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Autore: euryale_    27/07/2015    1 recensioni
14 luglio 1823, Villa Enjolras, Marsiglia. Enjolras, dopo una notte passata in compagnia di Combeferre, ormai addormentato, si abbandona a rapide visioni della rivoluzione scoperte tra le volute di fumo della candela ed oltre alle fronde degli alberi del cortile.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Combeferre, Enjolras
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ABISSO DEI LUMI.


Villa Enjolras, Marsiglia.
14 luglio 1823.

 


C'erano dei momenti, quando la notte scendeva e le fiamme delle lampade e delle candele venivano spente, quando tutti nelle case, nelle campagne e nelle città chiudevano gli occhi e sprofondavano in un mondo lontano ed interamente loro, in cui Antoine preferiva restare sveglio, gli occhi fissi verso un punto lontano ed indistinto davanti a sè.
Non avrebbe veramente saputo dire cos'era quello che vedeva. Lasciava semplicemente che le immagini scorressero sulla pareti, tra le volute di fumo della candela appoggiata sul tavolino della sua stanza, tra le fronde degli alberi che si scorgevano dalla finestra.
Era sicuro, però, che qualcosa animasse la carta da parati, che volti, teste, mani, braccia comparissero per pochi attimi per raccontare una storia che ormai conosceva bene, per poi scomparire nelle zone in penombra create dalla debole fiamma, lasciandolo per qualche istante stordito, ma trascinandolo verso qualcosa che si trovava più in alto di quella casa, più in alto ancora delle stelle.
Ogni tanto precipitava. Ritornava brutalmente alla realtà, all'orrenda carta da parati gialla, al peso del corpo di Combeferre sulla sua schiena, al duro legno del tavolino. Anche in questo caso, non avrebbe saputo dire cosa fosse successo. Qualcosa lo spingeva lassù, gli mostrava il mondo, gli uomini, il passato, il suo destino e poi, senza alcuna pietà e con la serietà del dovere, lo rigettava nella sua stanza.
Enjolras vi si abbandonava. Vi si abbandonava con la passione che aveva in corpo, con la rabbia che sentiva fluire nelle vene, con l'occhio attento e chiaro e la mente vigile pronta a cogliere ogni particolare, ogni piccolo messaggio ed ogni piccola missione che quelle rapide visioni gli gridavano dall'alto.
Se qualcuno, quel quattordici luglio dell'anno 1823, si fosse per caso svegliato nel bel mezzo della notte ed avesse osservato verso la villa, avrebbe sicuramente visto una sola finestra illuminata debolmente dalla luce di una candela e, socchiudendo gli occhi, avrebbe scorto un giovane pallido, dallo sguardo a volte sereno ed a volte terribile, scrutare e scavare nella profondità di un abisso all'apparenza affacciato sull'oscurità ma che in realtà era stato aperto apposta perchè qualcuno vi calasse dall'alto dei lumi.

 

Il secondo abisso, quello da cui Antoine attingeva i lumi e che si trovava alle sue spalle, raccoglieva un ammasso di corpi terribili, corpi di giganti, che, con le fiamme nello sguardo, accarezzavano benevoli il capo della povera gente e, con le grandi braccia, li aiutavano a salire, gradino dopo gradino, una lunga scala a tratti traballante ma solida ed ormai ferma.
Questi giganti dalle voci tonanti, dai volti illuminati da torce, dalle braccia forti ma gentili, non erano altro che gli uomini della Rivoluzione francese. Si poteva facilmente scorgere Danton, affiancato da Desmoulins mentre, puntando sul viso degli uomini ammassati ai suoi piedi una fiamma, gridava, terribile ed enorme, uno dei suoi discorsi.
Poco più in là, pacato ma fermo, Antoine riusciva a vedere Robespierre. Lo guardava tra le ombre tremolanti, e, abbassando lo sguardo, lo vedeva sorretto da Saint-Just. Quest'ultimo, il volto tremendo ma illuminato dalla virtù e dall'amore, puntava in silenzio l'indice verso alla scala, indicando così la via agli uomini che, smarriti ed accecati, vagavano per quell'abisso per la prima volta illuminato a giorno.
Enjolras riconosceva ognuno di quei giganti.
Sforzandosi, guardava meglio tra quella moltitudine e non vi vedeva solo il caos, ma la giustizia. La testa mozzata di Luigi XVI si mostrava davanti ai suoi occhi e, poco più in là vedeva il popolo vendicato, la Carmagnole danzata nelle piazze, le teste sulle picche. Udiva le grida, le risate, il Ça Ira cantato con l'impeto di una vita di sofferenze finalmente riscattata.
Agli occhi di alcuni tutto questo sarebbe parso orribile, mostruoso, raccapricciante. Il motivo era semplice: questi uomini guardavano in basso e dimenticavano di alzare gli occhi al cielo dove, nel immensità, brillava un'unica stella, la più vivida, su cui troneggiava una sola parola, l'unica verità: Libertà.
Se solo avessero osato alzare il capo, se solo sotto alle loro ciglia fosse penetrata l'accecante luce di quella stella! Si sarebbe compresa la necessità di quella violenza, la necessità del re alla ghigliottina, dei privilegi aboliti, dei figli donati alla Patria.

 

Al centro di quella turba di uomini e di giganti, con i loro lumi in mano, Antoine scorgeva gli enciclopedisti e, su una roccia rialzata sedeva Rousseau. Eppure, fu proprio in quell'attimo che, dopo aver incrociato lo sguardo di quella visione, egli fu scagliato di nuovo nella realtà. 
Sbattè le palpebre mettendo a fuoco il motivo della carta da parati mentre sentiva un lieve senso di frustrazione e smarrimento farsi strada nel suo petto.
Per qualche secondo rimase così, immobile ad osservare quel che rimaneva della candela, ormai quasi terminata finchè non avvertì Combeferre muoversi lievemente dietro di lui per allontanarsi dalla sua schiena e sbadigliare sonoramente.
« Ancora sveglio? » lo sentì mormorare con la voce ancora impastata dal sonno. Si voltò verso di lui, senza rispondere, ma squadrando il suo volto stanco dopo l'intera serata passata a leggere i discorsi di Robespierre.
« E' tardi, Antoine. Dovresti già essere a dormire. » aggiunse, sistemandosi rapidamente gli occhiali.
Ancora in silenzio, gli occhi ancora velati da luci ed ombre, Antoine annuì leggermente e seguì l'amico a letto portandosi dietro la candela nella sua bugia.
Prima di spegnerla, lanciò un ultimo sguardo ad una stella lontana che si intravedeva appena oltre ai rami di un albero nel cortile. Sentì nuovamente un ruggito che si innalzava dall'abisso.
Avrebbe voluto cadervi di nuovo ma soffiò sulla fiamma, sicuro che un giorno sarebbe stato lui stesso uno di quei giganti ed avrebbe guidato con la sua torcia il popolo di Francia sulla strada della libertà.

   
 
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