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Autore: Daistiny    26/01/2009    2 recensioni
Nella mente della fanciulla si venne a formare un pensiero che non avrebbe dovuto mai esistere la vera ragione che l’aveva tenuta dopo tanto tempo lontana da Archades. Un solo misero pensiero la poteva mettere in allarme, già solo l’idea di partecipare al ballo l’angustiava riempiendola di amarezza, rispolverando vecchi fantasmi del passato che erano duri a morire.
Genere: Triste, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Basch, Larsa
Note: OOC, Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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La solitudine tra noi.

 

 

È un cuore di metallo senza l'anima
Nel freddo del mattino grigio di città …


È dolce il suo respiro fra i pensieri miei
Distanze enormi sembrano dividerci
Ma il cuore batte forte dentro me

Chissà se tu mi penserai
Se con i tuoi non parli mai
Se
ti nascondi come me
Sfuggi gli sguardi e te ne stai


Chissà se tu mi penserai
Se con gli amici parlerai
Per non soffrire più per me
Ma non è facile lo sai…

….è inutile tutte le idee
Si affollano su te

Non è possibile dividere
La vita di noi due
Ti prego aspettami amore mio
Ma illuderti non so

La solitudine fra noi
Questo silenzio dentro me
È l'inquietudine di vivere
La vita senza te

Ti prego aspettami perché
Non posso stare senza te
Non è possibile dividere
La storia di noi due


 

Era passato troppo tempo ora mai, da alcuni a questa parte non riusciva a prendere sono, c’era qualcosa che gli e lo  impediva . Ma cos’era?

Il paesaggio quella notte lo aveva per un calmato facendo prendergli un po’ da i sinistri incubi che aveva tutte le notti, incubi che nemmeno una persona sana di mente e perfettamente lucida e razionale poteva affrontare. Quei terribili incubi erano la manifestazione della sua punizione che gli dei gli avevano inflitto per no essere stato cosi capace, cosi forte da impedire tante catastrofi o tutto ciò era colpa della sua  coscienza.

Li fuori. Fuori da quella stanza, fuori da quella casa il paesaggio notturno della città era cosi calmo placido troppo tranquillo per dare l’aria di una grande metropoli. Eppure quella notte così calma era anche torrida come lo era di giorno.

Un uomo come lui che aveva sopportato di tutto non riusciva però a sopportare quell’ aria calda e secca della sua stanza, una vera e propria prigione rispetto a quella di Nalbina,si sentiva soffocare e mancare l’aria.

L’intera stanza era immersa nella più totale luce argentea della luna che rischiarava tutto, la città alla luce della luna pareva un’altra cosa un paesaggio surreale quasi fiabesco. L’enorme vetrata che copriva un intera parete dalla quale si ergeva la gloriosa Archades, la capitale dell’impero… la cui gloria si sarebbe protratta immutabile nei secoli.

Il venticello che entrava da un scroscio aperto dall’enorme vetrata rinfrescava l’ambiente portando un po’ di lenimento all’uomo. Cosi come portava sollievo il vento, sembrava ridar vita all’intera stanza, muovendo leggermente le tende e le foglie delle piante tropicali che adornavano quella stanza.

Poco distante dalla vetrata, un vecchio letto a baldacchino decorato con colori scuri e ricami d’oro che sotto la luce lunare risplendevano d’argento. Un uomo da un bel volto, ma ora mai stanco, riportava i segni del poco sonno.

Il suo sguardo era direttamente puntato sul soffitto. Con metta del corpo scoperta quasi fino al linguine, riposava in una posizione insolita abbastanza scomposta, con la gamba sinistra quasi fori mentre delle coperte leggere lo avvolgevano, erano in parte quasi scostate dal corpo come a far vedere che gli davano fastidio.

Sul bel corpo si vedevano come tante stelle, cicatrici collezionate durante i suoi anni come soldato in prima linea, le sue braccia, il suo torace e le gambe erano ben proporzionate il che metteva in evidenza i suoi muscoli.

Non indossava niente, sotto le lenzuola, era completamente nudo ma lui non si sentiva minimamente in imbarazzo.. la sua espressione era cosi silenziosa, così  fredda da non tralasciare ne mostrare i suoi sentimenti, mentre solo il suo cuore era caldo, come tutto il  suo corpo.

D’un tratto si alzo per metà del busto a controllare se ciò che aveva appena vissuto non era stato un allucinazione datagli dal vino, ma un sogno che si era avverato dopo tanti anni di solitudine da quando la sua donna amata era sparita.

Le sfioro il viso con la punta delle dita facendo con attenzione a non svegliarla, lei che da sempre era stato il suo sogno, la sua sola anima…il suo futuro, la sua vita, la sua sola famiglia.

Lei era tutto ciò che gli rimaneva, avrebbe dato di tutto per impedirle di non andarsene via di nuovo, sparendo già come aveva già fatto. Li era un uomo più grande di lei che era solo una ragazza di ventitre anni, la loro differenza di età era troppa, come poteva una splendida creatura essersi innamorata di uno così?

Lei era arrivata così come una folata di freddo vento del Nord, un vento così forte da sconvolgere la vita di tutti, eppure quando era riapparsa nessuno credeva a i suoi occhi nel rivederla, non era cambiata per niente. Il suo sguardo si era fatto più dolce, mentre i suoi occhi simili a stelle risplendevano della stessa luce del sole, il corpo si era fatto più affusolato e slanciato mentre le sue gambe dritte come giunchi si  erano allungate tanto da esser pari a quelle delle viera.

I suoi capelli si erano fatti più lunghi, e ricadevano come tante onde sulle sue spalle. Ma cosa spinta dopo tanto tempo a ritornare ad Archades, erano passati cinque anni da quando aveva fatto ritorno nel suo paese, il luogo che per lei era casa.

Da quando era partita aveva deciso che per nulla al mondo avrebbe fatto ritorno nell’impero di Archadia, voleva cancellare qualcosa o qualcuno… non e che con questi ce l’avesse, la sa decisione era dettata da motivi ben più personali di questi.

La nella capitale c’era un uomo che aveva conquistato il suo cuore eppure il loro amore non poteva avere futuro.

Appena era arrivata nella capitale si era subito recata in lussuoso albergo, dove affitto la suite per qualche giorno, giusto il tempo di fare una visita di cortesia e prendere posto ad un ricevimento che sarebbe di nuovo ripartita per il suo paese.

Nessuno in città doveva sapere del suo arrivo, la sua era una visita strettamente personale. Dopo aver preso la suite la ragazza si cambiò velocemente indossando un ricco abito di lino e seta con ricami d’argento.

Il vestito le conferiva un aspetto da persona più altolocata come si addiceva al suo rango, subito dopo si copri il capo con una sciarpa di seta color argento trapuntata di tante perle bianche… si reco alla hall e fece prenotare un taxi che la scortò fino al palazzo imperiale.

Era scortata da due guardie del corpo più una sua ancella con il quale aveva uno stretto rapporto di amicizia, l’ancella era la sua migliore amica, vedeva in lei la sorella maggiore che non aveva mai avto.

L’ancella era anche lei una splendida ragazza, dai lunghi capelli biondi, e due occhi verdi come la cima degli alberi. Porta un semplice vestito bianco spoglio di gioielli e pietre preziosi portava solo dei semplici monili in legno e vetro, che adorava tanto.

Il taxi sfreccio come una freccia nel cielo della capitale, arrivando a destinazione in meno di un ora, la ragazza e il resto del sua compagnia scesero dal taxi ringraziarono per la corsa, e si affrettarono ad entrare quando in contro gli andò un soldato, messo li apposta per riceverli.

-Ben arrivata… sua….

Il soldato fu subito interrotto dalla ragazza, che non voleva essere chiamata per nulla al mondo con il suo titolo o con appellativi che le ricordassero chi era in realtà. Lei sapeva fin troppo bene chi era, ma se era la non era in visita ufficiale… le sembrava chiaro che aveva chiesto al piccolo imperatore di non dire a nessuno della sua presenza.

-Scusate ma preferirei non essere chiamata con i mi titoli, non c’è bisogno… che aggiungiate altro.

Aggiunse guardando il soldato negli occhi, che di fronte a tanta bellezza arrossi. Poi inchinandosi alla fanciulla la prego di seguirla, ella nascondendo il suo volto anni col capo, ma in quel ’istante il giudice Zhaagabath sopraggiunse.

Il giudice vedendo che era arrivato in ritardo si scusò con la ragazza chiedendogli umilmente scusa, ma ella molto dolcemente lo rassicurò che non era il caso di giustificarsi con lei, l’uomo rimase alquanto sorpreso nel sentire ciò.

-Scusate per il mio ritardo… la prego vogliate perdonarmi.

-Perdonarvi?! Ma di cosa…sono io che dovrei scusarmi per non essermi fatta annunciare.

Concluse la ragazza invitando il giudice Zhaagabath a condurla dall’imperatore. Il giudice annuendo prego la ragazza di seguirlo, ella silenziosamente lo segui con al seguito il suo corteo.

Il giudice avendo ricevuto ordini precisi, condusse la ragazza negli appartamenti privati dell’imperatore, dove fu fatta accomodare in un salottino, non prima di aver congedato le sue due guardie del corpo.

L’imperatore Larsa aveva fatto mettere a sua disposizione un gruppo di cameriere per tutte le sue esigenze oltre al giudice Zhaagabath.

Rimaste solo lei e la sua ancella, per passare un po’ di tempo decisero di dedicarsi ad un gioco di carte e di cantare un po’, dovettero attendere parecchio anche perché l’imperatore era molto occupato e non poteva lasciare i suoi obblighi e doveri, per andar incontro ad una sua amica che non vedeva da tempo.

Quando finalmente Larsa la raggiunse, la ragazza resto molto sorpresa nel vederlo profondamente cambiato al posto del ragazzino diplomatico c’era un meraviglioso ragazzo di 18 anni con un fisico atletico e un sorriso che mozzava il fiato.

Ella si alzo dalla sedia su cui era seduta ed andando incontro al giovane imperatore lo saluto inchinando leggermente il capo, ed Larsa ricambio il gesto con altrettanta grazia ed eleganza.

  bello rivederti.

Aggiunse sorridendo, e guardandolo diritto negli occhi.

-Anche per me lo è! Sapete e bello riavervi qua sapete, dopo tanto tempo.

Larsa aggiunse sorridendo un po’ forzatamente ricordandole quella volta che era sparita senza sautare nessuno, senza una giustificazione.

La ragazza preferì non parlare di quel accaduto, più tosto chiese al ragazzo come procedeva il suo incarico di regnante. Larsa le racconto di come aveva passato quei anni, poi guardandola nei suoi splendidi occhi in cui ci si poteva perdere, le chiese dove stesse aggiungendo.

-Scusate la mia impudenza mia cara, ma vorrei chiedervi dove avete intenzione di alloggiare. Perché dopo che voi mi avete avvisato della vostra visita privata vi ho fatto preparare delle stanze, nella parte Nord del palazzo.

-Ah!... non dovevate disturbarvi. Ho gia un posto in cui alloggiare.

-Ma una suite d’albergo è sprecata per voi. Se mi concedete l’opportunità, la stanza che vi ho fatto preparare e fatta su misura per voi.

-Veramente insisto, che non dovevate. Mi dispiace ma io resto della mia idea.

-Non doletevene, ma ho gia dato ordine ad alcuni ordini di portare i vostri bagagli nella stanza che vi ho messo a disposizione. Non temete mia cara amica ho fatto mettere dei soldati fidati a guardia dei vostri alloggi e della vostra sicurezza se ne occuperà il giudice Zhaagabath, ho messo a vostra disposizione alcune cameriere. Spero che godiate un buon soggiorno.

La ragazza voleva protestare ma non ne aveva la forza, comunque ringrazio il giovane imperatore, si congedo da lui chiedendogli se poteva andare. Larsa la rassicurò di fare come se fosse a casa sua.

Ella lo ringrazio ancora per la sua gentilezza, e per la  premura, poi mandò a chiamare il giudice Zhaagabath orinandogli di scortare nuovamente la ragazza nei suoi nuovi appartamenti.

Il giudice sorto la ragazza, che durate tutto il tragitto si guardo a torno. Camminavano lentamente con passo fermo, lungo i corridoi interminabili del palazzo, passarono alcuni minuti prima di raggiungere la parte Nord, dove l’aspettava i suoi appartamenti.

Gli appartamenti che l’imperatore Larsa, le avevano preparato erano splendidi, una grande porta in legno, decorata con tante incisioni dorate la facevano comparire ancora più imponente di quando non fosse già.

Da questo si accedeva and un lungo corridoi alla fine del quale si accedeva alla stanza che l’era sta messa a disposizione. L’appartamento imperiale oltre ad essere sorvegliato in ogni istante, era anche splendidamente arredato.

Larsa  aveva fatto arredare quelle stanze con splendidi mobili provenienti da tutto l’impero, apposta per la visita speciale della sua amica. La ragazza quando entro nella stanza rimase molto colpita da un simile luogo che era ancora più bello degli appartamenti di Larsa.

Il giudice imperiale vedendo la sua reazione fu ben lieto di scambiarvi alcuni parole con lei.

-My lady spero che vi troviate bene qui. Lord Larsa ha fatto arredare la stanza in omaggio alla vostra bellezza.

-Ringraziatelo ancora da paremia. Perché la premura con cui mi delizia non e meritata dopo ciò che ho fatto tanti anni fa.

-My Lady non vi angustiate, voi qui siete un ospite. Sarete sempre la benvenuta.

-Vi ringrazio infinitamente giudice Zhaagabath, per le vostre parole gentili.

Dolcemente aggiunse la ragazza, sorridendo amorevolmente. Il giudice adossi di botto, ma non lo diede a vedere il suo volto era ben celato dal elmo.

Con voce impacciata la ringrazio delle sue belle parole. Poi le fece presente che nei prossimi giorni ci sarebbe stata una festa in maschera un ballo, per festeggiare i cinque anni di pace dopo la fine della guerra.

Nella mente della fanciulla si venne a formare un pensiero che non avrebbe dovuto mai esistere la vera ragione che l’aveva tenuta dopo tanto tempo  lontana da Archades. Un solo misero pensiero la poteva mettere in allarme, già solo l’idea di partecipare al ballo l’angustiava riempiendola di amarezza, rispolverando vecchi fantasmi del passato che erano duri a morire.

Un solo pensiero poteva fare la differenza, poteva cambiare la sua triste sorte, tramutare l’amore in odio e viceversa. Poteva lei sola farcela contro i suoi sentimenti?... non voleva più soffrire già una volta tanto tempo prima aveva perso la persona che le era più cara.

L’aveva persa per sempre, colpa dell’uomo della follia insensata della guerra inutile, non aveva dimenticato eppure aveva cercato in ogni modo di dimenticare, quando aveva sofferto… più volte era stata sul punto di non ritorno.

Voleva essere libera dai soliti canoni tradizionali, che volevano che lei ricoprisse la figura di una donna forte che non cedeva di fronte a niente, una donna con il cuore di un leone e la compassione e la misericordia di una angelo protettore.

Ma lei in quel preciso instante della sua vita si trovava di fronte ad un bilico, un punto di non ritorno, nella sua anima regnava il caos totale che la rendeva ancora più inquieta.

La fanciulla con abile maestria cercava di nascondere la sua amarezza di fronte a ciò che avrebbe dovuto affrontare, avrebbe dovuto scontrarsi con lui e questo che lei temeva.

Trascorsero alcuni giorni in cui la ragazza e la sua ancella passarono momenti felici,  fortuna voleva che la fanciulla non ci pensasse occupata com’era dalla sua ancella che vedendola cosi giù di morale si faceva in quattro per alleviare le sue sofferenze.

La bionda Shara così si chiamava la sua ancella, la vedeva sofferente anche quando la sua cara amica la rassicurava dicendole che stava bene, ma Shara sapeva che era tutta una bugia ben costruita sulla menzogna.

Il giorno del ballo arrivo con precisa puntualità, quello per la fanciulla sarebbe stato l’appuntamento fatidico del suo destino, la si sarebbe deciso la sua vita e quella di lui.

Ancora un pensiero correva a lui, un pensiero che si tramutava in sentimento, che nasceva dal cuore… e che la stava soffocando, tastandola nella ragazza di cinque anni prima.

Il ricordi che aveva di li erano cosi tanti. Quella sera la fanciulla e la sua ancella presero parte al ballo fortunatamente in maschera, sapere che avrebbe indossato una maschera e sapendo che nessuno tranne pochi sapevano della sua presenza a palazzo la fece star meglio.

Dopo aver indossato un elegantissimo abito di color grigio perla con tante sfumature argentee. L’abito era stretto sul petto sino alla vita, dove vi era fasciata una stretta cintura di rayon ruvido dello stesso colore dell’abito, che era più chiaro.

Dietro l’avito, appuntato sulla fascia c’era un ficco dello stesso identico tessuto e colore,che teneva strettamente dei fiori di stoffa per il lungo gambo. I fiori erano raccolti con la corolla rivolta verso il basso, legati stretti con un filo sottilissimo di seta, da cui pendevano dei fili con delle perline di vetro iridescente.

Il pezzo di sopra dell’abito consisteva in un corpetto che le metteva in risalto il seno, il corpetto avva na scollatura a cure, che si stringeva al busto tramite lo stringere di alcuni nastri dietro al busto. Sia il corpetto che il fino al punto vita, l’abito era stato decorati con strisce di argento, sottilissime impercettibile a occhio  umano.

La gonna del vestito consisteva in molti strati di velo e di organze, con tante sfumature di grigio dal più chiaro al più scuro, gli strati di stoffa erano l’uno sopra l’altro, perfettamente alternati tra loro. Un’altra caratteristica della gonna e che era a ruota bastava che la fanciulla girasse se stessa che la gonna si apriva, e i vari strati di stoffa si alzavano,mentre una serie di strisce di stoffa di lunghezza differente facevano da coda al bestito.

Sulla coda del vestito ve era posta una piccola rosa di stoffa pregiata. La fanciulla aveva raccolto i suoi splendidi capelli da un lato, fermandoli con un fermaglio a forma di fiore. Intorno al suo collo affusolato aveva indossato un girocollo in argento, con un occhio di gatto come pietra., sul braccio sinistro portava una semplice quanto elaborata armilla e due orecchini a foglia.

Il volto coperto da una mascherina, argentata con un po’ di pizzo e un piccolo pendente sul lato sinistro, mentre la sua ancella indosso una abito molto simile, di un azzurro molto scuro come il cielo quella sera e lasciando ricadere i suoi biondi capelli sulla schiena scoperta.

Chi sa, se l’avrebbe ricordato, forse le avrebbe riconosciuta chiedendogli –Vi ricordate di me??

Ma una tale possibilità era remoto come la sua segreta speranza di rivederlo solo per un dannato secondo. Si sarebbe sentita perduta, schiava dei suoi desideri perché la passione repressa per anni sarebbe esplosa.

Chi sa se l’aveva perdonata per essere fuggita, lontano da lui. Con coraggio entrò nella sala da ballo ricolma di tantissima gente dell’alta sciata proveniente da tutta Ivalice, la sala era cosi piena che tutti gli invitati si confondevano tra loro in un tripudio di colori, come una grande vetrata dai colori sgargianti.

La fanciulla si senti mancare l’aria, ma era abituata ad ambienti simili, si fece coraggio è avanzo scendendo la lunga gradinata color oro che l’avrebbe portata di sotto, dove si stava svolgendo il gala.

Mai avrebbe pensato che ciò che si trovava di fronte era un gala, e lei scioccamente aveva creduto che si sarebbe trattata di una solita festa di palazzo. Ma si senti subito in trappola, un tranello tesogli dal suo amico Larsa.

La ragazza non ebbe tempo per arrabbiarsi, che si ritrovo subito gli occhi di tutti addosso, voleva sparire… si vergognava terribilmente di quella spiacevole situazione, che fu prontamente salvata dal suo piccolo principe.

Larsa la trasse a se con tanta grazia, che nelle sue giovani mani la fanciulla pareva una bambola di pezza, che veniva mossa con estrema grazia ed eleganza.

Ballarono fino a notte fonda, lei e il suo amico, poi quando fu stanga la ragazza, si congedo dal suo amico ed uscì a prendere una boccata d’aria, su un enorme terrazza al chiaro di luna. Ella era ben lieta di allontanarsi da quella festa anche solo per un secondo, tutte le previsioni che si era fatta per quella sera fortunatamente non si erano avverate.

Se ne stava tranquilla quando si vide essere avvicinata da uno sconosciuto in abito nero, con una strana maschera che ricordava molto quella del giudice Zhaagabath, l’uomo le fece un inchino poi le tese la mano.

La ragazza lo scrutò attentamente, e subito accetto a seguirlo pensando che si dovesse trattare del giudice Zhaagabath inviatole da Larsa per vedere dove si era andata a cacciare. Essa gli porse un paio di domande, al quale però non le rispose mai, la condusse nella sala dove vi erano tutti gli altri.

Si guardo a turno, si sentiva nuovamente in trappola ma questa volta l’uomo che l’aveva accompagnata la invito a ballare, la fanciulla non rifiuto, tanto quello era solo un ballo.

L’orchestra iniziò a suonare un valzer e tutti al suono della musica iniziarono a danzare come tante  farfalle che si libravano in volo. La fanciulla stranamente si sentiva sicura come se tutte le sue inquietudini fossero scomparse d’improvviso, lasciando posto ad una pace azzurrina.

Gli occhi dell’uomo erano fissi sulla ragazza che teneva stretta tra sulle sue forti braccia, il suo sguardo era coi silenzioso, senza parole, nel quale si ci poteva perdere. Del suo viso si poteva vedere il suo naso e le sue labbra e un mento ben rasato.

Era così silenzioso, taciturno più del silenzio stesso, ma così dolce. Finalmente dopo tanto tempo passato solo ora poteva tenerla stretta a se, nessuno quella sera gli e l’avrebbe tolta.

Quanti ricordi riaffioravano nella sua mente come fiotti d’acqua uscivano da una fontana, quanti ricordi di lei, e pure il solo pensiero di lei nelle braccia di un altro che non era lui, lo costringeva a chiudere gli occhi per non guardare, a tapparsi le orecchie per non sentire.

Da quando l’aveva rivista, il suo cuore aveva ricominciato a battere e la vita gli era cominciata di nuove a scorrere nelle vene, si sentiva finalmente vivo come non si era mai sentito. La musica cambiò tono acquistando più spessore quasi a rendere omaggio a quella coppia, una musica suonava solo per loro, una musica di trionfo per festeggiare la sua presenza.

Tutti si erano stupiti nel rivederla, era così diversa più bella di sempre, molti degli invitati non avevano mancato di fare dei commenti, su quanto era splendida e sulla sua grazia.

Si era sentito geloso degli sguardi che gli altri nobili gentiluomini le lanciavano, lei non era un oggetto era una creatura. Inclinò la testa, quasi a non essere considerato degno di averla, eppure lui era un uomo cosi meraviglioso, che nella corte di Archades aveva fatto una strage di cuori, non c’era fanciulla né donna che lo ammirasse per le sue doti di condottiero oltre per il suo aspetto di angelo della guerra.

Un uomo così era davvero un buon partito, caso voleva che un uomo come lui non fosse minimamente interessato ad unirsi in matrimoni e questo aveva suscitato l’attenzione di tutte le donne nubili e non che facevano a gara per aggiudicarselo ma aimè senza avere alcun risultato.

Lui aveva rubato il cuore e l’anima di tutte le donne, ma poco gli importava, lui voleva lei, i suoi occhi sapevano leggere nell’animo delle persone, soprattutto della sua amata.

Per anni lui era stato lontano da lei, che desiderava più della sua dannata anima. I suoi occhi da dietro alla maschera le leggevano il cuore, gia poteva immaginare a cosa stesse pensando la ragazza.

Non poteva più trattenersi oltre, cinque anni senza amare una persona erano troppi anche per un uomo come lui, i loro sguardi si incrociarono e poi scoccò una scintilla. Nessuno dei due era più consapevole delle proprie emozioni, i loro corpi si muovevano da soli senza fili che ordinassero loro di muoversi.

Si muovevano sinuosamente come due canne al vento, danzavano leggeri portandosi al centro della sala, quando lui la baciò improvvisamente che la ragazza non ebbe il tempo di reagire ma si lasciò trascinare da quel bacio così appassionato.

La loro espressione dipinta sui loro volti cambiò, nessuno poteva vedere la loro reazione, non si accorsero ne anche che la fanciulla si era fatta scappare una lacrima da sotto la sua maschera, una lacrima che le incorniciava il viso come una perla di cristallo dal sapore amaro.

Non aveva né la forza né il coraggio per allontanarsi via da lui, i suoi timori più scuri si erano avverati, cercò di divincolarsi da quella sua dannazione.

Dentro di se si malediva per quel suo istante di debolezza, si chiedeva cosa aveva fatto. I suoi più oscuri presagi si erano avverati, eppure ella più volte si era ammonita, ma ciò non era servito a nulla, ora era decisa nuovamente a sparire, aveva fatto male a ritornare ad Archades.

Dopo tutto quel tempo trascorso lontano da lui, ora lei ci era di nuovo cascata. Si era data alla fuga come una volgare bandita, una vigliacca che preferiva fuggire e negare l’evidenza dei fatti più tosto che ammettere la verità.

Cos’era diventata? Sfrecciò via come una feccia scoccata da un arco, si diresse come una furia verso i suoi appartamenti, si sentiva condannata, non poteva restare un minuto di più senza rischiare di impazzire.

Roba da perdere la ragione, il suo era un amore folle… eppure cercava di estinguerlo e più tentava e più i suoi sforzi erano vanificati, povera era condannata alla sofferenza eterna, per aver tradito i colui che tanto tempo prima l’aveva salvato dal baratro di follia e di vendetta che le aveva accecato la vista.

Colui che aveva messo in discussione il suo nome, il suo onore, che era stato pronto a seguirla, che ne aveva plasmato la sua anima facendola diventare una persona forte e giusta. Colui al quale si era promessa.

Ma cosa aveva fatto lei l’aveva tradito lui che celava il suo volto dietro una fredda maschera, per inseguire un sogno impossibile. Non c’era notte che la sua anima, lo rimpiangesse… lei era la per porre fine a quella insensata follia.

Gli avrebbe detto addio e sarebbe tornata a casa.

Shara vedendola allontanarsi intuì subito cos’era successo, cercò di seguirla intanto l’uomo mascherato si era visto respingere.

Cos’era accaduta a quella ragazza che aveva conosciuto tanto tempo prima. Per un solo istante nei suoi occhi aveva rivisto lo stesso sguardo di un tempo uno sguardo malinconico e dolce allo stesso tempo.

Tanto tempo prima quella stessa ragazza era un tipo forte e deciso, che cercava in tutti i modi di cavarsela da sola, ora invece era molto diversa. Fuggiva come una lepre spaventata dai suoi problemi invece di affrontarli, che fino aveva fatto quella ragazza.

Si chiese abbastanza scetticamente, la fanciulla di cui si era innamorato ora stava fuggendo dai suoi occhi,dal suo cuore. Possibile che preferiva negare l’evidenza dei fatti più tosto che assumersi le sue responsabilità?

Lui ora voleva sapere la verità, non poteva permetterle di giocare così con i suoi sentimenti. Capiva perché di tutto ciò, si sentiva di essere stato preso in giro per tutto il tempo… ma cosa aveva fatto di male stavolta. Forse era stato il bacio?

O c’era dell’altro che non voleva che si sapesse.

Ancora una volta si senti in dovere di rassicurarla ma non sapeva se sarebbe stato il benvenuto.

Era da tanto che non vedeva il suo volto sorridere, si vedeva costantemente allontanato da lei in tutti modi, ed ogni volta lui la desiderava di più.

Ora mai si era stufato di rincorrerla, quella volta gli avrebbe dimostrato che era un uomo e non uno zerbino a sua disposizione, era deciso a non permetterlo ne andava del suo onore di uomo.

Lui era un uomo e come tale ogni tanto doveva dimostrare chi era, doveva far capire che non era un incapace buon a nulla. Non si sentiva minimamente in colpa per averle mostrato i suoi sentimenti né capiva perché doveva essere illuso in quella maniera così crudele.

Lui desiderava delle risposte e le avrebbe avute a qualsiasi costo, dovesse anche far ricorso alle maniere forti.

Le andò dietro come se fosse un carro armato pronto ad abbattere ogni ostacolo che gli si parava d’avanti. Dalla sua visuale la sua amata era sparita, ma vedendo la sua ancella correrle dietro la seguì con passo deciso.

Una volta raggiunto gli appartamenti della fanciulla, vide la sua ancella supplicare la sua signora di aprirle la porta, ma era tutto inutile si era letteralmente chiusa dentro. L’uomo si avvicino all’ancella e le chiese di spostarsi prendendola per il braccio e allontanandola dalla porta.

Poi urlando a gran voce e con furia di aprirgli la porta chiusa a chiave, ma la ragazza che era fuggita rintanandosi li dentro non gli rispose. L’uomo vedendosi tagliato fuori decise così di far ricorso alla forza era deciso a non demordere, così si allontano dalla porta di alcuni passi, prese la rincorsa e inizio a dare  spallate alla porta, con tutta la forza di cui era capace.

Non si arrese e continuò a colpirla finche non riuscì a spaccare la serratura della porta, oltre passo la porta con una falcata decisa…entrò nella stanza, togliendosi la maschera scoprendo il volto e respirando affannosamente per lo sforzo che aveva dovuto compiere.

Frugo in tutte le stanze, ma non riuscì a trovarla… poi la vide rannicchiata in un angolo della stanza come un piccolo cucciolo che tremava dal freddo il suo volto era nascosto dalla maschera, dal quale era inondata di lacrime.

Lei non desiderava vederlo… ma le sue parole erano interrotte dai singhiozzi. Lei più di tutti odiava farsi vedere così, incapace e debole. Quella non era lei.

Lui le si avvento sopra, afferrandola per il suo avan-braccio s’insto, costringendola contro voglia a seguirla, buttandola violentemente con la sua forza bruta sul letto, stappandole dal volto la sua maschera per vedere il suo volto che ella prontamente coprì con i suoi lunghi capelli, facendo un gesto veloce con la testa, girandola di scatto.

Vedendola le chiese –Perché!

Ma a tale domanda, la ragazza rimase in silenzio, preferendo ancora una volta non rispondergli.

Intorno a loro si era venuta a creare una confusione incredibile, la ragazza poverina piangeva disperata mentre il suo assalitore si aspettava ancora una risposta, che non accennava ancora ad arrivare.

Quando finalmente la ragazza si decise a guardarlo in faccia, lui vedendola si senti disarmato, quasi un pazzo ad averla trattata con si poco rispetto, ma era rimasto abbagliato nel rivederla cosi diversa… non era più una ragazza ma una donna, nel fiore della sua età.

I due si fronteggiarono a testa alta in un dello fatto di sguardi silenziosi, poi la vide mutare di nuovo, il suo viso acquisto una espressione dura e amara. Fredda come il vento del Nord di cui si diceva che essa era la sua reincarnazione.

Gli ordino con voce dura di lasciarla andare.

-Lasciami andare!

Ma lui non capiva e non voleva capire. Non era più al suo servizio…e non si senti in dovere di obbedirle, qualcosa si era risvegliata in lui.

Finalmente aveva la tanto sognata occasione della sua vita, sapeva che ella non poteva fuggire questa volta l’avrebbe costretta ad affrontarla. Le sue fantasie iniziarono a svegliarsi dentro di lui come un incantesimo, sentiva il suo desiderio sfrenato di lussuria di averla, fosse l’unica cosa che avrebbe fatto.

Fissava lei, il suo corpo, le sue forme.. ne anche una viera poteva reggerle il confronto, lei valeva più della salvezza di Ivalice, se solo lei desiderava poteva scatenare la guerra così come poteva riportare la pace.

Si lascio trascinare giù dal suo desiderio, facendo aderire il suo corpo contro quello della ragazza fin quasi a schiacciarla sotto il suo peso.

La ragazza sembrava aver perso conoscenza della sua persona, i suoi occhi erano vuoti e grigi…senza luce che li illuminasse, senza un anima  che li rendesse vivi, si sentiva profanata, cercò di colpirlo ma lui la blocco piegandola ancora una volta alla sua volontà.

Lui la guardò nei suoi occhi, vide la sua ira, nel momento stesso che lui l’aveva bloccata.

Ma egli era serio e non stava giocando, non aveva perso il senno come lei pensava, lui era lucidissimo, silenzioso e freddo come sempre. Il suo volto era quello di un uomo spinto da i suoi sensi, di predatore.

Non c’era nessuno, non c’erano barriere a separarli ne titoli o quant altro, c’erano solo lui e lei faccia a faccia, sentiva il suo desiderio più forte che mai, lascio perdere il desiderio di resistere mando al diavolo le ragioni che voleva sapere.

Lei e lui erano li, era questo ciò che contava.

Lei dal canto suo voleva punirlo ma era impossibilitata a muoversi, odiava essere fissata così si senti stringere il polso, non poteva scappare né arrendersi… ma a lui questo non gli e ne importava.

La prese portandola verso di se, strappandole baci impossibili e amari, brulicanti di passione bollenti, ma le labbra di lei rifondevano a quello stimolo, mentre la sua anima rifiutava, ciò.

Iniziò a toccarla, infilandole poi la sua lingua in gola, la sovrastava… lei si sentiva inutile, era solo un pezzo di carne disteso sul letto, una bambola che faceva da cornice.

Si sentiva violata, privata del suo onore mentre ancora una volta nella sua mente richiamava il nome del suo salvatore. Un cavaliere… rinnegato e ribelle dai lunghi capelli biondi, ora si rendeva finalmente conto di chi si era innamorata.

Un ribelle, un nobile che rinnegava la sua famiglia e che l’osteggiava, così come osteggiava suo padre.

Il bacino dell’uomo premeva contro il suo, mentre le mani dell’uomo raggiunsero la sua profonda scollatura, la sua lingua si stava ancora dando da fare con quella della ragazza in un gioco di rincorse e sfuggite.

Lei lo allontano dalla sua bocca, per poi riprendere fiato a boccate, i loro occhi evitarono di guardarsi, lui aveva osato troppo ma si stava prendendo ciò che stava bramando da tempo.

L’uomo si tolse la parte superiore del suo vestito mettendo a nudo il suo petto florido e muscoloso, scolpito con anni e anni di sacrifici, perfettamente squadrati e gonfi ma armoniosi tra loro, mentre la ragazza teneva le sue mani poggiate sul suo petto cercando di spingerlo via.

Lui le strappo via di dosso le vesti, facendola rimanere solo con indosso l’intimo, lui la sguardo sfiorandola con il suo sguardo, evitando se possibile di non farla ulteriormente vergognare.

La penetrò ancora, per quello era ancora troppo presto, voleva godersi quel corpo e quel momento più a lungo possibile, si sfilo anche la parte sotto stante del suo vestito mettendo totalmente a nudo il suo corpo.

La fanciulla sentiva il membro dell’uomo sfregarsi contro il suo ventre, con moto ondulatorio, lui stavolta la prese per le gambe, trascinandole vicino alla parte del suo bacino schiudendole le cosce, afferrandola e tenendola ben stretta per i sodi glutei, lei si piegò ad arco in avanti, chinando la testa giù.

Si strinse alla sua schiena, come un serpente stritolava la sua preda avvolgendosi lungo tutto il suo corpo, conficcando le sue unghia nella carne della sua schiena, come gli artigli affilati ed aguzzi di un rapace in picchiata sulla preda. Artigli in grado di lacerare la carne con estrema facilità.

Lui si stava preparando fisicamente oltre che mentalmente a penetrarla, il solo desiderio gli faceva perdere quel poco di senno e bon senso che aveva…ma aspetto!

Le sfilo il reggiseno, prendendo con tutta la mano destra il suo seno destro, stringendolo con forza, mentre con il volto le sfiorava il collo e la sua pelle profumata di vaniglia. Mordendola con le sue labbra.

La sua bocca scese fino ai seni di lei, iniziandoli a succhiarli e leccarli in modo provocatorio, lei si lasciò andare, in gridi lascivi.

Il peso di lui la teneva schiacciata sul letto, due copri che si intrecciavano tra loro frementi di un desiderio sfrenato senza eguali, il respiro accelerava diventando sempre più affannato, i corpi erano arrossati dallo sforzo che stavano compiendo, sudati e intrisi l’uno dell’odore dell’altro.

Con la mano con il quale fino ad un momento prima aveva stretto un seno, la fece scivolare verso il linguine, sfilandole l’ultimo indumento intimo che l’era rimasto. Poi con la mano le tocco la sua parte più intima e proibita, stimolandola prima con piccoli movimenti circolari, e poi penetrandola con un in dito… fino ad infilargliene tre, ad aumentare il ritmo, sfondandola.

Un urlo acuto si senti fin nel corridoio, un grido che echeggio con una gran forza tanto da non sembrare umano.

L’uomo poi iniziò a penetrarla con il suo membro, la prima spinata che diede fu violenta ma la ragazza si ribellò del suo attimo di distrazione, cercando disperatamente di non lasciarsi andare a quel piacere così dolce.

Con le sue unghie lacero la carne della schiena, mentre l’uomo la liberò dalla sua morsa. Ella approfittando di ciò si portò alle sue spalle, colpendolo alla nuca, facendogli perdere i sensi momentaneamente.

Svelta poi lo girò, capovolgendolo. Le posizioni si invertirono, ora era il suo turno di dominarlo.

Quando lui rinvenne si trovo disteso sul letto con le braccia e le gambe legate con dei pezzi di stoffa, degli stretti nodi gli avvolgevano le caviglie e i polsi, rendendo cosi difficile liberarsi, d’avanti a lui seduto sul suo bacino c’era lei che lo fissava, ciò invece di spaventarlo lo eccito… lanciandole uno sguardo ammiccante, ma lei lo fulmino con il suo sguardo.

Lei lo guardava…prese poi una sciarpa di seta e l’avvolse intorno al collo del l’uomo, minacciandolo… ma lui le sorrise, divertendosi a provocarla, la ragazza gli strinse la sciarpa in torno al collo, ma invece di avere l’effetto desiderato, l’uomo sembra provare piacere.

Lasciò perdere la sciarpa, e prese un piccolo frustino di quelli che si usavano per far andare i chocobo più veloci. Lo frese e lo colpi con violenza sulle gambe e sulle braccia, e sul petto, il poveretto tratteneva a stento le urla, ella lo colpi finche si stanco… lanciando il frustino da una persona.

Ma il suo supplizio era appena iniziato. Ella prese posizione su di lui nuovamente, stavolta iniziò a percorrere le linee dei suoi pettorali con la lingua, leccandogli le ferite la dove prime gli aveva inferto delle frustate. Lui respirando affannosamente…chiuse gli occhi, gli faceva troppo male… ma lui sopportava.

La ragazza si posiziono sul suo linguine, accogliendolo dentro di se, cominciandosi a muoversi su di lui con tutta la sua grazia, quando lo vide spalancare gli occhi, come se fosse stato colto di sorpresa, capì che era arrivato all’orgasmo, il momento massimo del piacere.

Lui stava al gioco, ora però toccava a lui prendere le redini,la fanciulla si stava muovendo ancora, con gli occhi chiusi dal piacere, quando si senti affare dalle mani di lui… bloccandola.

Era bastato un forte strattone per liberarsi dai nodi che gli tenevano legati i polsi, l’afferrò per entrambi i fianchi, stringendola, invertendo così di nuovo le posizioni come in un gioco di ruolo; per unirsi di nuovo carnalmente con lei. Per recuperare il tempo il tempo perso con lei.

Stavolta la ragazza fu più docile e arrendevole, il ritmo tra i due si faceva sempre più incalzante ed accelerava pari passo con il loro battito cardiaco. Diventando così schiavi di nuovo della passione più sfrena.

Provavano piacere, soltanto questo oltre a una strana sensazione che bruciava come fuoco nei loro corpi.

Ma era quasi giunto il momento di dirsi addio, ma nessuno di loro se ne rendeva conto, quello che avevano dovuto affrontare era stato una vera guerra su tutti i fronti.

Ora era il momento di decidersi, lui ora la considerava sua, ella gli apparteneva… ma lui per lei cos’era…

La sentiva respirare affannosamente più di prima, lui era sempre su di lei… la teneva stretta per non farla scappare di nuovo.

Erano li chiusi in una stanza, solo loro due, nel suo letto, il rifugio di lei dal mondo esterno…mentre il mondo in quella notte stava dormendo, riposando in una profonda pace oscura chiamata notte, lontana da i soliti ritmi frenetici di ogni giorno.

Chi sa cosa sarebbe successo quando sarebbe sorto il giorno, cosa si sarebbero detti… sentivano i loro cuori all’unisono, contando in testa i respiri che l’altro faceva.

Solo un attimo ci sarebbe voluto per capire che quel istante sarebbe il più triste della loro vita, perché molto probabilmente quella sarebbe stata la loro prima ed ultima volta.

Quando si sarebbero alzati da quel letto ognuno avrebbe ripreso la propria strada… i loro sguardi non si sarebbero più incrociati, i loro corpo non avrebbero più avvertito la stessa elettricità che c’era in quei momenti di puro piacere.

La loro storia era da romanzo, una fiaba per bambine sognati, che adoravano sentire raccontare storie su principesse da salvare e cavalieri che accorrevano in loro soccorso.

Si ricordavano come se fosse stato ieri il loro primo incontro, che non era stato di certo romantico… sapevano descrivere i sentimenti che loro avevo provato, gli mancavano le parole, perché forse semplicemente non sapevano come descriverle.

Dentro i lori cuori però avevano paura che quel momento potesse terminare…nessuno sapeva come si sarebbe comportato, non riuscivano a pensarci… o non volevano?

Quante domande si nascondevano nei loro abissi dell’anima…mentre si continuavano ad amare… fin quando la ragazza senti uno strano liquido fluirle dentro… mentre con la bocca cerca di respirare boccate d’aria.

Era finita lo poteva sentire… si stacco da lui, girandosi di lato…al suo fianco raggomitolandosi su se stessa… c’era d’ammetterlo, lei lo aveva sottovalutato… quella notte aveva scoperto un lato di lui che non conosceva.

L’aria nella stanza era diventata calda se non rovente, bruciava i loro corpi facendogli sentire la fatica, lui la guardo silenziosamente, il suo desiderio era stato appagato… ma la voglia ancora di toccarla, di averla per sempre al suo fianco, era aumentata.

Aveva dato tutto se stesso, per una volta in vita sua si era lasciato andare, era diventato il predatore… ora pero sentiva il bisogno di prendere fiato e di riposarsi un po’…ma era troppo preso per riuscire a prendere sonno.

Lei dal suo canto si era addormentata, non aveva retto oltre… ed era sprofondata tra le braccia di Morfeo…lui la guardava e non osava staccarsi da lei, la veglio finche anche lui cadde vittima del sonno…

Quando finalmente il sole fu sorto la ragazza, si risvegliò… prima di tutti, raccolse in fretta tutti i suoi vestiti, che indosso rapidamente… poi una volta preparata si avvicino a letto e guardo l’uomo con cui aveva giaciuto quella notte…

-Addio Basch…

Aggiunse senza tradire un filo d’emozione sul suo volto di porcellana, mentre fissava il volto di lui, poi ella sgattaiolò fuori dalla stanza… per poi sparire cosi come era venuta…nell’immensità di un cielo non ancora blu, dove il sole stava gia per sorgere…

Fine

 

 

Note :Finalmente questa mia storia l’ho finita, la canzone in cima l’ho inserita perché mi pareva che si adattasse alla situazione dei due protagonisti… mi ci sono volti due giorni per scriverla così di botto. Ma spero vivamente che vi sia piaciuta… anche perché è una storia molto piccante, in alcuni tratti anche molto spinta… ma io non sono una fan di questo genere.

Per la canzone da inserire avevo pensato di mettere, prima la canzone degli 883-Come mai… ma l’ho dovuta scartare, il testo non si adattava pienamente alla storia, e nemmeno quelle di Celine Dion…confesso sono una schiappa in inglese.

Volevo inserire anche alcune canzone degli Studio 3 che sono favolose… ma non descrivano abbastanza la situazione che i protagonisti stavano vivendo, poi mi sono in battuta in Solitudine di Laura Pausini…la canzone ci stava a pennello, salvo alcune parti che ho dovuto togliere che non centravano nulla… ho preso le parti conformi alla storia  ed ecco a voli il risultato…

Aspetto ansiosa i vostri commenti.                                                           

                                                                               

                                                                                                                                      Daistiny

 

                                                                                                                  

   
 
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