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Autore: Blueorchid31    28/07/2015    8 recensioni
Quarta Classificata e Vincitrice dei Premi Speciali: "Premio Atmosfera"; "Premio Titolo" e "Premio Finale" al Contest "Briciole di Letteratura" indetto da Radioactive sul Forum di Efp e giudicato da _Sonder.
"Una sottile linea divideva il coraggio dalla paura e Sasuke era proprio lì, con un piede davanti all'altro, in bilico, incerto sulla decisione da prendere perché ci era già passato e il rischio che un giorno o l'altro tutto il piacere e la gioia che l'amore poteva suscitare sarebbero stati pagati con la sofferenza era una prospettiva fin troppo realistica."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Partecipante al Contest " Briciole di Letteratura " indetto da Radioactive sul Forum di Efp.



Nick autore sul Forum e su EFP: Sasuk8/ Blueorchid31
Pacchetto + prompt utilizzati:

Giovanni Pascoli.

" Il gelsomino notturno "

CIT.1 :" Piove sul bagnato: lagrime su sangue, e sangue su lagrime." (Nota bibliografica per la sesta edizione di Myricae)
CIT.2 : «Un giorno o l'altro, tutto il piacere e la gioia che l'amore può suscitare si pagano con la sofferenza. E più si ama intensamente e più il dolore sarà moltiplicato. Sperimenterai l'assenza, poi i tormenti della gelosia, dell'incomprensione, infine la sensazione del rifiuto e dell'ingiustizia. Avrai freddo fino nelle ossa e il sangue formerà dei ghiaccioli che sentirai passare sotto la pelle».

(La meccanica del cuore – Mathias Malzieu)


Titolo storia: Cuore Nudo
Fandom: Naruto
Personaggi + eventuali coppie: Sasuke Uchiha, Sakura Haruno / Sasusaku
Genere: Introspettivo
Note (se ce ne sono): Allora... cercherò di scrivere le note anche se francamente mi mettono sempre in difficoltà.

Sia l'opera che le due citazioni mi hanno colpita da subito, soprattutto perché in tutti e tre i casi mi sono trovata di fronte a qualcosa che conoscevo. Ho avuto occasione, quindi, di sviscerare questi due autori e le loro opere. Da "Il gelsomino notturno" ho preso in prestito alcuni concetti che a mio parere calzavano a pennello con il personaggio di Sasuke: il nido, la morte, l'attaccamento ai defunti. Mi ha dato anche l'ispirazione per l'ambientazione, per così dire, bucolica. Sasuke che torna periodicamente a Konoha per "spiare"(bonariamente) Sakura era uno dei miei head canon e sono riuscita a metterlo nero su bianco. Inoltre con queste citazioni sono riuscita a fare un esperimento che mi balenava in testa da un po': amalgamarle alla storia, renderle parti integranti di essa. Forse un esperimento troppo arduo per le mie capacità, soprattutto dopo un periodo di blocco creativo, ma erano troppo belle per un copia e incolla e ho deciso, quindi, di osare. Spero di essere riuscita a valorizzarle e non a distruggerle. L'unico mio rammarico è che l'idea iniziale era molto più ampia, più particolareggiata. L'avevo vista chiaramente nella mia mente appena ho messo gli occhi sulle citazioni e sull'opera, ma non sono riuscita, per svariati motivi, a renderla come avrei voluto. Spero, tuttavia, che il risultato non sia da buttare via del tutto.





Cuore Nudo







Oltrepassò il confine che divideva Konoha da Suna e l'odore intenso di quella che aveva ricominciato a considerare la sua casa lo costrinse a fermarsi per un istante. Sentì l'esigenza di respirarlo, a fondo, riuscendo a distinguere da subito ogni singola fragranza di quella terra che lo aveva visto nascere, crescere, scappare e poi ritornare; lo aveva perdonato e riaccolto come una madre con un figlio scapestrato e gli aveva dato un motivo per tornare, sempre, ogni qual volta la sua memoria minacciasse di essere sul punto di dimenticare. Ovunque fosse, il richiamo delle sue radici riusciva a raggiungerlo; sulle ali di un corvo o su un delicato petalo di fiore di ciliegio che per puro caso finiva tra i suoi capelli. Calamitato da una forza sconosciuta, il suo corpo reagiva subitaneamente, imboccando il percorso che potesse riportarlo a casa in fretta, prima che la dimenticanza lo rendesse nuovamente scevro da quei desideri umani che si era riabituato a provare e soddisfare.

Il frinire monotono delle cicale suggeriva che fosse passato del tempo dall'ultima volta in cui aveva messo piede a Konoha. Era partito non più tardi della fine dell'inverno, quando gli alberi era ancora privi di foglie e l'olezzo del muschio pungeva delicatamente l'olfatto. Tre mesi. Era mancato per troppo tempo.

La bella di notte che cresceva selvaticamente intorno alla sua dimora doveva essere fiorita, eppure per quanto si sforzasse non riusciva a percepirne la fragranza. La ricordava intensa, inebriante, come la pelle della donna che abitava quel nido creato dall'intreccio di viburni e orchidee che appariva così vicino, irradiato dalla tenue luce del novilunio, da riuscire quasi a toccarlo, tendendo semplicemente la mano. Provò il desiderio di afferrarlo e confinarlo in una piccola palla di vetro, per averlo sempre con sé, per proteggerlo, per farne parte davvero. Aveva scelto di esserne escluso, si era preso l'onere di quella missione che solo lui avrebbe potuto portare a termine conscio dei sacrifici che avrebbe comportato, soprattutto per lei. Nonostante lo avesse aspettato per tanto tempo, aveva compreso che la pace nel Mondo Ninja avesse la priorità assoluta, consolandosi all'idea di aver un'intera vita dinanzi a sé in cui avrebbero potuto stare insieme. Era solito prometterle un rapido ritorno e metteva a tacere le sue rimostranze con quel gesto di cui anche lei, ora, conosceva il significato.

Quella notte le sue labbra si erano mosse senza alcuna costrizione e la sua lingua aveva composto quelle parole che per troppo tempo aveva relegato nel posto più recondito del suo cuore. Quando le loro anime si erano separate e avevano ripreso possesso dei rispettivi corpi, nudi e sudati, adagiati sulle lenzuola candide e profumate che come rami d'edera erano avvolte in modo confuso intorno alle loro gambe, per la prima volta, dopo tanto tempo, aveva sentito un inconsueto benessere.

Non sentiva affatto la necessità di muoversi: era tutto straordinariamente giusto, appagante, non vi era altro posto al mondo dove sarebbe voluto essere.

Aveva chiuso gli occhi e teso le orecchie per ascoltare il respiro di lei che premeva contro il suo petto, cercando di uniformarlo al suo nel ritmo. Ma il respiro di Sakura era troppo veloce e troppo profondo rispetto al suo; era emozionale, talmente reale da riuscire a spingere l'immaginazione a figurarsi i suoi polmoni riempirsi di dolce appagamento. Era stato forse quello a indurre il suo animo a provare una benevola invidia, facendo nascere in lui il desiderio di raggiungere uno stadio superiore di completezza. Anelava di riuscire anche lui a sentire nei polmoni il gusto della pace.

Lei gli aveva posato una mano sul cuore quando la sua voce profonda all'improvviso aveva squarciato il silenzio. Era giusto che sapesse che chi ha toccato una volta un'ingiuria – di sangue e di morte – non avrebbe cessato mai di toccarne di nuove; che piove sul bagnato: lagrime su sangue, e sangue su lagrime; e che quell'insperata felicità era destinata a finire.

Lei lo aveva ascoltato senza interromperlo, assimilando in fretta le sue parole come un frugale pasto in una giornata caotica in cui non sai quando avrai nuovamente modo di mangiare. Aveva imparato a cogliere l'attimo.

Solo dopo aver appreso che quel gesto, che per lei era valso più di ogni altra cosa, fosse il medesimo che suo fratello era solito donargli, si era liberata dal lenzuolo e dal suo abbraccio e, guardandolo dritto negli occhi, gli aveva semplicemente sorriso. A lei non servivano più le parole, era stato detto tutto molti anni prima. Quel sorriso, tuttavia, racchiudeva in sé un messaggio talmente chiaro da rimbombare sui muri della stanza, sul soffitto e poi dritto sul viso pallido di Sasuke: a lei non preoccupava il futuro.

Una sottile linea divideva il coraggio dalla paura e Sasuke era proprio lì, con un piede davanti all'altro, in bilico, incerto sulla decisione da prendere perché ci era già passato e il rischio che un giorno o l'altro tutto il piacere e la gioia che l'amore poteva suscitare sarebbero stati pagati con la sofferenza era una prospettiva fin troppo realistica. Tuttavia il suo desiderio di amare ed essere riamato non si era mai davvero spento. Non era riuscito a estirparlo del tutto da quella macchina perfetta in cui aveva trasformato il suo cuore.

Perché Sakura non riusciva a comprendere il rischio che stavano correndo? Quale segreto si celava dietro quegli occhi indiscutibilmente sinceri?

Più si ama intensamente, più il dolore sarà moltiplicato. Era quello il suo segreto.

Sakura aveva sperimentato l'assenza, poi i tormenti della gelosia, dell'incomprensione, infine la sensazione del rifiuto e dell'ingiustizia, ma il suo ingranaggio non si era inceppato, aveva continuato a girare, a produrre quell'amore incondizionato, puro e imperituro, capace di cancellare ogni traccia di dubbio. Credeva nel futuro perché lo aveva costruito lei stessa, con la consapevolezza delle potenzialità intrinseche al suo cuore che, nudo e pulsante, desiderava essere il suo nuovo inizio. Ma un cuore da solo non basta e se l'altro ha intorno a sé un guscio protettivo che si rigenera dopo ogni tentativo di scalfittura, il futuro diventa una nebbia fitta in cui è facile perdersi. Il passato, la paura, il dolore condizionavano le scelte di Sasuke e solo lui avrebbe potuto riavviare il suo ingranaggio e consentire che una piccola crepa potesse diramarsi e frantumare il guscio. Sakura era sicura che con il tempo questo sarebbe accaduto: prima o poi il cuore di Sasuke sarebbe stato nudo come il suo, forse più indifeso. Ne avrebbe accarezzato ogni arteria, ogni vena, e gli avrebbe insegnato a battere liberamente, accostandolo al suo; avrebbe avuto cura di lui, proteggendolo – per quanto possibile – da ogni sorta di dolore.

Una promessa di felicità che necessitava di un atto di fede.

Quella fede che Sasuke aveva perso molti anni prima e che lo aveva spinto a cadere nell'oblio dell'odio, della vendetta.

Sentiva ancora le loro voci, tenui come il battito d'ali di una falena; lugubri presenze che riemergevano da quelle fosse celate da un'alta coltre di erba. Gli ricordavano ciò che gli era stato brutalmente tolto e lo confortavano quando la solitudine diventava insopportabile. Sentiva freddo nelle ossa. Il sangue formava dei ghiaccioli che sentiva passare sotto la pelle e arrivare dritti al petto, togliendogli il respiro e il desiderio di ritornare, anche fugacemente, laddove avrebbe potuto trovare calore, diventava ingestibile.

Non sempre Sakura sapeva della sua presenza. Gli bastava guardarla da lontano, con i capelli lunghi raccolti in una coda bassa e il ventre ormai prominente, per sentire nuovamente il sangue scorrergli nelle vene. Il suo atto di fede si era concretizzato in una nuova vita che era stata capace di arrecargli una sconosciuta felicità. Sakura aveva avuto ragione sin dall'inizio e benché il suo guscio non fosse ancora del tutto in frantumi, era riuscita a crearvi una crepa in corrispondenza del ventricolo sinistro che gradualmente si stava allargando. Di conseguenza il freddo era diventato più intenso e le visite più assidue. Vegliava su di loro come un falco con il suo nido; le guardava andare avanti, senza di lui, tenaci e caparbie, in attesa del momento in cui sarebbero stati davvero una famiglia e quella promessa fatta da Sakura sarebbe stata una realtà.

Le belle di notte si erano schiuse, tinteggiando il giardino di colori accesi e sprigionando un profumo inebriante. Ora che si era scaldato, era riuscito finalmente a sentirlo. Qualche barcollante falena vi svolazzava intorno, attirata dal tintinnio delle lucciole, vivendo l'unico giorno a lei concesso alla ricerca di un po' di luce.

Riuscì a stento a trattenere la tentazione di uscire dal suo nascondiglio e raggiungere sua moglie quando la vide accarezzarsi delicatamente il ventre e sussurrargli qualcosa con un sorriso stanco, ma fiducioso.

Non poteva ancora tornare, non come avrebbe voluto, e all'alba, quando i fiori avrebbero chiuso i loro petali, sarebbe stato costretto a lasciarle ancora e, questa volta , il freddo lo avrebbe colto appena varcata la soglia dell'uscio di casa.

La luce della cucina si spense e poco dopo vide accendersi quella della camera da letto. La guardò sistemare la tenda e sbirciare fuori come alla ricerca di qualcosa. Ebbe quasi il timore di essere stato scoperto e d'istinto si nascose dietro il tronco di una quercia. La vide scostarsi un ciuffo di capelli dal viso e puntare lo sguardo malinconico verso il cielo. Forse si stava chiedendo dove fosse. «Sono qui » . E sembrò come se lei fosse stata in grado di udirlo perché sorrise dolcemente, toccandosi ancora il ventre. Collezionò quell'immagine come aveva fatto con tutte le altre. Il guscio si scheggiò ancora. Forse la prossima volta il suo cuore sarebbe stato finalmente nudo.




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