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Autore: greta_always_    29/07/2015    4 recensioni
- Io me lo ricordo – sussurrò di spalle, prima di andarsene.
Haymitch corrugò le folte sopracciglia, soppesando quelle parole. - Che cosa? - chiese.
Quel giorno – mormorò ancora lei. - Il giorno in cui è iniziata la tua condanna.
L'uomo sentì un brivido lungo la schiena. - Il giorno della mia vittoria – disse in un soffio.
Effie rimase ancora ferma qualche istante, poi si chiuse la porta alle spalle.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Un colpo di cannone.

L'ultimo.

L'arrivo dell'hovercraft, l'esultanza della folla.

Aveva vinto.

Il sopravvissuto ai cinquantesimi Hunger Games.

Il sopravvissuto...

O il condannato.

 

Haymitch si svegliò con il sole che filtrava dalle persiane della sua camera.

La bottiglia che la sera prima aveva bevuto era ancora stretta nella sua mano, e dei piccoli taglietti si aprivano sul palmo di quest'ultima, provocati dal vetro del bicchiere che aveva scagliato contro il muro durante la notte.

Si alzò traballante dal pavimento, sul quale si era evidentemente addormentato mentre era troppo ubriaco per il raggiungere il letto.

I settantaquattresimi Hunger Games erano finiti.

Peeta e Katniss avevano vinto.

Ma in realtà iniziava ora il vero gioco alla sopravvivenza.

Perché alzarsi ogni mattina con il ricordo di ciò che si era stati costretti a fare sarebbe stato l'ostacolo maggiore di tutti.

 

Un suono leggero.

Haymitch si costrinse a trascinarsi sino alla porta e ad aprirla.

Davanti a lui, in uno sgargiante abito viola, Effie gli sorrideva.

  • Sorgi e splendi! - esclamò la donna con una voce squillante, entrando in casa. - Oggi c'è il servizio fotografico!

Haymitch si chiuse la porta alle spalle con un sonoro sbuffo. - Non è giornata, Splendore, quindi sei pregata di uscire dalla mia proprietà senza opporti.

Effie gli lanciò uno sguardo di rimprovero. - Sei sempre così maleducato!

Il mentore fece una risata colma di amarezza. - Probabilmente è la conseguenza dell'invecchiare.

Effie lo guardò ancora un attimo negli occhi, poi si avviò impettita verso l'uscita.

Poggiò la mano sulla maniglia e aprì la porta.

  • Io me lo ricordo – sussurrò di spalle, prima di andarsene.

Haymitch corrugò le folte sopracciglia, soppesando quelle parole. - Che cosa? - chiese.

  • Quel giorno – mormorò ancora lei. - Il giorno in cui è iniziata la tua condanna.

L'uomo sentì un brivido lungo la schiena. - Il giorno della mia vittoria – disse in un soffio.

Effie rimase ancora ferma qualche istante, poi si chiuse la porta alle spalle.

 

I settantacinquesimi.

Haymitch è seduto sul divano, davanti al televisore, che guarda i suoi sfortunati amanti del distretto dodici combattere ancora una volta per salvarsi la vita.

In mano ha la solita bottiglia.

Sente la porta della stanza aprirsi leggermente, e vede un profilo esile accostarsi a lui, e sederglisi accanto.

Effie gli prende con delicatezza la bottiglia dalla mano, posandola sul tavolino innanzi a loro, poi sorride con tristezza verso Haymitch.

E quando la vede, il mentore non può fare altro che rimanere a contemplarne il viso.

Perché per la prima volta, Haymitch riesce a vederlo: non è coperto da chili di trucco, e i capelli non sono celati da una colorata parrucca, ma le riscendono biondi e mossi sulle spalle.

Gli occhi castani sono di una bellezza sconcertante senza tutto quel trucco attorno, e le labbra sono di un delicatissimo colore rosso carne.

Addosso ha un paio di semplici jeans e un maglione grigio, che le ricade di lato, lasciandole scoperta una spalla.

Haymitch non può fare a meno di contemplarla in quella inaspettata semplicità.

La donna gli sorride timidamente.

Negli occhi ha uno sguardo infinitamente triste.

  • Dalla tua espressione sembra che abbiano appena inciso chissà quanti tavoli di mogano – trova la forza di scherzare il mentore.

Effie fa una risata sommessa, poggiano con naturalezza la testa sulla spalla di Haymitch. - Temo di non rivedere più i nostri ragazzi – sussurra con voce rotta.

Il mentore la avvolge con un braccio, soffermandosi per qualche breve istante sulla naturalezza con cui la donna aveva detto “i nostri ragazzi”, come se loro due fossero finalmente una squadra.

  • Anche io – le confessa.

Effie inizia a singhiozzare, tremando come una foglia. - Non voglio perderli – dice tra le lacrime. - Non anche loro, non anche questa volta.

Haymitch la stringe a sé con più forza, attento però a non farle male. - Noi possiamo solo sperare – le dice senza mentirle. - Possiamo fare solo questo.

Effie annuisce debolmente contro il suo petto, sul quale ora giace il suo capo. - Lo so...

Haymitch le prende delicatamente il viso tra le mani, facendo incontrare i loro sguardi. - Sai, Splendore – le dice sfiorandole la guancia con il pollice. - Sei molto più bella quando mostri chi sei davvero.

Effie arrossisce in una maniera che fa perdere al mentore un battito del suo cuore, poi si sbilancia nel fare un timido sorriso. - E tu sei migliore quando non permetti alla tua condanna di schiacciarti.

Haymitch sente una stretta nel petto. - Davvero ti ricordi di quel momento? - le chiede in un sussurro.

Effie annuisce con movimenti lenti. - Ero solo una bambina, ma non potrò mai dimenticare la tua espressione quando, in diretta, ti hanno acclamato vincitore. Avei lo sguardo di chi era morto. lì. In quell'arena. Con tutti gli altri.

Haymitch sente un bruciore in fondo alla gola. - Ed è stato così – mormora mentre un'unica lacrima gli solca il volto.

Effie gliela asciuga con dolcezza. - Ma ora sei di nuovo vivo, Haymitch. Io posso vederlo.

Il mentore poggia la sua fronte contro quella di lei, chiudendo gli occhi. - Sono vivo solo da quando tu sei con me.

E poi le sue labbra sono premute contro quelle di lei, in un puzzle perfetto, nel quale non manca più alcun pezzo.

I respiri sono dolci, i movimenti anche. E la testa è finalmente leggera, mentre il cuore gli si riempie di gioia.

Stringe le sue mani sulla schiena della donna, facendole passare sotto al maglione, ed entrando in contatto con la sua pelle. E' morbida e calda.

Attira Effie a sé con delicatezza, facendola poggiare sulle sue gambe, e proseguendo a baciarle le labbra, poi il collo.

Poco dopo il grigio maglione della donna giace sul pavimento, e i suoi capelli biondi le discendono sulla schiena nuda.

Anche la camicia di Haymitch fa la stessa fine.

E solo dopo essersi ritrovati, ed amati, nel buio della notte, Effie, coricata accanto al mentore, con la testa poggiata sul suo petto, gli si accosta con dolcezza all'orecchio.

  • Io sarò sempre con te – sussurra.

   
 
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