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Autore: Dayeneers    30/07/2015    0 recensioni
Le mani, impregnate di denso sangue caldo che colava a terra, creando un fiume bollente e scarlatto, erano rivolte al cielo quasi a chiedere perdono di quell'attimo impuro in cui la bestia era emersa dalle viscere più profonde e buie del suo corpo. [...]
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Aveva sentito?
Allungò una mano e mi accarezzò la testa. Lo lasciai fare, era una bella sensazione.
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Diana? Suona bene… non avevo mai avuto un nome.
Guisborne si alzò dolorante e salì a cavallo, lo seguii. Non sapevo ancora di aver commesso l’errore più grande della mia vita.
Ciao ^^ sono nuovissima di qui. spero che la mia storia vi piaccia e niente, buona lettura :)
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Guy di Gisborne, Nuovo personaggio, Robin Hood, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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Era una cosa fantastica!
Fuori dal normale, un’emozione antica, indecifrabile.
La sensazione era quella di una grassa libertà, riempiva i polmoni con la sua smania di vivere, fortificava nel cuore e nella mente ingozzandola di emozioni fino a farla esplodere.
Le mani, impregnate di denso sangue caldo che colava a terra, creando un fiume bollente e scarlatto, erano rivolte al cielo quasi a chiedere perdono di quell'attimo impuro in cui la bestia era emersa dalle viscere più profonde e buie del  suo corpo. Portò le mani al viso e ne osservò quel liquido cosi attraente e invitante che le riempiva completamente, ne assaporò il profumo.
Delizioso!
Lentamente fece scivolare la lingua sulla pelle gustando quel piatto prelibato, il suo sapore forte e pungente le invase la gola e questo ne fece desiderare ancora di più, agguantò il povero animale dilaniato facendo ciondolare spaventosamente la testa e cominciò a gustarlo prima lentamente poi con una furia sempre crescente. Poteva sentire il rumore della carne staccata brutalmente dalle ossa e lo schioccare di quest’ultime quando, finalmente, raggiungevano la sua bocca e quei suoi denti così brillanti e così troppo appuntiti per appartenere ad un essere umano.
Mentre consumava quel macabro pasto, un pensiero perverso si fece strada tra la sua mente, si era stancata di prede così piccole e così troppo stupide per lei.
A lei piaceva giocare, come un gatto che infierisce su di un topo, così, tanto per divertirsi.
Voleva spostarsi, uscire allo scoperto, conoscere, gustare nuove prede e magari. Chissà, trovare altri come lei… Formare finalmente un branco, una famiglia.
Lentamente si alzò, si guardò intorno, la foresta non offriva più niente di interessante per lei. Getto un ultimo sguardo a quel cervo, una volta possente e maestoso, ridotto ad un cumulo di ossa e pelle.
Tempo pochi giorni e di lui non rimarrà più niente, altri predatori lo troveranno e finiranno il lavoro che lei aveva iniziato, uccelli di qualsiasi razza e dimensione si poseranno sul suo cadavere lucidando le ossa,  mangiando occhi e cervella, i più miserabili animali della terra, lentamente, strisceranno fino a lui, esplorando la loro nuova casa.
È il cerchio della vita, beati quelli che stanno in alto e lei questo lo sapeva, stava in alto. Molto in alto.
Gli alberi intorno a lei non osavano muoversi, come gli uccelli, non fiatavano. Non sentiva vibrazioni sotto di lei, persino i vermi avevano smesso di muoversi.
Tutto era in attesa. Solo il vento si faceva strada tra la vegetazione e sferzava il suo corpo, nudo.
Gettò di scatto, quasi in un gesto liberatorio, la testa facendo danzare lievemente quei suoi capelli neri come la pece. Rilassò il corpo e respirò a lungo in quella posizione. Chiuse gli occhi e inspirò affondo poi buttò fuori l’ossigeno imprigionato dentro di lei fino a quando i polmoni non le bruciarono. Emise un suono simile ad un inno di battaglia, un ululato così potente che fece tremare la terra, in un attimo un bellissimo ed enorme lupo nero dagli occhi gialli come le stelle si aggirò indisturbato per la foresta…
 

***

 

Città di Nottingham, era un giorno di festa, la popolazione abbelliva la grande città come poteva, lunghe corone profumate di fiori di stagione si intrecciavano lungo le travi delle case, cadevano a cascata da enormi ponti dalla roccia fredda e alcune fanciulle gli portavano come coroncine al capo, altre al collo, come una splendida collana tra la più preziose. Tutt’intorno era un gran via vai di gente, ognuno con un compito preciso. C’è chi finalmente puliva le strade da quella merda che si era formata durante il tempo, letame di animali lasciati a seccare lungo le strada così che le mosche potevano banchettarci, porci lasciati liberi, sfuggiti a chissà quale padrone, cani randagi in cerca di cagne in calore per soddisfare il loro desiderio.
Sono come i cani, gli uomini, sempre in cerca di una donna, non importa se bella, brutta, grassa, magra, sposata o puttana, andava bene tutto, a loro. Pagavano per poter passare qualche ora a scopare come maiali sperando di non rimanere incastrati con qualche figlio bastardo.
Poi c’erano i soliti mendicanti che facevano di un angolo buio e freddo il loro rifugio, ci vivevano, li.
Il posto sapeva di piscio e questi ci sguazzavano nella loro stessa merda e per cosa? Una moneta o due? Sempre sperando di riuscire a guadagnare qualcosa…
Qualcosa di certo prendevano, insulti e botte da parte delle guardie.
Non potevano mancare all’appello i soliti banditi da strapazzo che pur di sopravvivere rubavano pure le cose più inutili, ma tutto può trasformarsi in oro o argento a sentire loro.
Più camminavo a quattro zampe, esplorando la città più mi rendevo conto dello schifo che regnava. Odori nauseabondi di ogni genere si mischiavano tra loro agguantandoti la gola e minacciandoti di farti vomitare da un momento all’altro.
Che orrore, cominciai a pensare che la vita nella foresta fosse migliore, almeno profumava…
No, dovevo andare fino in fondo.
Girai per un paio d’ore senza una meta precisa, arrivai alla zona del mercato.
Primitivi banchetti di legno marcio messi in ordine sparso, un gruppo di pecore sarebbe più ordinato. Sopra i banchi ogni generi di alimenti, frutta e verdura dai colori vivaci, pesci e carne.
Mi avvicinai per curiosare e subito l’odore di marcio mi si avvinghiò lo stomaco.
Merda ma c’è qualcosa qui di sano? Evidentemente no.
Poi percepii un suono, o meglio qualcosa che parlava, isolai il vocio caotico della città e mi concentrai solamente su un suono. La voce di un uomo…
Seguii il suo suono fino ad arrivare ad un grande fienile, la sentivo ancora poi mi accorsi di altre voci, altri uomini e una donna, sbirciai in una delle fessure aperte
 

<< Povera ragazza, quanto ti hanno pagato? Sono quattro uomini, dovrai fare proprio un bel servizio…>>

Ebbi pietà per lei, mi parve si chiamasse Kate e l’uomo che prima avevo seguito Allan.
Girai intorno al fienile e trovai un piccolo passaggio, entrai. Non seppi perché lo feci forse volevo cacciare o forse ero solo curiosa, chi lo sa… so solo che quella scelta mi cambiò la vita.
Mentre ascoltavo a proposito di un piano contro lo sceriffo percepii un rumore di passi, molti passi, molti uomini. Senti rumori metallici, armi. E poi un altro uomo che sbraitava contro il fienile contro quelle persone all’interno.

 

<< Robin! Esci, sappiamo che sei li! Esci e combatti da uomo!>>
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Sorrisi, sembrava un litigio tra bambini, persi completamente il loro interesse per loro ed uscì senza farmi vedere.
Chi mai potrà scambiare un lupo per un cane? Tutti! Sono così stupidi! Detto fatto continuai a gironzolare vicino alle guardie, altre non mi degnavano di uno sguardo, altre continuavano a fissarmi.
Camminando indisturbata arrivai vicino a questo Guisborne, non mi notò subito ma quando lo fece mi guardò per un istante poi con un gesto della mano fece segno di andarmene

<< Via cagnaccio non è posto per te! Non starmi tra i piedi>>

Cagnaccio? Come osava questo schifoso umano! Per tutta risposta mi distesi e aspettai vicino all’uomo in nero

<< Signore, vuole che lo portiamo via?>>
<< No, voglio proprio vedere che intenzioni ha quest’animale>>

***

 

<< Ragazzi avete capito tutti?>>

I componenti della banda accennarono un si con il capo e sguainarono le loro armi, Robin fece lo stesso con il suo arco, caricò una freccia e tese la corda, pronta a colpire.
 

<< Pronti? Uno, due, tre!>>
 

Al “tre” aprirono la porta del fienile con un calcio ed uscirono allo scoperto, subito alcune guardie si avventarono su di loro ma in meno di due minuti furono eliminate dalla faccia della terra.
 

<< Guisborne! Vieni avanti maledetto!>>
<< Non me lo faccio ripetere due volte!>>
 

Si avvicinò puntando la spada all’altezza dello stomaco di Robin, subito iniziò uno scontro tra i due, Guisborne era forte ma Robin era agile e soprattutto furbo. Tempo pochi istanti e la spada di Guisborne era voltate letteralmente vicino a me… quell’uomo aveva i minuti contati

 

<< Allan? Quello che cane è?>> disse la ragazza bionda indicandomi, Allan stava per rispondere quando un altro prese la parola

<< Quello non è un cane… è un lupo!>>

Grazie! Finalmente uno che riesce a distinguere me da quegli scherzi della natura!
 

Mi alzai lentamente continuando a guardarli, inizia a ringhiare, mostrando i denti affilati.
Volevo giocare.
Avanzavo lentamente, sceglievo il mio giocattolo tra i tre, poi decisi.
Lunghi capelli biondi una pelle bianca e morbida come seta. Perfetto.
Allungai i passi e mi ritrovai a correre, un salto ed ero sopra Kate che si divincolava, gli altri cercavano di tirarmi via trascinandomi per la coda, che stupidi!

<< Vattene via cagnaccio!>>


Poi un colpo fortissimo mi fece cadere a terra, un altro uomo o meglio un gigante mi puntava un bastone contro, ero distesa, intontita, non potevo reagire
 

<< Grazie John>>
<< Ti ha fertita?>>
<< No sto bene!>>

Lo scontro tra Robin e Guisborne era finito e subito me lo ritrovai davanti

<< Che è successo?>>
<< Quel lupo ha cercato di azzannare Kate!>>
 

Robin stava per colpirmi con una freccia quando un altro uomo arrivò alla festa
Dannazione quanti ce ne sono!
 

<< Robin fermati! È un lupo! Se lo uccidi libererai il male!>>
<< Tuck ma che dici?>>
<< Il lupo è la creatura del demonio dentro l’animale si nasconde un pezzo di Satana, se lo uccidi lo libererai!>>

 

Credono ancora a queste storie? Ignoranti!
 

<< Andiamo via Robin>>

 

Mi ripresi a poco a poco e mi alzai, d’istinto cercai Guisborne a terra, svenuto, mi avvicinai a lui e comincia a leccarli il viso, lì, dove aveva la ferita. Riprese i sensi

<< Un lupo eh?>>

Aveva sentito?
Allungò una mano e mi accarezzò la testa. Lo lasciai fare, era una bella sensazione.
 

<< Vieni con me… Diana>>

Diana? Suona bene… non avevo mai avuto un nome.
Guisborne si alzò dolorante e salì a cavallo, lo seguii. Non sapevo ancora capito di aver commesso l’errore più grande della mia vita.
 

   
 
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