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Autore: Persephone Grey    29/07/2015    0 recensioni
avevo già pubblicato un paio di storie un paio d'anni fa. poi altri progetti, altri impegni, un blog tutto mio, mi hanno tenuta lontana da questo sito.
ora ritorno con un nuovo progetto, che non so ben dove mi condurrà ...
una storia originale ambientata nella Randland creata da Jordan.
spero che i fan di WoT non mi lancino troppi pomodori!!!
La Luce vi illumini!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ruota del Tempo gira e le epoche si susseguono, lasciando ricordi che diventano leggenda. La leggenda sbiadisce nel mito, ma anche il mito è ormai dimenticato quando ritorna l’Epoca che lo vide nascere. In un’epoca chiamata da alcuni Epoca Quarta, un’Epoca da gran tempo trascorsa, un’Epoca ancora a venire, il vento si alzò nel luogo che, prima della venuta dell’ultimo Drago Rinato Rand al’Thor, era chiamato Macchia. Il vento non era l’inizio, poiché non c’è inizio né fine al girare della Ruota del Tempo. Ma fu comunque un inizio.
Il vento soffiò sui prati in quel momento coperti di neve, e sollevò un pulviscolo di cristalli ghiacciati che brillarono nella luce del sole. Il vento li depositò ai piedi del cavallo nero, fermo e immobile come il suo cavaliere. Entrambi guardavano nella direzione di Shayol Ghul, la grande montagna dove era imprigionato Shai’tan, il Tenebroso.
Il cavaliere non poteva ricordarsi com’era la Macchia mille anni prima, quando il Tenebroso riusciva ancora a far sentire il suo tocco sul mondo e aveva contaminato quelle terre, creando una zona completamente malsana, putrescente e innaturalmente tiepida. Dopo il trionfo di al’Thor, la Luce aveva preso il sopravvento anche nella Macchia, riportandola lentamente all’aspetto fiorente che aveva prima del tocco del Tenebroso. Ma nessuno aveva voluto popolare nuovamente quei territori, poiché, nonostante i secoli trascorsi, il ricordo di quello che era stata la Macchia e cosa aveva rappresentato non era svanito. Rimasero disabitati e ricoperti di prati, di fiori variopinti e farfalle in primavera, di una coltre di candida neve in inverno.
Il Cavaliere non poteva ricordare, ma sapeva. Sapeva che sotto a quella montagna vi era il Pozzo del Destino, la prigione del Tenebroso, e sapeva che il Foro era ancora ben sigillato. Ma la Ruota gira e Luce ed Ombra si sarebbero scontrate ancora, in una nuova Tarmon Gai’don e il mondo sarebbe stato pronto. Lui avrebbe fatto in modo che sarebbe stato pronto, pronto a sostenere Shai’tan, e ad accoglierlo come sovrano, una volta sconfitto il nuovo Drago.
Ma c’era ancora molto da fare: pochi sovrani e, di conseguenza, poche nazioni si erano piegate all’Ombra; bisognava andare avanti, bisognava conquistarle tutte, creare un mondo governato da Amici delle Tenebre, in attesa del ritorno di Shai’tan.
Con un leggero colpo di redini il cavaliere fece voltare il cavallo, dietro di lui due Myrdraal attendevano istruzioni. Questi esseri, simili ad uomini molto alti, dalla pelle bianchissima e privi di occhi, lo mettevano fortemente a disagio: avevano la stessa grazia e sinuosità dei serpenti, e una voce che pareva il raschiare di una lama contro una pietra. Detti anche Fade, quei due erano i primi generati dopo secoli, dopo il recupero di alcuni scritti che ne spiegavano la genesi. A breve il cavaliere avrebbe ricreato un nuovo esercito di Fade e Trolloc, al completo servizio dell’Ombra.
“Tu” rivolgendosi al Fade alla sua destra “Vai a Tear e assicurati che tutto stia andando come previsto. E tu” rivolgendosi all’altro Fade “vai a Illian, e studia la situazione”.
I due Myrdraal annuirono e si allontanarono velocemente, senza che i loro mantelli mostrassero il minimo movimento; trovarono una zona d’ombra e lì scomparvero.
Il cavaliere si voltò ancora in direzione di Shayol Ghul. Presto il mondo avrebbe visto il ritorno dell’Ombra e lui sarebbe stato l’artefice.
Spronò il cavallo e si allontanò in direzione delle Marche di Confine. Aveva ancora molto da fare.
   
 
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