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Autore: Lizhp    31/07/2015    5 recensioni
Mika si prese ancora qualche secondo per osservare la tempesta, che era un po’ la trasposizione chiara e tangibile di quello che era successo tra lui e la sua metà poco tempo prima: non c’era nessun uomo coraggioso che aveva deciso di affrontarla, uscendo di casa e camminando avvolto dalla neve, così come Andy e Mika avevano deciso di rinchiudersi nel loro silenzio, senza affrontare il problema, dimenticando per qualche minuto quello che erano insieme.
Non c’era nessuno.
Erano soli nella loro solitudine.
Unicamente il tempo faceva loro compagnia.
Genere: Fluff, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava un freddo e cupo pomeriggio di metà gennaio a Parigi, in tutto e per tutto uguale agli altri. Dalla finestra del suo appartamento, Mika osservava i pesanti nuvoloni, grigi e minacciosi, incombere sulle strade parigine e sui passanti, tutti premurosamente muniti di ombrello.
Era solo.
In quel momento a fargli compagnia c’era solo l’accogliente e rassicurante calore del fuoco nel camino, che gli permetteva di sfuggire al clima pungente della capitale francese.
Il cantante aggiunse un pezzo di legna e mosse un po’ i ceppi, per mantenere viva la fiamma; fece correre i suoi occhi dal fuoco al cielo, riflettendo sul contrasto che si era creato tra l’esterno della casa e l’interno.
Il grigio cupo e il rosso acceso.
La staticità del cielo in quel momento, immobile come se stesse osservando attentamente quello che accadeva sotto di lui, e la dinamicità delle fiamme.
La minaccia di una tempesta e la certezza di un posto al riparo.
Un po’ come il giorno e la notte, come il sole e la luna, come il nero e il bianco: in quel momento una via di mezzo non c’era e Mika aveva scelto il rosso acceso, il continuo saltellare delle fiamme e la certezza di trovarsi in un posto sicuro in previsione della tempesta.
Era seduto a gambe incrociate sul pavimento: teneva le mani l’una nell’altra, vicine al fuoco, e la schiena appoggiata al divano. Chiuse gli occhi, in modo da percepire la realtà solo con gli altri sensi.
Il calore del fuoco accarezzava il suo volto e le sue mani, mentre alle sue orecchie giunsero i rumori della città: il chiasso delle auto, il suono fastidioso di un clacson.
Il campanello di casa.
Mika riaprì gli occhi e illuminò lo schermo del sue cellulare: le cinque, Doriand era arrivato.
Il libanese aveva deciso di trascorrere qualche giorno a Parigi per poter lavorare insieme al suo collaboratore: avevano già scritto una canzone in francese, in quei giorni, e Mika ne era entusiasta. Il cantante voleva però continuare questo esperimento.
Aprì la porta di casa e invitò l’uomo ad entrare, andando poi a prendere il suo computer.
Si sedettero entrambi sul tappeto davanti al divano e di fronte al camino, su suggerimento di Mika: quel contrasto di colori e di situazioni aveva attivato in lui un fiume di pensieri che forse lo avrebbero condotto sulla giusta via per comporre.
-Di cosa parliamo oggi, Mika?-
Il libanese non rispose subito, ma tornò a fissare prima il fuoco, poi il gelido cielo di Parigi.
I suoi pensieri tornarono immediatamente ad un tardo pomeriggio di qualche settimana prima, in cui Mika si era ritrovato di nuovo a vivere e sentire su di sé gli stessi contrasti di quella giornata parigina.
 


Avevano sempre avuto questo problema loro due: uno amava il mare, l’altro la montagna. Scegliere un posto in cui andare in vacanza, quindi, era tutt’altro che un’impresa semplice.
Per quelle vacanze di Natale aveva avuto la meglio Mika, così era riuscito a trascinare un borbottante e lamentoso Andy a scalare le cime più alte delle Alpi italiane.
Quel pomeriggio però il clima rilassante e di evasione dal mondo che avrebbe dovuto accompagnare quei giorni che si erano ritagliati solo per loro sembrava averli abbandonati, lasciandoli cadere in un’atmosfera di reciproca freddezza.
Erano seduti ai lati opposti della sala della piccola casa che avevano affittato, interamente costruita in legno.
Così come Mika amava la montagna e Andy il mare, il primo aveva scelto di puntare gli occhi sulla rigida tempesta di neve che si stava abbattendo all’esterno, mentre il secondo manteneva lo sguardo fisso sulle fiamme che danzavano nel camino.
A regnare era il silenzio, un freddo e rigido silenzio, che però martellava bruscamente nella testa dei due giovani.
I loro sguardi non si incontravano da una mezzora ormai: entrambi troppo orgogliosi per fare il primo passo, restarono imbronciati ad osservare insistentemente lo spettacolo così diverso che avevano scelto di osservare come scherno a quella situazione.
Era stata una discussione a portarli a quel punto: non una delle più gravi probabilmente, ma che comunque li aveva portati a percorrere due strade opposte che sembravano non poter avere un punto di incontro, esattamente come non potevano convivere il fuoco caldo che Andy aveva scelto come riparo e la fredda tempesta di neve che Mika aveva deciso lo avrebbe accompagnato per quel momento.
Succedeva spesso che, dopo ogni discussione, entrambi si rendessero conto di quanto fossero stupidi i motivi che avevano innescato la lite, e di quanto fosse futile ignorarsi per un determinato lasso di tempo, lungo o breve che fosse. Eppure, quando ancora erano il nervosismo e una punta d’orgoglio ad avere la meglio su di loro, non riuscivano a rendersi conto del fatto che stavano solo sprecando un po’ di quel tempo che avrebbero potuto trascorrere serenamente.
Era difficile scorgere qualcosa in mezzo alla tempesta di neve, ma il cantante notò che, non troppo distanti da loro, due alte montagne si estendevano fin quasi a toccare il cielo. Due cime che non avrebbero mai potuto incontrarsi, troppo lontane, intente a percorrere due strade inevitabilmente parallele.
Un po’ come loro in quel momento: ognuno con la propria idea, ognuno con la convinzione di essere dalla parte della ragione, entrambi tenuti saldamente distanti dall’orgoglio.
Si erano riversati la colpa uno addosso all’altro, continuamente, senza fermarsi a riflettere in quel momento di arrabbiatura reciproca.
Mika si prese ancora qualche secondo per osservare la tempesta, che era un po’ la trasposizione chiara e tangibile di quello che era successo tra lui e la sua metà poco tempo prima: non c’era nessun uomo coraggioso che aveva deciso di affrontarla, uscendo di casa e camminando avvolto dalla neve, così come Andy e Mika avevano deciso di rinchiudersi nel loro silenzio, senza affrontare il problema, dimenticando per qualche minuto quello che erano insieme.
Non c’era nessuno.
Erano soli nella loro solitudine.
Unicamente il tempo faceva loro compagnia.
Un tempo cattivo, che non si esprimeva solo nella tempesta che infuriava sulle Alpi, ma anche sul tempo che stavano perdendo loro, troppo orgogliosi per lasciare da parte le proprie convinzioni e trovare un punto di incontro.
Ma qual era il senso di tutto ciò?
Mika fece un sospiro e, finalmente, puntò gli occhi sul viso del suo compagno, che ancora imbronciato non si azzardava a fare nemmeno un minimo movimento.
Il cantante abbandonò la sua sedia, ringraziando segretamente la tempesta e le cime che gli avevano dato la forza di porre fine alle intemperie che erano infuriate dentro casa.
Si sedette sul divano accanto ad Andy, sfiorando delicatamente una mano del biondo con la sua.
-Ehi- sussurrò lievemente.
Il greco si voltò verso di lui, facendo in modo che le iridi castane e quelle color del cielo si incatenassero tra loro, finalmente.
In quel momento il cantante si rese conto che poco gli importava delle tempeste, esterne o interne che fossero.
Che senso aveva fossilizzarsi sul tempo?
La tempesta che infuriava fuori, poteva essere combattuta facilmente con il calore del fuoco che scoppiettava dentro le mura.
La tempesta che aveva preso il sopravvento su di loro, Mika la combatté perdendosi per un attimo in quegli occhi che lo fissavano tristemente, pentiti per tutto quello che era successo.
Un lieve sorriso prese forma sul volto di Andy, mentre ricambiava la pressione della mano di Mika: due piccoli gesti che allontanarono entrambi dall’orlo del precipizio, riportandoli in un posto sicuro, fregandosene del cattivo tempo.
La parola “scusa” venne sussurrata da entrambi, quasi nello stesso momento, seguita dalla risata leggera dei due ragazzi, causata dall’aver parlato quasi nello stesso momento.
Le loro labbra si sfiorarono dolcemente e Mika si rese conto che non assomigliavano più a quelle due montagne che percorrevano strade parallele fino al cielo, ma ora erano più simili alle fiamme scoppiettanti nel camino: un tutt’uno, qualcosa di cui non si potevano distinguere chiaramente i confini.
Quel tenersi per mano, quel lieve sorriso, quell’unica parola sussurrata e quelle labbra che si muovevano lentamente in una danza comune, erano tutti elementi molto più forti del calore del fuoco, per combattere la tempesta.
Mika si chiese allora che senso avesse assecondare il brutto tempo, quando amare quel ragazzo che ora gli stava sfiorando delicatamente il volto era comunque piacevole, anche nel bel mezzo di una tempesta.


 
Mika appoggiò le dita sulla tastiera del computer: aveva trovato la giusta ispirazione. Doriand era rimasto in silenzio per tutto quel tempo, notando che il collega era ormai perso in mondi a cui lui non avrebbe mai potuto avere accesso.
Le parole presero forma sullo schermo in modo automatico, spontaneo, semplice.
Ecco di cosa avrebbe parlato: dell’amore nel bel mezzo di una tempesta che sembrava distruggere tutto, di quanto lui amasse allo stesso modo quel tipo di amore.
 
“Moi j’aime autant faire l’amour dans le mauvais temps”
 
Scrisse l’ultima frase del ritornello e poi rilesse interamente quella canzone che narrava di quel momento tanto strano quanto intenso che aveva vissuto insieme ad Andy e che i contrasti di quell’uggioso pomeriggio parigino gli avevano riportato alla mente.
Una dolce melodia iniziò a farsi spazio nella sua mente.
Senza dire una parola, passò il computer a Doriand affinché potesse leggere il testo e si diresse al pianoforte, iniziando a dar vita alla melodia che fino a poco prima esisteva solo nella sua mente.
L’uomo, ancora seduto sul tappeto, lesse le parole scritte da Mika, accompagnato dalla melodia che sentiva fuoriuscire dal pianoforte, dalla quale si sentì dolcemente cullato. Un lieve sorriso si delineò sul suo volto: in quel caso, il suo aiuto non era servito, lo spirito creativo di Mika aveva portato alla luce un altro capolavoro che non aveva bisogno di correzioni.
 
 
  

Buooooogiorno :) 
Tutto questo salta fuori dai miei pensieri di ieri sera e stamattina sulla canzone "L'amour dans le mauvais temps".
Di solito, quando scrivo qualcosa legato ad una canzone, inserisco anche le strofe della canzone. Questa volta ho preferito lasciarle da parte ma, seconoscete la canzone e la traduzione, trovate i riferimenti nel testo. 
Eeeeee, nient'altro da dire, credo.
E' qualcosa di ancora un po' diverso da quello che faccio di solito, anche con le canzoni, quindi se vi va fatemi sapere che ne pensate! 
Alla prossima :)
   
 
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