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Autore: WickedSwan    31/07/2015    2 recensioni
A #Larry Fanfiction!
DAL TESTO: "Che schifo.
Ridotto a trascinarmi in locali sconosciuti dei sobborghi di Londra, pur di essere me stesso.
Che poi, forse, non sono me stesso neanche così.
No, non sono più me stesso da un po’ di tempo ormai.
Come sempre, il mio autista mi sta aspettando in una via laterale, pronto ad accogliermi in macchina, una berlina, ovviamente, e riportarmi a casa.
Sono sicuro che qualche sera non mi vedrà arrivare.
Prima o poi qualche pazzo mi rapirà, con la speranza di tirarci fuori un bel riscatto. O magari solo per il gusto di torturarmi ed uccidermi lentamente e con gusto.
Come se non ci stessi già pensando da solo."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 18 – NO CONTROL
Yeah it's holding me
Morphing me
And forcing me to strive

To be endlessly
Caving in
And dreaming I'm alive

'Cause I want it now
I want it now
Give me your heart and your soul
I'm not breaking down
I'm breaking out
Lace chance to lose control

And I want you now
I want you now
I feel my heart implode
And I'm breaking out
Escaping now
Feeling my faith erode
 
Un’ora prima.

LOUIS POV

Sono qui dentro da poche ore e già mi sento soffocare.
E dire che un tempo ero ‘il centro della festa’ e adoravo ballare in mezzo alla pista fino a che i miei piedi non ce la facevano più, e la testa iniziava a girare per l’alcool e la stanchezza.

Invece, eccomi qua, in un angolo del pub, appoggiato alla parete come il peggiore dei perdenti, con uno schifo di drink in mano –opera di quel gigante francese laggiù- e la voglia di divertirmi pari a quella di comprare quegli stupidi vestiti rosa per le damigelle.
Oddio, questo matrimonio si sta rivelando uno dei miei incubi peggiori.

Prendo in mano il cellulare, per rileggere l’ultimo messaggio di El, di qualche ora fa, che io –da bravo fidanzato quale sono- ho bellamente ignorato.

“Non vedo l’ora che tu torni a Londra. Ho un sacco di novità per noi! Ti amo.”

Certo El, da quanto sono eccitato mollerei tutto subito, pur di tornare da te il prima possibile.

Nah, questo non è credibile.
Lo capirebbe che la sto prendendo in giro.
Forse.

Solo pochi giorni, poi sarò di nuovo fra le tue braccia, amore mio.

Dio, bleah, questa sembra essere uscita da un romanzo di Nicholas Sparks.

Non rompere le palle. I tovaglioli puoi pure sceglierteli da sola.

Ecco.
Questa mi rappresenta abbastanza.
Peccato che se inviassi una cosa del genere, El scatenerebbe la terza guerra mondiale solo per trovarmi ed uccidermi molto lentamente.
Sposa incazzata, sofferenza assicurata.
No, ehi, quasi sposa.

“Oh Lou, perché ti sei nascosto in un angolo? Vieni a ballare!” Mi urla una massa di capelli biondi e ritti, che riconosco essere Niall soltanto grazie all’accento.
Non faccio neanche in tempo a rispondere, che una ragazza lo trascina via, lontano da me, ridendo sguaiatamente.
E bravo Nialler, almeno lui si diverte.

Continuo a rigirarmi la cannuccia del drink fra le dita, mentre il mio pensiero torna di nuovo alla mia promessa sposa.
Mi rendo conto che il mio comportamento nei suoi confronti non sia stato affatto carino, soprattutto negli ultimi mesi.
Soprattutto dal mio compleanno.

Non che io mi sia pentito di farle la proposta, è solo che continuo ad avere milioni di dubbi sulla motivazione che mi abbia spinto a farla.

Non posso sposare una ragazza solo per paura delle mie sensazioni nei confronti di un’altra persona.
Non posso diventare marito solo per non fare qualche cazzata.
E neanche per mettere a tacere questa cazzata della memoria.

Poi però, penso che da allora i miei mal di testa sono andati migliorando –complici le pasticche rilassanti prescrittemi dal Dr. Burke- e che i problemi in cui ero incappato in quel periodo sono effettivamente scomparsi, e che a parte una buona dose di imbarazzo e la completa non comunicazione, anche fra me ed Harry le cose non vanno poi così male..e concludo che, in fondo, sia stata la scelta giusta.

E poi, io Eleanor la amo.
E’ normale voler sposare la persona che si ama, dopo quattro anni di frequentazione.
Oh, eccola la risposta giusta.

Cazzo.
A proposito delle pasticche.

Mi sono scordato di portarle con me e sono un paio di giorni che non le prendo.
Speriamo che non succeda niente.

Ecco, ora mi è appena passata anche la minima voglia che avevo di stare qui.
Chissà, magari Zayn si sta annoiando come me ed è appoggiato al muro dall’altra parte della sala, in attesa che io riesca a trovarlo per andare in albergo insieme.

Harry invece, chissà dov’è.
E’ meglio che io non mi ponga questa domanda.

Torno ad osservare la pista davanti a me, gremita di gente quasi come gli stadi durante i nostri concerti.
Noia, noia e solo noia.

Ma.

Una coppia sta ballando proprio di fronte a me, a neanche due metri di distanza, al ritmo di una canzoncina francese che, ne sono sicuro, mi resterà in mente per la prossima vita e mezzo, tanto è affascinante.

Ma non lo dirò a nessuno. Ufficialmente, la musica francese mi fa schifo.
Anche solo per il fatto che piace a Styles.

Lei è bionda, mi sembra, e continua a strusciarsi su di lui in modo del tutto spudorato, assaporandosi ogni nota della canzone, scandendo il ritmo con le anche.
Si muovono in sincro, con una lentezza disarmante.
E’ un’attività continua, quasi ipnotizzante, ed io continuo ad osservare sempre più avidamente, aiutato dall’ombra del mio angolino.

Il ragazzo è almeno quindici o venti centimetri più alto di lei e sembra completamente rapito da quello che sta facendo.
Le sue mani continuano a scendere in su e giù sulle braccia della ragazza.
Carezze leggere, sapienti, pratiche.
Dio com’è bravo.

Le sta baciando il collo, con labbra devote e attente, mentre lei gli passa una mano fra i capelli arruffati e sudati, tenuti a bada con un cappellino a visiera.
Dio com’è bello.

Grazie alle luci stroboscopiche riesco a notare il sudore che gli imperla il collo, lasciato scoperto dalla maglietta volutamente scollata.
Le sue braccia sono ricche di tatuaggi –anche se non quanto le mie- e posso distinguere il guizzo dei muscoli mentre continuano ad andare su e giù su quelle troppo esili della ragazza.
Mi ricorda qualcuno. Ma chi?

Ad un certo punto iniziano a ruotare, seguendo la musica, tanto che in pochi attimi non riesco più a distinguere la figura minuta di lei, ormai completamente sovrastata da quella decisamente più imponente di lui.
E’, tipo, altissimo. Ma non troppo. Non come quel barista incapace.

Adesso riesco a vedere molto bene anche il movimento di lui, mentre accompagna attentamente quello che lei continua a fare lontano dal mio sguardo.
Inizio a mordicchiare la cannuccia del drink, sempre più forte, mentre mi rendo conto di essere completamente in balia di quello che sto osservando.
Neanche sto sbattendo le palpebre, per quanto ne so.
Non. Posso. Smettere.

Le sue spalle larghe, le braccia forti, il sudore sul collo, i capelli arruffati.
Il suo sedere.

E non me ne frega assolutamente niente se non riesco a vedere la ragazza.
Perché, cazzo, è lui che mi interessa.

E’ per lui che continuo a torturare la cannuccia.
E’ per lui, che mi sto mordendo e leccando le labbra al limite della decenza.
E’ per lui che sento il bisogno fortissimo di darmi sollievo, urgentemente.
E’ per lui eccitato, che mi eccito.

Oddio.
Non di nuovo.
Cazzo.
Devo andare via.
Adesso.

Con la coda dell’occhio vedo Alberto seguirmi e per un attimo mi sento avvampare: che abbia assistito alla scena? Che abbia notato quello che mi sta succedendo in questo momento?

“Louis, che stai facendo adesso?” Mi chiede, in modo da coordinare i suoi movimenti con i miei.
Sto per rispondergli che sono alla ricerca di un modo istantaneo per scomparire dalla faccia della terra, quando finalmente scorgo Zayn in mezzo alla folla, con la sua guardia del corpo a pochi metri di distanza, intento a farsi un drum.
Amico, portami via da qui.

“Zayn, ce ne dobbiamo andare.” Gli dico, serio, non appena riesco a raggiungerlo.

Alberto nel frattempo si è avvicinato a Preston –fra bodyguard si capiscono- e vedo che stanno confabulando fra loro, sicuramente del fatto che né Niall né Harry hanno portato con sé le loro rispettive guardie, stasera.
Che incoscienti.

“Perché Lou? Ti senti male? Ancora dolori alla testa?” Mi chiede Zayn, con il drum rimasto sospeso a mezz’aria, pronto per essere leccato.
“No, no. Grazie al cielo no. Ma non ce la faccio davvero più a stare qui dentro. L’aria è soffocante e questa musica mi dà sui nervi.” Mento, evitando accuratamente anche solo di accennare all’erezione nei miei pantaloni.

Zayn mi guarda storto, come se cercasse di capire quanto di quello che ho appena detto sia la verità, ma deve notare soltanto il mio sguardo disperato, dato che, dopo aver chiuso il drum, si gira verso le nostre guardie, chiedendo gentilmente di chiamare il Van.

“Va bene Lou, andiamo in hotel. Tanto qualcosa da fare per passare le prossime ore lo trovo di sicuro. Ma ho già parlato con Niall e..lui ha detto di non aspettarlo e che tornerà in albergo più tardi. Forse.”

“Resta qui? Senza il suo scimmione?” Chiedo, indicando le nostre guardie, ancora prese dalla loro discussione.

“Nah, ho parlato con Paul poco fa. Ha già chiamato Mark, ci pensa lui a dargli un’occhiata. Dev’essere in giro, da qualche parte.” Mi risponde Zayn, ancora troppo concentrato sulla mia strana richiesta, per ridere della squallida battuta che ho appena fatto.

“Bene. Allora..andiamo?” Propongo allora, con un sorriso convincente stampato in faccia.
Convincente.
Speriamo.

“Va bene, cerchiamo Harry e andiamo.” Oh, giusto. Harry.

Non è che me lo fossi dimenticato, ad essere sincero.
E’ che semplicemente speravo di non doverlo affrontare, almeno stanotte.
Almeno non con questa situazione in mezzo alle gambe.

Mi ritrovo ad annuire debolmente, mentre ci avviciniamo agli scimmioni, che sembrano aver già capito le nostre intenzioni.
Ci passano infatti i nostri giacconi, mentre Zayn chiede a Preston se sappia dove sia Harry.

“L’ultima volta che l’ho visto era nella parte di pista vicino al bar. Credo che stesse ballando.” Dice serio, prima di iniziare a ridacchiare. “Cioè; sempre che quella roba possa essere chiamata ‘ballo’. Ai miei tempi sì che ci sapevamo fare, mica voi giovani di oggi.” Esclam, guadagnandosi una risata roca ed una gomitata complice da parte di Alberto.

Mah, a me pare che questi si divertano a prenderci in giro.

Comunque, data la mia splendida fortuna, Zayn si volte verso di me, e con fare sospetto ed un sorrisetto furbo mi sussurra:
“Lou, vai tu da Harry. Io devo fare una cosa.”

“Proprio adesso devi farla, questa cosa?” Lo rimbecco. Io non ci voglio andare da solo a recuperare Styles.
Beh, almeno adesso il mio problema sembra essersi già un po’ acquietato, ma comunque io a raccattare il ragazzino non ci vado.

“No Louis. Hai presente quella cosa fisiologica, che tutti hanno bisogno di fare di tanto in tanto e che dopo qualche bicchiere di alcool diventa difficile da trattenere? Ecco. Proprio adesso devo farla.”
Che palle.
Ha sempre una scusa per tutto.

“Ok, va bene. Vado io.” Gli rispondo, prima di avviarmi verso le scale che portano dall’altra parte della pista, quella più vicina al cretino che mi ha servito quel drink orrendo.
Se lo rivedo gliene dico quattro.

“Grazie tesoro! Ti sono debitore!” Mi urla Zayn alle spalle, ricevendo in cambio un bel dito medio ed un sonoro ‘vaffanculo’.
No, stasera proprio non mi controllo.

Ecco, mi trovo di nuovo a passare in mezzo ai corpi sudati che si muovono al ritmo della musica, mentre scendo velocemente le scalette e finisco nella zona più buia della pista.
La zona delle coppiette, insomma.
Oh che gioia.

Continuo a guardarmi intorno, cercando di non soffermarmi troppo su ognuno di questi sconosciuti, sperando di poter riconoscere presto il viso di Harry e mettere fine a questa agonia.
L’agonia di essere ancora qui dentro, ovviamente, non quella derivata dalla paura di trovarlo in posizioni compromettenti in compagnia di qualcuno.

Che poi, pensandoci bene, io di questi presunti amanti degli ultimi mesi non ne ho visto neanche uno, in realtà.
Non ho mai visto Harry Styles mentre ci dava davvero dentro con un altro essere umano –di qualsiasi sesso- davanti a me.
Tutto quello che so è per sentito dire, anche se il fatto che in molti restino completamente sopraffatti da lui, dopo averlo ‘incontrato’ mi fa capire che sia davvero qualcosa di unico.

E, beh, anche se nessuno me l’avesse mai detto, lo spettacolo che mi ritrovo ad osservare mio malgrado me ne dà la piena conferma.
Già, credo di aver appena trovato Harry, e se poco fa credevo di essere nei casini, adesso capisco che quello non era ancora niente.

La parte razionale del mio cervello mi dice di interrompere al più presto questo momento ed andarmene il prima possibile, ma qualcosa mi trattiene; qualcosa che non riesco a catalogare, ma che mi tiene inchiodato nel posto in cui sono, esattamente di fronte ad Harry che balla, da solo, completamente immerso nella musica e completamente libero.
Dio se è bello.

I capelli lunghi ed arricciati sulle punte che si muovono in ogni direzione, ormai bagnati di sudore e dotati di una vita propria.
La camicia è, come sempre, quasi del tutto sbottonata, e la farfalla si staglia prepotente, sotto quei due uccellini che tanto mi affascinano.
Che cosa rappresenteranno?

Ha gli occhi chiusi e la bocca semi aperta ed è quasi inumano il modo in cui la sua lingua bagna le labbra, di tanto in tanto, come se cercassero di calmare una sete che non può essere calmata. Neanche bevendo.

Le gambe continuano a muoversi, seguendo i quattro quarti della cassa, mentre i piedi hanno assunto quella posa, tipica di Harry, con le punte leggermente rivolte all’interno, che addosso a chiunque altro sarebbe ridicola, ma che su di lui è semplicemente..perfetta.
Espressione di un’ingenuità nascosta che lo rende troppo umano per non essere amato.

Faccio due passi, seguendo lo stesso istinto che mi aveva tenuto incollato sulle mie gambe fino ad un minuto fa, e mi accorgo che sto poco lucidamente andando verso di lui.

Non sto pensando, non riesco ad elaborare altro concetto che non sia mettere le mani su quei fianchi fuori controllo ed annusare quei capelli umidi.
Neanche mi rendo conto che il problema si è presentato di nuovo, più forte di prima, perché tanto, ormai, sono fuori controllo anche io.

Faccio ancora un passo -ormai se aprisse gli occhi sarebbe impossibile per lui non riuscire a vedermi- ma niente potrebbe fermarmi adesso. Vedo solo Harry.
HarryHarryHarryHarryHarryHarryHarryHarry HarryHarryHarryHarryHarryHarryHarryHarry.

Niente, se non un gigante con le mani da polipo che in pochi attimi si avvicina ad Harry, cingendolo da dietro ed iniziando a seguire i suoi movimenti con molto trasporto.
E ora, chi cazzo è questo?

E come se non bastasse, Harry non sembra affatto turbato dalla presenza dietro di sé. Anzi.
Lo vedo appiccicarsi sempre di più all’intruso, mentre le mani di quel pervertito iniziano a muoversi su di lui come se non aspettassero altro da una vita intera.
Ma che cazzo, che è stanotte devo fare il guardone per forza?

Che poi, io quel tizio lo conosco.
Non ci credo.
E’ il barista incapace.
Quel polipo è il barista incapace. Che incubo.

Il tizio è sempre più audace ed io sono sempre più schifato.
Avrà come minimo trent’anni.

Che cazzo fa? E’ troppo vecchio per Harry. Gli voglio spaccare la faccia.
Non dovrebbe toccarlo in quel modo.

Gliele mozzo quelle mani. Gli mozzo tutto.
Non deve toccarlo in quel modo.

Non qui.
Non Harry.

Non lui.

Dovrei esserci io al suo posto.
Io, sempre.

Cazzo, no, fermo.
Rimani concentrato Louis. Quello che stai vedendo ti dà noia perché quel tizio non va bene per Harry. Troppo vecchio.
Fine.
Non va bene perché non sono io.
Non andrà mai bene, finché non sarò io.


No, ma ancora? Che cosa sto pensando? Che cosa sto facendo? E perché quell’arnese è ancora tutto appiccicato ad Harry?
Ma soprattutto, perché Harry non si è ancora staccato, per cacciarlo e tornare tranquillamente a fare quello che stava facendo fino a poco fa?
Da solo??

Mi rendo conto che stanno iniziando a diventare davvero troppo espliciti, così non provo neanche a trattenere il veleno nella mia voce, quando quasi involontariamente mi faccio avanti e richiamo la loro attenzione.

“Harry?!?”
………………………………………………………………………………………………………………………………………………


Sbatto furiosamente la porta scorrevole del Van e mi siedo con pochissima grazia, continuando ad imprecare fra me e me.

“Non credo che tornerò in albergo, stanotte.”

Stupido Styles.
Stupido ragazzino cocciuto.

Tutta la notte con quel vecchio. Tutta la notte chissà dove, in chissà quale stato.
Quanto mi sarebbe piaciuto prenderlo di forza e portarlo via, a costo di buttarmelo in spalla e rompermi la schiena.
Ma, in fondo, è sua la vita, non certo mia. Faccia un po’ come gli pare.

Dio, quelle mani.
Gliele stava infilando ovunque.


Zayn si schiarisce la gola, spostando lo sguardo da me alla porta ormai serrata del Van, con un cipiglio interrogativo che mi disturba non poco.
Che c’è adesso?

“Che c’è??” Chiedo, giusto per rompere questo silenzio irritante.

“Harry?” Dio, ancora? Che sono la sua balia?

“Non torna adesso.”

“Torna con Niall?” Sì, magari.

“Boh non lo so.”

“Ok.” Sì, ma se mi guardi in quel modo vuol dire che il vaffanculo te lo cerchi.

“No. Rettifico. Non torna proprio.” Contento ora?

“Che vuol dire che non torna proprio?”

Sospiro, cercando di calmare la stizza. Potrei dire qualcosa di molto sgradevole.

“Vuol dire che preferisce andare a casa di un gigante francese con un accento del cazzo e delle mani enormi da polipo piuttosto che tornare con noi in hotel.”

“Mani da polipo.” E sorride.
“Capisco.”

“Che cazzo capisci?” Oh, mi sa che l’ho detto ad alta voce.

“Niente.” Continua a sorridere.
“Sei incazzato?”

Sì, sono incazzato nero. E più penso che sono incazzato, più mi incazzo.

“No.”

“No?” Zitto.

“Mhm.”
Mi scoppia a ridere in faccia.

“Sei incazzato.” E stavolta non è una domanda.

“Oh vaffanculo, Zayn.” Sbotto, proprio mentre il motore viene acceso ed il Van inizia a farsi strada fra la gente.
Mi ritrovo con le mani incrociate e l’espressione imbronciata, mentre la tensione accumulata inizia a sfogarsi attraverso il battito continuo ed incontrollabile del mio piede destro.

Che orribile serata.

Zayn continua a sghignazzare, ma dopo pochi secondi tira fuori una bustina trasparente dalla tasca, lanciandomi uno sguardo complice.
In quell’istante il mio piede smette di avere vita propria.

Ed anche io inizio a sorridere, esaltato dalla prospettiva che mi si presenta davanti.

Lo guardo, mi guarda.
Esattamente quello di cui avevo bisogno.

“Camera mia o camera tua?” Chiedo, con voce allegra.

“Ehi, fino ad un minuto fa avresti ucciso qualcuno e guardati adesso, tutto sorridente!” Esclama Zayn, divertito.

“Che posso dirti, sono un ragazzo semplice io. Mi basta poco per essere felice!” Ribatto, in un’atmosfera decisamente più rilassata.

“Ora, poco. Questo non è poco, fidati. Ho dovuto mettere a lavoro mezzi servizi segreti per trovarla. E ti assicuro, che è davvero ottima. Comunque facciamo camera mia, stasera voglio essere generoso.” Scherza, mentre il nostro Hotel entra nella mia visuale.

Abbiamo fatto presto.
Il tempo vola quando ci si diverte.

“Okay, per me è anche meglio. Ma devo passare da camera mia e cambiarmi un attimo. Questi jeans mi stanno uccidendo.” Rispondo, senza specificare il motivo per cui siano così fastidiosi.

A proposito.
Chissà se Harry ha già lasciato la discoteca.
Estraggo il cellulare dalla tasca, ma –oltre all’ultimo messaggio di El- ancora silenzio.
Magari alla fine cambierà idea.

Scendiamo nel parcheggio sotterraneo, mentre Paul e Preston ci nascondono dal..niente vista l’ora, e ci avviamo all’ascensore, in un silenzio stanco ma rilassante.

Entriamo tutti insieme ed in un attimo mi ritrovo nell’angolo più lontano dalle porte, insieme a Zay che continua a ridacchiare –che abbia già usufruito della bustina?- data la notevole stazza dei nostri accompagnatori.
Controllo di nuovo il cellulare, ancora nulla.

Arrivati al nostro piano ci separiamo, dandoci appuntamento ad una mezz’oretta dopo, e spero che nel frattempo sarò riuscito a riprendere il controllo di me stesso.
Dio, perché non ho quelle pillole con me?

…………………………………………………………………………………....................................


“Ancora con quel cellulare in mano? Mi spieghi che diavolo fai? Metti la suoneria, così non devi controllare ogni trenta secondi! Mi stai facendo salire l’ansia, Tommo.”

“Oh scusa.” Rispondo, riponendo il telefono per poi tornare alla mia occupazione precedente.

“Lecco io o lecchi tu?” Mi chiede, mostrandomi una canna perfettamente rollata.
Cazzo, ma come fa ad essere così preciso?

Ma soprattutto, come fa ad esserlo ancora, dopo il purino che ci siamo appena sparati?
I miei occhi già stanno lacrimando e lui ancora si diverte a fare l’artista con l’erba.

Oddio.

“Zayn, l’artista dell’Erba!” Esclamo, sghignazzando sguaiatamente, e rotolandomi sul letto come un bambino.

“Ho capito. Lecco io.” Mi dice, prima di tirare fuori la lingua e bagnare perfettamente la cartina, prima di richiuderla su se stessa.
Interessante.

“Allora? L’hai messa la suoneria?”

“Eh?”

“Al cellulare, Louis.” Risponde, con fare ovvio. “Che poi, che cazzo stai aspettando di così importante, una chiamata della Regina? Le avete chiesto di celebrare il matrimonio?”

Inutile dire che torniamo tutti e due a ridere e rotolarci sul letto.
La Regina che mi chiama alle quattro di notte mentre sono fatto.
Non ce la posso fare.

“Cazzo, le quattro!” Esclamo, all’improvviso di nuovo sobrio. Circa.

“Eh, quindi?”

“Quindi sono le quattro e Styles non è ancora andato via da quel pub.” Dico, controllando di nuovo il cellulare.

“Harry? Cosa c’entra adesso?” Mi chiede, continuando a mescolare tabacco ed Erba. Questa notte è davvero distruttiva.

“Non sto aspettando la Regina, ovviamente. E’ Alberto. L’ho lasciato al Pub. Harry non si era portato dietro il suo scimmione ed io non mi fidavo a lasciarlo da solo con quel francese cazzone. No aspetta, cazzone no. Non esageriamo.” Gli dico, sperando che questa cosa non scateni qualche discussione strana.
L’ho fatto perché ci tengo alla nostra immagine come band.
Ecco.


“Ah. Quindi hai lasciato Alberto a spiare Harry, in modo che ti desse notizie sui suoi movimenti. Praticamente lo stai facendo pedinare.” Mi dice, mentre accende la canna ed inizia a dare qualche tiro.
Altro giro, altra corsa.

“No Zayn. L’ho lasciato lì in modo che potesse proteggerlo. Non spiarlo. Mi sembra ovvio.” Rispondo, rubandogli il joint dalle mani.

“Hey datti una calmata Bob! E’ roba mia!” Urla, troppo impegnato a recuperare la sua bimba, per continuare il discorso precedente.
Ottimo lavoro, Tommo.

“Sharing is Caring. Non lo sapevi Malik?” Rispondo, prima di bloccarmi con la mano a mezz’aria.

Sharing is Caring..quand’è che ho già usato quest’espressione con i ragazzi?
Dio, non me lo ricordo.

“Comunque, ti si è appena illuminato il callulare Tommo.” Cazzo, cazzo, cazzo.

Mollo la canna a Zayn e prendo in mano il telefono, tremante.
Fa che stia tornando, fa che stia tornando, fa che stia tornando..

Merda.
Sono usciti da cinque minuti e sono appena saliti in un palazzo vicino al Pub.
Quello stronzo l’ha portato a casa sua, sicuramente.

Rispondo velocemente ad Alberto, intimandogli di restare davanti a quel dannato palazzo –sono già certo che mi manderà a quel paese- in modo da poter intervenire in qualsiasi momento.

“Insomma il piccolo Harry ha un nuovo amico..”

“Lascia perdere Zayn. Zitto e fuma.” Rispondo, lanciando il cellulare dall’altra parte del letto.

“Senti, ma come facevi a sapere che è francese? Ci hai parlato? E’ stronzo? Che è successo quando sei andato a cercare Harry? Vi siete picchiati??” Domanda a raffica Malik, mettendo in crisi il mio già debole autocontrollo.
La mia testa sta letteralmente scoppiando.

“Non l’ho picchiato. In realtà non ci ho proprio neanche parlato con quel coso. E’ che..è il tizio che stava al bar, quello alto, hai capito? Quello strano.” Rispondo, senza nascondere il mio disprezzo.
Quel tizio non mi piace, l’avevo già detto?

“Ah ma ho capito! Quello figo!” Urla Zayn, continuando a fumarsi tutto da solo una canna che era nata per due.

“Figo? Ma cosa dici Zayn? E’ troppo alto. E’ sproporzionato. Ha la mascella troppo grossa. Non è affatto figo.” Ora mi sta facendo incazzare ancora di più. Ed io che volevo rilassarmi.

“Oh beh. Non è che puoi smettere di essere oggettivo soltanto perché sei..geloso.” Mi risponde, ancora con un sorriso sornione stampato in faccia.

“Zayn non diciamo cazzate.”

“Ok.”

“Ok.”

Questo silenzio non mi piace.
 
“…”
 
"Oh jealousy look at me now.." Non ci credo. Ha appena iniziato a cantare?

"Smetti. Zayn te lo dico una volta sola. Smetti." Due.

"..Jealousy you got me somehow.." Lo uccido.

"Ti uccido."

"..You gave me no warning, Took me by surprise.." Ma sta scherzando?

"Zayn, ti brucio la mano con l'accendino."

Finalmente smette di fare il Freddie Mercury della situazione ma, purtroppo, il momento presa per il culo non sembra ancora essersi concluso.

"Ammettilo.”

"Io non ammetto proprio un cazzo. Non. E'. Vero." Inizio, cercando di elencare i motivi che rendono assurda la sua affermazione. “Primo perché fra un mese e mezzo mi sposo..”

"Che culo."

"Secondo, perché stiamo parlando di Harry.."

"Appunto."

"E terzo, perché a me non piacciono gli uomini."

"E con questa, direi che abbiamo raggiunto il massimo livello possibile di stronzate pronunciabili dalla tua bocca in una notte, Tommo."

Zayn Malik, sei appena entrato nella mia lista nera.
Sono improvvisamente molto stanco.


“Zayn ti prego. Non cerchiamo significati assurdi dietro ad ogni cosa. Ti ho spiegato, voglio solo parargli il culo. E ci sono già stati abbastanza casini ultimamente, vediamo di non peggiorare ulteriormente la situazione. In più sono senza pillole adesso e..”

“Pillole? Quali pillole?” Mi interrompe Zayn, improvvisamente serio, quasi più di me.
L’atmosfera della stanza è completamente cambiata, mentre la canna giace ormai dimenticata e spenta, nel portacenere in terra.

“Me le ha prescritte il Dr. Burke. Dopo gli attacchi che ho avuto a dicembre, ti ricordi? Dice che mi aiutano a mantenere stabili gli sbalzi d’umore e..”

“Che ti dà, gli antidepressivi?” Mi interrompe, ancora, appuntandosi sulle mani e diventando improvvisamente molto più alto di me.

“No, Zayn, calmati. Non..cioè..mi fanno bene quelle pillole. Non ho più avuto attacchi da allora e..fino a che le ho prese sono stato davvero..tranquillo, ecco.”
Tranquillo in tutti i sensi.
Probabilmente anche troppo. Almeno fino a stanotte.

Lui mi guarda ancora, e sembra voler continuare questo discorso –con mio grande disappunto in effetti- ma proprio quando pensavo di dovermi giustificare ancora e ancora su questo punto, mi spiazza di nuovo.

 “Posso farti una domanda Louis?” Mi chiede, guardandomi dritto negli occhi, come se cercasse di scrutare ed analizzare ogni mio minimo movimento facciale.
Ed io che pensavo che fosse pesante l’aria del Pub.

“Devo preoccuparmi?” Chiedo, diffidente.

“Dipende dalla tua risposta.” Dice, avvicinandosi a me, ma spostando il suo sguardo altrove.
Siamo entrambi sdraiati sul letto, appoggiati sui gomiti, coi piedi che toccano la testata ed i visi rivolti verso l’unica finestra della stanza, di fronte a noi.

“Sei felice?” Dice infine, dopo circa un minuto di silenzio.

“Che domanda è questa?” Chiedo io, di rimando, sperando di poter rimandare una vera riflessione sulla cosa.

“E’ una domanda come un’altra. Rispondi. Sei felice, Louis?” Dio, che fa, mi psicoanalizza? Decido di mettermi in una posizione più protettiva, sedendomi ed abbracciando le mie ginocchia con le braccia.

“Io..beh..suppongo di sì.” O no?

“Supponi?” Non lo so, va bene?
Intanto, che cosa si prova ad essere felici?

“Ho tutto quello che ho sempre voluto, faccio quello che amo, giro il mondo..posso dirti che sono soddisfatto.” Opto per la risposta facile.

“No Louis. Non ho chiesto se tu fossi soddisfatto. Ho chiesto se fossi felice.”

“Zayn, non capisco dove vuoi arrivare.” Adesso sono davvero sulla difensiva, incapace di formulare una risposta decente.

“La ami?” Non lo so.
Che si prova ad essere innamorati?

“Chi?” Ma che cazzo dico.

“Ecco. Già questa risposta potrebbe bastarmi.” Afferma, adesso anche lui a sedere sul letto, in modo che i nostri occhi siano allo stesso livello.

“No aspetta. Io..noi..io ed Eleanor stiamo insieme da un sacco di tempo ormai. Credo che sia amore. Deve esserlo. Se non l’amassi l’avrei già lasciata da un pezzo, non credi?” Mi sto scavando la fossa da solo.

“Mhmm.”

“Mhmm che Zayn? Se devi dire qualcosa dilla, perché non sopporto la gente che lascia i discorsi a metà.” Ormai mi sono sputtanato. Tanto vale sapere che ha da dire.

“Non ti scaldare adesso eh. E’ solo che se tu avessi posto la stessa domanda a me, la mia risposta sarebbe stata molto diversa.” Diversa come?

“E che cazzo avresti detto di così diverso?”
Ricordami cos’è l’amore Zayn.

“Che amo Perrie, Louis. Che la amo da impazzire. Che dal momento in cui l’ho conosciuta ad ora quello che provo per lei è soltanto aumentato. Che ho fatto delle cazzate, ma che me ne sono pentito. Che sono felice perché oltre a tutto questo, oltre a voi, ho lei. Che niente nella mia vita sarebbe bello come lo è adesso, se non ci fosse lei a condividerlo con me.”

Sì, ma questo non è l’amore che immagino.
Non è l’amore che sento di conoscere.
Non è il mio amore.

“Belle parole amico. Ma evidentemente ognuno dimostra l’amore a modo suo. Ognuno prova l’amore a modo suo. Ed io semplicemente sono diverso da te. Sento le cose diversamente da te.”

E’ anche inutile continuare a controbattere.
Io non lo so.
Non so più niente.

“Certo Louis, non ti sto certo dicendo questo!” Urla, improvvisamente, mentre io mi alzo dal letto ed inizio a percorrere la stanza in lungo ed in largo.

“E allora che cazzo stai dicendo?” Chiedo, stremato. Sono completamente perso.

“Dico che so come sei quando ami, e non sei così!” Ma cosa dice.

“Non sai di cosa stai parlando. Tu non puoi essere nella mia testa. Non puoi dirmi cosa provo. Tu non sai niente.” Io stesso non so niente, figuriamoci.
Mi avvicino alla porta della stanza, pronto a scappare e rintanarmi nella mia; anche per sempre, magari.

“Ah non so niente?” Mi chiede, con un tono deciso che mai aveva usato con me.

“Io so molte cose invece. So che quando ti sei innamorato per la prima volta avevi una paura fottuta, Louis. So che tu hai sempre avuto paura, ogni volta che si parlava di quell’ amore. So che hai cercato fino all’ultimo di scappare e sottrarti all’inevitabile, ma so che quando alla fine hai deciso di buttarti a capofitto..Louis io non ho mai visto nessuno più felice di te, nell’essere innamorato.
So che ti piace litigare, che ti piace la passione, che ti piace comandare ma che adori se, al momento giusto, Ha- ehm, la persona che ami prende in mano la situazione e ti guida.
Io so che quando ami senza freni e senza dubbi sei un raggio di sole e so che nessuno ti ha mai reso così forte, se non l’unica persona che tu abbia mai amato davvero in tutta la tua vita.
E lo so perché ti conosco Louis, molto più di quanto tu immagini.”

Ed ha ragione cazzo.
Ha ragione, perché questo è il tipo di amore che sogno.
Verde.


“Ma..”

“Aspetta. Non ho finito. Ci sono tante cose che vorrei dirti. Tante cose che vorrei riuscire a farti comprendere. Ma ho capito che non le accetterai mai, finché non sarai tu stesso a trovarle di nuovo, in un modo o nell’altro.” Sospira, con un’espressione rassegnata.
“Lui lo sapeva. Lui l’ha sempre saputo. Per questo ci ha fatto promettere.” Aggiunge tra sé, come se le avesse appena realizzate.

“Promessa? Quale promessa? Di chi stai parlando?” Chiedo, con una mano sulla maniglia della porta e la paura di sapere la verità.

Una verità che sembra sempre più reale.
Sempre più tangibile.
Una verità che forse sto iniziando ad intravedere, fra le nubi della mia mente stanca.

Lui mi osserva per qualche secondo, sguardo triste ma in qualche modo speranzoso.
Ed io, tutt’ora, non riesco a comprenderne il senso.

 “Scusa Tommo. Forse ho esagerato. Ma ho bisogno di farti capire che sei molto più di questo. Di questa maschera che ti stai costruendo addosso. Ti prego. La verità non fa male quanto sembra.”

E perché allora ho paura di trovarla?
Io ho paura.


“Ho paura.” Ammetto infine, mentre sto già aprendo la porta della stanza, pronto ad andarmene.

“Di che cosa?” Mi chiede, con la testa fra le mani.

“Che la verità sia quella che non ho voluto accettare. Che io stesso possa essere quello che non ho voluto accettare. E che ormai sia troppo tardi per farlo.”
Non lo guardo neanche, prima di richiudermi la porta alle spalle ed avviarmi tristemente verso la mia camera.

Controllo il mio cellulare un’ultima volta, sperando nel profondo del cuore che tutto questo sia soltanto un grande incubo e che domani mi sveglierò pronto per sposarmi ed innamorato della mia fidanzata.
“Louis. Harry non è ancora uscito da quell’appartamento. Ormai credo che ci passerà la notte. Mi dispiace. A.”

Mi butto sul letto, con le poche forze che mi rimangono, ed inizio a piangere come un bambino, sperando che la verità di cui mi ha parlato Zayn possa non essere così dolorosa.

E se l’amore che mi ha descritto Zayn, io lo avessi davvero provato?
E se quello che ho cercato di reprimere per mesi fosse ciò che ne è rimasto?
E se sapessi già la verità, ma non fossi mai stato in grado di accettarla?


E se, ormai, fosse troppo tardi per farlo?

 
HARRY POV

Apro gli occhi lentamente, stropicciandoli uno ad uno, mentre alcuni raggi di sole entrano dalla finestra.
Strano, non mi ricordavo che la mia camera avesse le persiane; anzi, credo proprio di aver richiesto le tapparelle, proprio perché odio essere svegliato in questo modo, la mattina.

Mi giro nel letto e, guardandomi intorno, mi accorgo che c’è davvero qualcosa di strano.
Questa non è la mia camera.
Cazzo, ma dove sono?

Noto che dall’altra parte del letto, su quello che mi sembra un comodino, il mio cellulare continua imperterrito a vibrare e lampeggiare, riposandosi soltanto qualche secondo fra una chiamata e l’altra.

Chissà, in hotel saranno tutti impazziti.

Faccio per afferrare il cellulare, quando – osservando distrattamente il cuscino vicino al mio – vedo un foglio completamente bianco.
Cosa diamine ci fa un foglio sul cuscino di un letto matrimoniale?
No, fermi. Matrimoniale?

Con la forza delle mani mi tiro su di scatto, mettendomi a sedere ed incrociando immediatamente le gambe, ma vengo sconquassato da una fitta lancinante alla testa.
Mai più vodka alla fragola per me. Lo giuro.

Vodka alla fragola.
Oh.
Adesso ricordo.
Ieri sera ho conosciuto Jean, abbiamo ballato e mi ha offerto uno smoothie da bere..e poi siamo venuti qui, a casa sua.

Prendo in mano il foglio bianco e, guardandolo più attentamente, capisco che è molto di più di uno spazio vuoto.
Lo volto e scopro con grande sorpresa che dall’altra parte..ci sono io.

O meglio, ci sono io che dormo, con i capelli arruffati, la bocca semiaperta e gli occhi chiusi ma contratti.
Cazzo, sono ansioso anche quando dormo.

Però, è davvero somigliante.
Mi aveva detto che dipingeva, ma non avevo capito che sapesse anche disegnare così bene.
Questo me lo voglio incorniciare.

“Guarda, che anche se lo posi un attimo non sparisce da solo!”

La voce straniera è piena di ironia e spensieratezza, e non devo neanche alzare gli occhi dal ritratto per capire a chi appartenga.
“Se non fosse così bello potrei anche sentirmi spaventato. Non è un po’ da maniaci osservare gli sconosciuti che dormono, Jean?” Scherzo, osservando la sua figura appoggiata allo stipite della porta.

Indossa dei jeans a vita bassa dal taglio morbido ed una semplice maglia bianca, né troppo larga né troppo stretta.
In mano ha una spatola –da pancakes? – mentre i suoi piedi nudi sono accavallati, a segnalare la sua grande tranquillità.
In fondo questo è il suo ambiente; anche io mi sentirei completamente a mio agio a casa mia.

“Anche fissare gli sconosciuti è da maniaci, questo non lo sapevi Harry?” Mi rimbecca lui, risvegliandomi dal leggero trance in cui ero caduto.

Arrossisco, incapace di trovare una risposta a tono –no, non sono io lo specialista di queste cose – ma lui non sembra essere troppo turbato dal mio stato.
“E comunque, se vogliamo dirla tutta, ormai non possiamo considerarci estranei, non pensi? Soprattutto dopo stanotte.” Conclude, prima di voltarsi ed avviarsi verso quella che da lontano sembrerebbe proprio una cucina.

Stanotte.
Stanotte?
Perché, che diavolo è successo stanotte? Io..non mi ricordo un granché.
Cazzo.


Vorrei seguirlo, per chiedergli le dovute spiegazioni, ma una nuova serie di vibrazioni mi ricordano che mezzo staff mi sta cercando e che devo assolutamente far sapere ai ragazzi dove sono.

Prendo in mano il cellulare: tre chiamate senza risposta da Zayn, due da Niall e undici da Liam –esagerato come sempre.
Non sto neanche a contare i messaggi minatori dei managers, mentre involontariamente scorro sullo schermo cercando l’unico nome che ancora vorrei vedere scritto fra questi.

Vado in su ed in giù, per un paio di volte, ma non trovo niente.
Nessuna chiamata, nessun messaggio, neanche una mail.
Louis, dopo la sfuriata di ieri sera, è stato l’unico a non cercarmi.

E non vorrei, ma ancora una volta il mio cuore si accartoccia su se stesso.
…………………………………………………………………………………………………………………………………………..
“Certo Liam. Non preoccuparti. Ci vediamo fra qualche ora, va bene? Così ci mettiamo d’accordo su come passare questi tre giorni prima del trasferimento a Vienna. Sì. Starò attendo. Va bene, a presto, papi.”

Sghignazzo, chiudendo velocemente la chiamata, prima che Liam possa protestare ancora per il nomignolo o per qualsiasi altra cosa non gli vada a genio.
D’altronde, lo chiamiamo Daddy Directioner per un motivo.

Faccio mente locale e decido di darmi una sciacquata, prima di vestirmi velocemente ed avviarmi verso la cucina di Jean, dove, ne sono certo, mi sta aspettando una delle conversazioni più strane che io abbia mai avuto.

Entro nella piccola stanza, manifestando la mia presenza con un colpo di tosse.

“Hei, ce l’hai fatta finalmente. Pensavo che ti fossi riaddormentato.” Mi dice Jean, mentre finisce di preparare quelli che davvero sembrano pancakes.

“Scusa, mi sono fatto una doccia veloce. Spero che non ti dispiaccia.” Gli rispondo, prima di sedermi al tavolo, sulle spine.
Devo sapere. Odio non sapere.

“Non preoccuparti, anzi, scusa se non te l’ho suggerito io. E’ che ormai ero impegnato a preparare questi cosi che piacciono tanto a voi inglesi e..me ne sono scordato. Comunque sul tavolo c’è del succo d’arancia e del caffè appena fatto. Serviti pure!” Esclama, sorridente.

Annuisco in silenzio, prima di versarmi un po’ di succo ed iniziare a sorseggiarlo lentamente.

Lui spegne i fornelli e, finalmente, si siede di fronte a me, ponendo sul tavolo una quantità industriale di pancakes pressoché perfetti.
Che peccato.
Da qualche anno ormai sono abituato a preferirli bruciacchiati.

“Mangia e bevi quanto vuoi, devi riprenderti da una bella sbronza. E prendi queste, almeno eviti che il mal di testa ti duri tre giorni.” Mi dice, passandomi due aspirine, che io ingoio immediatamente.

“Grazie.”

Mangiamo in silenzio per qualche minuto, prima che la mia curiosità riesca ad avere la meglio sulla fame.

“Insomma..stanotte noi..” Cazzo, ma perché è così difficile? “Cioè, che è successo stanotte?” Domando, infine, mandando al diavolo il tanto sopravvalutato tatto.

“Aspettavo questa domanda, Harry!” Esclama lui, mettendosi a ridere, prima di bere un lungo sorso di caffè.
Lui può, è francese.

“Allora? Che abbiamo fatto?” Chiedo di nuovo, appoggiando rumorosamente la forchetta sul tavolo. Davvero troppo tranquillo, adesso mi sta dando fastidio.

“Oh Harry, che grande nottata la nostra. Ci siamo baciati, spogliati e l’abbiamo fatto ovunque. Nello studio, sul terrazzo, persino su questo tavolo..” Mi dice, con aria sognante. “Poi mi hai chiesto di dipingerti, completamente nudo, mentre con voce melodiosa mi hai cantato i più grandi successi della tua band, alternandoli a poesie di Walter Whitman e – senti, senti - addirittura Baudelaire..”

“Scusa, ma non credo di sapere a memoria neanche una poesia di Whitman. Figuriamoci di Baudelaire.” Lo interrompo..

Mi sta prendendo per il culo per caso?

Scoppia a ridere di nuovo, ancora più sguaiatamente di prima, mentre io assumo un’espressione assassina.

“Perdonami, Harry, ma avresti dovuto vedere la tua faccia!” Esclama, non appena riesce a riprendersi dai singhiozzi.

“Ha ha, molto divertente pittore. Quindi non è successo niente? Abbiamo guardato la tv?” Chiedo per la terza volta, più spazientito che mai.

“No. Cioè, non è successo proprio tutto. Ci siamo baciati, quello sì. Ci siamo baciati davvero molto, in realtà. E se devo essere sincero avrei sperato di concludere la serata in bellezza. Ti ho pure lasciato aprire la bottiglia di vino più costosa che avevo, che tra parentesi ti sei finito tutto da solo.” Mi risponde, stavolta serio.

Ok, quindi ci siamo baciati.
E perché non è successo altro?

“Scusa, ma se tu volevi andare fino in fondo non capisco perché non l’abbiamo fatto. Voglio dire, tu mi piaci. Non credo che mi sarei tirato indietro.” Gli dico, sinceramente stupito.
Tanto ormai non ho niente da perdere.

“Diciamo che eri davvero troppo ubriaco Harry. Ad un certo punto ti sei semplicemente addormentato ed io non ce l’ho fatta a svegliarti di nuovo.” Ah. “Nel senso, non che non ci abbia provato. E’ che proprio non ti svegliavi. Se non fosse stato per i discorsi disconnessi che facevi durante il sonno mi sarei preoccupato.” Mi risponde, alzandosi dal tavolo ed appoggiandosi al bancone, incrociando le braccia.

Cazzo però è sexy.
In fondo ho ancora qualche ora prima di dover tornare in hotel..tanto vale che me la goda.

“Mi dispiace.” Gli dico, alzandomi a mia volta ed avvicinandomi lentamente a lui.

“Non importa, ormai è andata.” Mi dice, scrollando le spalle.

Eh no caro.
Non è andata per niente.

“No davvero, mi dispiace Jean..vedi io ti trovo davvero eccitante. E talentuoso. E bello. E gentile. E spiritoso..” Sono talmente vicino che la mia bocca sta sfiorando il suo orecchio.

Lo sento rabbrividire, mentre inizio a circondargli il collo con le braccia, attirandolo a me.

“Sai, abbiamo ancora qualche ora. Potremmo farla fruttare, divertirci un po’..magari potresti davvero dipingermi nudo..” Ormai sono a pochi centimetri dalla sua bocca e sto giù urlando vittoria. Mi avvicino ancora, sempre più convinto.

“No Harry. Scusa, ma non posso farlo.” Mi dice, allontanandomi da lui con entrambe le braccia.

“Che cosa? E perché non puoi farlo?” Gli domando, sentendomi rifiutato.

“Perché non mi piace andare a letto con ragazzi innamorati di un altro. E tu lo sei.” Afferma, convinto.

No.
“Che cosa???” Urlo di nuovo, più forte.

No, no, no, no, no.
Non può succedere davvero.
Respira Harry, respira.

“Non sono innamorato di nessuno. Contento? Adesso per favore, possiamo farlo?” Riprovo, cercando di essere il più convincente possibile.

Lui mi guarda, quasi paterno.
Oddio, con questa espressione sembra quasi Liam.
Bleah. E io che volevo farmelo.

“Harry, sono francese, non stupido. Capisco benissimo la tua lingua e ti assicuro che, anche da ubriaco, ti sei espresso molto chiaramente su questo punto.” Dice, infine, prima di accendersi una sigaretta.

“Oddio. Che cosa ho detto?” Chiedo, abbassando le mie difese. Tanto ormai è’ passata anche a me la voglia.

“Okay. Ripeto eri ubriaco, quindi spero che molte delle cose che hai raccontato siano frutto della tua immaginazione. Anche perché se fossero vere, saresti ufficialmente la persona più incasinata che abbia mai conosciuto.” Mi dice, aspirando lentamente e tornando ad osservarmi. “Hai parlato di un certo Louis. Sempre e solo di Louis. Avevo capito da solo che si trattasse del tizio di ieri sera, ma per esserne sicuro l’ho googlato stamani. E’ quello bassino, giusto? Quello con lo sguardo furbo. Ed un gran culo, se posso permettermi.” Bingo. E’ lui di sicuro.

Mi accascio sulla sedia più vicina, guardandolo colpevole.

“Già.” Rispondo, stanco di mantenere una facciata ormai inutile.

“Quindi anche la storia della memoria è vera? Pure la fidanzata stronza? E sta davvero per sposarsi?” Mi chiede, incredulo.

“Tutto vero. Dalla prima all’ultima cosa che hai detto. Ma ti prego, non dirlo in giro. E’ una faccenda già abbastanza incasinata così.” Sussurro, sconfitto.

“Ma per chi mi hai preso? Se avessi voluto sputtanarti l’avrei già fatto. Ma non è questo che voglio.” Mi risponde, sedendosi accanto a me ed appoggiandomi una mano sulla coscia.

Ma non è un gesto studiato.
E’ più un gesto da ‘Poverino, che pena mi fa’.

“Insomma lo ami.” E non è una domanda.
“Lo amo.”

“Tanto da lasciarlo andare?”

“Sembrerebbe.”

“Tanto da andartelo a riprendere, se ne avessi la possibilità?” Sempre.

No, aspetta, che?

“Quale possibilità? Fra due settimane si sposa. Cosa pensi che possa fare?” Chiedo, rassegnato e stanco.

“Tutto quello che serve. Tutto quello che puoi. Non ti ha lasciato volontariamente, Harry. Quel ragazzo ha perso la memoria! Sono sicuro che se tu glielo spiegassi..se tu fossi sincero..” Poverino. Vive ancora nell’illusione, lui.
Che poi, perché se la prende tanto. Che gliene frega?

“Sa già tutto, Jean!” Lo interrompo. “Gli ho già detto tutto! Ho pianto davanti a lui, cercando di convincerlo, ma non ha voluto ascoltarmi! Lui non mi vuole più.”

Dio, dirlo ad alta voce fa ancora troppo male.
Ma come ho fatto a non crollare in questi due mesi?

“Non è vero Harry. Io l’ho visto ieri sera. L’ho visto lo sguardo possessivo con cui ti osservava. Il suo cervello potrà anche aver dimenticato che tu fossi suo, ma il suo cuore sicuramente non ha mai smesso di desiderarti. Ti prego, non mollare.” E’ come se stesse tenendo un comizio ormai.

Entrambe le sue mani sono sui miei ginocchi ed i suoi occhi non lasciano i miei neanche per un secondo.
Sembra un fratello maggiore e solo pochi minuti fa volevo farmelo.
Non capisco.

“No Jean, basta! Io non ce la faccio più. Sono stanco! Sono stanco di inseguire un sogno. Sono stanco di inseguire un’illusione! E’ finita. E adesso scusami, ma devo proprio andare.” Mi alzo di scatto, distogliendo lo sguardo e recuperando cellulare e portafogli dal tavolo.

“Ah. Quindi adesso non ci sono più ore da passare insieme. Capisco.” Mi dice, mentre inizio a dirigermi verso la porta d’ingresso.
Non capisce proprio nulla.

“No, non capisci. Altrimenti non mi avresti detto di continuare a sperare. La speranza fa solo male, Jean. Ed io non voglio più soffrire.” E più che un’affermazione la mia sembra più una richiesta implorante.
Qualcuno mi faccia smettere di soffrire.

“Okay.” Dice, serio, quando siamo entrambi di fronte al portone.
“Probabilmente ti sembrerà assurdo che un quasi sconosciuto voglia dirti cosa fare. Quindi la finisco. Ti lascio andare. Ma ti prego, pensaci. Hai detto che avete ancora quattro giorni prima della pausa, giusto? Ecco, prenditi questo tempo per ragionare. Se quando partirete da Parigi sarai ancora della stessa opinione, allora lascialo andare. Ma se, come credo, questa città riuscirà a farti cambiare idea, allora provaci un’ultima volta.” Sospira. “Io non l’ho fatto e me ne pentirò per sempre.”

Lui non l’ha fatto.
Ma quando?

“Sei innamorato?” Chiedo. Ecco perché sembra sapere così tante cose. Le sta provando sulla sua pelle.

Il mio sguardo adesso è molto più comprensivo e sul suo volto compare un sorriso mesto.

“Lo ero. Innamorato, intendo. Forse non smetterò mai di esserlo. Ma è andata male. E non ho fatto niente per cambiare le cose.” Conclude, in un sussurro.

Ho capito.

“Va bene.”

“Va bene cosa?” Mi chiede, ancora perso nel suo mondo di ricordi.

“Ci penserò. Quattro giorni. Poi prenderò la mia decisione.” E già me ne sto pentendo.

“Grazie.” Dice, recuperando il sorriso sereno di poco fa.

Quest’uomo non è felice.
E’ rassegnato.
Io non voglio finire così.

“Ora devo davvero andarmene, Jean. Grazie per l’ospitalità e..per essere stato sincero.” Dico, infine, prima di scrivere un messaggio a Paul, per farmi venire a prendere.

“Grazie a te, per avermi dato la possibilità di esserlo.”

Oh.
Aspetta.

“Posso avere il disegno?”

“Giusto, ti piace davvero, eh?” Mi dice, prima di sparire in camera e sbucare qualche secondo dopo con il disegno in mano.

“Spero di poterne fare un altro, un giorno. Vorrei davvero di poter ritrarre i tuoi occhi quando non saranno affogati dalla tristezza. Promettimi che potrò farlo.” Giusto, gli occhi.

“Prometto. Prometto che ci proverò.” Specifico, ancora incapace di credere che un giorno potrò tornare ad essere felice.

“Mi basta.” E sorride.

Mi tende la mano ed io lo abbraccio d’impulso.

“Arrivederci, Harry Styles. Spero di rivederti, un giorno.” Sussurra al mio orecchio, ricambiando il mio gesto improvviso.

“Le nostre strade si incontreranno di nuovo, Jean. Ne sono sicuro.” Rispondo, prima di lasciare la presa e chiudermi la porta alle spalle.

 
Scendo in strada ancora perso nei miei pensieri, sperando che Paul arrivi presto.

Faccio pochi metri verso destra cercando un finestrino in cui osservarmi e mettere a posto camicia e capelli, quando il mio sguardo cade su qualcosa – o meglio qualcuno – che in questo vicolo sembra proprio fuori posto.

Addormentato sul sedile anteriore di un pick up, con la bocca aperta e le mani giunte in grembo, c’è un uomo che conosco molto bene.

Alberto.
Ma che diavolo ci fa qui?
 
Ciao belle!
Angst for evaaaah.
Voglio ringraziare la Ale per il grandissimo supporto morale -e per avermi sopportato negli scleri- e Fabi per lo stesso motivo e per avermi aiutata a correggere gli errori e mettere al loro posto tutti i punti della trama!!!!

Non aggiungo altro, se non SCUSATE PER L’ASSENZA e spero che vi piaccia e spero che non sia troppo lungo e spero che non sia troppo pieno di roba ma vi giuro è uscito così non volevo è colpa sua –del capitolo.

Kiss

Scody (:

PS: Torno ad ascoltare ‘Drag Me Down’ E’ TROPPO BELLAAAAAAA







 
 
 
 

 
   
 
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