Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Andromenoir    29/07/2015    5 recensioni
"Prego?" domandai.
"Ciao"
"No"
"No?"
"Sono lesbica"
"Non capisco"
"Sono tutte risposte che dovrebbero indurti ad alzare i tacchi e provarci al massimo con la tredicenne seduta dietro di te. Con lei forse avresti qualche speranza"
"A me piaci tu"
"A me Megan Fox, come la mettiamo adesso?"
Un incontro casuale. Un incontro che cambierà la vita di Amelia.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


CAPITOLO 1:

Quel giorno, così come quello precedente, e sicuramente come quello successivo, mi alzai con la sveglia che risuonava nella stanza. Non ero stanca, anzi mi sarei quasi alzata volentieri dal letto. Quasi. Questo buon proposito durò poco.
Il buon giorno si vede dal mattino, mi dissi. E forse fu solo questo a spingermi, venti minuti più tardi, ad alzarmi.
Era molto tempo che non bevevo del caffè per colazione, questo perchè a causa dell'ultima sessione d'esami mi era venuto un preoccupare tic all'occhio e l'isteria oramai aveva condizionato qualsiasi aspetto della mia vita. In ogni caso decisi di fare un'eccezione alla regola.
Il caffè però era finito, e il solo the che avevo era una tisana depurativa (ma questo lo avrei scoperto solo troppo tardi), tisana il cui gusto si poteva salvare solo per mezzo di una abbondante dose di zucchero. Ma anche quello era finito. Così decisi di deturpare le mie papille gustative sin dalle prime ore della mia alba, per poi non solo accorgermi che il mio coinquilino aveva acquistato dell'imbevibile caffè biologico, ma che eravano anche pieni di zucchero.
Che quella non sarebbe stata una buona giornata?
Beh, era ancora troppo presto per affermarlo con tanta sicurezza.
Lo avrei capito quando, resami conto che stavo per perdere l'ultimo pullman utile per andare alla lezione di archeologia in qualche sede sperduta della città, mi infilai i calzini di fretta, accorgendomi poco dopo che la punta di uno di quei due era stata tagliata. In questo modo mi trovai con una calza blu scuro su un piede e una nera che me ne ricopriva l'altro solo per metà. Maledii nella mia testa Mich per quei suoi assurdi test e corsi alla fermata del pullman.
No, quello riuscii a prenderlo. Forse la fortuna stava girando dalla mia parte.
Una volta terminata la lezione, che durò un'ora in più del previsto a causa di motivazioni valide, esclusivamente per il docente, decisi di prendermi quel benedetto caffè. Avrei dovuto incontrare un paio di amiche nel primo pomeriggio, così, in anticipo, come se non avessi nulla da fare nella mia vita, mi sedetti sola con un giornale aperto sul tavolino del bar, per fingermi intellettuale, ma soprattutto per fingermi impegnata a fare qualche cosa. Lessi l'oroscopo e il meteo, vergognandomi del mio totale disinteresse per ciò che stesse accadendo nel mondo, ma in quel momento era più che altro impegnata a pensare quale sarebbe l'effettiva conseguenza dell'uscita di Saturno contro dal mio segno zodiacale. Pensai che Fox avesse smaronato di brutto quando di fronte a me si sedette, senza invito alcuno, un ragazzo. Questi poggiò i gomiti sul tavolino e intrecciò le sue dita, iniziando subito dopo a fissarmi con uno sguardo che qualsiasi ragazza avrebbe potuto definire eccitante in qualsiasi altra situazione, ma inquietante in questa.
"Prego?" domandai.
"Ciao"
"No"
"No?"
"Sono lesbica"
"Non capisco"
"Sono tutte risposte che dovrebbero indurti ad alzare i tacchi e provarci al massimo con la tredicenne seduta dietro di te. Con lei forse avresti qualche speranza"
"A me piaci tu"
"A me Megan Fox, come la mettiamo adesso?"
Rise a quella domanda e io, più preoccupata che mai, iniziai a mandare sguardi supplichevoli e di aiuto al cameriere, il quale avrà di certo pensato che gli stessi lanciando qualche effusione malata e strana dato che fuggì via all'interno del locale fingendo di non vedermi.
Col cazzo che ti dò la mancia stronzo.
Non che io avessi avuto in quel momento una somma superiore da potermi permettere di fare la ricca.
"Senti" iniziai avvicinando il mio busto al suo per essere sicura che in questo modo le mie parole potessero inculcarglisi meglio in quella zucca vuota "non so che problema tu abbia, ma molti probabilmente. Quindi perchè non mi fai un favore e te ne vai?"
In quel preciso istante qualche d'uno alle sue spalle lo chiamò. Questi si alzò sfoderando uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto, ma non per questo meno inquietante.
"Devo andare" mi disse "è stato un piacere conoscerti...?"
"June" risposi prontamente.
Troppo prontamente così che quel tizio, che addesso mi osservava con aria divertita, capì che si fosse trattata di una bugia. Ma tanto non ci saremmo più rivisti, e questo lo sapeva anche lui.
Nel momento stesso in cui quello sparì dalla mia visuale mandai un messaggio vocale alle mie due amiche dove raccontai l'esperienza che avevo appena vissuto. Non dovetti attendere molto per una risposta da parte di entrambe: sia Allison che June non fecero altro che chiedermi dettagli ulteriori.
"Un maniaco, che altro dovrei aggiungere?"

"E gli hai lasciato il numero?" domandò leggermente preoccupata Allison.

"Si, insieme al mio indirizzo e al pin della mia carta di credito"
"Tu non hai una carta di credito" mi ricordò June.
"Appunto"
"Peccato Evans, poteva essere la tua buona occasione" controbattè leggermente scocciata Allison "peccato che tu li faccia scappare tutti quanti"
"Ehi!" borbottai "cos'è voi due oggi vi siete imposte di ricordarmi tutto ciò che mi manca? E poi io sono felice così, voi due siete già un impegno a tempo pieno!"


Il ricordo di quel ragazzo, dopo alcuni giorni sfumò dalla mia mente. Mi divertivo a raccontare in giro le nuove tecniche di abbordaggio in cui mi imbattevo, ma dopo poco anche questa storia divenne obsoleta.
Continuai con la mia monotona vita divisa fra l'università, lo studio, il lavoro da cui mi licenziai e il tentar costantemente di aver una vita sociale. Per questo motivo la mia giornata era perfettamente organizzata, e sempre nello stesso modo. Mi piaceva la mia vita, anzi, non avrei potuto chiedere di meglio, ma qualche cosa mi mancava. E non un ragazzo, quello non era fondamentale adesso. Però desideravo una novità, qualche cosa che entrasse nella mia vita come una wrecking ball.
E fu in quell'esatto momento che un ragazzo grande quanto una montagna, ubriaco perso, cadde contro un tavolino. Nel locale tutti quanti gli occhi si puntarono su di lui incapaci sia di ridere sia di preoccuparsi.
Non era questo che intendevo, dissi al destino.
Però forse quel destino in qualche modo mi aveva ascoltata.
Mi avvicinai ovviamente per andare a controllare, la curiosità era adesso troppo grande per indurmi a non farlo. Mi avvicinai la mano alla bocca non solo per il modo in cui quel ragazzo era crollato come una pera, ma soprattutto per il modo in cui uno dei suoi amici si era messo a ridere per il medesimo motivo: una di quelle risate così contagiose, per cui ti saresti piegato in due solo nell'udire quella e non per il reale motivo che l'aveva scatenata.
Quando quello si alzò in piedi il mio cuore perse un battito.
Oddio, il maniaco.
Con la più totale nochalance feci dietrofront, ma ecco che il mio braccio venne afferrato con decisione. Mi voltai nera di rabbia: chi cazzo aveva osato sfiorarmi?
"Ciao principessa"
"Chiamami ancora una volta così e vedrai che non ti riconoscerà più neanche tua madre"
"E' bello vedere che sei sempre la stessa" affermò quello con un grande sorriso sul volto.
"E' bello vedere che oltre che strano sei pure un fisichino"
"Posso offrirti qualcosa da bere?" mi domandò.
Solo allora notai tutti quanti gli sguardi dei suoi amici puntati addosso. A quel punto, anche lo avessi voluto, non gli avrei mai potuto concedere una soddisfazione del genere.
"Mi spiace ma il mio ragazzo mi sta aspettando, vedi?" indicai adesso con l'indice un punto indefinito dietro di me... peccato che non c'era nessuno, ma io all'inizio non me ne ero resa conto.
Sorrise nuovamente, e nuovamente si era accorto che gli avevo mentito.
"Allora sta birra?"
"Facciamo così" gli proposi "io ti concederò questo grande onore" sorrisi sorniona "ma prima dovrai invitare a ballare una persona"
Quello mi guardò basito, ma la sua espressione mutò ulteriormente un attimo più tardi.
"Vedi quella ragazza?" gli indicai adesso una giovane molto alta, ricoperta da un vestito molto attillato che indossava un alto paio di tacchi intonati con quest'ultimo.
"Quella ragazza che sembra un uomo?" chiese stupito.
"Sembra?"
"Scordatelo!" esclamò quel ragazzo non appena comprese la reale natura della giovane "tutti, ma non con un trans"
"Beh, vorrà dire che non ci tenevi così tanto a bere insieme a me. Pazienza"
"Non ti muovere di qui" mi ordinò quello severo, ed ecco che nuovamente le risate dei suoi amici riempirono la stanza.
Non avrei mai rimosso quella scena dalla mia mente. Lui che, preso un respiro profondo, si mosse in direzione di Lady Gaga. Con un grande sorriso le porse una mano, che quella non avrebbe rifiutato per nessun motivo al mondo, la portò in centro alla pista vuota e fattole fare una giravolta su stessa aprirono le danze. Quella ragazza sia avvinghiò al suo collo e lui ovviamente non sapeva come comportarsi. Non lo seppe nemmeno quando le mani di quella scivolarono sul suo fondo schiena.
"Chiunque tu sia" mi disse un ragazzo moro, compagno del ballerino "sappi che non sapremo mai come ringraziarti per questo"
"E se ti dicessi che gli ho appena fatto un video?"
"Direi che potrei darti anche 20 dollari per quello!"
"Facciamo che lo posti su qualsiasi social network possibile e immaginabile e siamo a posto così"
"Andata!"
Avvolto dagli applausi e da fischi di incoraggiamento quel ragazzo tornò di nuovo da noi paonazzo dalla vergogna. Nessuno ebbe il tempo di dirgli nulla che mi afferrò la mano e mi trascinò al bancone.
"Sono molto fiera di te" gli dissi ordinando una tennent's.
"E io spero solo che il numero di quella non sia il solo che riceverò stasera"
Lo guardai dritto negli occhi, pronta a rifilargli una delle mie solite risposte schiette ma mi persi. Osservai accuratamente il suo volto. Oltre che ad avere un fisico davvero mozzafiato, dovevo ammettere che aveva anche un viso molto bello, oltre che singolare. Mi soffermai sui suoi occhi, sugli zigomi e poi lo sguardo mi cadde sulla sua bocca.
Mi imbarazzai fortemente quando se ne accorse, e cercai subito di cambiare discorso e farmi vedere normale.
"Pensi che possa dare il mio numero ad una persona di cui non conosco nemmeno il nome?"
"Piacere, Matt" si presentò quello porgendomi la destra. Gliela strinsi e mi presentai a mia volta "adesso posso avere il tuo numero?"
"No, perchè rovinare tutto?" domandai, ma quello non capii, e sinceramente, come la metà delle volte, nemmeno io sapevo che cazzo stessi dicendo.
Gli lasciai un bacio sulla guancia, mi volsi per salutare con la mano i suoi amici, che naturalmente non ci avevano tolto gli sguardi di dosso, e poi me ne andai.

 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Andromenoir