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Autore: eugeal    31/07/2015    1 recensioni
Questa storia è uno spin-off di "A World that Will Not Turn to Ash" e si colloca dopo il finale, quindi leggetela solo dopo l'altra per non rischiare spoiler.
Guy è diventato il Guardiano Notturno al posto di Marian. Queste sono le sue avventure.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Robin Hood, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'From Ashes'
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Lo stallone nero sbuffò, impaziente, e Guy si avvicinò a lui per grattargli il muso. Avrebbe dovuto togliergli la sella e dargli qualcosa da mangiare già da un bel pezzo e si sentì in colpa per averlo trascurato.
Si chiese cosa fare. Avrebbe dovuto tornare a Locksley prima o poi, ma come avrebbe potuto affrontare Marian?
Se Allan non si sbagliava, la ragazza pensava che lui l'avesse tradita, in caso contrario era lei ad averlo fatto. Qualunque fosse la verità, Guy non aveva il coraggio di guardare Marian negli occhi ed era terrorizzato di fronte alla possibilità di perderla.
Allan tornò con due secchi d'acqua e ne mise uno davanti a ogni cavallo.
- Cosa posso fare? - Chiese Guy, quasi in tono di supplica, e Allan pensò che era raro che Gisborne si mostrasse così vulnerabile davanti a lui.
- Intanto calmati.
- Come puoi dirmi di calmarmi se non so cosa sta succedendo a Marian?! - Scattò Guy, rabbiosamente.
- Appunto, non lo sai. L'unica cosa sensata da fare è scoprirlo, ma fino ad allora non ha senso agitarsi così tanto. Non lasciarti trascinare dalle emozioni, non succede mai niente di buono quando lo fai.
- Come se fosse facile.
Allan gli mise le mani sulle spalle e lo costrinse a girarsi, poi gli indicò Knighton Hall.
- Guardala bene. Non avresti preferito aver mantenuto la calma quel giorno? Ora pensaci, trovi che sia più semplice ricostruirla oppure sarebbe stato meglio non bruciarla affatto?
Guy non trovò nulla da rispondere e chinò la testa con un sospiro.
- Lo dico per il tuo bene, Giz.
- Lo so. Ma…
- Senti, non appena farà giorno andrò a Locksley, parlerò con Marian e cercherò di capire cosa sia successo. Troveremo una soluzione, ma fino ad allora non devi fare nulla di avventato.
- Sempre che esista una soluzione. - Disse Guy, tetramente.
- L'unica cosa per cui non c'è rimedio è la morte e nel tuo caso non sarei del tutto certo anche di quello. Male che vada dovrai dirle che sei tu il Guardiano Notturno.
- Ah, certo, confessarle che le ho mentito per mesi è il modo migliore per riconquistare la sua fiducia in me. Senza contare che per lei sarebbe pericoloso essere a conoscenza di quello che faccio. E poi, se davvero ha baciato il Guardiano Notturno perché mi ha visto con Meg, sarebbe umiliante per lei sapere che io so quello che ha fatto.
- Giz, qualcosa ci inventeremo, ne sono certo. E troveremo un modo di sistemare le cose.
Gisborne sospirò.
- Lo spero.
Allan recuperò due coperte dalle borse da sella e ne mise una in mano a Guy.
- È meglio che ora cerchiamo di dormire un po'.
- Non credo di poterlo fare.
- Provaci lo stesso. Davvero, Giz, se non ti riposi almeno un po' finirai per crollare. Anche se non riesci a dormire, stenditi, chiudi gli occhi e cerca di non pensare a niente.
Guy decise di seguire il consiglio di Allan e si avvolse nella coperta. Era certo che non sarebbe riuscito a chiudere occhio, si sentiva troppo angosciato, ma l'amico aveva ragione: era davvero stanco.
Chiuse gli occhi e cercò di convincersi delle parole di Allan: avrebbero trovato una soluzione e le cose si sarebbero sistemate. Doveva crederci.

Guy si mosse nel sonno, poi si girò di lato e aprì gli occhi. A svegliarlo era stato il profumo del pane appena sfornato e Gisborne sbatté le palpebre, confuso.
Si puntellò con un gomito per guardarsi intorno e si rese conto di essere steso sotto uno degli alberi di Knighton Hall e che il sole era già alto. Ricordò di colpo gli eventi della notte appena passata e l'angoscia tornò a stringergli il cuore, svegliandolo del tutto.
Aveva creduto di non poter dormire, ma alla fine la stanchezza aveva avuto il sopravvento e Guy era sprofondato in un sonno sfinito, misericordiosamente privo di sogni.
- Finalmente vi siete svegliato, Sir Guy! - Esclamò una vocina allegra alle sue spalle e Gisborne si voltò di scatto.
- Oh, Mary…
La bambina sorrise.
- Allan si è raccomandato di lasciarvi dormire, ma cominciavo a pensare che lo avreste fatto per tutto il giorno.
Guy si alzò a sedere.
- Dov'è Allan?
- Mi ha detto di dirvi che andava a Locksley e ha chiesto alla mamma di prepararvi qualcosa da mangiare.
La bambina spinse un cestino verso di lui.
Guy stava per dire che non aveva fame, ma si rese conto che sarebbe stata una bugia.
Era affamato.
Gli sembrava assurdo e sbagliato pensare a mangiare o a dormire quando rischiava di perdere l'amore di Marian, ma il suo corpo sembrava pensarla diversamente.
Accettò l'offerta di Mary, ringraziandola con un cenno della testa e prese un pezzo di pane. Lo spezzò a metà e ne offrì una parte alla bambina.
- Grazie, Sir Guy, ma è per voi. Io ho già mangiato.
- Ce n'è abbastanza per entrambi. E se ricordo bene come era mia sorella quando aveva la tua età, penso che non ti dispiacerà affatto ripetere la colazione. - Guy fece un piccolo sorriso e fece un gesto verso il cestino. - Prendi pure tutto quello che vuoi.
Mary prese il pane senza farselo ripetere due volte e ne staccò un pezzo con un morso. Masticò in fretta, poi si voltò a guardare Guy.
- Avete una sorella? Come si chiama?
- Isabella.
- Sembra il nome di una principessa. È molto bella?
Guy non rispose subito, ripensando all'ultima volta che l'aveva vista, alla rabbia disperata che aveva scorto nei suoi occhi quando l'aveva venduta al futuro marito. Con un brivido si rese conto che quello sguardo era terribilmente simile a quello che aveva visto negli occhi di Marian, lo sguardo ferito di una donna tradita da qualcuno che amava.
Era così che si era sentita Isabella? Lui era stato convinto di averle offerto un'opportunità irripetibile, l'unica possibilità che avevano entrambi di sfuggire alla miseria e non aveva mai pensato che invece poteva averle fatto un torto.
Mary lo guardava in attesa di una risposta e Guy si riscosse da quei pensieri.
- Sì, credo di sì.
La bambina rise.
- Non sapete se vostra sorella è bella o no?
- Non la vedo da molto tempo.
- Vive lontana da qui?
- Già.
Mary prese una mela dal cestino e iniziò a rosicchiarla con aria assorta.
- Perché non andate a trovarla? Papà e Jack vivono ancora nascosti nella foresta, ma vengono a trovarci tutte le sere. Non ditelo allo sceriffo però. Ci resterei male se mio fratello non volesse vedermi, è un rompiscatole, ma è sempre mio fratello.
Guy non le rispose e la bambina lo guardò, un po' preoccupata. Il cavaliere le sembrava triste e Mary si ricordò che la prima volta che lo aveva incontrato lo aveva visto piangere per chissà quale motivo.
- Sir Guy?
Gisborne si sforzò di sorriderle e le restituì il cestino ormai vuoto.
- Credo che ora sia meglio che mi rimetta al lavoro. - Disse, indicando Knighton Hall.
Guy si tolse la giacca e la appoggiò a terra, sopra alla coperta che aveva ripiegato, poi raggiunse gli operai che stavano già lavorando.
Quella era la casa che lui stava ricostruendo per Marian e forse tutta quella fatica non avrebbe avuto alcun senso se lei l'avesse lasciato, pensò, con una stretta al cuore, poi allontanò quel pensiero doloroso.
Allan gli aveva detto che avrebbero trovato una soluzione e, anche se aveva il sospetto che l'amico avesse solo voluto consolarlo, Guy scelse di credergli.
Non aveva alcuna intenzione di arrendersi senza lottare, Marian era troppo importante.

Marian corse alla finestra nel sentire gli zoccoli di un cavallo che si avvicinavano alla casa. Aveva dormito poco e male e poco prima dell'alba non aveva più resistito e si era arrampicata fino alla finestra di Guy per vedere se fosse tornato a casa, ma la stanza era desolatamente vuota.
Guardò fuori cercando di non farsi vedere e chiedendosi come avrebbe dovuto comportarsi se il cavaliere che si stava avvicinando fosse stato Guy.
Allan.
Era Allan ed era da solo.
Dov'è Guy?
Marian si sentì gelare al pensiero che potesse essergli successo qualcosa, ma in quel caso Allan non sarebbe stato così tranquillo.
L'unica spiegazione era che fosse rimasto insieme alla donna della taverna e Marian si sentì avvampare di rabbia alla sola idea, rabbia subito smorzata dal ricordo del bacio che lei aveva dato al falso Guardiano Notturno.
Perché devo sentirmi in colpa?
La ragazza sospirò. Si sentiva tremendamente confusa.
Da un lato era furiosa con Guy, non riusciva ad accettare il suo tradimento e si ripeteva che ciò che aveva fatto nel vicolo era solo una giusta vendetta, che si era solo limitata a ripagarlo con la stessa moneta, dall'altro invece non riusciva a perdonarsi per essersi comportata in quel modo vergognoso solo per ripicca. Non aveva avuto alcun desiderio di baciare quell'uomo, lo aveva fatto per dispetto e si sentiva meschina per averlo fatto.
A complicare le cose c'erano le assurde sensazioni che quel bacio le aveva provocato. Era stato piacevole, eccitante e si era trovata a provare desiderio per quell'uomo mascherato.
Sono così leggera allora?
Si allontanò dalla finestra, ancora incerta su come comportarsi. Anche Allan era stato alla taverna, insieme a Guy. Avrebbe potuto ottenere informazioni su quella donna in qualche modo, capire se quello che era successo era una cosa seria o solo l'avventura di una notte...
Ma come fare? Non poteva andare da Allan e chiederglielo. Sarebbe stato troppo umiliante ammettere di essere entrata in quella taverna e poi chi poteva garantirle che Allan le avrebbe detto la verità?
In ogni caso doveva fare qualcosa o avrebbe continuato a tormentarsi.
Scese al piano di sotto e trovò Allan in cucina, intento a svuotare il piatto con gli avanzi della cena del giorno prima.
- Dov'è Guy? - Chiese la ragazza, prima ancora di decidere se fare quella domanda fosse una mossa saggia oppure no.
Allan la fissò: Marian era pallida e aveva gli occhi arrossati e segnati dalle occhiaie come se non avesse dormito affatto. Quella non doveva essere stata una notte facile nemmeno per lei.
- Dovrei saperlo? - Chiese, in tono indifferente e Marian per un attimo esitò a rispondergli.
- Passate molto tempo insieme…
- Lo stesso vale per te, direi. - Disse Allan, con un sorriso pacifico. - Niente frittelle oggi?
Si scambiarono uno sguardo cauto.
Ognuno dei due voleva ottenere delle informazioni dall'altro, ma né Allan né Marian osavano sbilanciarsi troppo.
   
 
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