NON PASSERAI
E
salgo ancora in alto perché, è li che c’eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me, di guardare giù…
E non c’è niente che resiste al mio cuore quando insiste,
perché so che tu non passerai mai...
Dicono che commettere
errori è nella natura umana. Dicono che il tempo cura le ferite, che il
cervello archivia il dolore, in modo tale che qualsiasi cosa che ci sia
accaduta in passato possa, in futuro, essere molto meno dolorosa della prima
volta che l’abbiamo provata. Una sorta di bendaggio emotivo.
Ma non funziona in modo così semplice.
Quando qualcosa ci ferisce, quando feriamo, quando litighiamo e chiudiamo con
qualcuno a cui teniamo particolarmente, è come se qualcosa dentro di noi si
lacerasse. Uno strappo all’altezza del petto. Un dolore lancinante che ci fa
mancare per un istante il respiro, come se qualcuno ci abbia piazzato un pugno
in pieno stomaco, facendoci piegare in due.
Il dolore emotivo e quello fisico sono correlati.
Sarebbe meraviglioso stare male come un cane per quell’unico istante e poi, il
giorno dopo, svegliarsi e sentire che quel dolore ci ha lasciati. Ci ha
lasciati liberi di continuare la nostra vita.
Illusione.
La realtà purtroppo è che tutto quel dolore ce lo portiamo dentro per giorni,
settimane o addirittura mesi interi. Finché t’imponi di essere forte, perché,
diciamoci la verità, ce lo imponiamo sin dal primo istante, sin da quando
veniamo colpiti, ma il dolore è talmente forte che è praticamente impossibile farcela.
Ci sono persone che sembrano delle rocce in queste situazioni. Vanno avanti con
la loro vita come se non fosse successo nulla, come se la cosa gli fosse
scivolata di dosso come una goccia d’acqua, ma in realtà sono coloro che si
tengono tutto dentro a soffrire maggiormente.
Perché hanno l’inferno dentro.
E così passano i mesi…e il dolore ti accorgi che inizia a diventare più
tollerabile, sempre che tu non sia costretta a fare i conti con quella ferita
ogni dannato giorno, incontrando più volte quella persona o ripercorrendo
quella strada dove sei stata ferita. E’ il male peggiore, perché il dolore
inizia ad appiccicarsi a te, diventa un macigno pesante che ti fa respirare
male, ti pesa sul petto.
Certo, non è più così distruttivo come all’inizio, ma la lucidità dei momenti
in cui il dolore ti da tregua ti fa ancora più male. E’ un circolo vizioso.
Non c’è una via d’uscita. Bisogna solamente conviverci. Sperare che si attenui
fino a diventare qualcosa di talmente normale che non ci fai più caso.
Aspettare che diventi parte di te.
Non importa quanto piangerai, quanto tratterrai le lacrime o quanto quel dolore
costante o no, si ricorderà di farti soffrire. Dovrai resistere. Perché è
questa la vita. Devi andare avanti, voltare pagina, oppure urlare, gridare e
arrabbiarti fino a scaricare tutto quel dolore. Forse non sarà abbastanza. Ma
almeno, per quell’istante, potrai sentirti libera. Senza pensieri e senza quel
dolore soffocante.
Per quell’istante potrai finalmente tornare a respirare. Ricordarti come si
faceva.
Poi tornerai nell’oblio. E forse capirai che alla fine, la tua forza di volontà
potrà col tempo e con la tenacia, superare anche questo.
E crescerai. Diventando ciò che vuoi davvero.
Una splendida persona.
NOTE
Ciao, sono mesi, anni che
non scrivo e scandagliando il pc mi sono ritrovata tra le mani questa cosa che
avevo scritto nel 2012. Il fatto che il titolo e alcuni pezzi siano riferiti alla canzone di Mengoni è voluto. Quell'uomo riesce a capire le situazioni come pochi.
Sapete a quei tempi avevo un amico. Un migliore amico che per me era tutto. Ma
a causa mia e diciamolo, immaturità collettiva abbiamo finito con il litigare…e
odiarci a tal punto che le nostre strade si sono divise. Non c’è stato tempo
per ricucire, per parlare…siamo stati semplicemente scaraventati dentro una
situazione più grande di noi. Ed entrambi siamo stati codardi.
Ma va bene così.
Il fatto che abbia deciso di pubblicarla è perché ora, a distanza di ormai 2
anni, sono pronta per andare avanti. Certo, quella persona mi mancherà sempre,
ma quando una pagina viene voltata, man mano che si avanza si arriva alla fine
del libro. E allora bisogna chiuderlo e aprirne uno nuovo.
Quella mancanza fa male, ma non male come un tempo. E’ una sorta di malinconia
che mi lascia ancora l’amaro in bocca. Ma di lacrime, ho smesso di versarne per
lui.
Spero che questo sfogo abbia
in qualche modo alleviato dolori a qualcuno di voi. Ricordatevi sempre che non
siete soli e che un giorno, qualcuno che non aspettate riuscirà a leccarvi
tutte quelle ferite che ancora bruciano e che con un solo abbraccio vi farà capire
di essere a casa.
Kogarashi