per scrivere l’articolo, no?
Il ragazzo iniziò ad accarezzare la schiena del felino, assaporando il contatto con la pelliccia folta.
Tutto sommato era rilassante.
Osservò curioso il cinturino rosso che cingeva il collo dell’animale. Oltre al campanellino non c’era appeso nulla, nessuna medaglietta né altri possibili segni di riconoscimento. Inuyasha borbottò contrariato: aveva sperato di trovare un nome o un indirizzo, per riportare il gatto al legittimo proprietario.
Perso nei suoi pensieri, si accorse del campanello che suonava solo quando il micio scese dalle sue ginocchia, per miagolare infastidito in direzione della porta.
«Sì, sì, stupido gatto, sì!»
Lanciò un occhiata truce alla palla di pelo bianca prima di aprire la porta.
«Ehm… il signor Taisho?»
Una ragazza dalla faccia familiare, sostava sulla soglia dell’appartamento, e guardava Inuyasha con occhi speranzosi e imbarazzati.
Graziosa, non troppo alta né troppo magra, con una cascata di capelli mori che le ricadevano in morbide onde sulla schiena, e grandi occhi castani e luminosi. Corrucciò le labbra in attesa che Inuyasha rispondesse.
«Sono io.»
«Sì, ecco… mi è scappato il gatto e volevo chiederle se per caso l’ha visto. È grande e bianco e ha un cinturino rosso con…» la ragazza balbettava confusa, cercando di non guardarlo troppo negli occhi.
Che cosa fastidiosa.
«Stai parlando della palla di pelo là?» la interruppe.
Inuyasha indicò con il pollice artigliato un punto imprecisato alle sue spalle, certo di entrare nella zona del gatto.
«Kiri!» esultò sollevata la ragazza.
«Miao.» il gatto miagolò e piegò la testa di lato, senza capire l’entusiasmo della padrona. Si stiracchiò pigramente e raggiunse con tutta calma la ragazza.
«È un gatto assurdo, lo sai, sì?»
La ragazza sorrise candidamente «È un po’ particolare, lo ammetto. Comunque piacere, io sono Kagome Higurashi, abito nell’appartamento di sotto.»
Oh, ecco perché gli sembrava così familiare. Improvvisamente ricordò di aver visto Kagome entrare ed uscire dalla palazzina e ricollegò il nome all’inquilina del piano di sotto.
Non si poteva dire che non avesse idea di chi fosse, solo che non l’aveva mai notata. Guardando pensieroso quel sorriso infantile e le guance rosse che spiccavano sull’incarnato chiaro, si chiese come avesse fatto a non cogliere prima il fascino acerbo di Kagome. Sembrava un po’ la tipica ragazza della porta accanto: gentile, solare, carina. A quel che diceva Kaede, la vecchia dell’appartamento di fianco al suo, era anche intelligente e una gran lavoratrice. Se poi fosse proprio la verità, lui non ne era pienamente sicuro. Da qualche tempo la vecchia si era messa in testa che a ventisette anni fosse tempo che si trovasse una ragazza, e sproloquiava per ore sulle buone qualità di questa o quella giovane.
«Inuyasha no Taisho. Uhm… vuoi entrare a bere qualcosa?»
«Oh, non si disturbi, non…» farfugliò lei arrossendo
«Nessun disturbo, vieni. E dammi del tu, avrò sì e no due anni in più di te.»
«Uno.» mormorò indistintamente Kagome.
«Eh?» domandò lui distratto.
«Niente!»
La fece accomodare e le versò del tè freddo – si rifiutò imperiosamente di offrirle solo l’acqua che lei aveva proposto.
Si sedette, e Kiri tornò ad acciambellarsi sulle sue gambe.
«Mi sa che gli sto simpatico.»
Kagome annuì felice «Strano, in genere non dà mai confidenza agli estranei. Anzi, in verità non esce neppure di casa.»
«E allora com’è che è scappato?»
«Non so. Avrà voluto conoscere la star del condominio.»
Inuyasha quasi si strozzò con il tè «Scusa?»
«Beh, sei un giornalista, nel tuo piccolo sei famoso.» spiegò ingenuamente Kagome.
Inuyasha la guardò scettico « È stata la vecchiaccia a dirti del mio lavoro?»
«La signora Kaede si vanta di te un po’ con tutti, come fossi il nipotino preferito.»
Inaspettatamente, Inuyasha arrossì un poco.
«È una donna strana.»
«Io la trovo simpatica.»
L’hanyou mormorò contrariato.
«Non ha mai zucchero. E ogni volta che viene a chiederlo ne approfitta per farneticare per ore e fare domande imbarazzanti.»
«Uhm, fammi indovinare: “Inuyasha-chan, ti sei trovato la ragazza?”»
Inuyasha sgranò gli occhi allibito «N-non… quella vecchiaccia parla troppo!» esclamò imbarazzatissimo.
Kagome rise divertita e riprese a sorseggiare seraficamente il suo bicchiere di tè.
«Lo fa in buona fede.»
Il silenzio calò tra i due.
Beh, non li si poteva biasimare, non si erano mai parlati prima – escluso qualche timido saluto da parte di lei quando lo incrociava per le scale – e tutto sommato l’argomento Kaede non era poi così interessante.
«Ahi!»
Kiri, offeso dall’essere ignorato da entrambi, aveva nuovamente conficcato gli artigli nei pantaloni della tuta blu di Inuyasha, lasciandogli delle punture rosse e dolorose sulla gamba.
Il gatto soffiò in direzione dell’hanyou e saltò giù, ora balzando sulle gambe di Kagome lasciate scoperte dalla minigonna in velluto verde scuro.
«È egocentrico, scusalo. Non sopporta venire ignorato.»
«Sì, intanto è già la seconda volta che mi graffia. Stupida palla di pelo.»
Kagome lo guardò indispettita.
«Non è stupido, è solo…» cercò di difenderlo. «Oh, non importa. Vado, è tardi e tra un po’…»
«Ma ti sei offesa?»
«Sì. Cioè, no, insomma…» Kagome arrossì un poco.
Che strana ragazza.
Inuyasha la guardò trattenendo una risata.
«Ho capito, scusa.» sorrise il ragazzo.
Kagome abbassò lo sguardo titubante, e prese a giocherellare con la zampa grassoccia di Kiri.
«Beh, comunque adesso devo andare, davvero, mio fratello viene a cena da me e devo metter su qualcosa.»
Inuyasha annuì e l’accompagnò fino alla porta. Kiri li seguiva stando a qualche passo di distanza dal mezzo demone.
Prima di uscire, Kagome si accucciò chiamando il gatto. Quello la guardò un poco e le arrivò vicino senza troppa convinzione. La ragazza lo prese in braccio e salutò Inuyasha, ma poco prima che potesse chiuderle la porta alle spalle, il felino sgusciò via dalla presa della padrona e saltellò felice a fianco di Inuyasha.
Il ragazzo guardò esilarato il gattone che si strofinava vivacemente sulle sue gambe, ormai abituate al contatto.
«Suppongo non voglia tornare.»
«Mi dispiace, giuro che ora lo porto via.» si scusò mortificata.
«Ma no, dai, non importa, lascialo qua. Al massimo appena vorrà tornare te lo riporto.»
«No, non vorrei disturbarti! È solo un gatto!»
«Beh, diciamo che mi sta simpatico, va bene?»
Kagome rimase un po’ in silenzio, pensosa.
«Allora… grazie. Tornerò il prima possibile.»
Inuyasha le sorrise affabile «Non temere, non lo scuoierò. A presto.»
«Ehm… ciao. E buona Vigilia!»
Vigilia? Ah già, è vero, è la Vigilia di Natale.
«Buona Vigilia.»
Kagome sventolò la mano sorridendo e poi scese le scale, saltellando ogni passo.
Che ragazza strana.
Che ragazza carina.
«Andiamo, gatto. Il mio capo mi vuole all’opera.»



«Kagome, tesoro, dov’è il tuo gatto?»
«Oh, dal signor Taisho. Ultimamente ha preso l’abitudine di scappare a casa sua.»
«Ah, e quindi ora hai conosciuto il ragazzo?»
Kagome annuì contenta.
«Allora, che ne pensi?» domandò querula Kaede «È carino, vero? Il carattere è un po’ da formare, ma con una ragazza come te sono sicuro che migliorerebbe.»
«Kaede-baba!» esclamò Kagome scioccata «Non siamo mica fidanzati!»
«No, per ora no. Sai, ho sempre pensato che quel gatto fosse più intelligente di quel che sembra.»



   
 
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