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Autore: bruna_    29/07/2015    0 recensioni
Non piangevo,non rispondevo..stavo in silenzio, perché non riuscivo a rispondere.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non mi ero accorta di come mi stessi rovinando. Fin da piccola sono stata paffutella. Ho sempre cercato di fare qualcosa per controllare il mio corpo e  tutt’ora la mia guerra contro il mio peso e me stessa continua. Sono giovanissima,sono una bambina e il mio peso mi spaventa, mi condiziona, mi mette a disagio. Ovunque. Sempre.

Da piccola, alle scuole dell’infanzia ero la più paffutella della classe e per questo motivo venivo spesso presa in giro dalle altre bambine. Ricordo vagamente i miei pianti,aggrappata alla coscia di mia mamma implorandole di tornare a casa e sono quasi certa che non erano le mie insegnanti a spaventarmi. I tre anni passarono così ma grazie ai miei genitori non ci feci tanto caso,potevo contare su di loro,riuscivano a non farmi pesare troppo questa cosa. Fu la volta poi delle scuole elementari; la bambina con la maglia più larga, quella con i pantaloni lunghi, la bimba con le spalle più larghe, la più robusta e con un bellissimo palloncino al posto dello stomaco.
Nella mia classe tutte le bambine erano molto carine,ma non possedeva una particolare bellezza, erano solo fiere” del loro corpo e di loro stesse, era questo che le rendeva affascinanti agli occhi degli altri bambini tant’è vero che ognuna di loro aveva un fidanzatino che pendeva dalle loro labbra. Ce n’erano di vanitose al massimo. Le odiavo, ma solo perché non riuscivo a capire come potessero i bambini sopportare una personalità a me così disgustosa. La verità era che invidiavo la loro sicurezza, invidiavo il loro corpo e invidiavo il fatto che loro avessero il fidanzato e io,invece, no.
In quegli anni mi sarebbe piaciuto avere un amico con cui parlare e raccontare tutte le mie emozioni e anche per sentirmi un po’ come tutte le altre e non come un extraterrestre.                                                                                                                                                                                       Credo che l’unica cosa positiva in me sia quella di essere una bambina piuttosto semplice. Le mie maestre lo apprezzavano tanto,ma erano le uniche. Alle elementari ho incontrato bambine e bambini che con le loro parole erano riusciti a ferirmi davvero. Non parlo dei soli insulti. Lo facevano con biglietti attaccati alla schiena, ridendo nel momento in cui mettevo piede in classe oppure schierandosi tutti intorno al mio banco singolo a prendere in giro i miei capelli, il mio zainetto, la mia merenda. Non piangevo e non rispondevo,stavo in silenzio perché non riuscivo a rispondere, perché forse accettavo la cosa,era inutile negare l’evidenza. Restavo in silenzio e non dicevo nulla. Da lì credo sia partita la mia inarrestabile insicurezza.
Inutile dire che alla recita di fine anno delle scuole elementari io ero nel ballo dei toreri, il ballo riservato ai soli bambini di sesso maschile ed io ne facevo parte.(Per la cronaca)
   
 
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