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Autore: xxTabris    31/07/2015    4 recensioni
Prese i pantaloni e frugò nelle tasche per togliere l'orologio d'argento, simbolo del suo titolo di alchimista di stato, quando le sue dita si imbatterono in un altro oggetto. Era una specie di fischietto di metallo, nuovo e scintillante.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Envy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Botta e risposta

 Appena la porta del bagno di aprì, un leggero vapore si disperse in tutta la stanza. Dalla finestra aperta entrava una leggera brezza estiva. Ed buttò distrattamente un'occhiata all'orologio sopra il tavolo al centro della camera. Mezzanotte. Regnava una soave calma, quella sera, non si sentiva alcun rumore in tutta Central City, quasi come se un manto candido avesse improvvisamente ricoperto la città. Il ragazzo sospirò, dirigendosi verso la porta. La aprì con cautela, cercando di non fare rumore, e sporse la testa nel corridoio. Guardò da un lato. Le porte delle camere erano tutte chiuse, così come la finestra in fondo a quell'area dell'albergo. Nessuno. Girò la testa dall'altro lato, dove c'erano le scale che portavano al piano terra. Ed si portò fin sul ciglio della scalinata e sbirciò in basso. Le luci erano spente, la porta d'ingresso chiusa. Nessuno. Tornò sui suoi passi, entrò nella stanza, e si chiuse la porta alle spalle, con una mandata. Ancora con l'automail poggiato sul pomello dell'uscio, tirò un altro sospiro. Era tardi. Strano che Al non fosse ancora tornato. Tornò in bagno, dove l'aria era ancora tiepida per via della doccia che aveva appena finito di fare. Prese l'asciugamano che aveva lasciato sulla sedia e iniziò ad asciugarsi i capelli alla buona. Distrattamente, andò ad affacciarsi alla finestra. Non ebbe freddo, anche se era in canotta e boxer. Dopotutto, l'estate era alle porte e quella sera c'era una piacevole temperatura. Nel cielo non c'erano nuvole e si potevano distinguere bene le stelle, poichè a quell'ora molte luci di Central erano ormai spente.

 Ed osservò le strade buie nei dintorni dell'albergo. Inutile. Non c'era traccia di Al e non sentiva neanche alcun rumore che avrebbe provocato l'armatura del fratello anche solo camminando. Cominciava ad essere nervoso. Sbuffando un'ultima volta tornò di nuovo in bagno. Il suo sguardo cadde distrattamente sui vestiti lasciati alla buona sul pavimento. Che seccatura. Doveva lavarli subito se voleva che fossero asciutti per l'indomani. Prese i pantaloni e frugò nelle tasche per togliere l'orologio d'argento, simbolo del suo titolo di alchimista di stato, quando le sue dita si imbatterono in un altro oggetto. Era una specie di fischietto di metallo, nuovo e scintillante. Il ragazzo lo guardò con curiosità. Si era completamente dimenticato di averlo lasciato scivolare in tasca insieme al suo orologio. Per dirla tutta, non si era nemmeno rammentato di averlo. Eppure, ricordava bene le parole che gli aveva detto lui mentre glielo regalava.
 Quando avrai bisogno di me, fammi un fischio. Così verrò subito ovunque tu sia. Perchè tu avrai bisogno di me, vero?
 Già. E si ricordava anche il sorrisetto sarcastico che gli aveva rivolto mentre gli faceva quest'ultima domanda. Che nervi. Odiava essere trattato come uno scemo, specialmente quando era lui a farlo. Si rigirò il fischietto tra le mani, fra il curioso e l'irritato.
Quasi quasi lo butto via... ma sapeva che non lo avrebbe fatto. Stette un po' fermo a rimuginare, poi andò di nuovo alla finestra, l'asciugamano che gli era calato sulle spalle. Osservò di nuovo il buio della città. Non c'era anima viva. Rise tra sè e sè.
Stupido. Come avresti intenzione di arrivare qui sentendo uno stupido fischietto? Non puoi essere sempre ovunque.
 Si portò l'oggetto alle labbra e soffiò leggermente. Un lieve fischio si levò nel silenzio della notte, chiaro e limpido come il cielo sopra di lui. Ed aspettò qualche minuto, cauto. In realtà non sapeva nemmeno che cosa avrebbe dovuto aspettarsi. Fece un altro fischio, stavolta più forte e lungo del primo. Aspettò di nuovo, con la stessa tensione di poco prima addosso, ma la metropoli rimase nera e quieta. Sorrise di nuovo.
 - Che ti aspettavi, Ed?
 Si diede dello stupido e fece per chiudere la finestra. Avrebbe fatto meglio ad asciugarsi i capelli senza perdere altro tempo, se non voleva prendersi un malanno. Stava per chiudere la seconda anta, quando sentì un debole fischio di risposta. Istintivamente, si bloccò per un attimo, straniato e sorpreso.
Ma che cosa...?
 Dopo qualche secondo ci furono altro due fischi, veloci e brevi. Si ricordò di colpo ciò che lui gli aveva detto regalandogli quel pezzo di metallo.
 E non fare quella faccia, guarda che arriverò, eh. Io mantengo sempre la parola.
 Sorrise di nuovo con l'espressione furba che tanto odiava ed amava di lui. Ricordati che io ti sono sempre vicino, aveva sussurrato vicino al suo orecchio, con un tono fintamente dolce. Per tutta risposta, l'alchimista gli aveva dato dell'idiota e si era allontanato velocemente, e definitivamente.
 Ed riaprì la finestra e soffiò di nuovo nel fischietto, in attesa di una risposta. Dopo pochi secondi, ci fuorono tre fischi, tutti brevi. Ne seguirono altri quattro lunghi e di nuovo due brevi. Stavolta il ragazza scoppiò a ridere divertito.
 -Cos'è, mi stai parlando in alfabeto Morse?
 Rise di nuovo, non riuscendosi a immaginare  un isterico come lui che imparava con tanta pazienza il codice fonetico. Eppure, ripensò ai suoni che aveva sentito. All'inizio un unico suono lungo, seguito da due corti. Poi di nuovo tre corti, quattro lunghi e due corti. Aveva imparato qualcosa del genere, quando studiava per passare l'esame da alchimista di stato. "Dimmi." Ed strabuzzò gli occhi. I suoni avevano veramente un senso. C'era qualche imprecisione, vero. Ma, in fondo, ad un tipo impaziente come lui potevano pur sfuggire. Fece uno sforzo di memoria per riportarsi alla mente il codice e fischiò la sua risposta. Corto, lungo, corto. Tre corti, due lunghi. Corto, lungo, lungo. Era giusto. Si, era sicuro di non aver sbagliato nulla.
 Eppure, stavolta non ci fu alcuna risposta. Riprovò a fischiettare la sua seguenza, ma l'unico suono che riuscì a sentire era il silenzio di Central City. Impossibile. Li aveva sentiti veramente quei suoni, era sicuro. Guardò per l'ennesima fuori dalla finestra, scrutando l'oscurità. Non ci fu alcun movimento, nè individuò alcuna presenza. Sto impazzendo. Basta. Voltò le spalle al buio della città e si diresse verso il bagno. Quella sera aveva troppa immaginazione. Si diede dello stupido. Come aveva potuto credere che quel fischietto sarebbe veramente servito a qualcosa? Come aveva potuto credere a qualcosa che gli aveva detto lui, soprattutto. Sono un idiota. Stava per varcare la soglia della porta, quando una folata più forte delle altre lo fece rabbrividire, insieme ad un rumore proveniente dalla finestra. Sentì le ante che aveva poco prima accostato riaprirsi e il legno del vecchio infisso dell'albergo scricchiolare. Alzò la testa, incredulo.
Non è possibile.
 -Ciao, piccoletto d'Acciaio.
Edward non riusciva a voltarsi. Incredibile. Anche quella volta, Envy lo aveva fregato.


Note:
Dopo tanto tempo da spettatrice, mi sono decisa finalmente a pubblicare qualcosa anche io... è la prima ff che scrivo su fma e mi sono divertita a cercare di muovere questi personaggi ^^. Grazie a chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondo (se qualcuno lo ha fatto XD) e sarei molto felice se spendeste un minutino a lasciarmi una recensione. Vorrei riuscire a migliorare la mia scrittura perchè è una cosa a cui tengo veramente tanto, quindi commenti e critiche costruttive sono ben accetti! ^^
Ah, so che i personaggi sono tipo pochissimi ma mi piacerebbe sapere se li avete trovati IC o no. Grazie della lettura, Socix96
  
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