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Autore: BukowskiGirl2    29/07/2015    2 recensioni
[Questo racconto si trova nel libro "e...vissero felici e contenti 2", curato dall'associazione I Delfini di Lucia e destinato al reparto di oncologia pediatrica di Catania]
La storia è una metafora del quanto, nella vita di tutti i giorni, conti l'apparenza. Il salice è considerato un albero "triste" a causa della sua forma e del suo nome, eppure in questa storia rivive con allegria infantile la compagnia di una dolce bambina.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta un salice, il suo nome era Jo. Era ancora piccolo e fragile ed Elisa, la bambina di Villa Splendente, andava ad annaffiarlo ogni giorno. Era molto affezionata a lui, gli raccontava storie incredibili, di eroi che salvavano principesse, di draghi buoni e di matrigne cattive.
-Sono qui, Jo! Quest’oggi devo raccontarti come va a finire la storia d’amore fra Francesca e Giulio.-, disse quel giorno. E così fu. Jo stava fermo immobile, ad ascoltare con attenzione il meraviglioso suono della voce di Elisa, per non perdersi nemmeno una parola.
Ogni giorno una storia nuova, Elisa diceva sempre che questo avrebbe aiutato Jo a crescere forte e coraggioso.
Un giorno, però, qualcosa andò storto. I genitori di Elisa cominciarono a mettere delle valigie grandi e grosse nel bagagliaio dell’auto.
-È molto tardi, cara, dobbiamo andare.-, disse il papà. Salirono tutti in macchina, Elisa abbassò il finestrino: -Jo! Stai tranquillo, tornerò la prossima estate!-, disse dolcemente.
E passarono i giorni, Jo non perdeva la speranza. Era fermamente convinto che Elisa non avesse detto una bugia e che sarebbero realmente tornati nella bella stagione. Passarono anche le settimane. E i mesi, e gli anni. –L’estate, non me la ricordavo così lunga.-, pensò Jo.
Un giorno, vennero a trovarlo un gruppo di signori con una strana macchina gialla con il becco.
-Andiamo, è quello lì!-
Jo si sentì tutto d’un tratto felicissimo: qualcuno era venuto a trovarlo. Certo, non era Elisa, ma magari erano degli amici di papà. Intanto la macchina gialla col becco si avvicinava sempre di più. –E’ un gioco nuovo?-, si chiese Jo.
-Tiratelo fuori lentamente!-, gridò uno degli uomini.
Tirarlo fuori? Quegli uomini volevano tirarlo fuori? Per portarlo dove, poi?
La macchina gialla affondò il suo becco nella terra e Jo sentii solletico alle radici. –Non così! Piano!-
Si muoveva di qua e di là, mentre lo caricavano sulla macchina gialla. Dove lo avrebbero portato?
Fece un lungo viaggio, prima di arrivare in un posto pieno di altri alberi come lui, pieno di bambini. Tutto era colorato, lì. I bambini facevano su e giù con una sedia volante, mentre altri scivolavano su di un mezzo tubo grandissimo. Jo non aveva mai visto niente di così meraviglioso.
Gli uomini della macchina gialla aspettarono il momento in cui tutti i bambini sarebbero andati via. Arrivato quel momento, posarono Jo in un piccolo buco nella terra, proprio lì, accanto agli altri alberi. Era l’unico ad avere quei rami così curvi e quelle foglie così piccole. Era l’unico ad essere così triste, in mezzo a tutti quegli alberi grandi e maestosi.
-Dov’è Elisa?-, aveva chiesto ad una quercia imponente. Ella non l’aveva degnato di una risposta. Nessuno voleva parlargli. Nessuno capiva quanto bello fosse, giocare con lui. Erano tutti troppo seri ed impegnati, per ascoltarlo.
-Non possiamo parlarti. Lo vedi? I tuoi rami stanno per spezzarsi e le tue foglie sono troppo piccole. Non sei bello e forte come noi.-, disse la quercia.
Si fece sera e Jo non riusciva a calmarsi. Guardava gli altri alberi e pensava ad Elisa. Le sue foglie erano mosse dal vento e, dopo ore di silenzio, riuscì ad addormentarsi.
Fu presto mattina. Jo venne svegliato dal canto di una donna circondata da un gruppetto di bambini. Era un canto armonioso, dolce, come la sua Elisa.
Suonò la campanella nell’edificio di fronte e il cortile si riempì di bambini. Una fanciulla dai capelli biondi sembrava avvicinarsi con interesse a Jo.
-Jo. Mi dispiace tanto di non essere tornata da te, ma ho iniziato la scuola e papà ha venduto Villa Splendente al mio amichetto, Andrea, e ai suoi genitori. Ma non preoccuparti, verrò qui ogni giorno e, anche se sei grande, ti racconterò tutte le nuove storie che ho imparato qui a scuola.-
Jo si sentì subito felice, le sue foglie erano ancora mosse dal vento e gli altri alberi stavano ancora in disparte, ma a lui non importava: sapeva che per qualcuno era importante, per la sua Elisa.
Tutti i bambini si sedettero all’ombra, sotto la sua chioma, a raccontare storie e cantare canzoni. Jo si sentiva davvero amato. 
   
 
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