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Autore: Mel_mel98    27/07/2015    1 recensioni
Prima che sia troppo tardi, lasciami raccontare tutto quello che ancora non è stato detto.
Prima che tu te ne vada, lasciami sfogare ancora un po', resta qui con me.
Prima che tutto finisca, che tutto venga dimenticato, fermati a riflettere.
Prima che la Morte venga a prenderci, concedimi di vivere tutta la vita ancora una volta.
~ ~ ~
Per chi, come me, in quelle poche righe dedicate alla morte di Finnick non ha trovato le risposte che cercava.
Per chi pretende un addio come si deve, dalla persona a lui più cara.
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Annie Cresta, Finnick Odair
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Benvenuto nei miei incubi

 

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Non ricordo esattamente che ore fossero. Ma era buio, un buio denso e compatto. Al di là del finestrino, solo un'indefinita massa scura.
Erano ore che osservavo sempre lo stesso paesaggio notturno, senza riuscire ovviamente a dormire, quando la porta della stanza si aprì con un gesto rapido.
Mi voltai in quella direzione e, illuminato dalla fioca luce sulla toeletta, comparve Finnick, in tutta la sua bellezza. Bellezza deturpata leggermente dallo sconforto, dalla preoccupazione. Da quel dolore più mentale che fisico che caratterizza i Vincitori.

 

Scattai in piedi e mi fiondai tra le sue braccia. Non ne potevo veramente più, non riuscivo a resistere senza di lui.
Mi accolse amorevolmente, mi baciò prima sulla fronte, poi sulle labbra.
Nascosi la faccia nell'incavo del suo collo e finalmente trovai qualcosa di familiare a cui aggrapparmi.
“Grazie di essere qui.”- mormorai.
“Annie, lo sai che è colpa mia se tu sei qui, vero?”- disse allora lui, con tono sofferto.
“Smettila di dire stupidaggini”- lo zittii io. Non era colpa sua. Di questo ne ero e ne sono ancora certa.
Mi passò una mano tra i capelli, si fermò sulla mia schiena.
“Ti prometto che farò tutto il possibile per tirarti fuori sana e salva, Annie. Te lo giuro.”- fece, stringendomi più forte.
“Non serve giurare. Lo so che lo farai.”- risposi semplicemente.

Rimanemmo tutta la notte l'uno avvinghiato al corpo dell'altro.
Ci baciammo come se fosse stata l'ultima volta, anche se nei giorni successivi avremmo dovuto vederci praticamente sempre, per poter pianificare cosa fare una volta nell'Arena.
Ma in effetti, quella sarebbe stata l'ultima volta in cui saremmo stati noi stessi.
Dal nostro arrivo in poi, abbiamo potuto solo stare dietro ai nostri personaggi. Addio sincerità, benvenuti nel mondo dei reality show.
Io ero una delle concorrenti, non potevo fare altro che giocare. Lui, nient'altro che assistere.
Ci salutammo all'entrata della casa.
La casa della Morte, non del Grande Fratello.

 

“Che i settantesimi Hunger Games abbiano inizio!”
È con questa frase che ogni notte iniziano i miei incubi.
L'ho sentita ripetere tante volte, ed è sempre un ricordo straziante.
Strazianti erano le urla dei tributi che si attaccavano l'un l'altro, che si pugnalavano, che scappavano in preda ad una meschina e giustissima voglia di vivere.
Straziante era il dolore che sentivo sul braccio destro, nonostante non fossi ancora scesa dalla pedana. Non capivo, non riuscivo a focalizzare su ciò che mi stava accadendo.
Sei nell'Arena, Annie. Sei un tributo negli Hunger Games, Annie. Corri, scappa, vivi.

Continuavo a ripetermi queste parole, tutt'ora le risento nel mio cervello, da quante volta le ho dette a me stessa.
Spalancai gli occhi, vidi il sangue, il mio sangue, gocciolare a terra.
Inorridii a quella vista, constatando in fretta che mi ci sarei dovuta abituare.
Ma ancora di più mi scandalizzava la faccia del mio aggressore, che ansimante se ne stava ritto davanti a me, mentre a pochi passi da noi infuriava il violento e cruento Bagno di Sangue.

Era Jonathan Circus, il mio compagno di distretto.
Non riuscivo a crederci. Era stato lui a colpirmi.
Ma perché? In genere tra compagni non ci si uccide, o almeno, si cerca di evitare.
Non è una regola ovviamente, ma da che mondo è mondo aveva sempre funzionato così.
I due tributi non formano una squadra, ma certo ognuno spera in cuor suo di poter tornare a casa alla fine. E non sarai certo ben accetto se hai ammazzato con le tue mani un concittadino.
Non capivo, davvero.
Non ci conoscevamo bene, ma io e Jonathan avevamo la stessa età e avevamo addirittura frequentato la stessa classe per diverso tempo, prima che rinunciasse e andasse ad aiutare suo padre nella pesca.

Lo guardai negli occhi, era spaurito quanto me. Respirava forte, mi guardava con sguardo dubbioso.
“Lo so che non si fa... ma io devo ucciderti, Annie Cresta.”- disse ad un certo punto.
Indietreggiai, scendendo dalla pedana e riparandomi dietro ad essa.
Gettai uno sguardo veloce dietro di me. Non ero troppo distante da una boscaglia dove avrei potuto nascondermi.
“Io devo vivere, devo tornare a casa da mio padre... sarebbe perso senza di me. Devo tornare a casa.”
Rimasi zitta, pietrificata dalla durezza delle sue parole.
“Posso farcela, lo so. Dopotutto il distretto 4 è da sempre tra i favoriti. Ma ho bisogno degli sponsor, di un aiuto esterno per uscire da questo inferno. E finché tu sarai viva, Finnick penserà a salvare la tua pelle, piuttosto che la mia. Io mi chiedo, cosa avrebbe intenzione di salvare? Anche ti mandasse un'armatura, saresti sempre la più vulnerabile di tutti i tributi presenti. Vuole salvare l'insalvabile lui, vuole fare l'eroe. Ma io ti ucciderò, Annie. E tutti i soldi degli sponsor andranno a me.”

Deglutii.
“Quale sponsor credi di abbordare, Jonathan?! È tutta questione di apparenza! A chi vuoi che piaccia un tributo senza cuore e senza ritegno, capace di uccidere la sua compagna per ottenere il favore del mentore?”
Lo vidi lanciarsi su di me, e riuscii ad evitarlo per un pelo.
Lui si alzò immediatamente e stringendo minaccioso quel coltello si avvicinava sempre di più.
Mi tremavano le gambe, non riuscivo a muovermi velocemente. Jonathan alzò la mano per colpirmi, ma qualcosa lo colpì per primo.
Mi cadde addosso, con mio profondo orrore, ma anche con mia estrema fortuna.
Colui che lo aveva colpito infatti non si era accorto della mia presenza e, dopo averlo ucciso, aveva continuato il suo cammino nella direzione opposta alla nostra.
Sentii sul mio collo l'ultimo respiro del mio compagno, e un grido mi morì in gola.
Sentii lo sparo del cannone e anche se almeno altri cinque ragazzi erano già caduti a terra ero più che certa che quel suono decretasse la morte del mio compagno.
Ero sola, adesso, assolutamente e dannatamente sola.

Dopo qualche minuto tutto sembrò calmarsi: il Bagno di sangue era finito, e tutti erano corsi via dalla radura scoperta dove regnava la Cornucopia per trovare un rifugio per la prima notte.
Intanto io ero ancora nascosta sotto il corpo esanime di un mio concittadino.
Quando ebbi la certezza di essere risasta l'unica nella piccola valle, presi coraggio e mi liberai dalla stretta fredda di quel corpo. Notai con orrore il sangue di Jonathan sul mio volto, sulla mia tuta, mescolato al mio sul braccio.
Vomitai a terra, come feci alla mia prima mietitura.
Mi sentii debole e stanca, come se avessi corso per chilometri.
Mi sentii sporca, sporca dentro. Colpevole, in un certo senso.
Anche se in realtà, io non avevo ancora fatto niente.
Mi guardai intorno, per decidere da che parte andare.
E scelsi di dirigermi verso il fiume, l'elemento a me più familiare.

Cominciai lentamente a risalirlo, silenziosa e discreta. Attenta ad ogni minimo spostamento d'aria.
Non so esattamente cosa mi aspettassi, una volta giunta alla sorgente di quel corso d'acqua, ma davvero la mia mente non mi permetteva di fare di più.
Avevo bisogno di un percorso certo da seguire, qualunque esso fosse, in un luogo in cui le certezze non esistono.
Sentivo la mancanza di Finnick, sentivo la solitudine pesarmi sulle spalle, nonostante fossi sempre stata un tipo solitario.
Iniziavo a non sopportare più neanche il dolore al braccio, sempre più forte e pulsante. Ma almeno in quello qualcosa di positivo lo trovavo: riusciva a distrarmi dal dolore che sentivo dentro di me.
Quando raggiunsi la sorgente era già buio, e al chiarore della luna ciò che scoprii mi sembrò ancora più sensazionale di quanto lo fosse in realtà.
Era una sorgente artificiale, originata da una enorme diga che si alzava per metri sopra la mia testa. Mi chiesi se davvero ci fosse dell'acqua dall'altra parte. Appoggiai l'orecchio sulla superficie liscia e fredda, e ne ebbi la conferma.

Stanca morta, decisi di accamparmi lì, nonostante non avessi davvero niente da fare: non avevo niente da magiare, né la certezza che l'acqua del fiume fosse potabile. Non avrei potuto chiudere gli occhi neanche per un secondo, per il terrore che l'immagine di Jonathan venisse a tormentarmi,
Rimasi in attesa allora dell'inno che conclude ogni giornata. Guardai i volti dei morti di quel giorno, 14 tributi.
In contemporanea con la fine dell'inno, vidi scendere dal cielo un piccolo paracadute.
Pagnotte tipiche del mio distretto, la mia cena.
Sorrisi, pensando a Finnick. Cercai di non pensare a quanto mi stesse mancando, a quanto avessi paura, a quanto avrei voluto tornare a casa.
Mangiai e basta, socchiusi gli occhi, ma fui costretta a riaprirli.
Jonathan era già pronto a darmi la caccia.

 

 

Angolo dell'autrice
Salve a tutti, ci si rivede dopo qualche settimana di assenza.
Le vacanze si fanno sempre più intense e anche se mi dispiace moltissimo, il tempo da dedicare alle storie si è ridotto alle ore notturne, lavoro finché non cado addormentata sulla tastiera, pertanto devo ricontrollare tre volte di più ciò che ho scritto prima di pubblicare. Sì, sono terrorizzata dagli errori ortografici, spero di aver fatto un buon lavoro con questo capitolo!
Poi, come già avevo preannunciato ho deciso di non rispettare esattamente le parole della Collins per quanto riguarda il modo in cui muore il compagno di distretto di Annie.
Spero che per voi non sia un problema, sinceramente non ho mai apprezzato il fatto che Annie impazzisse alla vista della testa tagliata del ragazzo. Ho sempre creduto ci fosse qualcosa di più profondo dietro alla sua “pazzia”, e diciamocela tutta, non sono il tipo da teste tagliate di netto, ecco.

Se non lo avessi già dato a vedere, sono abbastanza insicura su questo capitolo. È stato difficile scrivere quest'inizio dei giochi, davvero difficile.
Spero davvero che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere e a lasciare un commento alla storia, vorrei davvero sapere che cosa ne pensate stavolta.
Detto questo, ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito i capitoli precedenti. Tutto questo mi sprona davvero tanto ad impegnarmi in ciò che scrivo!
Grazie ancora, a presto...

Mel

   
 
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