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Autore: Greywolf    29/07/2015    5 recensioni
Una giornata di pioggia come non si vedeva da tempo. Una corsa sfrenata. Un amico in difficoltà. L'inizio di un dramma...un lento cambiamento...fino ad un nuovo inizio.
""-Si può sapere dove mi porti?- gli domandai mentre cercavo goffamente di coprirmi la testa con il braccio libero.
Lui non era infastidito da nulla di quello che lo circondava. Era concentrato solo a correre. L’acqua e il vento sembravano l’ultimo dei suoi problemi.
-Da Naruto!- mi disse.
-Da Naruto? Gli è successo qualcosa?! Dov’è ora?- domandai senza sapere che altro dire.
Rispose dopo un attimo:
-In ospedale…-""
E' la mia prima storia a capitoli e aggiungerei che è una storia delicata. Sperò vi possa interessare e piacere alla fine. Pubblicherò il nuovo capitolo di giovedì e di sabato. Qualsiasi appunto che avete, critiche, apprezzamenti, qualsiasi cosa, fatemi sapere e recensite per dirmi cosa ne pensate. Ci terrei molto! Buona lettura! :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Shikamaru Nara, Tenten | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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“Avanti Sakura, per quanto tempo hai intenzione di tenermi il muso?”

“Io non le tengo il muso, maestro!” chiarii seccata “Semplicemente non riesco ancora a capacitarmi del fatto che abbia avuto il coraggio di lasciare quei due da soli!”

Non ero stata completamente sincera a dire il vero perché dopo aver sentito il tono di Sora poco prima, mi ero convinta del fatto che il nostro amico avrebbe cercato unicamente di scuotere un po’ Naruto per cercare di aiutarlo. Certo, non immaginavo fino a che punto aveva intenzione di spingersi conoscendo il soggetto ma si può dire che ero fiduciosa. Tuttavia diedi quella risposta credo un po’ per quella leggera preoccupazione che non riuscivo a togliermi di dosso ma soprattutto perché l’impulsività con cui il maestro aveva permesso a quei due di allontanarsi da soli mettendo a rischio la posizione di Kaiza mi aveva turbato. Soprattutto alla luce di quel che avevo appena scoperto sul suo passato...

“Asuma a suo tempo mi parlò di quel ragazzo e del suo carattere.” cominciò “Se in fondo è così simile a Naruto non c’è bisogno di preoccuparsi. Se fosse venuto qui solo per picchiarlo lo avrebbe fatto davanti a noi senza problemi. Visto che invece ha espresso il desiderio di parlargli immagino che arriverà alle mani giusto se sarà necessario.”

“Come dice?” esclamai “Picchiarlo? Alzare le mani?!”

“Se i ruoli fossero invertiti, non credi che Naruto farebbe lo stesso?” mi domandò “Se le parole non funzionano, glielo farà capire a suon di pugni.”

“Questo dovrebbe farmi stare più tranquilla?” lo interrogai.

“Da quando in qua ti preoccupi così tanto per lui?”

Colta in contropiede, mi ammutolii per qualche secondo ma cercai di rispondere velocemente e in modo da essere credibile.

“Ci tengo a ricordarle che è ancora ferito e non guarisce più come prima.” dissi cercando di mantenere un tono professionale. “E poi siamo tutti più preoccupati per lui, no?”

Non potevo vederlo ma dopo tanti anni riuscivo a riconoscere l’espressioni del maestro nonostante la maschera. Per cui ero sicura che in quel momento stesse sorridendo. Compresi di essere stata colta in fallo e chinai il capo in imbarazzo.

“Da quanto tempo, Sakura?” mi chiese con un tono stranamente dolce.

“Qualche giorno...” mormorai sinceramente, non avendo motivo per mentirgli. Sapevo che lo avrebbe tenuto per sé.

“E glielo hai detto?”

“Ma che dice? Certo che no!” affermai “Insomma...non è così semplice...”

Non udendo una risposta, sollevai lo sguardo e mi accorsi che aveva smesso di camminare. Mi fermai anch’io e notai che la sua espressione si era fatta seria.

“Maestro Kakashi...?”

“Cosa non è così semplice, Sakura?”

Era una domanda chiara e diretta. Mi sentii leggermente a disagio perché colsi un sospetto in quelle parole che non riuscivo a spiegarmi. Per di più sentivo chiaramente sulla mia pelle la pressione che l’unico occhio visibile del maestro esercitava su di me. Nonostante non avesse più lo sharingan, era come se stesse cercando comunque di carpire informazioni.

“Descrivere questi sentimenti, ecco cosa.”

La tensione svanì all’istante. Il viso del maestro si era fatto già più disteso. Andai avanti.

“ E’ tutto così strano. Non ho nemmeno lontanamente mai pensato a lui come qualcosa di diverso da...Naruto! Insomma per me, lui è solo se stesso. L’unica parola che mi sarebbe venuta mai in mente per definirlo fino a poco tempo fa sarebbe stata Amico. E anche adesso continua ad essere così ma è evidente che c’è qualcosa di diverso ora. Eppure non sono in grado di immaginare che possa diventare qualcun altro per me...”

“Ma guarda che non devo diventare qualcun altro, Sakura.”

Il maestro mi si avvicinò mettendomi una mano sulla spalla e abbassandosi quel che bastava per guardarmi dritta negli occhi.

“Lui sarà sempre tuo amico, questa è una cosa che non potrà mai cambiare. Capisco che questo tuo nuovo sentimento deve averti colta impreparata ed è apparso in un modo decisamente inaspettato. Ma non devi averne paura. Se è quello che vuoi veramente, non lasciare che sia solo un pensiero o una convinzione...prendilo. Accettalo. E soprattutto vivilo. Hai capito?”

“Ma come posso fare a-...?”

“Su questo non posso aiutarti. Non credo di essere la persona più adatta a cui chiedere.” si scusò, alzando appena le spalle “Una cosa però te la posso dire e ti prego di rifletterci molto seriamente...” aggiunse poi “...se non sei convinta di quelli che siano i tuoi sentimenti, se anche solo il più piccolo dubbio...fermati. Lui non lo sopporterebbe. Anzi, alla luce di ciò che è successo credo che fargli una cosa del genere sarebbe come dargli il colpo di grazia.”

Sentì il panico assalirmi, da dentro. E quando raggiunse anche la mia mente, parlai.

“Ma di cosa sta parlando, maestro?! Veda di essere chiaro!”

“Non illuderlo.” sussurrò “ Sta già soffrendo abbastanza, non credo abbia la forza di superare un’illusione di questo tipo. Per cui Sakura se hai anche la minima esitazione, smetti di vederlo, di stargli vicino. La lontananza gli farà meno male. Altrimenti c’è una possibilità concreta che tu possa perderlo molto più che come amico...e non solo tu.”

Mi sembrava un discorso assurdo. Non riuscivo come anche solo potesse pensare che non facessi sul serio, che mentissi a me stessa su quel sentimento che sebbene nuovo e mai sperimentato avevo la certezza che fosse profondo e soprattutto sincero.

“Quando riuscirai a comprendere il significato di quel che ho appena detto, capirai da dove nasce la mia preoccupazione.” riprese lui quasi leggendo i miei pensieri e lasciandomi andare “ Cerca di capirmi Sakura...sono solo preoccupato per lui.”

“Anch’io lo so, cosa crede?” affermai “Voglio solo che torni quello di sempre.”

Kakashi sembrava triste. Chiuse gli occhi e respirò a fondo prima di parlare.

“Rifletti su ciò che vuoi veramente. E non dimenticare quello che ti ho detto prima...non illuderlo di qualcosa che non potrà mai avere o stavolta crollerà senza possibilità di risalita.” disse “Non dimenticarlo...”

Continuava a insistere! Io non stavo facendo nulla che non volessi e non lo stavo illudendo proprio di nulla! Quel rapporto che si stava instaurando tra noi alla luce dell’evento tragico che gli era a capo, era limpido, autentico. Volevo stargli vicina. E lo rivolevo al mio fianco come era prima.

“Le ripeto che si sbaglia.” dissi solo ad alta voce, determinata.

“Spero davvero che sia così.” mi rispose semplicemente anche se non sembrava convinto. Tirò fuori dalla tasca il suo immancabile libro e fece scorrere le dita sulle pagine finché non raggiunse il punto dove si doveva essere interrotto l’ultima volta.

“Ora devo lasciarti. Ho un appuntamento con Gai che sicuramente mi starà già aspettando.”

“Sicuramente ha detto?” chiesi “A che ora doveva incontrarlo?”

“Circa mezz’ora fa a occhio e croce.” rispose disinvolto come se il ritardo non lo preoccupasse minimamente “Tu torna da Kaiza, sono sicuro che appena avranno finito torneranno lì. Aspettalo e non scordare quello che ti ho detto.”

Neanche il tempo di aprire la bocca che lui sparì in uno sbuffo di fumo, lasciandomi da sola in mezzo alla strada. Non mi restò altro da fare che sospirare e avviarmi verso l’abitazione del mio amico.

Quando fui davanti la porta, pronta a bussare mi fermai. Ad aprirmi la porta ci sarebbe stato senza dubbio Kaiza, al quale avrei dovuto raccontare dell’incontro con Sora e spiegargli le motivazioni per cui il maestro Kakashi lo aveva lasciato andare. Ma come potevo anche solo guardarlo negli occhi senza far trapelare il profondo dispiacere che provavo per lui? Guardare quell’espressione dolce che assumeva ogni volta, vederlo sorridere come poteva impedirmi di chiedermi cosa ci fosse nascosto dietro? Quale dolore inimmaginabile celassero i suoi occhi? Naruto si era voluto confidare con noi perché per lui costituiva un fardello pesante a portare da solo tuttavia nel tempo in cui li avevo visti insieme non c’era mai stato nulla che mi facesse intendere che condividevano un segreto del genere. Per non parlare di sua moglie...finalmente mi spiegavo l’urgenza che aveva avuto Kaiza nel tornare a casa. E anche il motivo per cui sua moglie stava andando a parlare con l’Hokage il giorno in cui l’avevo incontrata la prima volta. L’immagine della tomba di loro figlio così ricca di fiori e ben curata mi si ripresentò davanti con nitidezza. Otto anni. E il dolore era ancora così vivo...

“Mi raccomando non fate tardi!”

“Non dare per scontato che verremo. So per certo che l’invito gli farà piacere però...”

“Allora vedrai che non ci saranno problemi!”

“Eheheh se lo dici tu.  Pare che un rifiuto non sarà accetto.”

“Assolutamente no! E ricordati di far venire anche la sua ragazza, è così...”


La porta si spalancò all’istante e mi ritrovai a far un passo indietro mentre sul viso di Kaiza e di Yukiho si dipingeva un sorriso divertito. Io invece fui pervasa dalla vergogna fino alla punta dei capelli. Farmi trovare così all’ingresso poteva far pensare che stessi origliando... e poi aveva davvero detto “la sua ragazza”?

“Buon pomeriggio cara, è un piacere rivederti!” mi salutò lei cordialmente, tirandosi una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio.

“Salve...io insomma...n-non immaginavo di trovarla qui...” balbettai cercando di giustificare la mia presenza lì.

“In effetti è stata una visita alquanto inaspettata.” affermò Kaiza facendo capolino alle spalle della moglie e stringendole un braccio intorno alla vita “Non credevo sareste tornati così preso e...un momento, dov’è Naruto?”

“Ecco...” sospirai “Questo è il motivo per cui sono qui...”

“E’ successo qualcosa?!” esclamarono entrambi all’unisono e con la medesima preoccupazione nell’intonazione. Per quanto quella reazione mi lasciò interdetta insieme a un paio di riflessioni sorte naturalmente, cercai di rassicurarli portando avanti le mani.

“State tranquilli! Non è successo nulla! Semplicemente...abbiamo fatto un incontro che non ci aspettavamo.” spiegai loro brevemente.

“Meno male.” sospirò lei, evidentemente sollevata portandosi una mano sul petto.

“Lui dov’è adesso?” mi chiese il medico con una certa serietà.

Mi passai una mano tra i capelli. Il maestro Kakashi ovviamente aveva deciso di svignarsela per evitare di dover dare le dovute spiegazioni e lasciando il tutto a me. Sempre il solito.

“E’una storia lunga...” ammisi. Se volevo far comprendere le nostre motivazioni avrei dovuto necessariamente partire dal principio e raccontargli dell’esperienza avuta con Sora anni prima.

“Allora vi lascio chiacchierare.” annunciò Yukiho “Io torno a casa che i ragazzi mi staranno aspettando.”

“I ragazzi?” pensai.

“D’accordo, vi raggiungiamo più tardi allora.” acconsentì Kaiza. Poi con un ghigno, aggiunse “Forse...”

“Spiritoso!” lo ribeccò la moglie divertita. Poi lo tirò a sé e poggiò dolcemente le labbra sulla sua guancia, trattenendole a lungo mentre l’uomo aveva socchiuso le palpebre assaporando quel semplicissimo gesto.

Un’emozione fortissima mi invase. Dai loro volti traspirava una serenità indescrivibile, lei nel regalare quel piccolo segno d’affetto e lui nel riceverlo. Sembrava avere un significato più grande di quello che appariva.

“Buon proseguimento, Sakura.” mi salutò la donna, ridestandomi dai miei pensieri.

“Anche a lei!” ricambiai in automatico mentre la osservavo allontanarsi con passo lento e cadenzato.

Osservando Kaiza lo vidi sorridere come mai aveva fatto prima. Era sempre radioso ogni qual volta parlava di sua moglie o anche semplicemente accennava a qualcosa che la riguardasse. Tuttavia mai prima d’ora lo avevo visto così...felice.

“Ehi, tutto bene?” gli chiesi passandogli una mano davanti agli occhi dal momento che non accennava a volersi sbloccare.

Lui scosse la testa e subito si passò la mano dietro la nuca imbarazzato.

“Scusa Piccola.” mormorò “E’ solo che...Non importa.”

Stavo per chiedergli il motivo di quella reazione così particolare dato che non vedevo per quale motivo fosse rimasto così tanto interdetto ma lui si scansò dall’ingresso e con una mano mi invitò a entrare in casa.

“Vieni! Se si tratta di una storia lunga immagino proprio che avrò bisogno di sedermi!” rise.





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“E questo è tutto.”

Trassi un profondo respiro quando finalmente ebbi concluso il mio racconto. Non credevo che mi sarei ritrovata a dover parlare così tanto ma c’erano così tanti dettagli che non potevo assolutamente tralasciare. Il periodo che avevamo passato in compagnia di Sora era stato costellato di tanti avvenimenti. Dal momento in cui lo avevamo incontrato e si era subito messo in competizione con Naruto, come la somiglianza di caratteri li portava continuamente a confrontarsi, ai tentativi del mio compagno di squadra di farlo integrare tra i nostri amici, i loro allenamenti con il maestro Asuma, la storia dei due re e l’attacco a Konoha. Per non parlare poi del modo in cui il chakra della Volpe sigillata nel suo corpo era fuoriuscito dal suo corpo facendogli perdere il controllo, su come quel chakra aveva avuto risonanza su Naruto e come quest’ultimo fosse riuscito a reprimerlo per poi prodigarsi affinché il giovane monaco facesse lo stesso.

“Vediamo se ho capito bene...” parlò finalmente il medico, che silente aveva ascoltato con estrema attenzione il mio racconto “Questo Sora è una semi-Forza Portante con un carattere testardo, irrefrenabile e avventato oltre ad avere un animo fortemente competitivo e un’ossessione per l’assegnazione del Castigo Finale nei confronti di chiunque gli si opponga insieme a un nome postumo. E’ esatto?”

“Sì...” mormorai appena.

“E tu e il maestro Kakashi avete lasciato che Naruto andasse con un soggetto del genere?”

Non avevo la forza di parlare quindi mi limitai ad annuire. Sapevo che la tempesta sarebbe arrivata di lì a poco. La calma apparente di Kaiza non riusciva a nascondere un senso di risentimento che riuscivo a cogliere nel modo in cui si stringeva le mani, con nervosismo e a tratti con rabbia.

“Avreste dovuto consultarmi prima di prendere una decisione simile.”

Quell’affermazione era stata sufficiente a donarmi un incredibile senso di dispiacere e mi fece sentire in colpa per non aver insistito per impedire a Naruto di andar via con Sora.

“Lo so... ma il maestro...”

“Comprendo i motivi per cui gli ha permesso di seguirlo.” chiarì subito, addolcendo un po’ il tono “Ma resta il fatto che sono io ad avere la sua responsabilità. Sono certo che questo ragazzo non ha cattive intenzioni, anzi tutt’altro però l’Hokage mi aveva raccomandato di non trasgredire più agli ordini o stavolta mi avrebbe revocato l’incarico. Se per puro caso, fosse venuto qui a chiedermi di Naruto io gli avrei risposto che era con te e Kakashi. E non è così. Non ci sono nemmeno due persone con lui. Comprendi la gravità della cosa?”

“Certamente! E’ la stessa cosa che ho fatto notare al maestro ma lui mi ha semplicemente detto che se l’Hokage dovesse scoprirlo si prenderà lui la responsabilità dell’accaduto.”

“Deve confidare molto allora nella sua scelta. Speriamo porti davvero a qualcosa di buono.” sospirò infine, abbandonandosi sullo schienale della sedia e spingendo le gambe in avanti. Incrociò le braccia e continuò, “Dì un po’, dove mi hai detto che lo avete incontrato?”

Purtroppo non glielo avevo detto. Mi ero tenuta volutamente lontana dall’argomento per evitare di poter finire a parlare di qualcosa di cui non sarei nemmeno dovuta venire a conoscenza. Anche rispondendogli senza farvi riferimento temevo di potesse tradirmi ed era una cosa che desideravo assolutamente evitare.

“Piccola?”mi chiamò lui, preoccupato “Sei pallida, che ti prende?”

“Tranquillo, non è nulla.” risposi subito anche se dalla sua occhiata sospettosa, compresi che non mi credeva.

“Insomma? Dove lo avete incontrato?” domandò un’altra volta.

Sospirai. Non potevo più evitare di rispondere. Se avessi raccontato qualcosa di falso sarei potuto incappare in altre domande che mi avrebbero messa in difficoltà e poco ci sarebbe voluto per farmi scoprire. Come se non bastasse, mentire proprio a lui lo trovavo un gesto a dir poco irriconoscente.

“Al cimitero.” risposi.

La sua espressione cambiò di colpo. Come se avessi pronunciato l’ultima delle cose che si sarebbe aspettato di sentire, o come se fosse l’unica cosa che non avrebbe voluto sentire. Chinò appena il capo, cominciando a respirare profondamente. Rabbrividii. Dovevo assolutamente chiarire perché ci trovavamo lì.

 “Il maestro Kakashi ha pensato di portarlo lì per andare a trovare insieme la tomba di Zanna Bianca della Foglia. Nemmeno io conoscevo la sua storia, non immaginavo che al padre del maestro fosse capitata una cosa del genere e quindi...-”

“Sakura...” mi fermò con un filo di voce. “...non c’è bisogno che tu dica altro, ho capito...”

La sua mano destra aveva cominciato a tremare vistosamente e per quanto lui cercasse di fermarne il tremore con l’altra non ci riusciva. Prese a respirare con ritmo più incalzante ma da come era piegato capii che cercava di mantenere il controllo.

Mi alzai istintivamente e mi chinai a prendergli le mani, stringendole tra le mie. Purtroppo aveva davvero capito che io sapevo quindi non avevo motivo per continuare a negarlo. Volevo solo esprimergli quanto fossi sinceramente dispiaciuta per quella perdita così dolorosa.

“Povero Naruto...” lo sentii mormorare senza comprenderne il motivo “...non credevo che fosse un peso così grave per lui.”

Sollevò appena lo sguardo su di me guardandomi con un sorriso immensamente triste e gli occhi lucidi, e mi apparve come invecchiato di colpo di molti anni. Le lacrime mi scesero da sole, senza che riuscissi a trattenerle.

“No, no Piccola non fare così, non ne hai motivo.” mi supplicò lui sciogliendo la nostra presa per prendermi il viso e asciugarlo dalle lacrime e questo servì solo a farmi piangere ancora di più. Cercava di essere forte ma il dolore nei suoi occhi era troppo grande. Lo coinvolsi in un abbraccio forte e allo stesso tempo disperato.

“Non immagini quanto mi dispiace...” gli sussurrai piano ma dal profondo del cuore.

Lui rimase fermo in un primo momento poi ricambiò la mia stretta con sentita riconoscenza.

“Anche a me...” rispose lui, dopo un po’. Il suo tono era cambiato, sembrava tornato quello di sempre. Mi allontanò con dolcezza da sé e quando incrociai nuovamente i suoi occhi caldi vidi che erano di nuovo limpidi, seppur appena arrossati.

“Kaiza...?”

“Scusa se mi sono lasciato andare.” disse dandomi un buffetto sulla guancia “Non preoccuparti per me.”

“Ma tu...”

“Bisogna guardare avanti, Piccola.” affermò amaramente “Qualunque cosa accada.”

Perché aveva cambiato atteggiamento così all’improvviso? Ebbi come l’impressione che l’accaduto per lui d’un tratto non avesse più così tanta rilevanza ma fosse solo un qualcosa da mettere da parte e basta.

Stavo per aprire bocca quando qualcuno bussò alla porta. Mi morsi il labbro perché avrei voluto continuare il discorso con l’uomo ma fu lui stesso a invitarmi ad andare ad aprire dal momento in cui per lui era meglio muoversi il meno possibile. Un po’ a malincuore attraversai il corridoio e quando spalancai la porta fui incredibilmente sorpresa. Era Naruto.

“Sei qui...? Che hai fatto alla faccia?” domandai subito notando come il suo viso fosse fortemente livido e pieno di escoriazioni. Non ci voleva un genio per capire cosa fosse successo.

“Diciamo...che mi è stata data una bella svegliata.” spiegò lui, accennando un sorriso che mi risultò  così sincero da rassicurarmi. Lui poi sembrava sollevato, la sua espressione aveva in sé una luce diversa da quella degli ultimi giorni.

“Vieni dentro, Testa Quadra” gli intimai con un ghigno divertito “Così rimedio ai tuoi danni.”

Lui ubbidì e subito entrò in casa, seguendomi lungo il corridoio fino in camera sua dove Kaiza lo salutò con un cenno della mano.

“Vedo che le hai prese di santa ragione eh?” commentò “Te le sei meritate almeno?”

Naruto ci pensò su un attimo poi rispose.

“Stavolta...credo proprio di sì.”

“Allora va bene così ragazzo!” dichiarò prima di sollevare un pugno che il mio amico non tardò a battere.

Ero confusa. Il modo con cui Kaiza si stava comportando, come se nulla fosse. Il buon umore di Naruto sebbene fosse stato picchiato. Decisamente una situazione strana quanto complicata.

“Dov’è Sora?” chiesi.

“E’ ripartito” disse con un sorriso “Era passato solo per parlare con me. Dice che il mondo è troppo grande per starsene fermi nello stesso posto tutta la vita. E’ andato ad affrontare un altro viaggio.”

Mi spiaceva sinceramente di non aver avuto modo di salutarlo. Era riuscito a ottenere un ottimo risultato, vista il suo attuale comportamento - anche se devo ammettere che avrei usato più le parole che i pugni per farglielo capire- ma a modo c’era riuscito e potevo apprezzarlo con i miei occhi. Ne fui immensamente felice.

Era il Naruto di una volta, quello che sorrideva nonostante fosse ferito, sporco di sangue, di terra ma nonostante tutto non smetteva di ridere, di scherzare, di essere se stesso. Era più autentico in quelle situazioni che in tante altre. Era quella il combattente che ho sempre conosciuto.

“Siediti, fammi curare quei tagli!” gli intimai, indicandogli il letto.

“Non usare le arti mediche” mi disse mentre si sedeva a gambe larghe sul materasso, poggiando il bastone di lato.

“E perché no?” gli domandai “Se vedessi come sei ridotto...”

“Non importa” fece però imperativo. Poi però si addolcì: “Per favore...”

Mi guardò supplicante, così anche se non comprendevo la motivazione di quella richiesta feci come mi aveva chiesto.

Recuperai il materiale utilizzato per il cambio delle fasciature insieme a qualche cerotto e mi sedetti accanto a lui. Cominciai imbevendo un po’ di cotone con il disinfettante, gli feci chiudere gli occhi e dopo avergli preso delicatamente il viso con una mano, passai il batuffolo sulle ferite più piccole. Avvertivo lo sfrigolare del disinfettante e vidi che faceva effetto anche perché il viso di Naruto si piegava in una piccola smorfia là dove bruciava di più. Pulii i tagli, i residui di terra e quel poco di sangue secco che era fuoriuscito.

Applicai lo stesso impasto d’erbe che impiegavamo per aiutare la cicatrizzazione delle ferite e l’assorbimento degli ematomi, là dove era stato colpito direttamente dalle nocche del giovane monaco. Le proprietà curative delle erbe avrebbero dovuto accelerare la guarigione. La guancia destra riportava il segno di un poderoso gancio, così dopo avervi messo l’unguento, gli assicurai contro una garza bianca, trattenendola con qualche striscetta adesiva. Poi gli misi un cerotto sulla fronte e un altro sul sopraciglio sinistro.
Era stato rilassato tutto il tempo, senza muovere un muscolo e a occhi chiusi. Pieno di fiducia. Passai una mano sulla garza che li copriva la guancia, come per assicurarla meglio mentre gli comunicavo che avevo finito.

La mia mano era ancora lì quando riaprì gli occhi e questi osservarono i miei contemplare il lavoro appena terminato prima che si incrociassero. Eravamo piuttosto vicini e me ne accorsi solo in quell’istante.

“Ehm...scusa.” mormorai, scostandomi.

“Nulla...” fece lui, seppur un attimo confuso.

“Ottimo! Allora se siete pronti direi che possiamo anche andare a cena!” esclamò Kaiza, tirandosi su un po’ a fatica. Si avvicinò a Naruto e con solennità pose il suo invito.

 “Io e Yukiho saremmo lieti di averti come ospite a cena stasera, accetti di venire a mangiare nella nostra umile casa?”

“Ma la cena non era...?”

“Sì, era stata stabilita per un altro giorno lo so. Yu però ha insistito per anticiparla a stasera e tiene molto alla tua presenza. Pensa che è venuta persino qui a chiedermi di offrirti il nostro invito! E conoscendola probabilmente ci starà aspettando già in questo momento...allora, che ne dici?”

Naruto era evidentemente sorpreso ma non trattenne un sorriso.

“Sarà davvero un onore” affermò con un leggero cenno del capo.

“Fantastico!” dichiarò Kaiza, battendo le mani “Possiamo andare subito allora!”

“Meglio che mi cambi prima. Non sono presentabile.” osservò constatando che sarebbe stato opportuno mettersi qualcosa di più adatto per la serata.

“Non sarà una cena di lusso, non preoccuparti. E poi stai benissimo!” lo tranquillizzò “Andiamo avanti!”

“Io me ne torno a casa allora” annunciai, rendendomi conto di essere di troppo al momento “Ci vediamo domani.”

Stavo andando verso la porta quando la poderosa stretta dell’uomo mi trattenne e mi bloccò per una spalla.

“Piccola, non credo ci siamo capiti” mi comunicò Kaiza “Mia moglie è stata molto chiara...senza possibilità di rifiuto, sei stata invitata anche tu!”





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“Sakura è tutto a posto? Sakura?”

“Ehm? Come?” chiesi non prestando veramente attenzione alla domanda che mi era stata posta, persistendo nell’osservare l’avanzare dei miei passi, persa intanto nei meandri della mia mente.

“Volevo sapere se c’è qualcosa che non va. Sembri così distante...”

Quelle ultime parole catturarono la mia attenzione e mi resi conto che era proprio Naruto che si stava rivolgendo a me, contro ogni mia aspettativa o previsione. Era al mio fianco e camminavamo con il medesimo ritmo mentre Kaiza ci precedeva, facendosi strada. Mentre l’uomo ci stava dando le spalle, Naruto mi rivolgeva uno sguardo sinceramente preoccupato. Non avrei saputo dire quanto tempo fossi rimasta concentrata nei miei pensieri ma evidentemente mi avevano assorta più di quanto credessi.

“Va tutto bene, scusa se non ti ho risposto subito ma...pensavo.” risposi.

“Sicura?”

Bastò quella parola e capii subito che non era convinto della mia risposta. Guardarlo mi bastò a capire che non me lo avrebbe chiesto una terza volta, ma anche se gli avessi ribadito che era tutto a posto non mi avrebbe creduto fino in fondo.

Accantonai la questione minore, ciò quella riguardante Yu che mi aveva definita “la sua ragazza” che mi aveva imbarazzata da morire nel momento in cui Kaiza mi aveva chiaramente detto che ero io a essere stata invitata a cena insieme a Naruto.

Il problema più grande era decidere se parlargli o no del mio scambio con il medico riguardo al segreto che mi aveva rivelato al cimitero riguardo la sua perdita. Come potevo dirglielo? Avrebbe pensato che non ero stata in grado di trattare con riservatezza quell’informazione, e così avrei potuto guastare quella fiducia di cui mi sentivo investita dalla sera in cui mi aveva rivelato il contenuto dei suoi orribili incubi.

Potevo davvero rischiare di rovinare tutto?

Poi ebbi un flashback e la mia mente richiamò un episodio specifico.
 Il giorno delle sue dimissioni, quando prima di tornare a casa il mio compagno di squadra aveva insistito per fare una deviazione per andare a sincerarsi dello stato di salute di Shikamaru. Aveva dovuto assicurarsi di persona che non gli avessimo mentito, affaticandosi più di quanto avrebbe dovuto e questo perché non si fidava più di noi, i suoi amici. Aveva rischiato la sua incolumità per sapere la verità, accusandoci tutti di non essere sinceri nei suoi confronti.

Presi la mia decisione.

“In realtà è successa una cosa...” sussurrai.

Lui inclinò impercettibilmente la testa verso destra come fosse stato colto di sorpresa dalla mia risposta per poi farsi subito attento. Con un cenno della mano lo invitai ad avvicinarsi. Kaiza camminava piuttosto avanti a noi e quindi se avessimo parlato a voce bassa non ci avrebbe sentiti. Io ero tesa, timorosa che bastasse una sola parola per guastare definitivamente quel rapporto che ero riuscita a riagganciare con lui e che a quel punto era appeso a un filo. Però non volevo più mentirgli o tenergli nascosto qualcosa.

“Quando sono tornata a casa per informare Kaiza che ti trovavi insieme a Sora, al termine del mio racconto mi ha chiesto di dirgli dove lo avevamo incontrato...” cominciai con voce tremolante mentre lui in silenzio attendeva che proseguissi “Ho evitato volutamente di menzionare il cimitero perché non volevo correre il rischio di far trasparire qualunque cosa potesse dargli l’impressione che io fossi a conoscenza di ciò che hai raccontato a me e al maestro Kakashi.”

Respirai a fondo prima di proseguire.

“Te lo avevamo promesso. Lui però ha insistito e se avessi mentito se ne sarebbe accorto subito. Non appena ho nominato quel luogo si è rabbuiato immediatamente e prima ancora che riuscissi a spiegargli che eravamo lì a visitare la tomba di Zanna Bianca, lui mi ha fermato. Aveva già capito.”

Lo scrutai in attesa di una qualsiasi reazione ma prima che qualsiasi sentimento potesse prendere il sopravvento, c’era qualcos’altro che dovevo aggiungere.

“Non devo essere stata attenta...qualcosa nel mio tono o espressione deve avermi tradito. Sono stata veramente una stupida.” mormorai con tono triste.

“Sakura...”

“Naruto, non immagini quanto mi dispiaccia!” esclami, mantenendo comunque un tono contenuto “Non sono stata in grado di impedire che scoprisse che so della disgrazia avvenuta a suo figlio! Non volevo deludere la tua fiducia ma ti prego di non-“

“Calmati adesso, Sakura!” mi fermò lui, obbligandomi a fermarmi davanti a lui dopo avermi preso per un braccio. Non c’era una morsa ma semplicemente una stretta decisa “Non devi dire così.”

Lo guardai interrogativa mentre lui cercava di rassicurarmi con quel piccolo sorriso che gli increspava le labbra e quell’espressione così comprensiva che aveva sempre avuto nei miei confronti.

“Ho capito che non glielo hai detto di tua volontà ma che è successo e basta. Kaiza è un uomo intelligente che riesce a leggere le persone meglio di quanto queste riescano a fare con se stesse, è davvero difficile che si lasci sfuggire qualcosa” rise appena “Come se non bastasse, una cosa del genere non lascerebbe nessuno indifferente. E’ una cosa terribile da immaginare per chiunque.”

Non avevo davvero parole.

“Non sei arrabbiato con me?”

“Le tue parole mi hanno dimostrato che non lo avresti mai fatto. Hai avuto paura a dirmi la verità, immagino temendo la mia reazione. Ma alla fine hai deciso di essere sincera. So che lo sei stata...lo apprezzo davvero.”

Il mio cuore si alleggerì di colpo. Mai altre parole mi avevano sollevato così tanto. Ero a un passo dal dirgli quanto gli fossi grata per aver capito tutto, che venimmo richiamati entrambi.

“Piccioncini, volete darvi una mossa? Se facciamo troppo tardi vi assicuro che Yu mi farà passare un brutto quarto d’ora!”

Superato il momento di imbarazzo per l’utilizzo di quel termine, notai che in effetti tra noi e Kaiza si era messa una considerevole distanza che cercammo di colmare al meglio che Naruto potesse fare anche se il medico rimase qualche metro avanti per permetterci di continuare a parlare e allo stesso tempo farci strada. Ci condusse verso una strada secondaria che conduceva in una zona decisamente lontana dal centro urbano del Villaggio. Imboccò un sentiero battuto che sembrava condurre in una zona più rurale e isolata, su cui gli ultimi raggi del sole facevano uno strano effetto, un chiaro-scuro che creava un’aria leggermente inquieta.

“C’è una cosa però che ancora non mi spiego... “ parlò dopo un po’ Naruto fortunatamente, interrompendo quel fastidioso silenzio.

“Cosa?” feci, appena preoccupata.

“Se ha capito che tu sapevi... perché sembra essere così di buon umore? Ogni volta che succede la minima cosa che gli ricordi Hideiko, bhè...non è così.” spiegò.

“Ecco un’altra cosa che mi preoccupa seriamente.” concordai “Ha cambiato atteggiamento di colpo. Un momento sembrava sull’orlo delle lacrime e un attimo dopo invece sembrava molto più distaccato.”

“Credo che cerchi di non pensarci, di allontanare momentaneamente il suo ricordo per non crollare del tutto. Sta... cercando di proteggersi...”

Le ultime parole erano state poco più di un sussurro ma le colsi perfettamente e vidi un’ombra pericolosa attraversare i suoi occhi. A cosa stava pensando? E quelle parole... potevano valere anche per lui?

“Siamo arrivati!” annunciò di punto in bianco Kaiza davanti a noi, facendoci cenno di accelerare per raggiungerlo. L’atmosfera tesa di ruppe e capii che non sarebbe stato facile riprendere quel discorso.

Mentre il medico si accingeva ad aprire un basso cancelletto di ferro dall’aria piuttosto arrugginita, ebbi modo di constatare quanto bella fosse la sua abitazione. Un’ampia villa dal perimetro quadrato in stile tipicamente giapponese, divisa in due aree collegate da un ponticello di legno, circondata interamente da un rigoglioso prato verde interrotto solo da un sottile sentiero di ciottoli che conduceva all’ingresso. Un singolo albero si trovava sulla destra, un salice che si ergeva in tutta la sua altezza portando con sé quel suono molto malinconico. Osservare i rami danzare nonostante il vento che li muoveva fosse poco più di un soffio tuttavia era incantevole.

“Maledetta ruggine!” imprecò il padrone di casa che sembrava avere qualche problema a far scorrere il gancio che teneva chiusa l’entrata. Alla fine in un ultimo gesto, concentrato di sforzi riuscì a sbloccarlo generando però un forte rumore metallico che ci fece sobbalzare tutti.

“Scusate” mormorò tra una risata e uno sbuffo per lo sforzo “Mi dimentico sempre di mettere una goccia d’olio.”

Poi ci invitò a entrare, chinandosi appena cosa che ci fece ridere entrambi. Io e Naruto avanzammo quello che bastava affinché lui potesse richiudere il cancello e aspettammo che terminasse per poter proseguire. Nel frattempo ci guardammo un po’ intorno e mentre Naruto sembrava essere attratto dal movimento ondulatorio del salice, io tornai con lo sguardo sulla casa in cui intravedevo le luci accese.

Colsi un movimento sulla destra e il mio sguardo si focalizzò su qualcosa che ero certa prima non ci fosse. Non lo vedevo bene ma sulle prime pensai che fosse un gatto o comunque un animale piuttosto piccolo. Nel momento in cui partì in una corsa sfrenata, vidi che mi sbagliavo di grosso. Comprendendo alla fine  che si trattava di una cane – un enorme cane per essere precisi- e che ciò che vedevo luccicare nella semi-oscurità erano due lunghe file di zanne, feci istintivamente un passo indietro portandomi davanti a Naruto automaticamente. Se fosse stato un animale domestico non avrebbe reagito così tirando fuori i denti in quel modo, doveva esserci qualcosa che non andava.

Lui notò il mio movimento e non appena intravide quella creatura avvicinarsi così velocemente, il suo corpo si tese pronto a combattere.

“Kaiza, stai indietro!” gridò per l’uomo alle nostre spalle.

Il cane era vicinissimo, io mi ero appena portata un kunai davanti al viso pronta a usarlo ma senza la minima fatica  quello si creò un’apertura tra noi, respingendoci con facilità per poi trovarsi con un balzò addosso a Kaiza. Stavo per scagliare l’arma contro l’animale ma per fortuna evitando un errore.

Il cane era letteralmente in braccio all’uomo e lo leccava con una foga tale che lui non riusciva a levarselo di dosso. Doveva pesare più di 70 chili come minimo riusciva a tenerlo a terra con tanta facilità. Fui obbligata a fare un passo indietro dal momento che la forza della grande coda pelosa che urtava contro la mia gamba era decisamente fastidiosa e poi non avevamo modo di avvicinarsi dal momento che l’animale sembrava in preda a un’euforia inarrestabile.

“Sakè! Okay! Ehi, adesso basta!” ansimava Kaiza, cercando in tutti i modi di porre fine a quell’attacco improvviso “Sì, anch’io sono f- ehi! Sono felice, sì, sì! Sakè, la gamba! Attento! No!| Okay, ora basta però!”

Per quanto cercasse di bloccarlo con le braccia, quello non smetteva un attimo di dimenarsi. A un certo punto si portò il braccio davanti alla faccia e come se fosse stato un giocattolo di gomma, il cane cominciò a mordicchiarlo emettendo versi d’indignazione senza però tuttavia trattenere la presa. Lo stava rimproverando? Siccome questo però sembrò non bastare a placarlo, con un enorme sforzo riuscì ad afferrargli la testa e prima che ricominciasse a leccarlo come se non ci fosse un domani, impartì un ordine.

“Sakè, fermo!”

Sakè rimase come ipnotizzato da quella parola e si immobilizzò all’istante. Un attimo dopo si mise seduto e finalmente Kaiza poté mettersi a sedere a sua volta, tirando fuori un fazzoletto dalla tasca per darsi una pulita mentre riprendeva fiato. Eravamo tutti e due ammutoliti ma con un cenno del capo ci rassicurò.

“Eheheh forse dovevo anticiparvelo” convenne.

Si concentrò sul muso del cane che era ancora come in tranche, lo prese tra le mani e lo chiamò ancora per nome. Sakè scosse la testa e parve confuso solo per un attimo poi inquadrò il suo padrone e allungò nuovamente il collo per continuare a salutarlo.

“Buono, buono!” lo ammonì con dolcezza stavolta, riuscendo a gestire meglio tutta quell’espansività “Anche tu mi sei mancato! Ora però calmati, non vedi che abbiamo ospiti?”

Solo allora ci degnò della sua attenzione, voltandosi e osservandoci curioso, dandoci anche modo di osservarlo meglio. Era decisamente un cane possente, con zampe enormi e una fitto pelo nero, fatta eccezione per la punta bianca delle zampe, quasi le avesse intinte nella vernice. Per non parlare dell’alone dello stesso colore che gli circondava l’occhio sinistro. Aveva le orecchie drittissime, pronte a recepire il minimo rumore e nel complesso il muso lasciava trasparire il fatto che fosse decisamente molto socievole.

“Sakè, ti presento due persone molto speciali” annunciò “Lei è Sakura e lui è Naruto. Ragazzi, lui è Sakè!”

“Piacere di conoscerti” mormorai io divertita e l’interessato sembrò illuminarsi. Si alzò e fece per venirmi in contro ma Kaiza lo trattenne.

“Ehi, fai piano avvicinati con calma! La spaventi sennò!” lo richiamò ma non venne ascoltato.

“Non puoi dargli un ordine come prima?” chiese Naruto mentre osservava preoccupato come l’animale sembrasse volere qualcosa da me mentre io non sapendo come reagire indietreggiavo.

“Non è legato a me, non posso impartirgli altri ordini oltre a quello” rispose, non facendoci capire effettivamente il senso della sua affermazione “Piccola, non vuole farti nulla. Vuole solo annusarti, per cui ti basterà tendere la mano e lui si fermerà.”

Non ero molto convinta ma Sakè continuava ad avvicinarsi con l’aria così felice, che alla fine mi convinsi ad avere fiducia. Rinfoderai il kunai e tesi avanti la mano, tremando appena. Non appena fu a portata di muso, venne controllata immediatamente. Sakè la annusava con interesse e sembrava non esistesse nulla di più interessante. Vedere le sue intenzioni mi tranquillizzò almeno fino a quando Kaiza non lo lasciò andare, permettendogli a quel punto anche di saltarmi addosso se avesse voluto.

“Tranquilla Piccola. Sta a guardare.”

Non capivo come si potesse star così calmi visto l’estrema dimostrazione d’affetto di poco prima ma cercai di non dar a vedere la mia agitazione. Sakè terminò il suo lavoro e sollevò il muso per guardarmi negli occhi con quella che mi parve perplessità. Poi di colpo si mise a terra e rotolò fino a trovarsi a pancia in su. Allungò il collo nella mia direzione ma non capii cosa volesse.

“Cosa significa?” domandò Naruto anticipandomi. Kaiza rise con sincerità passando la mano sul ventre del cane che mugolò di soddisfazione.

“Vedete... dovete sapere che Sakè ha un abilità molto speciale. E’ in grado di percepire i sentimenti provati dalle persone nell’istante in cui se le trova davanti. Le percepisce tutte, anche più di una allo stesso tempo. Felicità, rabbia...paura.” poi accennò alla posizione in cui si trovava “Questo è un gesto di sottomissione nel mondo animale. Ci si prostra e si mette in vista la gola per mostrare che ci si arrende, ci si mette alla mercé dell’avversario. Sakè ha percepito della paura in te e per questo si è messo in questa posizione, per dimostrarti che non hai motivo di avere paura di lui.”

Quella spiegazione mi meravigliò profondamente e allo stesso tempo mi fece ridere. Senza più esitazioni, accarezzai il collo del cane fino ad arrivare poi a dargli una grattata sul petto che lui sembrò gradire moltissimo. Diede un’altra annusata al mio braccio e si rialzò in piedi, facendo un paio di saltelli a lingua di fuori palesando la sua felicità. Si avvicinò con più calma e si lasciò accarezzare strusciandosi a me quasi fosse un gatto. Anche Naruto e Kaiza ridevano divertiti di quel comportamento e fu solo allora che Sakè notò il mio compagno di squadra.

Contento gli si avvicinò e Naruto si abbassò alla sua altezza tendendo senza timore la mano. Senza perdere tempo, cominciò ad annusarla con cura. Ma a differenza del modo in cui lo aveva fatto con me, c’era qualcosa di diverso. Inspirava lentamente, spingendo il naso sul palmo ed esitando più di una volta. Anche il mio amico sembrava perplesso. Poi i loro sguardi si incrociarono. Mi avvicinai un po’ per osservarlo meglio e se un attimo prima potevo dire che era un cane al settimo cielo adesso sembrava il più triste del mondo. Non capivo il motivo di quel cambiamento così improvviso. Poi quello chinò il capo e lo spinse fino a farlo combaciare con il petto di Naruto, prendendo poi a uggiolare piano a intervalli irregolari. Sembrava piangesse.

“Credo non serva la spiegazione per questo...”mormorò l’uomo.

Non era necessaria infatti. Dall’espressione sorpresa di Naruto, dedussi che non si aspettasse quella dimostrazione di comprensione che Sakè gli stava dando. Appoggiò un attimo il bastone a terra e cinse il collo del cane, tenendolo vicino a sé.

“Grazie tante amico” gli disse, accarezzandolo. Quello sollevò il muso e di risposta gli leccò la guancia. E riuscì a stappare una risata a chi in quel momento, nonostante tutto, stava soffrendo ancora.

“Sakè! Che combini, razza di peste?!”

L’udire quella voce fece scattare le due orecchie dritte e il proprietario cominciò a guardarsi intorno preoccupato. Ci voltammo tutti per vedere venire verso di noi, qualcuno che probabilmente aveva una certa influenza sul canide.

“Buonasera, scusate immagino vi sia praticamente saltato addosso. Era con me in cucina ma probabilmente ha sentito il cancello e si è fiondato qui.” disse la donna che riconobbi come Yukiho. Poi cambiò repentinamente tono. “Sakè, qui!”

Il comando venne immediatamente ascoltato. Con tre salti, fu subito ai suoi piedi chinando coda e capo in un gesto di scuse. Lei lo guardò con biasimo ma un attimo dopo gli grattò la testa e l’altro si rallegrò subito.

“Scusatelo, è un pazzo giocherellone” disse rivolgendosi a noi, poi inchinandosi aggiunse “Benvenuti!”

“Scusa se ci abbiamo messo un po’ cara, speriamo di non essere troppo in ritardo” parlò Kaiza avanzando davanti a noi. Quando la moglie fu sul punto di avvicinarsi per salutarlo la fermò “Il tuo pazzo giocherellone mi ha fatto il bagno.”

“Ormai dovresti essere abituato” commentò, sfiorandogli appena la guancia. Poi venne verso di me, prendendomi le mani “E’ un piacere vederti, cara!”

“Per me è lo stesso” risposi “E Sakè ci ha dato uno splendido benvenuto!”

Il cane abbaiò quasi a confermare il suo impegno nell’accoglierci. La donna fece spallucce ma sorrise divertita. Poi si fermò.

“Tu devi essere Naruto.” cominciò una volta davanti a lui.

“Sì signora. Voglio ringraziarla molto per il suo gentile invito!”e fece per inchinarsi ma lei lo fermò prendendolo per le spalle.

“Non c’è bisogno, ti prego! E poi sei ancora ferito, non farti del male inutilmente.” disse con premura infinita, poi continuò dopo averlo osservato a lungo “Ho sentito tanto parlare di te, Kaiza mi ha raccontato tante cose... dice che sei un ragazzo davvero speciale.”

“Esagera sempre. E’ lui a essere speciale. Ma credo che questo lei già lo sappia.”

L’altra annuì con un sorriso.

“Hai ragione” convenne. Continò a guardarlo con grande dolcezza, poi gli prese le mani tra le sue e disse: "Sei il benvenuto a casa nostra!”

“La ringrazio davvero!” rispose il mio amico sinceramente riconoscente per la spontaneità con cui gli dimostravano la loro gentilezza.

“Per così poco! Piuttosto spero proprio che abbiate fame perché tra poco sarà tutto in tavola e prima che Sakè reclami il diritto di possesso su quello che c’è sopra, sarà meglio che abbiate mangiato a volontà!”




 
 
 
Note d’autore: Sarò davvero breve perché credo che non ci sia molto da dire. Non immaginate quanto mi rincresca aver trascurato questa storia fino a questo punto ma non è dipeso da una mancanza di volontà o dal fatto che non sapessi cosa dovesse accadere. Semplicemente trovare le parole per scriverlo, è stato davvero difficile. E finché non avessi raggiunto qualcosa di almeno decente non potevo davvero pubblicare. Sono stati poi mesi duri in università e mi hanno preso assiduamente, ho scritto altre storie perché più brevi, soprattutto diverse da questa. C’è tutto un altro spirito quando devo scrivere questa long e se quello manca, non posso scrivere. Non so quanti ancora saranno interessati a proseguirne la lettura ma non importa. In fondo capisco che leggere un capitolo dopo così tanto tempo è difficile perché si perde il filo.  Ma questa storia verrà portata fino alla fine. Non so quanto ci vorrà ma la terminerò. E’ la mia storia, c’è dentro davvero tanto. Detto questo, l’ultima cosa che posso dire è che comunque ringrazio chi proseguirà anche solo a leggerla. E che spero di non dover mai più creare un vuoto così grande tra un capitolo e l’altro anche se purtroppo non posso promettervelo. Grazie a tutti comunque. Alla prossima!
  
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