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Autore: Radioactives_    28/07/2015    2 recensioni
| First Story | Rating Arancione | Presenza di OC | Azione/Avventura | Se cercate Fluff siete nel posto sbagliato. Sorry.|
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Sono passati sedici anni dalla battaglia contro il Kishin Ashura.
Una nuova minaccia incombe su Death City.
Sette studenti della Shibusen dovranno ricalcare le orme dei loro predecessori.
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-La Follia sta tornando- disse Death the Kid guardando l'orizzonte.
-Saranno pronti?-
-Devono esserlo. Altrimenti siamo perduti.-
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by Law & Scirop
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Death the Kid, Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Soul Eater Evans, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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L’inizio dell’avventura: un'anima catturata da "l'energia degli studenti della Shibusen"...o no?
 
 


Per le strade di Parigi, nel cuore di una calda notte di Luglio inoltrato, uno strano macchinario sfrecciava a velocità inaudita su una delle strade principali della capitale. Il conducente e la passeggera discutevano animatamente.
«Non incominciare ad agitarti adesso! » disse il moro alla guida.
«Devo stare calma, calma!? Come faccio se vai così veloce?! » rispose la ragazza, mentre involontariamente per l’alta velocità cercava la cintura di sicurezza… con pochi risultati.
«Smettila di urlare ti prego! È una missione come un’altra! Ci siamo allenati come dannati per essere qui! E comunque non sto andando veloce, sono ancora nei limiti… circa», la riprese il ragazzo, non poco alterato.
«Così non mi calmi affatto, Leo! E quelli che tu chiami limiti, si riferiscono alle strade di Death City! Questa è una città dove il massimo che puoi fare sono i sessanta all’ora! Non i tuoi odios…»
Talia non fece in tempo a finire la frase che si accorse di essere  completamente aderita sulla schiena del Meister, che qualche istante prima aveva inchiodato proprio davanti al posto che cercavano.
Anche se Parigi era la città dove aveva vissuto –ci si era trasferita a pochi mesi dalla sua nascita insieme ai genitori da Tel Aviv-, il meister non aveva voluto sentire ragioni riguardo alle indicazioni stradali, perdendosi più di una volta. La Weapon maledì il giorno in cui avevano deciso di fare coppia oramai tre mesi fa alla Shibusen, ma tanto sapeva che nel giro di una mezz’ora l’arrabbiatura le sarebbe passata, ricordando il motivo per cui era stata lei la prima a sceglierlo.
I due scesero da quella specie di Quad: era di un bellissimo verde smeraldo, lucente, con varie scritte nere -tra cui naturalmente il nome del proprietario, non poco egocentrico-. Inoltre era nettamente più potente rispetto ad altri, grazie alle modifiche apportate dal ragazzo. Quel gioiellino sfiorava i duecentocinquanta all’ora, decisamente troppo per la povera Talia. Proprio quest’ultima lo aveva pregato di scegliere un altro tipo di mezzo, almeno per quella missione, ma il Meister rimase fermo della sua idea: era nato un amore per quel Quad.
I ragazzi si trovavano davanti a una delle chiese più importanti della Ville Lumière: la cattedrale di Notre Dame. Dall’esterno l’imponente edificio sembrava diverso rispetto al solito: Talia aveva visitato spesso la chiesa, ma ora era come se fosse essere circondata da un alone di mistero. L’aria risultava sospesa, come se quello spazio tutt’intorno fosse separato dal resto della città. Qualcosa di strano si trovava in quel luogo, e i due studenti erano li per distruggerlo.
All’interno, ovviamente, era deserta. Lo scricchiolio della porta rimbombava per tutta la cattedrale insieme al rumore delle scarpe di Talia: la ragazza non poteva mai fare a meno dei tacchi, rigorosamente altissimi e coloratissimi; la cosa eliminava l’effetto sorpresa per qualsiasi attacco e scatenava l’ira di Leonardo. L’odio per quelle scarpe da parte del Meister era pari solo a quello tra il Quad e Talia, per questo avevano fatto un patto: il Quad per i tacchi, semplice.
Le luci delle candele ancora accese rischiaravano debolmente le navate laterali della chiesa, ma si vedeva comunque molto poco.
Era in realtà l’abside ad essere più illuminato della restante chiesa, la luce lo raggiungeva come se qualcosa di meraviglioso la stesse attendendo ma alla sua vista cercasse inesorabilmente di scappare. Ingannata anche lei dal migliore.  
Arrivati a pochi metri dall’abside, videro il loro obbiettivo coricato sull’altare con un’anima ancora in mano: Claude Frollo, ex giudice e capo della guardia cittadina di Parigi, ora uovo di Kishin. La follia l’aveva catturato nella sua morsa, assecondando il suo desiderio di vendetta nei confronti di ciò che non avrebbe mai potuto avere: l’amore della gitana Esmeralda. Così per lo meno era stata esposta la missione al Meister.
Difatti tutte le sue vittime seguivano un preciso schema fisico, identico a quello del suo amore impossibile: pelle olivastra, capelli castani  e occhi verdi.
Molti pensavano fosse solo una leggenda, e che comunque egli fosse morto dopo la caduta, ma non era andata proprio così.
Frollo in quel momento era intento a mangiare un’anima e non mancò di far cadere un filo di saliva per terra. Dopo qualche secondo rivolse lo sguardo verso i giovani ma non proferì parola, il che era strano: Frollo era famoso per la sua parlantina e per la sua retorica ingannatrice con la quale convinceva uomini e donne di ogni ceto sociale a fare quello che voleva lui.
Era in silenzio perché aveva messo gli occhi su Talia, che malauguratamente corrispondeva alla descrizione del tipo di vittima ideale dell’uovo di Kishin. In quel momento la ragazza si ricordò del discorso avvenuto qualche ora prima con il meister.
 

«Non era mica morto poi? » chiese Talia confusa leggendo la scheda di Frollo.
«Caduto è caduto ma non si sa come o perché, si è salvato», rispose Leonardo guardando distrattamente la strada avanti a sé. 
«Vuoi dirmi che è caduto da uno dei punti più alti della cattedrale di Notre Dame e non si è fatto un graffio? Con le fiamme tutte sotto? »
«Oh no, qualcosa sì che si è fatto. Prima di decidere quale missione effettuare, sono stato chiamato direttamente da Lord Shinigami…»
«Cosa? Perché non sono venuta con te?! Non lo sai che siamo una coppia?! Lo sai di essere il mio meister?! Ti ha detto che devi mollarmi per qualche altra arma?! Lo sapevo! È quella Susanne lì vero… quindi preferisci quell’ascia senza futuro a me! Bene bra…»
«Talia! Calma! Fammi finire! Per una volta!» la interruppe il meister infastidito.

« È stato lui che mi ha detto di accettare questa missione! Mi ha spiegato la sua storia e soprattutto cosa gli è capitato dopo…»
«Scusami… comunque, intendi il perché ha cominciato a mangiare anime di ragazze? »
« No, quello si sa! È ossessionato! Intendo cosa gli è capitato a livello fisico: dopo la caduta non era illeso, il fuoco tutt’intorno a lui ha contribuito molto a renderlo come è adesso… “come una bistecca cotta troppo a lungo” mi ha detto Lord Shinigami con una risata tutto tranne che divertita».
«E allora ho un’altra domanda…»
«Non ti ha chiamato perché ha detto che sei troppo impressionabile, basta!»
«No non è questo… grazie comunque… no ma se non è morto durante la caduta… sono passati comunque cinque secoli a pensarci, come fa ad essere ancora vivo?»
«Non me lo ha voluto dire Lord Shinigami… magari mangiare anime mantiene giovani ma c’è qualcosa sotto… comunque noi dobbiamo ammazzarlo quindi muoviamoci!», concluse velocemente il Meister.

 
Che fosse vecchio non c’era dubbio ma sulla sua pelle non si vedevano i tipici segni di cinque secoli di vita.
La parte più d’impatto, infatti, era il viso. Partendo dall’occhio sinistro e salendo verso i capelli, la pelle era completamente bruciata, e quasi lasciava intravedere l’osso mentre l’altra metà era normale, quindi seria, cupa e visibilmente desiderosa di anime. Gli occhi erano completamente bianchi, leggermente infossati, tranne che per una piccola pupilla luminosa e nera, che spesso ruotava all’interno.
« Tu assomigli molto alla mia amata Esmeralda», disse Frollo inclinando la testa verso destra senza distogliere lo sguardo dalla Weapon.
 «Quindi… io ti odio e ti amo… perché mi hai rubato il cuore? Perché mi hai ridotto così? Potevi essere mia, gitana, ma hai scelto quel comandante e ora quel ragazzetto. Me la pagherai!»
Leonardo non si scompose, guardò con fermezza la sua compagna dal viso atterrito che immediatamente capì, e dopo un tremolante “ok” si trasformò.
 
Talia era un’arma di “nuova generazione” se così si può dire: uno strano congegno spara laser che si fissava ai polsi del maestro d’armi. Delle canne da sparo poste tutt’intorno all’articolazione convogliavano l’energia dell’anima del Meister e della luce circostante per poi far partire colpi ripetuti. Un’insolita lente rosso sangue, semitrasparente, che all’altezza degli occhi circondava l’intera testa, era collegata con dei fili dello stesso materiale al capo partendo dai polsi ultimando così l’arma.
La potenza di quest’arma era enorme, travolgente… come Talia, una ragazza a volte inspiegabilmente timida e altre un vulcano di parole, sorrisi, idee… e tanti lamenti.
Leonardo invece era un Meister molto più calmo, pacato, riservato, serio, a volte risultava introverso ed era maledettamente testardo e permaloso ma era un tipo complicato, che bisognava conoscere.
In classe il giorno in cui si erano conosciuti, lui era dietro tutta la massa e ascoltava attentamente le spiegazioni del professore presente quel giorno, senza quasi accorgersi del brusio dei discorsi degli altri studenti.
Pur avendo questo atteggiamento, alla fine della lezione aveva avuto già tre proposte da tre armi, tra cui Susanne… ma lui sembrò non dare corda. Era tipico di lui, faceva finta di non interessarsi quando in realtà ci passava la notte. Questo incuriosì molto la ragazza che andò subito ad attaccare bottone.
Ci volle un intero giorno e un laser passato a qualche millimetro dall’orecchio per convincerlo a darle una possibilità. La migliore scelta lì alla Shibusen fino ad ora. 

Prima di iniziare Leonardo si tolse gli occhiali e li ripose nella larga tasca dei pantaloni verde militari a fiori e richiuse velocemente la cerniera. Subito dopo l’arma si fissò ai suoi polsi ormai automaticamente. 
«Mi dispiace Frollo ma oggi smetterai di uccidere povere innocenti solo per una tua malata ossessione! La tua anima verrà spazzata via dall’energia degli studenti della Shibusen!...»
Tutto rimase in silenzio, un silenzio tombale e Claude stupefatto esclamò:«Davvero?»
 Anche lui ci rimase male per la frase ad effetto… poco effetto.
Talia con un tono molto dolce aggiunse: «Dobbiamo ancora lavorarci un po’…».
Leonardo arrossì un po’ senza farlo vedere, e non si soffermò molto su quella frase anche perché cambiare discorso non avrebbe reso meno evidente la sua figuraccia. Era ora di cominciare.
Il combattimento era stato procrastinato anche troppo. Il primo ad attaccare fu proprio Frollo con quella maledetta spada. Corse verso l’avversario, saltando giù dall’altare, sferzando l’aria con la sua lama fino a raggiungere Leonardo che prontamente la schivava senza mai attaccare, studiando gli schemi di combattimento e aspettando il momento giusto per sferrargli il colpo migliore.
Tra varie schivate, salti e voli acrobatici le posizioni ormai si erano invertite e Frollo risultava essere più vicino alla porta. Vedendo che i suoi attacchi erano inutili, Frollo provò a cogliere Leonardo di sorpresa con un attacco dall’alto, il giudice saltò in aria e restò fermo per qualche decimo di secondo per preparare la discesa: era quello il momento.
 Ad una velocità incredibile il ragazzo piegò le gambe, caricò, saltò in aria e gli sferrò un pugno dritto nello stomaco e facendolo volare all’indietro, buttandolo direttamente fuori dalla cattedrale, purtroppo, spaccando il meraviglioso rosone.
Il giudice si schiantò contro una parete, creando una rientranza molto maggiore rispetto alla sua grandezza; l’edificio su cui si era scontrato era molto lontano dalla cattedrale,o almeno molto più di quanto ci si aspettasse.
«Lumière Coup», urlò Leonardo poco dopo essere tornato per terra, e riferito a Talia:«Ottimo tempismo, neh?». Quel colpo in realtà era molto semplice come pensata, prima il Meister tirava un pugno contro al nemico poi, subito dopo il tocco, sparava un raggio a poca distanza in modo che la potenza dei due colpi si sommassero e quindi si potenziassero. Il nome era  naturalmente francese per la nazionalità dell’arma.
Ora iniziava il vero combattimento.
Leonardo salì velocemente sui tetti della città, li considerava il suo habitat naturale, e da lì si vedeva l’intera Parigi. Anche la Tour Eiffel, pur essendo illuminata da luce artificiale, sembrava quasi avesse un’aura particolare, migliore sotto le stelle. La città vista dall’alto era migliore, tutto sembrava così piccolo… anche Frollo.
«Avvistato, Leo», riferì l’arma al maestro e continuò:«Mi sembra che ti voglia preparare un’imboscata a tre tetti da questo, dove c’è il punto cieco dietro quel grosso condensatore.»
Le capacità di Talia non si fermavano a sparare laser, e la lente non era per bellezza. Grazie a questa riusciva ad aumentare il campo visivo, evidenziava gli obbiettivi e capiva anche tattiche e schemi, che subito apparivano o venivano riferiti al Meister. Inoltre aveva anche le doti di un occhiale da vista, così poteva far togliere al Meister i suoi e non complicava i movimenti acrobatici.

Un cenno del capo del Meister confermò ciò che Talia stava dicendo. Uno scontro corpo a corpo sarebbe potuto essere meno efficace, in fondo quella spada era veloce e pur seguendo uno schema molto prevedibile sarebbe stato un rischio inutile: lui era più forte sulla distanza.
Quindi entrambi i ragazzi puntavano tutto su quelle tre parole che tuonando uscirono dalla bocca di Leonardo:«Infinity light shoots!»

Subito dopo una miriade di raggi, usciti questa volta dalle canne sui polsi che ora vorticosamente stavano ruotando, andarono ad abbattersi sul condensatore e non solo. Diradato il fumo dovuto all’esplosione dell’attacco, rimase solo qualche flash dei fili dell’elettricità e Claude Frollo con una faccia stupefatta e rabbiosa. Il suo corpo era stato colpito in pieno ma non era ancora morto!
Il braccio sinistro era completamente fuori uso, il petto mostrava evidenti buchi oltre cui si poteva ammirare il panorama, mentre le gambe sembravano attaccate per miracolo, senza un effettivo legamento.
Si mosse a fatica mantenendo quella espressione che essendo bruciata risultava ancora più inquietante.
La situazione però era molto bizzarra, nessun nemico che avevano sconfitto con fori del genere era riuscito a resistere. Solitamente a quest’ora Talia si stava gustando un’anima, ora no.
Leonardo si stava dando una spiegazione delle parole di Lord Shinigami, sembrava agitato mentre gli parlava soprattutto quando disse:
«Dovrai distruggerlo completamente! E non come al solito, no! Completamente!»
All’inizio Leonardo pensava che fosse sufficiente colpirlo solo con molta più violenza rispetto ad altre volte ma ora, guardando quel corpo ancora in vita e che stava correndo verso di lui, aveva anche capito perché aveva scelto loro per questa missione.
Con la spada alta e pronta ad attaccare, Frollo correva saltando con qualche difficoltà tra un tetto e l’altro mentre schivava i continui raggi sparati dal Meister.
Iniziò quindi un frenetico inseguimento “sopra” Parigi  che vedeva come preda Leonardo. Quello però era il suo mondo, e continuando a correre, dava sempre più distanza a Frollo… meno però di quello  che ci si aspettasse.
Lo sguardo dell’arma era molto confuso, conoscendo il suo Meister sapeva che poteva fare molto meglio, soprattutto sui tetti! Sembrava quasi volesse aspettarlo.
«Ci vuoi fare uccidere?! No perché vorrei salutare i miei genitori prima di essere uccisa per colpa del mio Meister che non vuole muovere il culo, tanto siamo vicini!» sbottò l’arma con una voce nuova, mai sentita.
“Ma che le è successo?” pensò Leonardo, con una faccia stranita e confusa.
Ma poco dopo tornò serio, perché aveva un piano e  doveva necessariamente portarlo a termine per mettere fine alla missione.
Continuò quindi a correre, cercando di stancare il più possibile l’avversario e con un balzo gigantesco scese dal tetto su cui erano arrivati, seguito immediatamente da Frollo che arrancando continuava a corrergli dietro con un impeto disumano.
Si trovarono entrambi su uno spazio verde anche abbastanza grande, sembrava che Parigi volesse aiutarlo ad eliminare quel virus che si era insediato nella città.
Lo scontro doveva finire e un’anima doveva essere catturata. Entrambi gli obbiettivi sarebbero stati completati.
Ecco quindi il secondo scontro diretto, Leonardo cercava di colpire Frollo con i suoi “Lumière Coup”  e Claude, d’altra parte, continuava ad affondare la sua spada cercando di trafiggere un organo vitale del Meister, ma nessuno riusciva a prendere il controllo della battaglia.
Il momento però stava arrivando, doveva solo fargli perdere la guardia qualche secondo, anzi anche solo un secondo, per poterlo colpire e farlo volare in aria.
«Hai notato, Talia?», sussurrò il Meister all’arma che intanto dalla lente studiava gli schemi d’attacco del nemico ma al suo silenzio continuò:«Quando fa la guardia frontale le gambe non sono stabili, non ci metteremmo molto a fargli perdere l’equilibrio per qualche secondo se lo prendiamo di sorpresa, no?»
Ebbe di risposta due parole che, pensando al modo di combattere di Frollo, gli risultarono incomprensibili:  «Destro e frontale». Sussurrò la voce metallica di Talia.
«Ma che ti fumi? Io ti farò uccidere, ma tu vuoi farmi tagliare una mano!» le rispose Leonardo.
«Fidati! Fallo! E non complicare i movimenti voglio tornare a casa»
«Va bene Simpatia…»
 E fece così come aveva detto, un colpo al lato destro, che venne subito parato, e uno velocemente diretto verso la faccia del nemico che inaspettatamente non colpì di lama, come si aspettava il Meister, ma seguì
Il suggerimento di Talia e si difese.
Il pugno di Leonardo colpì direttamente la spada di Frollo, e gliela fece lanciare a qualche metro più avanti, poi unpotentissimo velocissimo montante colpì direttamente il mento del nemico catapultandolo in aria, poi i due studenti gridarono all’unisono «Eco dell’anima! Laser Cannon!»
L’arma cambiò di forma mentre ancora emanava luce; le canne sui polsi si unirono e s’ingrandirono superando di cinque centimetri le nocche del pugno chiuso. Ricordava un po’ il “ Death Cannon” di Lord Shinigami, agli inizi, anche se il colore rosso acceso era evidentemente diverso come per il fatto che fosse più grande ma più corto.
Ma nessuno si era mai lamentato per questo, neanche lo stesso Shinigami, e per ora era la loro mossa più importante.
Li puntò un po’ al di sotto della posizione di Frollo. Una luce rossa stava nascendo all’interno. La voce dell’arma che aggiornava continuamente la percentuale di carica del colpo confermava il raggiungimento della potenza ottimale. Due colpi partirono ad una velocità incredibile colpendo il mostro dritto sull’addome e creando una nube intorno al luogo dell’esplosione. Diradatasi la coltre di fumo, Leonardo e Talia videro solo un’anima di un rosso cupo, ma che comunque riusciva a risplendere durante quella notte.
Il terreno presentava un piccolo cratere anche se l’esplosione era avvenuta in aria. Un colpo del genere sui tetti avrebbe sicuramente coinvolto anche persone innocenti e non se lo potevano assolutamente permettere.
«Si serva pure della sua ventesima anima, Madame», disse Leonardo ansimando ma abbozzando la sua smorfia tipica dopo un combattimento: occhiolino e sorriso “storto”. Probabilmente stupida ma faceva sempre ridere la sua arma.
Talia era già tornata umana da un po’ e si era allontanata a prendere una boccata d’aria vicino ad un albero poco distante. Sentendo la voce del Meister s’incamminò indispettita verso di lui; il rumore dei tacchi era completamente smorzato dal terreno al di sotto.
Prese l’anima rosso fuoco tra le mani e la trangugiò senza ritegno, mugugnando mentre ancora stava masticando quello che sembrava un “Io sono molto più carina di Esmeralda, bastardo!”
Il moro non commentò la frase, si limitò a sospirare con un vago sentore di rassegnazione.
Dopo essere usciti dal parco e aver vagato per le deserte strade di una Parigi addormentata, cercarono una vetrata: Leonardo trovò un vecchio vetro impolverato di un negozietto probabilmente in ristrutturazione e sopra lo spesso strato di sporco scrisse il numero della camera della morte: 4242-5664.
Il viso di una leggenda vivente, insieme alle sue due armi, si presentò davanti ai due studenti: Death The Kid, chiamato dagli studenti Lord Shinigami dalla battaglia del Kishin avvenuta oramai sedici anni prima, e le sorelle Thompson.
«Completamente distrutto, Lord Shinigami!» disse il Meister sorridendo. 

 
 
N.d.A.
Ciao! Siamo Law  e Scirop.
- non giudicate, il soprannome del mio socio non si riferisce a Justin Law-
È la prima volta che scriviamo in questo fandom insieme, speriamo che vi piaccia!
Queste note le sto scrivendo solo io, Scirop, perchè a Law le note non piacciono.
Ma shhh.
Recensite in tanti! Al prossimo capitolo!

Law & Scirop

 
   
 
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