Alla signora di casa non piaceva che i suoi ospiti la attendessero a lungo, ma ammetteva spesso che nella vita serve classe e anche l’attesa era elemento della sua classe sopra elevata. La sua adorabile dimora di campagna era diventata una casa di alto livello e spesso organizzava banchetti con spettabili ospiti, che a volte la aspettava impazienti, sopratutto nel corso di cerimonie e cene speciali. Il volto della padrona era scolpito nel marmo: una severa espressione monarchica dagli occhi verdi smeraldi e la pelle candida era circondata da una cornice di capelli bianchi raccolti con una spilla di ceramica a punta lunga d’orata. Indossava sempre vesti ondulate che le ricoprivano tutto il corpo fino alle caviglie, dove c’erano deliziose scarpette col tacco spesso non molto alto, rinfoderato in cuoio. Sotto questo regale modo di vestirsi appariva una signora dal nome impreciso e dal carattere misterioso che amava se stessa molto, ma ancora di più la morale immaginaria che la circondava; si chiamava Lady Evandra Clare Willstone II, o più semplicemente Lady Evandra. Non credo la sua storia sia una delle più particolari che si possano leggere, ma a suo modo anche lei era un fuggiasco ed è sempre difficile fuggire, se non si ha modo e metodi di farlo.
Evandra ebbe una vita agiata ai limiti dell’avventura però, una volta che ebbe figli, dovette rinunciare a quella agiatezza che prima la caratterizzava e iniziò a dedicarsi alla famiglia, mantenendo lussuosi studi e maestose condotte di vita. Passarono gli anni ed ebbe molte soddisfazioni: il suo primogenito Carl ebbe una notevole carriera come medico e primario in un noto ospedale londinese; la sua adorata Carol divenne amministratrice di una banca molto importante nei pressi del centro di Londra; Anastasia, la terza figlia, sposò un pilota di aerei e viaggiava moltissimo, anzi sempre. Il suo quarto figlio era Mortimer, che fu scrittore di romanzi fantasy e polizieschi. Ebbe anche diversi nipotini dai primi tre, ma non dal quarto. Detta così la sua vita pare essere la migliore che si possa desiderare, ma purtroppo un problema si presentò alle porte, all’alba dei suoi sessantacinque anni, quando decise di fare testamento. Suo marito, Lord Arthur, era in pessime condizioni fisiche e prossimo alla morte e nessuno dei due aveva pensato a decidere come distribuire il denaro e i possedimenti, ma c’era una clausola da rispettare. Era un cavillo che passava di generazione in generazione nella famiglia Willstone, secondo il quale c’erano delle condizioni da mantenere in atto per il bene della famiglia. Questa era una legge spirituale emanata dal capostipite dei Willstone e stabiliva che ogni Willstone dovesse concepire almeno tre figli, di cui almeno due dovevano essere maschi e la femmina in grado di concepire entro i trent’anni bambini. All’alba del testamento ogni Willstone doveva decidere insieme alla moglie, se ancora viva, a chi donare i proprio soldi, ma a delle condizioni: nessuna femmina poteva ereditare la casa; nessun uomo poteva ricevere tutta la somma di denaro, ma solo parte di essa; ciascuno dei figli avrebbe ricevuto in dote anche un dono speciale e insieme ad esso un segreto, ovvero uno dei dieci segreti della famiglia: infatti la famiglia Willstone possedeva dieci clamorosi segreti la cui segretezza era essenziale e nessuno li aveva rivelati, solo i Willstone in carica li conoscevano e dovevano decidere di rivelarne uno a ciascuno dei loro figli e rivelare i restanti segreti a colui che avrebbe ricevuto la maggior parte del patrimonio. Nessuno di coloro che avevano ricevuto il segreto avrebbe potuto rivelarlo a qualcuno, tranne al momento del testamento successivo. Evandra conosceva i segreti e doveva decidere cosa fare, provando a sostenere anche il marito nella malattia.
-Dobbiamo fare delle scelte, non solo di denaro, ma di parola- ripeteva ad Arthur, sdraiato nel letto con la febbre.
-Cosa ha detto il dottore?- chiese Martin, il nipote, figlio di Carl.
-Hai sedici anni, caro ragazzo, non preoccuparti troppo per chi muore. Tuo nonno avrà vita migliore in Paradiso. E’ venuto il Dott. Stevenson e ha definito questa malattia come una peste moderna incurabile; non capisco. Non sembra peste, sembra influenza.-
-Papà è più bravo del Dott. Stevenson.- obiettò Martin.
-Tuo padre è via per lavoro, ma arriverà con tuo zio Mortimer oggi pomeriggio. Accontentiamoci di questa visita speciale del dottore e aspettiamo.-
Si fece avanti l’infermiera che veniva giornalmente a somministrare le medicine, una donna giovane dai lunghi capelli castano e un velo bianco che li copriva.
-
Vuole che somministri del sedativo?- chiese acidamente.