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Autore: Alise13    30/07/2015    2 recensioni
Ho deciso di rendere questa OS una piccola raccolta per descrivere degli episodi riguardanti questi personaggi. Queste OS non avranno per forza un ordine cronologico, saranno sprazzi di vita.
" Il rosso aveva appena finito di giocare un due contro due a basket al parco vicino a casa.
«Grande partita!» Esclamò Dajan, l’amico d’infanzia del rosso, facendo rimbalzare la palla arancione a terra.
Avevano tutti il fiatone, ma erano soddisfatti lo si poteva vedere dagli occhi che ridevano.
Eveleen osservava la scena dalle gradinate soprastanti il campo. Teneva in mano un libro con il dito incastrato tra le pagine a tenere un segno che, non era cambiato durante tutta la durata della partita."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dajan, Nuovo personaggio
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rosalya camminava nervosa per la stanza.  Era agitata, esasperata. I suoi passi rimbombavano senza sosta nel negozio. I suoi capelli argentei svolazzavano ad ogni sverzata che il suo corpo compieva in quella marcia senza sosta.
«Calmati» cercò di convincerla l’amica, ma lo sguardo severo della ragazza la fulminò all’istante, arricciando le labbra carnose, poi un ghigno le si dipinse sul volto.
«Mi stai facendo paura» le confessò Evee che con il suo carattere introverso trovava difficoltà a rapportarsi con Rose quando le partiva la valvola.
«Lo uccido!» Ringhiò.
«Vedrai che ci sarà una spiegazione più che valida» ma nemmeno quella frase fu accettabile. Stanca e rassegnata Evee si abbandonò sulla sedia blu accanto ad uno scaffale di golf. Quando era tesa, l’unica cosa che la rilassava era leggere, ma con l’amica che si agitava come un predatore per quella piccola stanza proprio non le riusciva prendere in mano il libro che aveva in borsa.
Poi i passi improvvisamente cessarono, la prima cosa, spontanea, che fece Evee, fu guardare verso l’entrata, ma non vide nessuno, quindi tornò a posare i suoi grossi occhi verdi sull’amica che se ne stava impalata con lo sguardo perso.
«Rosa?»
«Scusa, per un attimo mi era passata per la testa la malsana idea che stessi esagerando, ma è passata tranquilla» A quella confessione Evee fece seguire una risatina che cercò di soffocare con la mano destra che premette delicatamente contro la bocca. Rosalya era esagerata in tutto quello che faceva, nei modi, nel parlare  nel suo abbigliamento provocatorio.
Ripensò a quando la conobbe, non fu proprio amore a prima vista, infatti, la incontrò per caso un giorno che era passata da casa di Castiel a vedere come stava. Si era lasciato da poco con Debrah e il vuoto che aveva lasciato in lui era come un buco nero che risucchiava tutto ciò che provava a gravitargli vicino. Quindi Evee da buona amica lo andava a trovare e lo aiutava con le faccende di casa. Il rosso, infatti, abitava da solo, i suoi problemi in famiglia non li conosceva bene nemmeno lei, non aveva mai osato chiedere più di quanto non gli dicesse lui, sapeva che era un campo minato e lei lo rispettava troppo per azzardarsi a percorrerlo senza la sua approvazione.
 
In quel periodo Castiel provò a trovare conforto tra le gambe di varie ragazze. Quante scene assurde aveva visto Evee. Tutte perdevano la testa per lui, nessuna ragazza sapeva resistere al suo fascino, gli si buttavano ai piedi spontaneamente e lui non rifiutava mai la compagnia di nessuna. Le cose venivano messe in chiaro fin dall’inizio da Castiel, nessuna relazione, nessun coinvolgimento emotivo, solo fisicità, ma c’era stata qualcuna che stupidamente aveva visto qualcosa di più in quelle notti calienti. La mora le aveva viste urlare, piangere e scappare con le lacrime agli occhi da quella casa, scenate di ragazze che non accettavano che lui non si legasse a loro. Un giorno andandolo a trovare incontrò una bellissima ragazza dai capelli molto più corti di quella che gli passeggiava freneticamente davanti in quel momento. Era meno donna, ma mai meno bella. Rosalya  era una di quelle bellezze naturali che anche con un sacco di patate addosso riusciva a risplendere. Aveva avuto il suo momento no anche lei, dopo una relazione burrascosa finita male si era rifugiata tra le braccia di un ragazzo di cui non le importava molto, lei al tempo non lo sapeva che quel suo atteggiamento le evitò parecchie sofferenze. Infatti, dopo quell’avventura nacque una bellissima amicizia tra Castiel e Rosalya, o almeno, così la pensava Evee che li vedeva battibeccare tutte le volte che si vedevano.
Insomma anche Rosalya aveva avuto un trascorso con Castiel, e Evee, inizialmente, provò una strana sensazione di gelosia verso la ragazza, che successivamente si innamorò di quello che era attualmente il suo ragazzo, Leigh. Dire che erano perfetti insieme era sminuire la faccenda, Evee li vedeva come una coppia di dei, perfetti e eleganti in tutto quello che facevano. Lui aveva uno strano modo di vestirsi, una moda di altri tempi si poteva definire. Indossava abiti che rimandavano al periodo vittoriano, un periodo che piaceva particolarmente ad Evee e che quindi apprezzava molto.
«Eveleen?» Sentirsi chiamare con il nome intero la distolse dai suoi pensieri.
Rosalya se ne stava davanti a lei con le mani sui fianchi. I suoi occhi gialli erano diventati quasi neri a causa della dilatazione delle iridi.
«Non mi stavi ascoltando vero?» Evee scosse la testa dispiaciuta.
Rosa sbuffò e con un balzo felino si mise a sedere sul bancone, accanto al registratore di cassa.
«Non ti preoccupare, mi dispiace averti coinvolto in questa cosa, ma sono troppo agitata per restare da sola» sembrava quasi una confessione, effettivamente, considerando l’orgoglio della ragazza, non era stato facile ammettere che avesse bisogno di qualcun altro e Evee si sentì lusingata da quelle sue parole, ci teneva davvero tanto a Rosa. L’orgoglio era una delle caratteristiche che aveva in comune con il rosso, per tante cose erano simili, caratteri forti, fieri, un insieme di doti che facevano si che i due si somigliassero così tanto da scontrarsi spesso. Forse era per la loro somiglianza che Evee si trovava bene con Rosa, sapeva come prenderla perché aveva imparato come comportarsi con Castiel.
«Non ti preoccupare Rosa, mi fa piacere farti da spalla» e fece un sorriso tenero, così dolce che Rosa proprio non ce la fece a non correrle incontro e abbracciarla.
«Sei così innocente» la strinse in un abbraccio soffocante. Evee era l’opposto di Rosa era timida, introversa e per niente aggressiva, una qualità,quest’ultima, che la faceva apparire agli occhi dell’amica una gemma rara, quasi da proteggere.
«Stai esagerando» disse sentendosi mancare il respiro.
«Scusa» borbottò Rose consapevole di essersi fatta trasportare un po’ troppo, di nuovo.
«Lo sai che non ti resisto quando mi fai quei sorrisetti così candidi, mi vien voglia di stritolarti, è più forte di me» mentre Evee si tastava il collo per vedere se fosse ancora tutto intatto, sorrise nel notare che l’amica si stava rilassando.
«Forse dovrei prima lasciargli il tempo di spiegarsi»
«Penso che sia una scelta molto matura da parte tua, Rose»
Ma i buoni propositi andarono velocemente nel dimenticatoio quando Rosa vide varcare la soia al suo adorato fidanzato.
«Tu!»
«Io?» Disse confuso Leigh che fece un cenno con la testa a Evee che ricambiò velocemente prima che Rosa cominciasse con la sua diatriba.
«Tesoro» cercò di dire lui, ma la mano tesa in avanti di Rosa lo bloccò all’istante.
«Ti ho visto!» gridò lei.
«Visto a far cosa?»
«Ah ah» disse vittoriosa lei.
«Allora lo ammetti che stavi facendo qualcosa.»
«Faccio molte cose, nel corso della giornata, potresti essere più specifica?» Aveva un tono calmo ed era abituato alle scenate di Rosa. Si amavano, ma così tanto da farsi periodicamente qualche scenata di gelosia, quella era una caratteristica condivisa da entrambi, infatti, anche Leigh spesso ne faceva alla ragazza, solitamente o Evee o Lys, il fratello di Leigh, cercavano di sedare i bollenti spiriti.
«Ti ho visto con Charlotte!»
«Ah, ma dai l’ho incontrata per caso qua al centro commerciale mi ha salutato e ho ricambiato il saluto, niente di più, è stata solo cortesia la mia.» All’ammissione Rosalya non ci vide più sembrava un grosso felino affamato che stava puntando alla gola la sua povera preda.
«Cioè tu incontri la tua ex, che tra l’altro è una vipera assurda, e pensi bene di metterti a ricambiare il suo saluto?»
«Non credi di essere un po’ esagerata? Che dovevo fare? Passare oltre e far finta di nulla ignorandola?»
«Allora vedi che sapevi come evitare questa discussione? Lo sapevi, ma hai preferito salutarla che non litigare con me»
Effettivamente Rosa era esagerata, ma lui che le dava spago in quella discussione lo rendeva un suicida a tutti gli effetti. Evee pensava che fossero ormai al culmine della discussione, che ormai non potevano che calare i toni automaticamente, ma quello che disse Leigh lo fece sembrare agli occhi della mora un povero sprovveduto che non aveva un minimo di rispetto per la sua stessa vita.
«E’ quel periodo?» Chiese lui comprensivo.
«Quale periodo?» Si bloccò lei interdetta cercando di far coincidere quello che stava dicendo con la domanda di lui. Purtroppo Evee non avendo la mente annebbiata quanto quella dell’amica capì all’istante e senza pensarci si alzò spostandosi tanto bastava per non essere nella traiettoria di mira di Rosa, quando avrebbe capito a cosa si riferiva il ragazzo.
«Si» disse lui quasi fiero per aver trovato la soluzione «Sei in quel momento del mese»
«Non l’hai detto» sibilò lei a denti stretti.
«Che ho detto di male?» e guardò Evee confuso. Evee gli fece segno con la mano di chiudere lì il discorso, di scappare addirittura, se era ancora in tempo, ma no, era troppo tardi. Rosalya cominciò a tirargli addosso tutto quello che le capitava tra le mani, cinture, scarpe, grucce, tutto tranne le cose che a quanto pare si potevano definire “morbide e innocue”
La lite andò avanti per un’ora buona finché i due finirono per baciarsi appassionatamente contro il camerino. Evee non sapeva spiegarsi cosa fosse successo, ma alzò le spalle ed uscì lasciandogli la loro intimità, prima di varcare la soglia, però, mise il cartello “chiuso” perché sapeva come finivano le loro riappacificazioni. Cercando di sgranchirsi un po’ le gambe fece due passi. Le vetrine erano bellissime, colorate e ben fatte. Ti veniva voglia di comprare tutto, anche ciò che non ti serviva. Era stanca, ma non aveva furia di rimettersi a sedere, quindi decise di continuare il suo giro superando il bar che aveva adocchiato inizialmente.
Quando arrivò davanti ad una libreria, decise di entrare per dare un’occhiata.
Il signore che gestiva il negozio era anziano, ma si muoveva con estrema agilità tra gli scaffali pieni zeppi di tomi.
«Buona sera signorina» la accolse nel suo mondo.
«Buona sera»
«Posso esserle d’aiuto?»
«per ora no grazie, do un’occhiata in giro»
«Certo faccia pure, mi chiami se ha bisogno»
«Certo, grazie» e cominciò a girare scorgendo titoli e trame. Purtroppo non aveva più soldi quel mese da spendere in libri e non poteva permettersi di comprare altro, ma solo star li con quei suoi amici silenziosi le donava un’estrema pace. Solo un’altra persona le dava una pace simile.
Castiel.
E come se quel pensiero fosse un incantesimo, quando guardò verso l’esterno, oltre la vetrata, vide uno strano ammasso di capelli rossi, inizialmente credette che la sua mente le stesse giocando uno strano scherzo, poi lo vide e anche lui fece altrettanto, si scambiarono uno sguardo d’intesa, un sorriso e una semplice alzata di mano. Eccolo, il suo migliore amico, l’amico di cui era innamorata segretamente.
   
 
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