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Autore: Alise13    28/07/2015    3 recensioni
Ho deciso di rendere questa OS una piccola raccolta per descrivere degli episodi riguardanti questi personaggi. Queste OS non avranno per forza un ordine cronologico, saranno sprazzi di vita.
" Il rosso aveva appena finito di giocare un due contro due a basket al parco vicino a casa.
«Grande partita!» Esclamò Dajan, l’amico d’infanzia del rosso, facendo rimbalzare la palla arancione a terra.
Avevano tutti il fiatone, ma erano soddisfatti lo si poteva vedere dagli occhi che ridevano.
Eveleen osservava la scena dalle gradinate soprastanti il campo. Teneva in mano un libro con il dito incastrato tra le pagine a tenere un segno che, non era cambiato durante tutta la durata della partita."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dajan, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Evee quella mattina si era recata a scuola particolarmente presto per aiutare Nathaniel a risistemare la biblioteca che, dopo la disastrosa dittatura della signora Pawell, ormai in pensione, era diventata un campo di battaglia. Quando arrivò, il delegato, la stava aspettando facendo roteare le chiavi in mano. La ragazza affrettò il passo pensando di essere in ritardo, ma venne tranquillizzata dal biondo che le disse:
«Non correre Evee, sei perfettamente in anticipo» le sorrise mostrandole l'orologio da polso.
«Ah menomale» disse sollevata.
«Pensavo di aver perso la cognizione del tempo quando ti ho visto.»
Con poca disinvoltura posò la borsa su di un tavolo che per poco non cadde a terra, ma Nathaniel non se ne accorse e continuò a parlare.
«Figurati! Penso di essere esageratamente in anticipo» disse un po’ imbarazzato grattandosi una guancia con l’indice.
«Ti ringrazio tantissimo Evee per il tuo aiuto, sei una delle poche persone in questa scuola su cui potevo fare affidamento »
La ragazza arrossì un po' per quel complimento, lei non si sentiva affidabile, solo disponibile. La sua passione per i libri l'aveva spinta ad accettare quel lavoro part time. Poi non le dispiaceva passare un po’ di tempo con Nathaniel, era un ragazzo intelligente ed educato, con lui poteva parlare di cose diverse, come i libri per esempio, una passione che entrambi avevano.
«Non mi devi ringraziare, egoisticamente lo faccio anche per me, adoro questo posto, adoro i libri » disse passando una mano su di una pila verticale di tomi.
Lo sapeva bene il bravo delegato che rapito dalle sue parole, dai suoi gesti spensierati non le staccava gli occhi di dosso. Quella ragazza parlava con l’aria sognante e lui non riusciva a non essere contento di quel poco tempo che poteva passare da solo con lei. Dopo aver ripreso un po’ di contegno posò su alcuni fogli le chiavi della biblioteca e prese l’inventario.
«Anch'io amo stare qua. Penso sia il posto più magico della scuola »
Magico”  ripeté Evee dentro di se guardo la faccia del delegato che assorto in chissà che pensiero cominciò a sfogliare il grosso libro che aveva tra le mani. 
Il lavoro fu arduo, niente aveva senso: gli scaffali erano pieni di libri messi a casaccio senza un ordine logico. I due decisero quindi di togliere tutti i libri e di divederli per generi. Non fu un lavoro facile, infatti, quella biblioteca contava oltre mille libri. Era ben rifornita per essere una biblioteca scolastica liceale.
«È proprio un peccato che la gente non frequenti la biblioteca» esordi Nathaniel. Evee invece non era dispiaciuta perché nel suo piccolo amava starsene in quel luogo silenzioso, quasi sacro e forse aver lì dei liceali scalmanati che usavano quel luogo solo per scappare dalle lezioni o trovarsi a sbaciucchiare il proprio ragazzo insomma non la faceva proprio gioire. Mentre se ne stava a riflettere su quelle cose non sentì la voce di Nathaniel che la chiamava. Quando ritornò alla realtà, però, la sua sbadataggine le giocò un brutto scherzo. Si era arrampicata su di una scala che però aveva le rotelle per scivolare da uno scaffale all'altro, quando si accorse che Nathaniel la chiamava si girò così di scatto che il piede le scivolò perdendo l'appoggio necessario per non cadere. Provò a far leva sui pochi riflessi donatagli da madre natura e si aggrappò tenendosi all'acciaio della scala, ma era poco atletica e aveva le mani sudate. Scivolò tirando un urlo. Fortunatamente Nathaniel era poco distante da lei e si mise sotto cercando di prenderla. Il tonfo fu meno traumatico di quello che pensava la mora, quando capii poi il perché si agitò. Nathaniel l'aveva afferrata, ma nello schianto era caduto a terra. Evee tolse rapidamente le mani dagli occhi e guardò il biondo.
«Tutto bene?» La sua voce si era tinta di preoccupazione.
«Tutto bene, solo penso di non respirare più» Evee non capiva se stava bene o male visto la sua frase, ma poi capii che gli era proprio tra le braccia e con il suo peso, anche se poco, gli stava schiacciando la cassa toracica. 
«Oddio!» Esclamò dispiaciuta. Il delegato però sorrideva felice di vederla sana e salva.
«Stai bene?» Chiese preoccupata tirandosi in piedi.
«Sono stato meglio» disse strofinandosi la mano.
Evee lo notò e senza pensarci gli prese la mano per osservarla che non fosse ferita.
Nathaniel arrossì per quel tocco e ritirò rapido la mano.
«Nathaniel ti sei fatto male vero?»
«No, davvero stai tranquilla, non è niente. L’importante è che tu stia bene »
Evee si guardò per confermare e sorridendo gli disse: «grazie a te sono sana e salva» Nathaniel a quel sorriso si voltò portandosi la mano sana davanti alla bocca.
Era davvero carina quando sorrideva. Conosceva Evee da un paio d’anni da quando si trasferì in quella scuola ed ebbe dei problemi con la sua iscrizione che era alquanto incompleta. Si ricordava benissimo quella piccola ragazza dai capelli scuri che, gracilina, entrò nella presidenza inciampando a causa di un laccio delle scarpe ribelle.
Si ricordava perfettamente di esserle andato incontro anche quella volta raccattandola da terra e aiutandola a racimolare i suoi effetti personali, che si erano riversati sul pavimento. Quante volte aveva visto ripetere quel momento, Evee era la persona più maldestra che avesse mai conosciuto, ma anche la più pura. Purtroppo le opportunità per conoscerla erano state davvero scarse inizialmente perché lei si era trasferita in quella scuola per stare con il suo migliore amico Castiel che con lui, il delegato, aveva poco da spartire, per non parlare di quel fatto accaduto con Debrah la sua ex ragazza che non aveva fatto altro che peggiorare un rapporto difficile. Uno era l’antitesi dell’altro, infatti, Castiel rappresentava il perfetto opposto del biondo. Evee stava sempre con il rosso e per Nathaniel avvicinarla era diventato davvero un’impresa, ma quando la ragazza si rinchiudeva lì, in quella sala piena di libri lui poteva starle vicino, conoscere i suoi gusti, i suoi sogni. Si possono capire tante cose dalle letture di una persona e il delegato aveva imparato molto sulla piccola Evee e ciò che aveva scoperto non aveva fatto altro che aumentare l’idea positiva che aveva di lei.
«Nath?» la voce di Evee era dolce.
«Ti accompagno in infermeria vieni»
«Non ti preoccupare non è niente» ma la risolutezza della ragazza non ammise repliche, così il biondo prese le chiavi della sala, la chiuse e si fece guidare verso l’infermeria.
Mentre Nathaniel veniva prontamente medicato dalla giovane infermiera Mary che aveva una cotta platonica per il bel delegato, Evee se ne stava fuori spalle al muro dispiaciuta che la sua sbadataggine avesse colpito qualcuno.
Teneva a Nathaniel era una delle poche persone che si era avvicinato a lei spontaneamente, infatti, quei pochi amici che aveva, a causa della sua timidezza, li doveva a Castiel che glieli aveva presentati e l’aveva integrata nel suo mondo.
Al pensiero del rosso Evee arrossì, ancora non poteva credere che era il suo fidanzato, aveva scelto lei, amava lei e non poteva chiedere di più.
Era lì con la testa fra le nuvole a ridacchiare come una povera scema, quando il suono di alcuni passi rimbombò nel corridoio, distrattamente si girò a vedere chi stava venendo nella sua direzione, ma quando riconobbe la voce, cercò in un tentativo molto impacciato di nascondersi dietro alla fila di armadietti che incorniciavano il passaggio.
Ambra avanzava a passo spedito blaterando qualcosa a mezza voce, Evee sentì un brivido percorrerle la schiena, non ce la faceva proprio ad affrontare di prima mattina la bionda vipera. Quella ragazza l’aveva sempre odiata, inizialmente non si spiegava come potesse odiare una persona che non aveva mai visto, tanto meno conosciuta, ma lei era riuscita a renderle la vita scolastica davvero difficile e tutto perché Ambra sbavava dietro a Castiel.
Per fortuna non la vide e Evee tirò un sospiro di sollievo, poco dopo Nathaniel uscì con una mano bendata.
«Prima che tu possa dire qualsiasi cosa, ti dico che non è niente di grave, solo una piccola botta. Quindi ti prego smetti di fare quella faccia da cucciolo» e rise.
In effetti, Evee aveva proprio la faccia da cucciolo disperato in quel momento, il senso di colpa la colpì allo stomaco appena vide la mano bendata.
Natahniel però non voleva che il sorriso sparisse dal dolce viso della ragazza, voleva farla sorridere, proteggere, non vederla così, quindi senza pensarci le posò una mano sulla testa arruffandole un po’ i capelli.
«Sto bene ti ho detto davvero non ti preoccupare »
Pian piano gli studenti cominciarono a riversarsi nel corridoio, segno che le lezioni stavano per cominciare.
«Ora vai in classe, ci vediamo dopo la scuola per finire in biblioteca »
La ragazza fece un cenno di assenso con il capo e quando si girò vide Castiel che impietrito assisteva alla scena,  ingenuamente, Evee gli corse incontro, ma lui le passò oltre e si diresse verso il giardino. La ragazza era confusa, provò a seguirlo sotto lo sguardo altrettanto confuso di Nathaniel.
«Ehi Cass che hai?» Non rispose.
«Mi stai ignorando?» e gli posò una mano sul braccio che lui sbalzò via con violenza, sotto gli occhi increduli di Nathaniel e dell’appena arrivato Dajan.
Evee sentì gli occhi riempirsi di lacrime e stanca dei silenzi e delle brutte maniere del rosso corse in classe.
Nathaniel si avvicinò al Castiel.
«Perché la tratti così?»
«Non ti intromettere delegato dei miei stivali»
«Normalmente non ti parlerei nemmeno, ma ci tengo a Evee e non mi piace come l’hai trattata» a quelle parole il rosso non ci vide più, si era girato sbattendo agli armadietti il biondo che con lo sguardo di sfida lo fissava fermo sulle sue convinzioni.
Castiel stava ribollendo di rabbia, voleva prendere a pugni quel faccino angelico, odiava Nathaniel, odiava la sua assurda perfezione. Stava per sferrargli un pugno, ma la voce di Dajana lo bloccò, facendolo tornare alla realtà.
«Castie!» Gli urlò andandogli incontro, ma questo, prima lasciò il collo della camicia di Nathaniel e poi sferrò un pugno agli armadietti che si piegarono sotto la sua rabbia.
Gli studenti si erano riuniti a semicerchio intorno a quella scena. La preside, una paffuta vecchietta si fece largo urlando: «spostatevi, fate largo!» Quello che vide non le piacque nemmeno un po’, con sguardo sconcertato si tirò su gli occhialetti, notando l’alluminio degli armadietti.
«Signor Castiel! Ha scambiato la mia scuola per il suo fight club personale?»
Il rosso scosse la testa e se ne andò mirando verso il giardino.
«Signor Castiel! Torni indietro!» La voce della preside si perse alle spalle del rosso che senza pensarci avanzò verso l’uscita. Dajan gli stava alle costole.
«Amico fermati, ma che ti è preso?»
«Lasciami stare Daj. Vattene!» Ringhiò.
«Non me ne vado finché non mi dici che sta succedendo!»
«Non rompermi!» Disse cercando freneticamente una sigaretta nello zaino praticamente vuoto.
«Perché fai sempre così? Perché allontani sempre tutti? E come hai potuto trattare in quella maniera Evee? »
Evee, l’aveva trattata da schifo se ne rendeva conto, ma la rabbia che stava provando lo stava divorando dentro e non capiva perché, non era successo nulla.
«Perché sono pieno di rabbia e tutti quelli che tengo vicini prima o poi ne pagano le conseguenze. E’ così non posso farci nulla, quindi perché non fai un favore ad entrambi e ti togli dai piedi pure te?»
Dajan era stufo dell’autolesionismo emotivo dell’amico, era autodistruttivo e non ce la faceva più, non poteva vedere Evee in quelle condizioni e quella volta non sarebbe stato dalla sua parte.
«Fai come ti pare!» Esasperato se ne andò e tornò verso la scuola.
Castiel era solo. Se l’era andata a cercare, se l’andava sempre a cercare, meritava di rimanere solo. Evee non si meritava una persona come lui al suo fianco, lei meritava di meglio, meritava qualcuno come Nathaniel o come Dajan. Si buttò su di una panchina a fumare la sua unica compagna che presto lo avrebbe lasciato pure lei.
Poi una voce spezzò il suo groviglio di pensieri. Una voce femminile, per un attimo la sua mente gli giocò un brutto scherzo pensava fosse Evee, ma quando alzò lo sguardo ciò che vide fu Ambra, mano sul fianco e un sorriso che non prometteva niente di buono.
   
 
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