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Autore: HiBecca    29/07/2015    0 recensioni
Ognuno ha la sua storia e questa è una parte della sua. Lei non ha un nome e questo non è importante, ciò che ha da raccontare lo è. Tutto ciò può essere paragonato a qualche pagina di diario e come tale non va letto con superficialità. Bisogna appropriarsene ed immergersi nelle pagine come se fosse qualcosa di tuo. Rendilo tuo e comprendilo.
Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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L’adolescenza. Tutti credono che questi anni siano i  migliori ma in realtà fanno schifo.
Siamo ragazzi incapaci di vivere la nostra vita, ci  crediamo così forti dietro uno schermo e alla fine siamo quelli che per strada camminano a testa bassa incapaci di guardare ciò che li circonda.
Attendiamo qualcosa, un miracolo che possa cambiare la nostra vita, così monotona e insensata. Potrebbe essere così oppure no, magari siamo noi a renderla come tale.
Speriamo che una sbronza porti via tutti i nostri pensieri e i dubbi che gli altri non capiscono o forse, come capita a me, cerchiamo le risposte nella musica o nei libri scritti da quegli autori che sembrano capirci meglio degli amici a cui rivolgiamo il saluto ogni giorno.
Alla fine non si conoscono  nemmeno questi “problemi”. La gente giudica senza sapere, si limita solamente a guardare una persona e non provano a capirla. Non sanno che magari quella ragazza ha passato un’infanzia orribile, discriminata da tutti, lasciata sola su quel muretto della scuola. I bambini giocavano, ridevano, cantavano mentre quella bambina indifesa passava i suoi intervalli a disegnare e a immaginare il suo futuro sperando che fosse migliore, che qualcosa cambiasse. Quella bambina non voleva andare a scuola perché i suoi compagni la prendevano in giro per il suo aspetto.
Lei era “diversa”. Non era magra, non aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi, non faceva la ballerina o sognava di diventare una modella, non sapeva cosa volesse fare da grande a differenza delle altre. Lei non era una delle “altre”.
Ogni bambino la paragonava ad un animale, a una balena o la chiamavano scimmietta perché aveva più peluria delle altre bambine ma per un motivo la cercavano sempre: era brava a scuola e non solo, era una brava bambina e sempre disponibile. Pur di avere degli amici lei si faceva sfruttare aiutando sempre gli altri ma nessuno aiutava lei.
Qualche anno dopo ormai era giunto il momento di iniziare la scuola media. La bambina era cresciuta ma non era cambiata più di tanto. Iniziò la scuola con il timore che i nuovi compagni la giudicassero, la lasciassero da sola come era successo negli anni precedenti. Così accadde.
Aveva trovato qualche amico che non la giudicava per come la vedevano gli altri ma per quello che era veramente. I due ragazzini erano ormai i migliori amici della bambina ormai cresciuta e proprio per questo motivo nacquero gli amori, non più infantili. Questo, insieme a tutto il resto, andò storto perché si sa come sono fatti i ragazzini. Vogliono la perfezione e la bambina anche se fosse perfetta dentro non andava bene, lei non era abbastanza. “Per me sei solo un’amica” le ripetevano e lei non reagiva, faceva sembrare che andasse tutto bene ma non era così. Quando tornava a casa solo il suo cuscino e il suo letto sapevano ciò che stava accadendo e come stava realmente la bambina.
Nonostante ciò lei andava avanti, giorno dopo giorno dedicava se stessa nello studio e almeno quello le portava soddisfazioni ma non bastava poiché lei continuava a sentirsi irrealizzata. Lo studio come l’amore si ingrandivano con il passare del tempo. Lei continuava ad essere innamorata di quel suo migliore amico dagli occhi cerulei e i capelli corti castani che gli davano l’aria da ragazzino combina guai. Ormai condivideva tutto con lui e con l’altro amico. Crebbero tutti e tre insieme e ognuno sapeva qualsiasi cosa dell’altro, niente era tenuto segreto. Ormai ciò che si era instaurato era un’amicizia vera e propria, quella che la bambina si era sempre sognata e sperava arrivasse prima o poi.
L’amicizia cresceva, proprio come i ragazzi. La bambina era un’adolescente vera e propria adesso. Si era fatta una bella ragazza tutto sommato, forse con qualche imperfezione soprattutto nel fisico. Non era scheletrica, per niente a dire il vero, era un po’ grossa ma non riusciva a perdere peso perché era pessimista e non credeva in se stessa. La sua autostima era sotto i piedi come la sua forza di volontà perché non aveva una ragione per cui impegnarsi, non sapeva per chi farlo e ovviamente tutto quello che i bambini le avevano detto da piccola si univa in una vocina nella testa che la tormentava perennemente. Lei si ripeteva sempre di andare avanti, era quello che contava.
Può sembrare strano ma è così. Lei non faceva mai niente per se stessa, se avesse avuto qualcuno per cui farlo l’avrebbe fatto con tutta la forza che possedeva  ma non riusciva ed è per questo che la ragazza peggiorò. Il suo  stato d’animo cambiava, ormai l’agitazione e la tristezza erano all’ordine del giorno. Le persone non lo notavano e non lo capivano, perfino i suoi due migliori amici. Loro non potevano immaginare l’animo tormentato che giaceva nel corpo di lei.
L’ansia era diventata la migliore amica della ragazza, non le permetteva di relazionarsi con nuove persone o di andare in piscina con gli amici perché lei si vergognava. Si sentiva una margherita in un campo di rose. Nessuno l’avrebbe scelta perché era troppo diversa dagli altri fiori.
Una volta però qualcuno notò la margherita. Quel qualcuno fu proprio il ragazzo combina guai e nonché migliore amico della ragazza.  La ragazza ormai aveva iniziato le superiori ed era grande, ma quando si trattava di giocare non lo si è mai.
Grazie allo stupido gioco della bottiglia, i due dovettero baciarsi. La ragazza provò un’immensa gioia in quel bacio. Lei era innamorata di lui da quasi 5 anni di conseguenza quel bacio se lo era solo potuto sognare nelle notti passate in bianco a pensare a lui e al suo magnifico sorriso. La storia non finì lì a quell’unico bacio ma ce ne furono molti altri, fino a quando fra i due accadde qualcosa. Niente di serio per lui, ma tutto per lei. Finalmente aveva trovato qualcuno che l’apprezzava, una persona che la faceva sentire viva e bella. Lo conoscete il detto “se son rose fioriranno, se son spine pungeranno” ? Per la giovane sognatrice furono spine, belle appuntite, di quelle che ti feriscono e il taglio formatosi rimane dolente per più tempo nonostante la spina venga rimossa.
Il ragazzo un bel giorno andò a casa della ragazza per annunciare il fidanzamento con una ragazza a lei sconosciuta. Lo shock che ebbe fu atroce tanto da non farle realizzare ciò che stava accadendo. Lei fece un sorriso dei suoi, di quelli finti che servono a distogliere lo sguardo dai suoi occhi pieni di lacrime, intanto gli mostrò tutta la sua felicità.
Il ragazzo se ne tornò a casa sua e la ragazza dopo averlo salutato si diresse in bagno, si guardò allo specchio e scoppiò in lacrime. Si ripeteva che ciò non stava accadendo sul serio, che era solamente un brutto sogno, un incubo ma i suoi occhi erano aperti. Lei era davvero rannicchiata per terra in lacrime e peggio ancora sveglia.  
Il dolore le era tornato, le comprimeva il petto e le impediva di respirare. Pensò a tutto quello che aveva fatto, l’emozioni condivise con lui e tutto il bene che lei aveva donato a lui ma erano tutte menzogne. Tutto quello che le aveva detto era una presa per il culo proprio come lui, una persona meschina senza un briciolo d’umanità.
Lei invece cos’era? Era ritornata quella bambina, quella che stava seduta da sola sul muretto e si accarezzava le treccine che la mamma le aveva fatto la mattina. La bambina che se cadeva per terra e si sbucciava il ginocchio piangeva ma si rialzava comunque, si asciugava le lacrime e si puliva la ferita da sola, pensando che fosse una delle sue solite brutte giornate.
Tutto quello che stava vedendo la ragazza era un incubo. Uno di quei sogni che ti svegliano all’improvviso, di quelli che ti fanno salire l’ansia e il tormento e le goccioline di sudore scendo sempre più in fretta.
Ma la ragazza non stava dormendo, quello non era un sogno ma la sua vita.
La mia vita.
 
  
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