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Autore: Sam Hutcherson    29/07/2015    4 recensioni
Benvenuti nel fantastico mondo delle storie di Sam Hutcherson che vi presenta, in esclusiva e solo per voi il seguito della fanfiction....*rullo di tamburi* Ti amerò oltre l'immaginabile!...che non dovete leggere necessariamente, ansi forse è meglio se non la leggete proprio! Vi accompagnerò nel regno incantato dei drammi familiari dei Mellark! Naturalmente la storia è Evellark! Vade retro babbani! Storia dedicata a Peeta Mellark, che merita tutte le ff di questo mondo!
ATTENZIONE:Questa è una storia felice!Può causare diabete, carie e se vedete unicorni rosa, correte a leggervi un libro di John Green prima che cominciate a saltare spargendo fiori ovunque!
E ora...A ME GLI OCCHI PLEASE!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Profumo di Pane
capitolo 9

~ Asocialità +9000~








Quando giro la manopola una timida fiamma si crea sul fornello della cucina. Le chiacchiere di voci femminili mi raggiungono dal salone.
 Effie qualche settimana fa ha deciso che io stessi passando troppo tempo da sola, dato che Peeta è super impegnato con la panetteria che tra poco meno di un mese avrà la sua innaugurazione, Thom è messo peggio di Peeta dato che ha anche un ospedale da tirare su e io finisco per passare un sacco di tempo con Tappo che mi viene a trovare praticamente tutti i giorni, anche perchè la madre notando la nostra intesa ha deciso di rendermi una mezza baby sitter sottopagata.
Ovviamente non mi faccio pagare in denaro, ma in consigli e in fiori o dolci...alla faccia della stupida dieta di Effie.
La madre di Abe si chiama Viola, è una donna sui cinquant'anni con un viso a cuore e  gli stessi capelli castani nocciola del figlio, che porta legati sulla testa fermati con un bastoncino intagliato, lavora come sarta nel più grande negozio del distretto e qualche volta mi porta dei nastri colorati per legare i capelli. Lei è la donna che vorrei seduta in salotto adesso, non tutte le allegre amichette di Effie che  ha portato qui per farmi sentire "Meno sola". Suona il campanello alla porta. Sbuffo.
Io non mi sento sola, io mi sento assediata.
Apro la porta e mi ritrovo davanti agli occhi un contenitore in latta che probabilmente deve contenere del cibo per il the...ecco questa è l'unica cosa positiva di avere tutte queste tacchettine in salotto: i biscotti.
Eva, la donna che è appena entrata, è all'incirca sui trantacinque anni...dovrebbe essere giovane in teoria, ma sospetto che dentro lei abbia più di cinquecento anni. I capelli stretti in una cipolla bassa, occhialetti leggeri su un naso sempre per aria, minuscoli occhietti a spillo da topo. Orribile. E noiosa. Molto noiosa. È presidente del club del libro di cui fa parte anche Effie, questo spiega la sua indispensabile presenza in casa mia...
I brusio cincischioso delle allegre bevitrici di the che hanno invaso il mio salotto diventa sempre più forte ad ogni squillo di campanello, stanno parlando di tutto e di niente praticamente, come sempre...
Dopo all'incirca mezz'ora di noia più totale, almeno per me, il campanello risuona e io mi precipito, intravedendo una via di fuga da quell'inferno.
 -Hey Tappo.- dico scompigliandogli i capelli in segno di saluto spingendolo dentro, forse con troppa irruenza. Non giudicatemi, sono disperata.
 -Hey capo.- dice Abe entrando e combattendo con il proprio giubutto jeans, che dall'inizio di ottobre è costretto a portare sopra la maglia. Il vento autunnale oggi è più forte del solito, lo si nota anche dai capelli senza alcun senso di Abe.
-Non sai quanto sono felice che tu sia qua...-mormoro togliendogli il giubotto e appendendolo all'appendi abiti.
-Sono tornate le tacchettine.-Così soprannominate per il suono che fanno i tacchi a spillo quando si muovono. Tac, tac, tac, tac, tac...
-Si e oggi sono anche infreddolite, non si muoveranno tanto presto.-
-Ci penso io se vuoi...-Mormora strofinandosi il palmo della mano sotto il naso.
Lo guardo bene, con la salopette mezza slacciata e sporca di fango sulle ginocchia, con i capelli spettinati, il naso colante per il freddo.
-Non credo che ti ci dovrai impegnare.-rido.
Abe tira su con il naso guardandomi confuso. Lo conduco in salotto tenendolo per le spalle. -Signore vi presento Abe, Abe le signore.-
-Come va?-chede Abe, a tutti e a nessuno tirando su di nuovo con il naso.
Noto lo sguardo allucinato di alcune delle mie ospiti e sembra veramente che siano pronte a saltare addosso al Tappo per staccargli il naso e fargli ingogliare il Bon Tone.
Prendo subito un fazzoletto dal tavolo e faccio soffiare il naso a Abe prima che qualcuno lo uccida per disturbo alla quiete publica o per contaminazione ambienti sterili.
-Soffia.-ordino e noto lo sguardo schifato di alcune di queste...forse ho sbagliato qualcosa, adesso sono anche io una delle possibili vittime.
Getto il fazzoletto pieno di moccio di Abe e sto attenta a far sentire l'acqua che scorre per dare l'impressione di essermi lavata le mani. Torno in cucina con il bicchiere di latte caldo di Abe poggiandoglielo di fronte mentre lui seduto sul tappeto rosso accanto alla mia poltrona mangia e attira l'attenzione delle mie ospiti, che lo guardano come se stessero guardando un curioso essere di una nuova specie: Il ragazzino moccioloso.
Il Tappo le ignora alla grande, loro e i loro sguardi acidi.
Basta mezz'ora di osservazione silenziosa dell'esemplare: Ragazzino mocioloso che si accorgono tutte di essere in ritardo per qualcosa: Le cena, un corso di cucito, una plastica facciale...e finalmente schiodano.
Il Tappo ha già finito tre disegni quando anche Effie esce, squadrandomi in modo esasperato e un tantino complice.

Le ombre della notte calano veloci sul distretto mentre riaccompagno il Tappo a casa; non capita spesso, ma quando comincia ad abbassarsi la temperatura e i lampioni sui bordi della strada illuminano il cammino in ristretti fasci di luce sono più tranquilla se lo accompagno io. Certo magari una donna incinta in caso di pericolo non potrebbe fare molto, ma una vincitrice magari si...ma anche no...diciamo che come quasi-neo-mamma-vincitrice al massimo posso vomitare addosso a un aggressore.  Che sarebbe un ottima arma se non fosse così disgustosa.
Il Tappo abita proprio sulla strada dove si sta costruendo la panetteria, giusto a qualche casa di distanza, quindi mente ci avviciniamo si cominciano a sentire i rumori di un cantiere che si sta preparando a dormire. Tutti i sostegni sono ancora li, e il piano di sopra della panetteria, quello in cui viveva la famiglia di Peeta è ancora nascosto da pannelli di legno. La superiamo con passo placido e calmo.
 La casa di Tappo è una di quelle rimodernate velocemente da Thom, di grandezza medio-piccola come la  maggior parte delle abitazioni nel centro del Distretto.
-Salve Viola, le ho riportato il marmocchio.-dico spingendo leggermente Tappo in casa che comincia a contorcersi per cercare di togliersi il giubotto.
-Signora Mellark! È venuta fino a qua nelle sue condizioni? Vuole entrare?-
-Katniss Viola. Kat-niss! No grazie, magari riesco a intercettare mio marito così torniamo insieme...dovrebbe essere da queste parti.-mormoro guardandomi intorno.
-Si, dovrebbe. Ha fatto avanti e indietro tutto il giorno...quell' uomo è instancabile.!-
-Io direi più iper-attivo ma...-
-Kat!-mi chiama una voce stupita/allarmata/Terrorizzata/preoccupata/familiare.
-Ok, l'ho trovato.-mormoro sorridendo sotto i baffi a Viola.
In un secondo Peeta è al mio fianco, una mano sul bambino e una dietro la mia schiena, come se stessi per cadere da un momento all'altro.
-Kat! Che ci fai qua?! Che è successo?-chiede Peeta.- Salve Viola, Kat che ci fai qua?!-l'isteria nella sua voce sta raggiungendo livelli decisamente preoccupanti.
-Stava facendo buio e ho accompagnato Abe...perchè?-
-Potevi aspettarmi e l'avrei riaccompagnato io! Non mi va che tu gironzoli di notte...-
-Non è ancora notte...- mormoro squadrando il cielo che si sta anche annuvolando.-...ma forse è meglio andare.-
Salutata Viola, Peeta mi passa un braccio sulle spalle, stringendomi a se per proteggermi dal freddo. Il suo odore di farina e vaniglia mi invade le narici riportandomi alla prima volta che ho sentito il suo odore, a scuola.
Le luci nelle case sono ancora tutte accese, ma non c'è più nessuno in giro, sono tutti con le loro famiglie, per la cena.
Stretti nei nostri cappotti ci allontaniamo sempre di più dagli odori e dai suoni del distretto, mentre all'orizzonte già si intravede l'aracio di Sunsety Villa. 
Trascino delicatamente i piedi, attardando il passo e sollevando le foglie secche che giaciono come ricordi al tramonto. Il passo di Peeta segue la mia andatura lenta e barcollante, che abbraccia la passeggiata serale senza fretta, vedere Sunsety Villa all'orizzonte l'ha calmato come ha calmato me. È lo stesso panorama che abbiamo avuto la sera del nostro matrimonio, quando l'arancione del sole si confondeva con i colori accesi della Villa. Il vento fa muovere l'erba un pò troppo alta del giardino di Haymitch dove le oche starnazzano da sotto il tendone messo a  proteggerle dal temporale previsto per questa sera.
Inspiro profondamente l'aria fresca che promette un bel temporale, e i borbottii del cielo sono musica per le mie orecchie. La calma e i ricordi che la pioggia mi provoca sono cose di cui ormai non riesco più a fare a meno. Sono come l'ossigeno dopo aver trattenuto il respiro, sono come gli occhi di Peeta al mattino.
-Dovremmo cominciare a pensare a un nome sai?-mormora Peeta baciandomi i capelli e continuando a camminare.
-Io un nome ce l'avrei...-mormoro ricordando qualche mese fa.
Peeta mi lascia leggermente un fianco per prendere le chiavi dalla tasca e aprire il portone di casa. Il tepore del camnino, già acceso probabilmente da Effie, ci fa sospirare. La casa è immersa in una rilassante luce soffusa con un sottofondo di fusa di Ranuncolo, che dorme sul primo gradino delle scale e la cosa non fa che rilassarmi ancora di più. Mentre le sue dita sono sulle mie spalle ad aiutarmi con il cappotto si comincia a sentire il ticchettio delle prime gocce di pioggia che si infrangono sul terreno. Appena in tempo.
-Appena in tempo.-mormora scostando le tende per osservare l'oscurità ticchettante fuori dalla finestra.
Per cena Peeta riscalda una veloce zupa di lenticchie già pronta da questo pomeriggio. Mangiamo in fretta e in silenzio, scambiandoci qualche calcetto giocoso sullo stinco a vicenda. Così, per non perdere il contatto fisico.
Dopo mangiato ci spostiamo in salone davanti al fuoco, seduti a terra sul tappeto rosso. Come da tradizione, i tre elementi immancabili per la creazione di eterni ricordi: Tappeto rosso, fuoco e pioggia scrosciante. Tutti presenti ad aspettare...
Un improvvisa consapelvolezza nel mio corpo mi terrorizza e mi meraviglia, la consapevolezza di una vita dentro di me.
-Il bambino si è mosso!-Esclamo portando entrambe le mani sulla pancia.
Peeta che si stava già infervorando contro il mio collo lascia la sua sessione di morsi e leccate per guardarmi con gli occhi spalancati, con un espressione che probabilmente commenterei se non fossi così terrorizzata.
Oddio Kat, tranquillizzati. Di faccia da scemo ci basta quella di Peeta qua.
Prendo le mani di Peeta e me le poggio sulla pancia in attesa di un altro movimento. A dire il vero non è poi così piacevole avere un bambino che balla la macarena dentro di te ma questo pensiero lo metto da parte, lo metabolizzerò dopo, per adesso mi godo il momento anche se probabilmente tra soli pochi giorni mi chiederò che cosa ci trovassi di così entusiasmante, ma per ora...
Un altro calcio leggermente più forte proprio dove Peeta ha poggiato il palmo , la sua espressione è grave, con sfumature delle più meravigliose emozioni mai provate dall'uomo, probabilmente ne ha anche scoperte di nuove. Innominabili perchè mai provate.
-O mio Dio Katniss...O mio...Kat...Ti amo. Vi amo...o mio...-Peeta carezza delicatamente la mia pancia, dove il bambino si è dato pace. Magari si è addormentato, piacerebbe tanto anche a me...
Peeta mi bacia dolcemente la tempia carezzandomi leggermente il fianco, accende in me la passione più ardente, soltanto sfiorandomi con così tanta innocenza. Le mie mani sono tra i suoi riccioli biondi mentre le mie labbra cercano le sue, disperatamente. Ma lui rallenta i baci,  vuole prendersela con calma Peeta Mellark. Mi porta a poggiare la mia testa sulla sua spalla, sento il calore del suo corpo che irradia verso di me e mi cerca. Il mio sguardo è sul fuoco che scoppietta allegro nel caminetto.
-Credo proprio che adesso dovremmo scegliere un bel nome.-mormora dopo pochi minuti o poche ore di contemplazione del futuro, baciandomi una guancia.
Il nome che ho nominato così tante volte dentro di me, è pronto per essere scelto.
-Credo proprio di avere un bel nome...-sussurro.
-Ah si?-Lo sguardo di Peeta è piacevolmente sorpreso.
-Si...l'ha scelto il Tappo però non è tutto merito mio.-
-Sentiamo.-
-Lily.-
Peeta spalaca gli occhi.-Lily.-
Detto da lui fa ancora più effetto, è ancora più bello. Lily.
-MI piace Lily!-Esclama stringendomi un fianco.-Lily...Lily Margareth Mellark.-
-Margareth?-chiedo sorpresa.
-Mi piace il nome Margareth...-mormora sorridendo.
-Si anche a me...-mormoro fissando il fuoco. Mi ricorda Madge.
-E se è un maschio?-
-Non sarà un maschio.-sbuffa Peeta.
Alzo gli occhi al cielo.-Magari si, bisogna essere pronti...-
-Se è un maschio lo chiamiamo Rye.-esclama sicuro.
-Nomi semplici...-commento.
-Si beh...vorrei evitare di essere odiato da mia figlio perchè l'ho chiamato Haymitch.-Oddio santo nemmeno a pensarci!
Rido annuendo.-Okay. Allora lo chiamiamo Ryan Peter Mellark.-
Peeta mi fissa con gli occhi spalancati, in un ricordo.
-Pe-Peter!?-
-Mi piace il nome Peter...-mormoro fissando il fuoco e ricordando Peter Mellark quando all'inizio della fine mi venne a salutare.
Distolgo lo sguardo dal fuoco, preoccupata dal silenzio di Peeta, ma quando mi volto trovo il suo sguardo intenso e commosso.
-Kat...-
-Shh...-La testa di Peeta cala delicatamente sulle mie gambe in un eterno momento di tappeto, fuoco e pioggia.


Buonsalve Nargilli! Come state vooooi!? Io benissimooooo...partirò presto per la Serbia, ad Agosto e resterò lì per dieci mesi! Ma tranquilli, porterò con me il computer! Peccato che non posso portarmi dietro mia sorella, i miei amici e il mio ragazo eh?! Muahahahahaha! DESTINO CRUDELE!
Vabbè pazienza! La mia mirabolante presenza deve essere ricordata! Forevaaaah! 
MA CHE PIZZA MA CHE NOIA QUESTA SCRITTRICE TAROCCA...VABBEHHHHH! RECENSITE! Ditemi i vosti puccicosi pensieri, e anche quelli diabolici! Muhahaha!
Tanto lovve tribx!
-Sam

 

  
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