Per
il Mastino, il suono della morte erano state le urla, il cozzare delle
armi, il
soffio dei corni da guerra.
Per
Sandor, il suono della morte è il silenzio.
Riderebbe,
se ne avesse la forza: c'è dell'ironia nel fatto che proprio
lui sia stato lasciato
a morire solo come un cane. Allo stesso modo, gli strappa un sorriso
amaro che
stia accadendo proprio quando aveva deciso di togliersi il guinzaglio
dal
collo, ma quali siano o non siano state le sue scelte ora non ha
più
importanza.
"Forza,
mettiti la coda tra le gambe e deciditi a crepare da bravo cucciolo" se
lo ripete
incessantemente, ma i rintocchi della sua ultima ora sono di una
lentezza
esasperante.
Gli
sembra che la testa stia per scoppiargli, stretta nella morsa della
febbre, rendendogli
pensieri confusi al punto da non riconoscere più il confine
tra realtà e finzione,
eppure un suono riesce a farsi strada nella sua mente: il canto di un
uccellino.
Non
riesce a vederlo, sente solo il suo cinguettio, ma gli basta ascoltare
la gioia
nei suoi gorgheggi per capire: si sta prendendo gioco di lui.
É
il mondo che, tronfio, gonfia il petto, componendo con le note parole
che solo
quell'unico ascoltatore può comprendere: "Ho vinto io. Io
sono vivo e tu
stai morendo. Hai perso. Dov'è la tua rabbia? Dove la tua
forza? L'animale è
scappato, è rimasta solo la debolezza dell'uomo."
Sandor
vuole ucciderlo, farlo a pezzi con la sua spada, strozzarlo con le
proprie mani,
perché è uccidere l'unica cosa che ha sempre
saputo fare, ma il suo corpo è
pesante come una pietra e inerte come una bambola di pezza.
É
più di quanto possa tollerare, ma, proprio quando sente di
essere vicino al
punto di rottura, un'altra voce si aggiunge alla prima: un uccellino
che pare
tremare, tanto incerto il suo canto si solleva.
In
quelle melodia così lenta, in quella vocina sottile trova
sollievo, nonostante
sappia che dovrebbe odiarla; è colei che si è
ostinata a trovare dell'umano in
una bestia, che ha osato rivolgergli quello sguardo di compassione che
l'ha
scosso fin nel profondo, che l'ha guardato dritto in volto, senza
più avere
paura di lui.
Dovrebbe
odiarla, ma anche il più feroce dei cani ha bisogno di una
carezza.
Il
cinguettio aumenta mano a mano d'intensità, fino a coprire
completamente il
primo, ma rimane sempre lontano, così dannatamente
lontano.
D'un
tratto si interrompe, e il breve attimo di silenzio è
seguito da un frullare
d'ali.
"Vola,
uccelletto. Lascia perdere le canzoni e vola."
Ma
le sue palpebre sono ormai pesanti e, prima che possa sapere quale sia
la sua
direzione, l'oscurità lo avvolge.
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Mi prendo quest'angoletto, oltre che per indicarvi il cesto di ortaggi da lanciarmi (è nell'angolo in fondo), per ringraziare ancora una volta il mio beta Encha che si è sorbit... che ha letto questa storia nonstante non sopporti né il genere né la coppia :3 (è da ammirare, gente v.v)
Ah, poi devo chiedere un "favore"
Altrimenti... vi riempio i biscotti di uvetta (?)
La smetto di infestarvi con le mie idiozie, grazie a tutti quelli che sono arrivati fin qui e alla prossima ^^