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Autore: kiliaduicaps    31/07/2015    0 recensioni
C’è una casa, c’è qualcuno degli One Direction che disegna e no, non è l’inizio di una barzelletta.
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Drawalong
Autrice: ladradimiele (ex kiliaduicaps)
Personaggi/Pairings: Zayn Malik, Louis Tomlinson, Un po’ tutti, onesided!Zouis (Zayn/Louis)
Genere: Generale, Fluff, Un pizzico malinconico perché non ne posso più fare a meno? aiuto
Avvertimenti: What If. più o meno, Missing Moment
Parole: 2004
Sommario:  C’è una casa, c’è qualcuno degli One Direction che disegna e no, non è l’inizio di una barzelletta.
Note: Questa ff doveva essere corta, ma è destino che quando penso alla lunghezza di una fanfiction questa faccia di tutto pur di essere l’esatto opposto. La trama di base è stata ispirata - udite e udite - dalla Frerard (Gerard Way/Frank Iero), ossia la coppia di froci famosa nel bandom prima dell’avvento della Larry Stylinson: per chi non li conoscesse, in pratica Gerard usava disegnare Frank perché diceva che aveva il corpo dalle proporzioni ideali per farlo. Gay, eh? Aspettate a vedere le loro limonate sul palco.
Fun fact: non mi odiate, ma non ho mai retto più di tanto Zayn, e dopo quello che è successo mi secca proprio vivere sul suo stesso pianeta… però lui e Louis erano partners in crime tali da non poterci non scrivere nulla, perciò ecco qua.
Per il titolo, a differenza del solito, non mi sono minimamente impegnata, e ho solo preso il titolo di una canzone dell’album di Karen O e l’ho rimaneggiato. Yolooo
Un ringraziamento anticipato alla mia Beta! ☆

 

Drawalong



La chiamarono La Topaia, in quel modo un po’ stronzo che avevano di essere affettuosi con qualsiasi cosa li riguardasse
Il nome era nato in secondo luogo, mesi dopo esserla anche solo andati a vedere e forse un anno preciso a partire dal momento in cui Zayn aveva proposto l’acquisto. È che, in tour, quando non si deve salire sul palco ed esibirsi, ci si annoia, che era quello che stava succedendo a lui e Louis, tra una paglia e l’altra, seduti su una cuccetta accanto al finestrino, mentre osservavano Harry aiutare Liam a rovistare tra i suoi bagagli per ritrovare il caricabatterie. “Fottuti miliardari!” aveva fatto finta di bisbigliare Louis, col risultato di vedere il più giovane voltarsi e rispondere con un’espressione annoiata. Indossava una camicia arancione, a malapena stirata, che nessuno ricordava avesse comprato. Faceva quel tipo di cose, a volte - comprare abiti orribili per impedire ai suoi compagni di band di indossarli al suo posto e rifilargli le loro magliette da £20. (Parole sue.)

Zayn lo guardò per un attimo e: “Amico, sembri una tredicenne in fase di sviluppo.” Vicino a lui, Lou rise, mentre Harry si voltava nuovamente per continuare a dare una mano. Passò qualche altro minuto, in cui entrambi si presero la libertà di sfottere affettuosamente il ragazzo anche quando lui si allontanò. Non ricordava delle cazzate che si erano messi a sparare, ma ad un certo punto Zayn, vedendolo infilarsi nella porta del bagno, urlò: “Quale sarà il prossimo passo, Harold, convincerci a comprare una casa dove nessuno penserebbe di vivere?”, sghignazzando alla vista del dito medio alzato dietro la nuca nella sua direzione.

Ancora adesso non riusciva a capire com’era possibile che qualche giorno dopo si fossero trovati tutti e cinque davanti a Il Posto Che Harry Styles Aveva Comprato In Un Momento Di Follia - Harry protestò a lungo per quel primo nome, i più entusiasti dell’acquisto sono stati Liam e Niall, cosa c’entro io?, venendo ogni volta calmato da un bacio di Louis e dal fatto che a lui la villetta fosse piaciuta sul serio, ricordandogli un posto in cui era stato in vacanza da ragazzino, un posto in cui avrebbe potuto vivere prima di essere nella band. Green Park era l’ultima zona, e quella l’ultima casa, a cui avrebbero pensato gli One Direction, con le sue tre camere da letto, cucina, salotto e bagno, eppure la prospettiva di ritrovarsi coinquilini tra quelle pareti troppo piccole per le esperienze che avevano accumulato non parve dispiacere a nessuno.

Nonostante i buoni propositi, risultò impossibile per molto tempo stare lì. C’era il tour, e le interviste, e le visite ai parenti, e il fatto che era difficile ordinare delle pizze a domicilio senza aver paura che il fattorino o la fattorina di turno fosse loro fan, ed era difficile vedersi tutti assieme senza fare scandalo, no? Erano poche le sere in cui avevano la possibilità di stare a Londra, e ancora meno quelle in cui erano liberi di rilassarsi in compagnia e far finta di essere normali. Più spesso accadeva che ci andasse solo qualcuno di loro, e che la decorassero solo di volta in volta: Niall ricordava di essersi infilato lì dopo un one night stand da cui aveva avuto fretta di andarsene, e Liam aveva stipato lì gran parte regali dei fan accumulati negli anni. La maggior parte delle loro visite li trovavano stanchi dopo giorni e giorni di lavoro, e nonostante la casa rimanesse quasi spartana per l’esigua quantità di mobili comprati - ricordavano con affetto la notte in cui da ubriachi avevano chiamato per ordinare l’asciugatrice, la Jacuzzi e una scarpiera nonostante non avessero ancora nemmeno i letti per tutti loro - era andata pian piano riempiendosi dei souvenir che riportavano dalla nazione dalla quale erano venuti e da zaini, valigie e borse di vario tipo dentro la quale dimenticavano lì il contenuto.
 
Era raro, comunque, che si vedessero assieme. Harry aveva preso a preferire Los Angeles come città in cui fare una pausa e ricaricarsi, Liam pareva ad un passo dal convolare a nozze con Sophia, e Niall era un’incognita, ma sembrava si divertisse dovunque fosse. Spesso a vedersi lì erano Louis e Zayn, il primo per scrivere, il secondo perché sentiva sempre più frequentemente il bisogno di un posto per riprendere il respiro e dedicarsi a ciò che gli piaceva senza sentirsi sotto pressione: ed era così che era stato colto quel giorno dal più vecchio, disegnando e fischiettando un motivetto che lui stesso non aveva riconosciuto finché non l’aveva sentito chiedergli: “Change Your Ticket, Zayn? Sul serio?”

Zayn aveva sorriso dalla posizione nella quale era sul pavimento del salotto. Louis era senza calzini, delle Vans colorate ai piedi, un paio di pantaloni che dovevano essere di Liam e una maglia che aveva dai tempi di X-Factor. “Come mai qui?” gli aveva chiesto, osservandolo chiudere la porta dietro di sé, facendolo sbuffare. “A cucinarti la cena, ti pare?” si era sentito rispondere, prima di vederlo infilarsi in bagno e ridere sommessamente. Si disse di dover ringraziare Harry e si stiracchiò, dirigendosi in cucina e sbirciando nelle buste che aveva portato con sé il ragazzo.

Riscaldato il piatto di pasta in bianco e i tacos tornò al proprio disegno, quasi abbattuto. Sapeva quello che voleva disegnare, ma non sapeva bene come riuscirci, ed era così perso nei propri pensieri da sussultare vedendosi strappare via il foglio che osservava intensamente: “Domani,” rispose Louis alla sua domanda inespressa, roteando gli occhi al lamento offeso dell’altro e afferrandolo dalle ascelle per tirarlo in piedi, chiedendogli se si ricordasse in quale stanza avevano lasciato i loro pigiami. Era quella la parte migliore di quel posto: la presenza di tre stanze obbligava almeno quattro di loro ad accoppiarsi e dividere il letto, ma non era raro che la quinta persona decidesse di unirsi ad una coppia, tanto che passato qualche mese Harry e Louis avevano rinunciato alla loro privacy, non rendendo più una novità trovare assieme Harry e Liam, o Louis e Niall. Alcune notti, in particolare quelle in cui la fama li stava stancando fino a renderli irriconoscibili, decidevano di dormire tutti assieme nello stesso letto, o tiravano fuori dei sacchi a pelo e dormivano nella stanza in cui avevano deciso di trascorrere la serata, ammucchiati assieme nel bisogno di sentirsi ragazzi normali intenti nel fare cose normali.

Si rese conto che Lou si era già cambiato. “L’ultima volta c’eravamo io e Harry… Nella camera da letto con le pareti blu, se non ricordo male.” Per via del colore delle pareti era una battuta ricorrente tra di loro che in quella stanza si dormisse quando ci si sentiva a tanto così da commettere pazzie. Harry aveva sempre fatto spallucce e ignorato la questione - era la sua stanza preferita, e non aveva esitato ad addormentarsi con lui dopo averlo obbligato a bere una bevanda calda e a mettere un CD che lo rilassasse.

Non che Zayn si fosse dimenticato della sua capacità di farlo sentire meglio, ma un po’ se n'era dimenticato. All’altro non importava, e alla vista dei suoi occhi lucidi si era limitato a sorridere e abbracciarlo finché non si erano entrambi addormentati.

Seppur fosse estate l’aria era umida. Si sentiva le ossa pesanti, e infilarsi nel pigiama era più una tortura che altro, per quanto la sensazione del cotone sulla pelle dopo un giorno di skinny jeans lo facesse sentire molto meglio. Continuò a sussurrare una canzone tra sé e sé, Louis che si muoveva intorno a lui spostando vari soprammobili nella stanza, e s’infilò sotto le coperte, sospirando. L’altro era rimasto a qualche metro dal letto, come indeciso, quando i loro sguardi s’incontrarono. Zayn sentiva il respiro farsi più pesante e gli occhi riempirsi di lacrime a causa del sonno, così dopo qualche secondo Louis smise di mordersi le labbra e si mosse, afferrando un cuscino e sollevando il lenzuolo per fargli compagnia. “Ugh, questo letto profuma di vaniglia,” lo sentì commentare un’ultima volta, facendolo sorridere. Come se gli dispiacesse sentire l’odore del suo ragazzo.

Quando aprì gli occhi, la mattina seguente, dovevano essere le otto. Avevano lasciato la porta-finestra aperta, i nuvoloni grigi in cielo promettevano pioggia e il suo primo pensiero fu: wow, mi sono svegliato prima di Louis. Decise di ricambiare il favore di ieri sera alzandosi dal letto e dirigendosi in cucina per preparargli la colazione: sapeva di non doversi preoccupare di quanto tè ci fosse, e nella credenza avevano ancora qualche Oreo. Mentre si avvicinava ai fornelli sfilò una sigaretta dal pacchetto sulla penisola, e si accorse di aver dimenticato l’accendino sul suo comodino.

Pochi minuti prima aveva lasciato Louis avvolto in un bozzolo fatto di coperte, e la situazione era cambiata. Il cielo, di un grigio ancora più intenso di prima, illuminava a malapena la stanza, il vento a sollevare lieve le tende; ora il corpo del suo compagno di band era scoperto. Era prono, la faccia affondata nel cuscino e rivolta nella direzione opposta a quella in cui si trovava Zayn e i capelli chiari privi di qualsiasi prodotto, morbidi e puliti. Durante la notte doveva essersi svestito, perché la schiena era nuda, e s’intravedeva l’inizio dei suoi boxer fucsia, il resto quasi del tutto nascosto dalla trapunta, sgualcita e spiegazzata a causa delle contorsioni notturne di entrambi, ad eccezione dell’inizio dei suoi polpacci, delle caviglie e dei piedi. Trovò strano come non si fosse mai reso conto di quanto dorato fosse il colore della sua pelle, o del contrasto che causavano i tatuaggi sui suoi bicipiti, e per un attimo sentì lo stomaco contorcersi su se stesso in un moto di desiderio. Avrebbe potuto dire di esserne sorpreso, ma non lo era: avevano sperimentato così tanta merda assieme e non di rado gli era capitato di sentirsi attratto da lui, ma faceva uno strano effetto provare quelle sensazioni appena sveglio e privo di qualsiasi sostanza in circolo, rendendo la faccenda più reale e quasi spaventosa.

All’improvviso seppe cosa avrebbe disegnato.

Non pareva in procinto di svegliarsi, così scivolò in salone e recuperò il proprio blocco di fogli bianchi, strappandone uno. C’era una sedia di fronte ad un’estremità del letto e fu lì che si sedette, osservando la luce variare nella stanza e lasciando che fosse la matita a guidare la propria mano sulla carta, tratteggiando lieve le linee per una bozza che sarebbe forse rimasta per sempre tale. Dei disegni, aveva imparato, era meglio non fossero mai sviluppati e rimanessero solo accennati, un ricordo evanescente delle sensazioni provate nel realizzarli, come una foto sfocata di un momento troppo delicato per essere disturbato.

Louis si svegliò qualche ora dopo, mentre lui era al balcone e spegneva la sigaretta appena finita premendo la brace contro il fondo del posacenere. Aveva piovuto appena, un acquazzone passeggero, quando la sua voce gli arrivò alle orecchie. “Sì, sì, torno a casa per le quattro,” stava dicendo, tra una risatina e l’altra, il tono basso e affettuoso in quel modo unico che aveva di parlare con Harry. Zayn fissò il proprio telefono. Erano diversi giorni che non sentiva Perrie e, per quanto era diventato difficile gestire il loro rapporto, a malapena ne sentiva la mancanza. Per qualche attimo si chiese se accendere un’altra sigaretta oppure se palesarsi nella stanza; optò per la seconda opzione quando sentì il rumore dello stomaco dell’altro, che da affamato era ancora più irritabile del solito.

Difatti: “Hai preparato la colazione?” fu la prima cosa che gli chiese vedendolo rimettere piede nella camera, senza neanche preoccuparsi di mostrarsi presuntuoso. Il suo viso era contorto in un’espressione scocciata, ma era chiaro come non fosse disturbato e che il suo umore fosse ottimo. L’altro meditò per un istante il da farsi, certi stati d’animo era ingiusto durassero a lungo, figurarsi se a provarli erano persone come lui.

Poi vide la sua espressione farsi sorpresa. “Aspetta, sto sognando o ti si svegliato prima di me?!” urlò, prima di emettere un verso affrontato nel ricevere la cuscinata da parte dell’amico.

Che, siccome poteva, lasciò la stanza rispondendogli: “Ma succhiamelo.”

   
 
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