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Autore: Weightlessness    30/07/2015    3 recensioni
Ma io sono troppo ingenua e so bene di esserlo. Io in queste parole leggo promesse, speranze, sogni e invece devo continuamente ricordare a me stessa che sono solo parole. Belle e suadenti, ma sono solo parole. Come un bel quadro che per chi lo guarda può sembrare un suggestivo paesaggio anche se in realtà è solo un ammasso di colori su un'anonima tela.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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-Oh Jane, timido fiorellino di campagna, piccolo folletto pallido, dove ve ne andate così al buio?-
Schiudo le labbra voltandomi lentamente e sono tentata di fuggire. Ah, udire quel suo tono romantico e teatrale che a tratti sembra canzonatorio è come ricevere una pugnalata con un coltello coperto di miele, ogni volta.
-Jane...-
Il mio nome in un sussurro, in un sospiro supplichevole. La voce ferma. Lo sguardo limpido.
Mi sforzo di non arrossire mentre lui mi tende la mano con volto che riassume in un connubio incantevole l'espressione trasognante di Amleto, quella appassionata di Romeo e quella disperata di Shylock. Un gesto così semplice, così intenso, come se cercasse di essere salvato da degli artigli invisibili che lo trascinano lontano da me. 

Non posso, signore.

Deglutisco e stringo le mascelle, mentre lui si ostina a tenere la mano alzata verso di me. La candela crepita davanti al suo viso. Le ombre si alternano sulla sua pelle. La fiamma danza sul suo trono di cera con allegria inopportuna.

Non illudetemi di voler essere salvato da me.

Mentre le mie gambe mi suggeriscono di non indugiare oltre e scappare, la mia mano freme per raggiungere quella del Signor Rochester.

Dove mi porterebbero le gambe se fuggissi? Dove mi condurrebbe lui se prendessi la sua mano?

Tirata da due parti diverse come una marionetta, lascio che il mio burattinaio immaginario si diverta a giocare con la mia coscienza e a strattonarla, consapevole che prima o poi uno dei due fili si spezzerà.
-Jane, cosa vi turba?-
Delusione, esasperazione, tristezza nella sua voce.

Siete voi.

Non sono abbastanza certa della risposta per pronunciarla. Ma la penso così intensamente che per un istante sono certa che egli l'abbia percepita.
-Vorrei che vi sentiste meno a disagio con me.-

Aprirmi a voi e dare fiducia al cuore? Quanto è conveniente affidarsi ai sentimenti?

Dal soffitto proviene rumore di passi. Il mio cuore comincia a battere seguendo quel ritmo pesante ed irregolare. La signorina Poole dovrebbe davvero imparare a dominare i propri timori e non andarsene in giro a quest'ora facendo tutto questo baccano.
Il volto di lui si incupisce, cala il sipario sul suo volto, non recita più. Ma forse è solo una mia impressione o un gioco di luce.
Gli intervalli tra i passi che sentiamo sopra di noi diventano ravvicinati e capisco che la Poole si sta allontanando rapidamente. Poi silenzio.
Il mio sguardo ritorna sulla mano del signor Rochester che è rimasta sospesa. Vengo scossa da un fremito.

Io potrei salvarvi.

-Scendete di sotto con me, Adele vuole mostrarvi i suoi disegni.-
Il suo sguardo si fa impaziente e poi sempre più severo.
-Le avete messo in testa questa assurda abitudine di scarabocchiare cose altrettanto assurde.-
La sua è una durezza forzata e so che non intendeva essere così serioso. Mi avvicino a lui sfidandolo con lo sguardo. Sento il calore della candela e riesco a distinguere anche il calore della sua mano.
Gli scivolo accanto passando oltre e appoggio lo stivaletto sul primo gradino. Lui sogghigna come se avesse scommesso che mi sarei comportata così. 
Io mi fermo e lo aspetto. Lui indugia nel suo stato di divertimento. Poi si ricompone e mi segue. Continuo a scendere.

Io so che potrei salvarvi. E so anche che voi potreste salvare me.

-Adele ha talento per l'arte.-
Dico. Adele è un argomento che amo mettere in campo, perché mi sembra che non sia mai fuori luogo parlare di lei. In un certo senso è come ricordare al Signor Rochester perché io sono lì, e puntualizzare il mio ruolo in questa casa mi rassicura. Lui sbuffa alle mie spalle.
-Il talento artistico di Adele ha mille e una sfaccettature, ma nessuna che io desideri vedere in lei.-
-Non ho ancora capito cosa desideriate vedere in lei.-
Il suo passo si fa per un attimo incerto e so che sta pensando ad una risposta da darmi. Sbuffa ancora e procede recuperando in fretta il terreno che la sua esitazione gli ha fatto perdere. E non risponde.
Il piano di sotto è invaso dall'ambrata luce del camino. Adele è seduta sul tappeto, china su dei fogli, intenta ad esprimere la sua vena artistica tipicamente francese. Il vestitino tutto fiocchi le sta d'incanto. Io non ne ho mai avuto uno simile.
Indosso il mio sorriso più dolce e sto per andarle incontro quando Edward Rochester mi trattiene afferrandomi il polso.
Io tronco il respiro, lui tronca la punta di un sigaro con i denti. Adele non si accorge di noi.
-Siete nervosa.-
Afferma.
-Vi sbagliate.-
La mia risposta è pronta e decisa, quasi me ne sorprendo.

Talvolta sono brava quanto voi a recitare.

-Vi spavento? Siete cupa e mi sfuggite come acqua tra le dita.-
-La mia cupezza mi deriva dalla mia istruzione, credevo che aveste imparato a conoscermi.-
Mi sento troppo sfrontata e abbasso gli occhi umilmente.
-Mi sfuggite, vi ripeto. Vi sottraete ad ogni mia dimostrazione di gentilezza.-
-Perché voi parlate ad enigmi ed io non sono brava a risolverli, quindi preferisco non cimentarmi in essi.-
-Parlare ad enigmi mi deriva dalla mia istruzione. E poi è divertente. Ma vi prometto che cercherò di moderarmi se voi abbatterete questa strana barriera che avete eretto contro di me. Vi ho detto tante volte che vorrei che foste più spontanea con me, come lo sono io con voi.-

Perché volete torturarmi?

-La verità è che mi sento così bene quando sono insieme a voi, piccola Jane.-
Mormora accendendo il sigaro. Il bagliore del tabacco che si incendia mi illumina per un momento il volto di un arancione intenso. Aspetta una mia risposta, una delle mie solite brillanti risposte che lo divertono tanto. Ma io rimango muta e non ho nemmeno voglia di pensare a cosa poter ribattere. Voglio che mi lasci il polso, voglio che mi lasci raggiungere Adele che ancora ci ignora, voglio che smetta di alimentare le mie illusioni. Il mio istinto più animalesco vorrebbe ignorare tutte queste inutili, estenuanti preoccupazioni, ma la mia razionalità è inflessibile.
-Oh, quale capolavoro della natura siete.-
Dice sbuffando una nuvola di fumo e mi sembra quasi che stia leggendo una battuta da un copione. So di non essere affatto un capolavoro.
-Siete graziosa, Jane. Se foste ricca, forse apparireste perfino bella.-

Siete convinto del contrario persino voi, signore.

Io lo guardo e gli domando flebilmente di liberarmi il polso. Lui mi asseconda subito e continua a studiare il mio volto.
-Siete un vero capolavoro.-
-Lo dite a molte?-
-No, affatto. Sembrate offesa.-

Lo sono.

Riflette, fumando con soddisfazione il buon tabacco.
-Dovreste innamorarvi, sì, dovreste provare ad amare, a voler possedere qualcuno, a voler morire per qualcuno. Penso che ci riuscireste molto bene.-
Ancora, ancora e ancora bugie. Dovrei credergli? Tralasciare l'orgoglio e credergli? Forse mi farebbe bene abbandonarmi a simili dolci fantasie, ma no. Non posso. Lui non capisce quanto male mi facciano le sue parole. Quale donna non vorrebbe riceverne di simili? È così romanzesco!
Ma io sono troppo ingenua e so bene di esserlo. Io in queste parole leggo promesse, speranze, sogni e invece devo continuamente ricordare a me stessa che sono solo parole. Belle e suadenti, ma sono solo parole. Come un bel quadro che per chi lo guarda può sembrare un suggestivo paesaggio anche se in realtà è solo un ammasso di colori su un'anonima tela.
Lo guardo aggrottando le sopracciglia senza rendermene conto e lui mi rivolge un sorriso obliquo.

Non riesco a fidarmi di voi.

-Non riuscite a fidarvi del vostro cuore, vero?-
Sgrano gli occhi e abbasso la testa, sconfitta da quella verità disarmante.
Guardo le mie mani chiuse a pugno e mi rendo improvvisamente conto che nulla più mi trattiene al suo cospetto: il mio polso è libero dalla sua mano. Ne approfitto e mi allontano di un passo. Ma è così difficile fuggire, per quanto ne abbia voglia. Sono ancora una volta contesa tra due desideri, tra due necessità diverse e opposte.
-Mademoiselle!-
Cinguetta Adele scattando in piedi con la grazia di un usignolo che spicca il volo e mi raggiunge correndo. La piccola francesina inconsciamente mi salva e mi trascina via da lui. Mi sento più tranquilla mentre ammiro i disegni di Adele e mi complimento con lei sfoggiando il mio francese accademico. Lui non si muove. Così da lontano gli rivolgo uno sguardo sereno e spavaldo e mi sento come una persona che osserva un leone da dietro delle sbarre con la consapevolezza rassicurante che, qualsiasi cosa succeda, quelle sbarre la proteggeranno.



  
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