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Autore: bessielizzie    30/07/2015    3 recensioni
Questa storia è ambientata poco prima della trasformazione in vampiro di Edward. Isabella ed Edward si incontrano quando stano per andare ad arruolarsi lui per la guerra mentre lei come crocerossina di campo. Entrambi stanno per partire per il fronte, ma il destino cambierà le carte in tavola.
Spero di avervi incuriosito
P.S.: Per la maggior parte di questa storia il titolo era 1918, ma oggi ho aggiunto una piccola parte che porta verso il finale
Genere: Fantasy, Storico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Qualche anno dopo

Un paio di anni dopo

 

Edward.

 

Erano trascorsi un paio di anni da quando era nata nuovamente Isabella, ma avevo preferito non interferire nella sua infanzia e andavo a controllarla appena sapevo che lei era in pericolo.

Quella simpatica veggente di mia sorella mi teneva informata su tutto e quindi sulla sua crescita, sui suoi genitori, sulle scuole che frequentava, i suoi amici. Dai racconti di Alice avevo scoperto con rammarico che René e Charlie si erano separati quando Isabella era ancora piccola.

Sebbene fosse ancora una bimba, Isabella aveva lo stesso carattere della sua prima vita quindi era leggermente ribelle.

Alice aveva avuto una terribile visione della birbante che per esprimere tutto il suo dissenso alla separazione dei genitori si era rifugiata nel boschetto nel retro della casa di Charlie perdendosi. Quando mia sorella ebbe la visione partì all’istante per salvare la piccola furfante.

La raggiunsi appena in tempo prima che cadesse in un precipizio, per poco non mi venne un infarto.

“Piccola, perché sei qui tutta sola nel bosco?”

“Mamma e papà sono cattivi, non mi vogliono bene!”

“Non dire così, ti stanno cercando!”

Dopo quel breve scambio di battute portai la bimba dove erano iniziate le ricerche in modo che la trovassero i soccorritori. Lei non era spaventata dal freddo innaturale del mio corpo, dalla presenza di un giovane sconosciuto in quei boschi. Così pensai che si ricordasse della sua prima vita.

 “Grazie Edward!” sussurrò prima che me ne andassi confermando i miei sospetti visto che non le avevo detto come mi chiamavo.

“Come sai il mio nome?”

“Me lo ha detto papà che tutti gli angeli si chiamano: Edward. A papì lo ha raccontato sua nonna”

Alla risposta della bambina rimasi deluso, quindi non si ricordava della nostra vita passata. Una cosa era certa che quella bimba era la mia anima gemella perduta perché solo una persona aveva quel profumo…che ogni volta che lo sentivo come un colpo al cuore ma ormai, a causa di tanta sofferenza riuscivo a resistere alla tentazione.

Dovevo lasciare che si godesse la sua infanzia, ma le sarei rimasto accanto ogni volta ne avesse bisogno.

Nel frattempo decisi di andare a trovare le mie cugine e il resto della mia famiglia che si era trasferita in Alaska.

Trascorsero altri anni in cui Tania mi ronzo intorno come una fastidiosa vespa, ma con arguzia quando era troppo invadente la invitavo a fare qualche attività troppo impegnativa per lei. Non vedo l’ora di vedere Isabella che ormai era un’adolescente.

Fu proprio quella veggente di mia sorella che mi annunciò che ormai i tempi erano buoni per conoscerla ufficialmente, ma dal canto mio continuavo a chiedermi quanto si ricordava di me? Avrei dovuto presentarmi come un suo normale coetaneo o dirle subito la verità?

Dovevo dirle: “Salve, sono Edward Cullen e sono lieto di conoscerla?” o “Salve, sono felice di rivederla, non sa quanto l’ho attesa!” ?

Mentre mi stavo incamminando per Forks era più propenso alla prima opzione per non spaventarla, ma una cosa era certa: non avrei ripetuto gli errori del passato.

I giorni trascorrevano noiosamente e il liceo di Forks mi sembrava un purgatorio. Contavo i giorni, le ore, i minuti, i secondi che mi mancavano nel rivederla.

 

Isabella.

 

La mia vita era stata abbastanza tranquilla se non si calcola il fatto che i guai sono follemente innamorati di me.  Lo stesso non potevo dire dei ragazzi mi evitavano quasi fossi un’appestata ma non ero un tipo di persona che cercava l’attenzione di chi non la voleva.

Per quanto riguarda la mia abilità nel cacciarmi nei guai preoccupava molto la mia amata mamma che mi teneva d’occhio come un falco.

Quando i miei genitori si separarono ero molto piccola e quasi non ricordo come ero il loro matrimonio, ma crescere con dei genitori separati aveva segnato la mia infanzia. Di quel periodo ricordo la ma fuga nel boschetto vicino alla casa di mio padre e di come fui salvata dal mio angelo custode quando rischiai di cadere in un precipizio nel tentativo di ritornare a casa.

Ricordo che a salvarmi fu un ragazzo, ma nel corso degli anni quel ricordo sembrava quasi svenire se non fosse per il fatto che mia madre continuava a ricordarmi quella disavventura infantile, anche se lei non aveva mai conosciuto quel misterioso giovanotto che mi aveva salvata la vita. Secondo René quel misterioso ragazzo del bosco non era altro che il frutto della fantasia infantile.

Nel corso degli anni mia madre cercò ad avvicinarmi alle attività sportive, ma in quel lato ero negata come mio padre.

René aveva provato ad iscrivermi ad un corso di danza quando era una bimba, ma fin dalla tenera età avevo la capacità di slogarmi la caviglia per un banale passo di danza classica.

Non mi piaceva danzare come non adoravo tornare a Forks durante l’estate perciò Charlie veniva in Arizona, dove mia madre si era trasferita. Per me era difficile trascorre dei giorni con dei genitori che litigavano.

Con l’inizio dell’adolescenza è il rapporto teso tra Charlie e René provocò un senso di ribellione, di solitudine ma specialmente di reticenza in confronto dell’amore.

Sapevo già dall’età di 8 anni le nozioni basilari di educazione sessuale, e fin dalla seconda infanzia sapevo chi ricopriva il ruolo di genitrice, ovviamente la madre ero io.

Dopo Charlie mia madre era diventata come un’eterna adolescente tra amori e nuovi flirt e spesso ero io, una ragazzina di 10 anni, a raccogliere i cocci.

Avrei voluto sapere com’era il rapporto dei miei prima che iniziassero a litigare per ogni occasione, avrei voluto chiedere a papà ma lo vedevo poco e quando c’era preferivo godermelo.

Papà si comportava da bravo genitore e per fortuna con lui non mi sentivo il suo custode. Spesso mi chiedeva come si comportava mamma con me, ma non avevo mai messo in cattiva luce mamma forse perché pensavo di essere responsabile per lei.

Quando mamma conobbe Phil sembrò aver trovato un porto sicuro, una persona che riusciva a tranquillizzare la sua irrequietezza.

Il secondo matrimonio di mamma venne celebrato pochi giorni dopo il mio diciassettesimo compleanno e quel giorno si mise la parola fine alle mie speranza che i miei genitori ritornassero insieme.

Da quando mia madre aveva accettato la proposta di matrimonio capì che lei era al sicuro anche senza di me, capì che non sarei riuscita a vivere con loro e trascinata da una parte all’altra degli USA per gli allenamenti e gli ingaggi del mio patrigno.

Non odiavo Phil gli volevo bene perché amava mia madre, ma non ero affezionata come con Charlie, in fondo il buon poliziotto era mio padre.

Così decisi di trasferirmi a Forks.

Angolo tutto mio: Questa volta unito i due punti di vista e spero che vi piaceranno. Se c'è qualcosa che non vi va potete scrivermelo. Buona serata a tutti

   
 
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