Serie TV > Violetta
Segui la storia  |       
Autore: Alice_Leonetta    01/08/2015    13 recensioni
Dal secondo capitolo:
|| “Non c’è stato un momento preciso, ricordo solo di esserlo sempre stata. Ed era magnifico”. Francesca sorride e mi accarezza il braccio destro con la mano. Ha gli occhi lucidi, come se le fosse stata appena raccontata la fine tragica di una bellissima storia d’amore. Forse è così. “Eravate davvero una bellissima coppia, Vilu”. Serro le labbra, abbassando la testa ed annuendo. “Già… eravamo”. ||
|| “Posso chiederti qual è la cosa che ti piaceva di più, di lui?” chiede alzando di poco gli angoli della bocca. Sorriso leggermente abbassando la testa sulle mie dita, poi la rialzo con lo sguardo nel vuoto. “Mi piaceva guardarlo negli occhi. Dio quanto mi piaceva! Ci passavo giornate intere, e ti posso giurare che non mi stancavo mai”.||
Salve a tutti! Questa è una piccola trama (Sempre se si possa chiamare così. Diciamo che è un piccolo pezzo di un capitolo) di questa storia. E’ il sequel di Salvami, Amore mio. Quindi, se avete intenzione di leggere questa, vi consiglio di dare prima uno sguardo all’altra. Spero di ricevere molte visite, soprattutto dai lettori della prima storia. Grazie, bacioni e alla prossima!
#Alice_Leonetta
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3.
“Francesca!” grido tirandole una manciata di pop-corn, e lei per coprirsi usa uno dei cuscini bianchi del divano del rispettivo colore. “Che c’è, Vilu! Ho detto solo quello che penso!”. “Oh, certo! Peccato che tu pensi sempre male!”. Stiamo guardando uno dei nostri film preferiti: La musica nel cuore; e mentre le racconto della serata di ieri sera, con Josh, lei insinua che mi piaccia. Ma dico io! E pensare che è anche la mia migliore amica! “Scusami, scusami. Ho solo ipotizzato”. Riduco gli occhi a due fessure, e cercando di nascondere un sorriso, le lancio degli altri pop-corn. “Se ci fosse stata Camilla, non lo avrebbe solo ipotizzato… lo avrebbe affermato, gridandolo!” dice facendomi scoppiare a ridere, seguendomi a ruota. E’ vero, molto probabilmente se ci fosse stata Camilla, ne sarebbe stata sicura. Ma io dico… sono le mie migliori amiche… come posso pensare –dopo tutto quello che ho passato- che a me piaccia Josh. Lo sanno che sono e sarà semprE innamorata di… lui. Dire o pensare il suo nome, mi fa ancora troppo male. Abbiamo condiviso di tutto, e pensare che adesso non mi ami più, bhè… fa davvero molto, molto male. “Hai ragione!”. Mentre continuiamo a vedere il film, verso la fine, la sento singhiozzare. “Perché non ti commuovi, Vilu?”. Si soffia il naso, mangiando i pochi pop-corn che sono rimasti. “Abbiamo visto questo film cinquecento volte, Fran! Se devo commuovermi ogni volta, a quest’ora sarei disidratata!”. Una volta finito il film, spengiamo la televisione, e Francesca si soffia il naso per l’ennesima volta. “Non so come tu faccia a non commuoverti” dice una volta gettato il fazzoletto nel cestino, ormai pieno. Alzo le spalle “Ognuno è fatto in modo diverso”. Abbasso la testa sui miei piedi, e lei, intuendo quello che volevo dire, mi abbraccia di slancio. “Andiamo in camera mia”. Lei annuisce, insieme ci alziamo dal divano, raggiungiamo le scale arrivando al piano di sopra, dopodiché percorriamo il corridoio, ed alla seconda porta a destra ci blocchiamo. Apro la porta della mia stanza, richiudendomela dietro. Mi siedo sul letto a gambe incrociate, lei si accomoda di fronte a me nella stessa posizione. Ci guardiamo per attimi che sembrano infiniti, ma la prima a rompere il silenzio sono io. “Fran, ascolta… so che non sei venuta qua solo per farmi compagnia e per chiedermi della serata con Josh”. Sospira. “Ero sicura che l’avresti capito”. “Ovvio che l’ho capito! Sei la mia migliore amica, non mi puoi nascondere nulla”. Giocherella con le dita delle mani osservandole. “Dimmi allora… che c’è?”. Alza lo sguardo, ed i nostri occhi si incrociano. Ha gli occhi lucidi, e non perché ha appena pianto, ma perché sta per rifarlo. C’entra Diego di sicuro, non temporeggerebbe così tanto se non fosse per parlare di lui. “Ho scoperto una cosa… cioè, non è che l’ho scoperta, me l’hanno detta Cami e Lud”. Annuisco, ok, fin qui ci sono. “Bhè…” continua guardando in alto, cercando di non piangere. “Fran, sfogati”. Fa un respiro profondo, per poi puntare nuovamente i suoi occhi nei miei. “A quanto pare, hanno visto Di-e-ego… ieri… dopo che siamo tornati dal mare. Ecco… lo… lo hanno visto in centro; con… con una ragazza”. Oh. Scoppia in lacrime, avrei dovuto immaginarmelo. Perché non l’ho lasciata parlare, perché le ho detto subito che sapevo! L’abbraccio di slancio, come lei ha fatto prima con me, come lei ha fatto sempre con me. Scioglie l’abbraccio e con il dorso della mano si asciuga le lacrime. “Mi dispiace moltissimo. Ti capisco perfettamente”. “Lo so, e ti ringrazio per essere stata ad ascoltarmi”. Le sorriso dolcemente, accarezzandole il braccio. “Tu lo fai sempre con me”. Tira su con il naso, così le porgo un fazzoletto che tiro fuori dal comodino… li tengo lì in caso di emergenza-pianto durante la notte, o in qualsiasi ora. “Grazie. Non so davvero come ho fatto ad essere così sciocca a credere che saremmo potuti tornare insieme”. Scuoto la testa. “Non sei stata assolutamente sciocca. Tu non sei affatto una sciocca, mi hai capita?”. Resta a fissarmi, senza batter ciglio. Mi scappa un leggero sorriso. “Se tu sei una sciocca, allora io cosa sono?”. Finalmente gli angoli della bocca si alzano, di poco, ma si alzano. “Grazie, Vilu. E’ vero quando si dice che le amiche bisogna averne poche ma buone”. Insieme ridiamo, poi scende dal letto e prende la borsa sulla scrivania. “Ora devo andare. Ho detto a mia madre che sarei tornata prima dell’ora di pranzo. Ah! Ti ricordi le prove oggi pomeriggio?”. Annuisco sorridendo. “Certo. Alle 5 da Maxi”. “Ti passo a prendere io?”. “No, tranquilla. Ho voglia di camminare un po’”. “D’accordo, a più tardi”. “Ok, a dopo”. Dopodiché se ne va, chiudendo tutto dietro di sé. Sono di nuovo sola. Poso una mano tremante sulla faccia. Lo stomaco ricomincia a contorcersi facendo un male tremendo, la gola s’insecchisce ed ogni tentativo di deglutire un po’ di saliva per inumidirla risulta doloroso. Decido allora di stendermi a pancia in su e chiudere le palpebre, constatato che gli occhi si stanno inumidendo per la seconda volta. Non voglio pensarci, adesso ho altre cose più importanti da risolvere. Afferro il cellulare e lo sblocco. L’attenzione è catturata dall’icona di WhatsApp sulla quale c’è il numero 57. Sicuramente sono gli altri che si stanno mettendo d’accordo per oggi pomeriggio. Lo apro ed infatti c’è Camilla che sta discutendo con Brodway e Maxi. Chiudo ed apro la rubrica. La scorro fino a trovare il contatto che cercavo, e cliccandoci sopra, porto il cellulare all’orecchio. “Pronto, Vilu? E’ successo qualcosa?” risponde la voce dall’altro capo del telefono. “No, nulla che non si possa risolvere”. “Di cosa parli?”. “Ti andrebbe di andare a fare un giro, dopo pranzo? Devo dirti delle cose”. “Va bene, ci incontriamo all’inizio della via di casa tua?”. “Perfetto. Alle 3”. “D’accordo. A dopo, Vilu”. “Ciao, Diego”.
 
 
 “Papà! Io esco!” grido dal salotto di casa, prendendo la borsa appesa all’attaccapanni. Vedo mio padre uscire dal suo studio, seguito da Roberto. “Dove vai?” domanda incrociando le braccia al petto. “Devo parlare con Diego, poi andiamo da Maxi per le prove della band”. Annuisce per poi lasciarmi un bacio sulla fronte. Prima che rientri nell’ufficio lo blocco. “Ah. Aspetta... prima stavo pensando… perché non chiami… Clara e Alejandro?”. Loro e mio padre hanno litigato dopo che io e lui ci siamo lasciati. Li abbiamo messi contro, nonostante si conoscano da una vita. Che figli… Lo vedo irrigidirsi e poi corruga la fronte. “E perché dovrei farlo?”. “Magari potreste andare a bere qualcosa insieme. Giusto per…”. “Non ho voglia né di chiamarli, né di vederli e né tantomeno andare a bere qualcosa con loro. Divertiti” dice. “Aspetta. Non voglio che siate arrabbiati l’uno con gli altri. Voi siete molto amici, e di certo non è per la rottura dei vostri figli che la vostra amicizia terminerà”. Esita un momento, prima di dire: “Mi dispiace, Tesoro… ma è finita da un pezzo”. Caccio l’aria dai polmoni, passandomi una mano sulla faccia. “Ascoltami… se non hai intenzione di far pace con loro per te, fallo almeno per me. Sarei molto più felice sapendo che –almeno tu- hai ancora qualche legame con… loro”. Abbasso la testa, torturandomi le dita. Accidenti… non avrei dovuto iniziare questo discorso. Papà si avvicina e mi abbraccia forte, per poi lasciarmi ancora un bacio sulla fronte. “Divertiti… ok?”. Annuisco tristemente, per poi afferrare la maniglia della porta ed uscire. Quanto vorrei che facessero pace, mi sento tremendamente in colpa. Non avrei mia voluto che litigassero per noi. Non ne valeva la pena. Da tempo ormai siamo una storia chiusa, e loro –che possono- devono far pace. In un modo o nell’altro ci riuscirò, fosse l’ultima cosa che faccio. Loro che posso far pace, perché non lo fanno? Capisco che dopo la lite di molto tempo fa, e per le parole pensanti che sono volate siano ancora arrabbiati gli uni con l’altro, ma loro che possono, dovrebbero proprio riconciliarsi. Mi fa un male atroce vedere mio padre senza il suo migliore amico, lo capisco perfettamente, perché è proprio la stessa cosa che sta succedendo a me. Il… mio migliore amico, mi ha abbandonata e non credo affatto che tornerà, ma lui… bhè lui può riavere il suo, basta fare il primo passo. “Vilu!”. Alzo la testa di scatto sentendo pronunciare il mio nome, e non essendomi accorta di essere arrivata alla fine della strada, intravedo Diego, appoggiato sotto un albero poco distante, che mi fa segno di raggiungerlo. A grandi passi arrivo fin da lui, e salutandolo ci sediamo a gambe incrociate sotto l’ombra dell’albero. Oggi fa davvero caldo, eppure siamo in aprile… “Come stai?”. “Bene” mento sorridendogli. “Tu?”. “Non c’è male. Come mai così tanta urgenza di vedermi? Non potevamo parlare più tardi da Maxi?”. Scuoto la testa schietta “No”. “Capisco. Cosa succede?” domanda appoggiandosi con la schiena al tronco dell’albero. “Oh, questo dovresti dirmelo tu”. Corruga la fronte, molto probabilmente non riuscendo a capire. “Non ti seguo”. “Dimmi la verità, Diego… stai uscendo con qualcun altro?”. Butta fuori l’aria dai polmoni e porta le ginocchia poco al petto poggiando le braccia. “Come lo sai?”. “Oh, sta girando questa voce. A quanto pare ieri sera, Ludmilla e Camilla ti hanno visto insieme a questa ‘presunta ragazza’ in cento”. Chiude gli occhi passandosi una mano sulla faccia. “Francesca lo sa?”. “E’ stata lei a dirmelo”. “Cazzo”. Sbuffa passandosi le mani fra i capelli per poi poggiare il mento sul braccio e guardare da un’altra parte. “A che gioco stai giocando, Diego?”. “Non sto giocando, Vilu!” grida, voltandosi di scatto verso di me, le braccia aperte davanti a sé, gli occhi lucidi. “Allora cosa intendi fare? Lo sai che a sbagliare sei stato tu”. “IO?”. Annuisco. “Certo è vero, ho sbagliato, ma è stata lei ad iniziare”. “Facendo cosa? Uscendo un paio di volte con il cugino di Ludmilla?”. “Se è per questo si abbracciavano anche, e per poco non si baciavano”. “No, Diego! Questo non puoi dirlo. Perché Francesca ti amava, e ti ama tutt’ora. Se proprio vuoi saperlo, sono usciti insieme perché dovevano preparare la festa a sorpresa di Lud! Ecco, ora te l’ho detto. Lei all’inizio non voleva che te lo dicessi, ma ora quel che è fatto è fatto!”. Sul suo viso c’è un’espressione stupita, delusa, scoraggiata… colpevole. “C-cosa?”. “Hai sentito, ora dimmi… non sei stato tu a sbagliare baciando… Bel? Prima che… che lei e… insomma, capito”.  “Oddio” sussurra passandosi nuovamente una mano sulla faccia. “Credo sia ora di chiederle scusa”. Scuote la testa mordendosi le labbra. “No. Non le chiederò scusa, non le accetterà mai. Mi odia”. Gli sorrido dolcemente “Forse non ti è chiaro che Francesca ti ama”. “E allora? L’ho ferita, non mi perdonerà mai”. “Diego, ascoltami… quando stamattina mi ha raccontato quello che le hanno detto Ludmilla e Cami, è scoppiata a piangere. E poi lo sai che mi ha detto? Ha detto che si sentiva una sciocca, perché credeva che sareste potuti tornare assieme”. “Davvero ha detto questo?”. Poggio una mano sul cuore, mentre l’altra la alzo in cielo “Lo giuro”. Resta a guardami, come se non credesse alle mie parole. “Ti prego, Diego. Vai a casa sua, dille che hai sbagliato e che non hai mai smesso di amarla. Dille che sei stato un grande sciocco e che non c’è cosa più bella di lei. Dille che la ami, e ripetiglielo finché non si stancherà di sentirtelo dire, anche se ne dubito che si stancherà”. Insieme sorridiamo. “Baciala finché resterete entrambi senza fiato, ma mi raccomando, poi respirate perché non vi voglio perdere, eh” continuo puntandogli il dito contro. “Fate l’amore fino all’estremo, ed abbracciatevi per tutto il tempo che siete rimasti separati”. Mi sorride con gli occhi lucidi, come i miei. “Stai dicendo a me di farlo, oppure è quello che vorresti che…”. “No” dico schietta bloccandolo. Serro le labbra cercando di trattenere le lacrime, ma grazie al mio autocontrollo so che non verserò una lacrima. “Ti va di andare a prendere un gelato?” mi chiede alzandosi e porgendomi la mano. Lo imito, accigliandomi. “No. Assolutamente no. Devi andare da Francesca… MUOVITI!” grido puntando il dito verso la strada. Scoppia a ridere per poi abbracciami. “Francesca non è a casa. E’ con Ludmilla a fare shopping. Me lo ha detto prima Federico”. Alzo un sopracciglio, con un’espressione come a dire ‘Devo crederci?’. “Dico sul serio. Se vuoi lo richiam…”. “No. Ci credo, ci credo. D’accordo andiamo… ma paghi tu!” esclamo ridendo, mi segue a ruota. “Va bene”. In poco tempo arriviamo alla gelateria. “Due gelati per favore. Uno con cioccolato e melone e l’altro con fragola e panna”. “Come fai a sapere i miei gusti preferiti?” chiedo sconvolta. “Ho le mie fonti”. “Ecco a voi” dice il gelataio “Grazie mille”. Uscendo dal locale, troviamo una panchina libera, sotto un albero, proprio davanti al lago. Mentre ci sediamo, a Diego squilla il cellulare. Prima di rispondere, mi guarda per poi dire: “Ciao, Leon”. Lo stomaco mi si capovolge, il cuore si ferma e gli occhi diventano ludici. “No, tranquillo. Ehm… sono in giro. No, non sono da solo, però… che volevi dirmi?... Quando? A che ora? Dove? Si penso che vada bene, non ho impegni. D’accordo, ci vediamo tra poco. Ci sei da Maxi, vero? Bene. A dopo. Ciao”. Chiude la chiamata riponendo il cellulare nella tasca dei jeans. “Scusa, Vilu”. “Non ci sono problemi” mento sorridendo e mangiando un po’ del gelato. C’è un attimo di silenzio, poi si volta di scatto verso di me con un leggero sorriso “Hai impegni per stasera?”. Corrugo la fronte. Dove vuole andar a parare? “No. Perché me lo chiedi?”. “Oh, niente. Mi chiedevo se magari ti andava di venire a cena con Fede, Lud…”. Si blocca all’improvviso. “Scusa, ho detto una sciocchezza”. “Ci saranno anche loro?”. Butta fuori l’aria dai polmoni ed annuisce leggermente. “Scusa, non dovevo”. “Tranquillo, Diego. Davvero. Mi sarebbe piaciuto molto venire con te, ma devi andare con Fran”. Sorride ed annuisce “Hai ragione”. Mi abbraccia nuovamente per poi dire: “CERTO CHE QUESTO GELATO E’ LA FINE DEL MONDO!”.
 
 
 Uffa! Ma quanto ci mette! Possibile che sia così ritardatario! Poi si dice che sono le ragazze che ci mettono tanto a prepararsi. Lui ci batte tutte! “LEON! TI VUOI SBRIGARE! ALTRIMENTI PERDEREMO L’INIZIO DEL CONCERTO!”. “Tutte le mattine la stessa storia!” esclama Clara accavallando le gambe. “Lo immagino!”. “Vi deve proprio piacere questo cantante, eh”. Si vede Alejandro tornare in salotto con un vassoio con tre bicchieri pieni di aranciata. “Oh, si! Ricordo quando… mia madre ci aveva portati al primissimo concerto di Abraham Mateo, qui a Buenos Aires. Avevamo quasi dodici anni…”. “Ah sì! Me lo ricordo anch’io! E’ stato quando Federico si stava soffocando con i pop-corn, vero?”. Mentre scoppio a ridere, ed annuisco, sento dei passi scendere le scale. “Se perdiamo l’inizio ti giuro che ti farò sparire dalla faccia della Terra” lo minaccio alzandomi dal divano e salutando Clara ed Alejandro. “Certo, ora la signorina si lamenta anche. Dopo che ho fatto l’impossibile per trovare i biglietti”. Alzo le mani per difendermi, mentre mi trascina fuori dalla porta. “Divertitevi! E state attenti!” gridano in coro di due ancora seduti sul divano; ma né io, né Leon rispondiamo. Senza dire una parola saliamo in macchina e partiamo a razzo. “Per entrare allo Stadio ci sarà una fila lunghissima”. “E’ normale, Bimba. E’ uno dei concerti più atteso di tutto l’anno”. “Bhè, vorrei vedere! Parliamo di Abraham Mateo!”. “Già” dice ridendo. Non impieghiamo molto a percorrere il tragitto fino allo Stadio, ma trovare parcheggio è praticamente impossibile. Non c’è neanche un posto. “Ho l’impressione che dovremmo parcheggiare lontano e farci un bel pezzo a piedi” dice guardandosi intorno. “Noooo” mi lagno come una bambina. Si volta verso di me, e cercando di nascondere un sorriso –che gli riesce impossibile- dice: “La mia Bimba”. Mordendomi il labbro inferiore, gli indico un parcheggio fra due Mercedes. “Che occhio!”. “Bhè, modestamente…” dico facendo finta di atteggiarmi. Scendiamo di corsa dalla macchina, mi prende per mano, e mentre mi sistemo la borsa si blocca improvvisamente. “Che c’è?”domando preoccupata. “Quella è l’auto di Josh”. “Che?!” dico incredula. “Josh? Che ci fa qui?”. Mi guarda come a dire ‘Cosa potrebbe venire a fare qui al concerto di Abraham Mateo?’. “Secondo me è venuto a confiscare i polli di qualcuno, sai, casomai invece si lanciare i cartelloni lanciassero i polli”. “Stupido! Intendevo dire che è strano perché a lui non piace Abrahm!”. “E tu come lo sai?”. “Lo ha detto una volta quando eravamo a cena tutti e tre insieme”. “Ah”. “Comunque sei sicuro che è la sua auto?”. “Sì, riconosco la targa”. “Allora chiamalo!”. “Giusto!”. Afferra il cellulare dalla tasca e dopo poco lo porta all’orecchio. “Ehi! Ciao, amico! Senti una cosa… ti disturbo? Ah, dove sei? Non dirmi… sei al concerto di Abraham Mateo! Che strano, perché anche io e Violetta siamo qui! Già, siamo davanti alla tua auto. Come? Dove sei? Ok, d’accordo… ti raggiungiamo”. Chiude la chiamata e rinfila il cellulare nella tasca. “Bhè?”. “E’ all’entrata, sta facendo la fila per entrare”. “Andiamo”. In un paio di minuti raggiungiamo l’ingresso, ma c’è così tanta gente che non riusciamo a vedere Josh. Decidiamo di entrare, e non appena entriamo lo vediamo fermo ad aspettarci. “Ehi! Leon! Vilu!” grida facendoci segno di raggiungerlo. “Potevi dirmelo che venivi” dice Josh. “Non avrei mai potuto immaginare che saresti venuto anche tu, visto che non ti piace”. “Bhè sì, ma ho accompagnato mia sorella. A lei piace tanto questo Matteo… o come si chiama”. “ABRAHAM MATEO!” diciamo in coro io e Leon. Josh scoppia a ridere “Ok, ok”. “Dov’è tua sorella?” gli chiedo guardando in giro “E’ andata a prendere da bere. Ti piacerà moltissimo, praticamente vi piacciono le stesse cose! Oh, eccola”. Io e Leon ci voltiamo a guardare una ragazza semplicemente bellissima. Ha dei capelli biondi lunghi fino a sotto il seno, due occhi verde scuro ed un sorriso da mozzare il fiato. Affianca suo fratello e ci sorride. “Leon, Violetta… lei è Lena, mia sorella”. Lena è molto simpatica, abbiamo fatto subito amicizia. Il concerto è stato davvero bellissimo e credo che non finirò mai di ringraziare Leon per avermi portato. “Credo che inizierò ad ascoltare questo Matteo” dice Josh dirigendosi alla sua auto, con noi. “A-B-R-A-H-M M-A-T-E-O!”. Ok, in tre sembriamo più pericolosi. “Ok, Abraham Mateo”. Tutti scoppiamo a ridere. Io sono aggrappata a Leon perché sono davvero stanchissima, è quasi l’una di notte. “Noi siamo arrivati. Ci vediamo domani, Leon?”. “Certo, a domani” risponde lui. Si salutano con una stretta come fanno i maschi, mentre io e Lena con due baci sulla guancia. Saluto anche Josh, promettendo di passare a trovarlo più spesso. Mentre io e Leon saliamo in macchina mi squilla il cellulare. “Chi può essere a quest’ora?”. “Tuo padre?”. “No, non credo. Starà dormendo”. Afferro il cellulare e leggo il nome ‘Alex’ sul display. Leon si acciglia. “Cosa vuole adesso? E’ l’una di notte!”. “Magari è importante”. Sbuffa ed accende il motore. “Alex?”. “Vilu. Ciao, scusa per l’ora, stavi dormendo?”. “No, tranquillo. E’ successo qualcosa?”. “No, niente. E’ solo che volevo dirti che ieri mi sono comportato come un cretino. Non dovevo baciarti davanti a Leon. Spero solo di non averti messo nei guai”. Guardo Leon sorridente, mentre lui continua a guidare con lo sguardo fisso sulla strada. “No, non è successo nulla, tranquillo. Non abbiamo litigato”. “Ne sono felice. Ora vado, altrimenti domani mattina non mi alzo. Buonanotte, Vilu”. “Buonanotte”. Chiudo la chiamata e ripongo il cellulare nella borsa. “Bhè? Cosa voleva a quest’ora?”. “Niente, solo chiedermi scusa per quello che è successo ieri in classe”. “Ah, e se ne ricorda adesso? Alla buon’ora!”. “Dai, Leon. Almeno apprezza che lo abbia fatto, in fondo, non ti sei neanche arrabbiato”. Lo vedo stringere la presa sul volante “No certo che non mi sono arrabbiato, non con te. Non ti accuserei mai di una cosa della quale non hai colpa”. “Avevo paura che mi avresti lasciata, sai. Ho avuto paura… c’è stato un momento, in cui tutti gli altri sono scomparsi e c’eravamo solo noi due. Ed avevo paura che sarebbe stata l’ultima volta”.
 
 
 Io e Diego siamo appena arrivati a casa di Maxi. Non c’è ancora nessuno, siamo arrivati in anticipo perché fuori fa caldo. Ovviamente né per Maxi, né per i suoi genitori è un problema. Ora siamo nel seminterrato, e mentre Diego strimpella qualche accordo, io e Maxi stiamo bevendo una spremuta d’arancia. E’ così fresca. “Ehi… ascoltate questa… l’ho appena scritta. E’ solo un pezzetto ovviamente” dice Diego iniziando a suonare.
Es el amor lo que arrancò, el dolor.
Es mi valor, la fuerza, el corazòn
Lo que cambiò y estoy mejor,
Estoy mejor, por ti, por mì.
Io e Maxi applaudiamo con quale “Wooo!”, mentre Diego s’inchina e rimette la chitarra al posto. “Chissà chi è la musa ispiratrice…” dice Maxi guardandolo e sorridendo. “Ma… non ne ho la più pallida idea”. “Ah ah ah. Smettetela di fare gli spiritosi. Ok, sì… ho sbagliato, ma l’importante è riconoscere i propri errori, giusto?”. Maxi si alza dal divanetto di scatto per poi dare una pacca sulla spalla al suo amico. “Giusto! E non appena arriva Francesca, tu la prendi da una parte e vi chiari…”. “No, no, no! Non se ne parla. Tempo al tempo… voglio prima essere sicuro dei miei sentimenti per lei”. Cosa ha detto? Sta scherzando, vero? “CHE!” grido alzandomi di scatto anch’io e guardandolo storto. “Non starai dicendo sul serio, vero!”. “Vilu, ascolta. So che lei mi ama, ed anche io… ma non voglio fare scelte affrettate, se dovrà accadere, accadrà. Ma non voglio fare tutto e subito, voglio essere sicuro di me stesso”. “Ma…”. “Niente ‘ma’, Violetta. Per favore, rispetta le mie scelte”. Caccio l’aria dai polmoni ed annuisco. “D’accordo. Come vuoi tu”. “Grazie”. Mi sorride abbracciandomi. In poco tempo arrivano tutti, così iniziamo con le prove; anche se la maggior parte delle volte chiacchieriamo invece di provare. Mancano solo Ludmilla e Federico. “Sempre in ritardo quei due!” esclama Camilla guardando l’orologio. “Io non parlerei a posto tuo, rossa. Sei sempre una delle ultime” ribatte Diego facendoci ridere a tutti, mentre Camilla gli lancia una linguaccia. “E’ vero, ma mai quanto te per scegliere i vestiti”. E’ lui. Diego lo fulmina con lo sguardo, mentre sento la sua ragazza –seduta sulle sue gambe- che ride e lo guarda mordendosi il labbro. Lui ricambia lo sguardo, poi le prende le guance tra le dita e la bacia. Riesco a distogliere lo sguardo appena in tempo, fissandolo sui miei piedi. Sento lo sguardo di Francesca e Camilla, sedute di fianco a me, addosso. Con la coda dell’occhio cerco di guardare la mia migliore amica, mi fissa con compassione mentre i miei occhi diventano sempre più lucidi. “Ehm… Maxi, come va con l’ultimo video? C’è ancora tanto da lavorarci?” domanda la rossa cercando di distrarre tutti e di allentare la pressione. “No, giusto qualche ritocco e poi possiamo caricarlo”. Camilla annuisce poi domanda: “Qual è il prossimo video da girare?”. “Quello di ‘Algo se enciende’” risponde Alex. “Ma non lo avevate già girato?”. Questa è Gery. Diciamo che con lei sono in buoni rapporti; di certo non tanto buoni come con Lud, Fran, Cami e Nata… ma diciamo che siamo amiche… ora che non c’è più complicità tra di noi, per lo stesso ragazzo. “No. Ti avevo detto che lo avremmo girato a breve, non che lo avevamo girato”. “Ho capito male io, allora”. “Volete qualcos’altro da bere o da mangiare?” chiede Maxi alzandosi e afferrando il vassoio dal tavolino basso. Francesca alza immediatamente la mano. Era ovvio! “Sì! Una ciambella, please!”. Mentre tutti scoppiano a ridere si sente: “TU NON VAI PROPRIO DA NESSUNA PARTE, MAXI!”. Tutti ci voltiamo verso le scale, e vediamo Federico e Ludmilla scendere. “Ciao anche a te, Lud. Stiamo bene, grazie per averlo chiesto” ironizza Brodway. “Ciao a tutti, stiamo bene e ora Maxi, siediti!”. Il ragazzo poggia nuovamente il vassoio sul tavolino e si risiede. Tutti fissiamo i due curiosi, che hanno un sorriso che va da un orecchio all’altro. “Che c’è? Perché quelle espressioni?” domanda Nata. “Non crederete mai a quello che stiamo per dirvi!” grida Federico. “Prima ce lo dite, prima non ci crederemo”. I due si guardano “UNA CASA DISCOGRAFICA VUOLE FARCI UN CONTRATTO!!”. Per un momento nessuno dice nulla, non vola una parola. Poi d’un tratto ci alziamo tutti insieme per gridare: “WOOOOOOOO!”. Per cinque minuti c’è il caos più totale. Chi si mette a ballare, chi grida, ci beve tutto d’un sorso un bicchiere di coca-cola, e chi… come Andres, si mette a fare le capriole sul divanetto.
“Ok, spiegatevi meglio” dice lei ancora tutta su di giri. “Stavamo venendo qui, ad un certo punto mi squilla il cellulare. Vedendo un numero che non conosco ho fatto rispondere Fede, e quando riattacca si mette ad urlare come una ragazza”. “Ehi! Ha detto di spiegarti meglio, non di umiliarmi!”. “Sì, bhè… il produttore ha detto che vuole offrirci un contratto a tempo indeterminato. Ha visto i video che abbiamo girato su Youtube e ne è rimasto impressionato. Dice che siamo un gruppo che spacca e vorrebbe incontrarci”. “Dove? Quando? A che ora?”. “Mercoledì, alle 5 in via…” prende un fogliettino dalla tasca dei jeans e continua “…Via Jorge Marquez, 18”. Nessuno riesce a credere a quello che sta accadendo. Finalmente qualcuno si è accorto di noi. Dopo tanto tempo, finalmente possiamo fare quel che amiamo. Diego si passa le mani fra i capelli, ancora con un’espressione sorpresa. C’è anche chi si da dei schiaffetti in faccia per essere sicuro che è reale, e chi non ci crede ancora. “Non ci posso credere, ragazzi! Finalmente è successo”. Lui. Non so perché, non so come… i miei occhi si incatenano ai suoi per un secondo. Lo stomaco mi si contorce e gli occhi cominciano ad inumidirsi, per la seconda volta. So che non devo, ma mi manca così tanto. La vedo sussurragli qualcosa all’orecchio poi lui si volta verso di lei e le sorride, prima di alzarsi insieme e prendersi per mano. “Dove state andando?” domanda Brodway. “Devo tornare a casa, a quanto pare i miei fratelli non stanno bene e devo passare a prendere delle medicine”. “Ma non abbiamo neanche provato!” si lamenta Andres. “Facciamo la prossima volta” ribatte lui. “Almeno questa sera andiamo a cena tutti insieme, per festeggiare!” propone Nata. “Sì! Che bella idea!”. Ovviamente quando si tratta di cibo Francesca  sempre la prima. Vedo Diego lanciare un’occhiata intuitiva a lui, e poi sorridere. Lo spagnolo alza le spalle e unisce le labbra. “Andiamo tutti insieme”. “D’accordo. Alle 20.30 al ristorante qui vicino. Ci vediamo più tardi”. “A dopo, Leon. Ciao, Bel”. “Ciao ragazzi”. “A più tardi”. E mentre salgono le scale, i miei occhi diventano umidi per la terza volta. Appena alzo la testa tutti gli sguardi sono puntati su di me. “Vilu, stai bene?” domanda Lud. Annuisco. “Sicura?” chiede Diego. “Certo. Sicura”. Sono i compagni di classe che ti conoscono meglio, perché ti hanno vista in ogni momento, compresi quelli più difficili. Ti hanno vista quando stavi male, quando eri preoccupata per un’interrogazione e quando eri felice, quand’eri innamorata, quando non avevi voglia di parlare con nessuno e quando avevi voglia di parlare troppo. Quando volevi essere tenera, quando avevi sonno, quando eri arrabbiata, quando mangiavi troppo, quando ti facevi le acconciature strane. Ti hanno vista in tutte le feste e le gite. E nonostante questo, continuano a starti vicino e a sostenerti.
 
 
 La serata è arrivata presto. Sia Francesca che Diego si sono offerti di passarmi a prendere, ma non ne avevo voglia. Il ristorante è a neanche un chilometro da casa mia, e fare due passi non può farmi male. Voglio pensare. Ho bisogno di pensare e riordinare le mie idee. Ma in testa non c’è nient’altro che lui. Come posso andare avanti se non riesco a pensare a nessun’altra cosa? Ultimamente vivo solamente di passato e nulla di presente. Forse in questo momento dovrei concentrarmi sulla band, e sulla grande occasione che ci è stata concessa. Papà, Angie ma soprattutto Pablo, ne sono stati molto entusiasti. Dicono che magari in questo modo riesco a distrarmi un po’. L’ultima cosa che voglio questa sera è festeggiare in un locale. Non ne ho la forza, mi sento stanca e apatica. Speriamo solo che almeno ci sia il karaoke, in questo modo riesco a sfogarmi un po’. Svolto l’angolo e mi ritrovo in una via completamente illuminata da lampioni e luci delle case. Il locale è poco distante. Mi resta da percorrere questa via, girare a sinistra, percorrere altri cento metri e sono arrivata. Dopotutto, sono solo le 20.00, sono troppo in anticipo. Solo io ci sarò. Perché devo essere sempre così puntuale! Improvvisamente mi sento afferrare per la vita, una mano chiude la mia bocca. Cerco di voltarmi, ma la persona dietro di me, me lo impedisce. Mi trascina al muro, finché non mi fa sbattere con la schiena e si mette davanti a me. “MA SEI PAZZO! MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO!”. Josh è in piedi davanti a me, con le braccia sui fianchi e un sorriso soddisfatto. “Dai, Vilu. Era solo uno scherzo, e poi volevo dimostrarti cosa può accadere ad andare in giro da sola, di notte”. “Bhè, ci sei riuscito. E non è notte! Sono solo le otto di sera!”. Ride, e –in un modo completamente sconosciuto- fa ridere anche me. “Che fai qui, a quest’ora?”. “Dovevo andare a cena con gli altri, al ristorante qui dietro. Ma –ovviamente- sono in anticipo”. Sbuffo e mi passo una mano tra i capelli. “Bhè, se vuoi ti accompagno e aspetto finché non arriva qualcuno” propone. Alzo le sopracciglia incredula. “Lo faresti davvero?”. “Certo! Siamo o non siamo amici?”. Per un istante esito “Sì. Però non ho voglia di andare adesso”. “Va bene. Allora andiamo a fare un giro, e poi ti riaccompagno”. “Va bene”. Mi indica la moto –perché non l’avevo vista prima?- e porgendomi il caso, sale e si infila l’altro. Mi aiuta ad allacciare il mio, e montando in sella, mi aggrappo alla sua vita, e partiamo. Non mi interessa dove stiamo andando, era da tanto, troppo tempo che non mi sentivo così. L’aria tra i capelli, l’adrenalina… mi sembra di essere tornata indietro nel tempo. Ma ovviamente questo non è possibile. Poco dopo ci fermiamo, e togliendomi il casco, noto che siamo nel parco più grande di Buenos Aires, quello dove io e… lui, venivamo a giocare da bambini. Mentre guardo intorno, noto con piacere che nulla è cambiato. Le altalene, gli scivoli… e tutti gli altri giochi, sono ancora al loro posto. “Tutto ok?”. Riprendendomi dal sogno, mi volto verso Josh che, notandomi in trans, mi ha risvegliata. “Eh? Oh, sì. Tutto bene. E’ solo che in questo parco ho troppi ricordi”. “Se vuoi possiamo andare da un’altra parte”. “No. Qui è perfetto, non sono ricordi brutti, anzi… quando si tratta di lui sono sempre ricordi belli”. Poggiamo i caschi sul sedile, e ci accomodiamo in una panchina poco distante dalla moto. “Ah, ho capito. Pensi ancora a lui…”. Annuisco leggermente. “Non è facile dimenticarlo”. “Immagino… soprattutto se lo vedi tutti i giorni”. “Già”. “Ci sarà anche lui alla cena di questa sera?”. “Sì”. “Capisco”. Abbasso lo sguardo sulle mie mani, torturandomi le unghie. “…ed anche la sua ragazza” dico rialzando la testa e guardandolo negli occhi. “Prima eravate amiche, voi due?”. “Non eravamo in stretti rapporti, ma uscivamo insieme e ci volevamo bene. E’ la cugina di Camilla”. “Sì, sì Leon me ne ha parlato”. “Certo, ovviamente”. Ecco, ora il mio cuore rallenta sempre di più, mentre gli occhi cominciano a pizzicare. “Alcune volte mi parla anche di te… sai?”. “Lui ti parla di me?!” esclamo stupita. “Sì. Mi racconta di quando eravate piccoli, delle ‘avventure’ che avete vissuto, e alcune volte anche di quando stavate insieme”. Non posso crederci. Lui gli parla di me. “Stai dicendo sul serio?”. “Certamente. Anche se la maggior parte delle cose le so già”. “Già sì, mi ha raccontato di quando eravate a scuola”. “Sì e… non mi sono mai scusato per le brutte parole che ti ho detto, quando ancora non ti conoscevo”. Mi scappa una risata, ripensando a quando lui mi aveva raccontato che aveva litigato con Josh per me. ‘All’inizio del terzo anno, cercai di riavvicinarmi ai miei amici, ma niente. Non riuscivano a perdonarmi, ed avevano ragione. Gery cercò di farli ragionare. Nel mentre, una sera, ero appena uscito da un Night club, e mi ero fatto una tipa. Improvvisamente, ancora non so perché, Josh comincia ad urlarmi contro. Ora che ci ripenso, forse era ubriaco. Si mise ad urlare fuori da locale, ma toccò un tasto dolente, che non doveva toccare”. Fece una pausa, accendendosi un’altra sigaretta e facendo fuoriuscire il fumo. “Te” disse solamente.’ “Tranquillo, sono passati secoli, non me lo ricordavo più, oramai”. “Grazie, Vilu. Sei davvero una grande amica”. “Grazie a te. Sei tu uno dei pochi che in questo periodo riesce a distrarmi”. Mi sorride, per poi tirare fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette. “Ah! E… grazie ancora per la cena di ieri sera, sono stata davvero bene”. “Basta ringraziarmi, l’ho fatto volentieri. E comunque, anche io sono stato bene… mi sono divertito”. “Già. A proposito… l’aragosta era rossa”. Scoppia a ridere buttando indietro al testa per poi riaddrizzarla. “D’accordo, hai vinto tu. Mi arrendo” ammette alzando le mani. “Sai, una casa discografia ci ha offerto un contratto”. Mi guarda sgranando gli occhi. “Ma è fantastico! Sono contento per voi! Sarete al settimo cielo”. “Sì infatti è così. Quando Fede e Lud ce lo hanno detto, nessuno riusciva a crederci. E’ stata una sorpresa per tutti”. “Bhè le cose belle accadono quando meno te lo aspetti”. “Già, è vero” rispondo, restando a guardarlo, ripetendomi che ha davvero ragione. “La cena di questa sera è per festeggiare?”. “Sì, indovinato”. Guardo l’orologio, e noto che ora sono in ritardo. “Quant’è tardi! Staranno tutti aspettando me!”. “Andiamo, ti riaccompagno”. “No, tranquillo vado a piedi, il ristorante è qui dietro”. “Smettila di fare la sciocca, tiè” dice porgendomi il casco. “Avrei fatto prima a piedi” commento salendo ed aggrappandomi a lui. “Oh, certo, ovviamente. Perché le tue gambe possono arrivare a centoventi chilometri orari”. Rido, e lui mi segue a ruota per poi partire. In meno di cinque minuti siamo al ristorante, e come prevedevo erano tutti fuori ad aspettare me. Non appena la moto si ferma davanti ai miei amici, vedo Francesca e Camilla accigliarsi. Ovviamente si staranno chiedendo cosa ci facevo io su una moto, con Josh. Mi sfilo il casco e lui mi imita. Ripone il mio sotto al sedile e mi saluta con un bacio sulla guancia. Il mio sorriso è sia d’imbarazzo che di felicità, mi guarda per un’ultima volta prima di salutare i miei amici “Ciao, ragazzi!”. “Ciao, Josh!”. Mi fa l’occhiolino, indossa il casco e riparte. Mi mordo il labbro inferiore, prima di voltarmi di scatto verso i miei amici accigliati e confusi, e battere le mani. “Bene! Ci siamo tutti. Andiamo, sto morendo di fame!” esclamo prendendo Francesca per mano e trascinandola dentro al locale. Prima di aprire la porta, mi volto verso di lui. Ha un’espressione quasi arrabbiata, mi guarda strano, ed ha la mascella contratta. Sono sicura che non lo ha salutato.
La serata sta trascorrendo –stranamente- bene. Mi sbagliavo, avevo proprio voglia di festeggiare con i miei amici, in fondo ce lo meritiamo. “Un brindisi a noi!” grida Camilla alzando il bicchiere. “A NOI!”. Poi si sente un tintinnio di bicchieri che battono tra loro. “Vilu… perché non canti un po’?”. “Che? No. Sola no”. “Che c’è? Ora ti vergogni?”. Giuro che uccido Maxi. “Sì, Vilu. Potresti cantare la canzone nuova. Quella che mi hai fatto sentire l’altro giorno”. Francesca! Oddio… “Io sono molto curiosa” dice Camilla. Mi volete mettere in imbarazzo per caso? Bhè, ci siete riusciti. “Dai, Vilu… fallo per me” mi incita Diego. Sbuffo e mi alzo involontariamente dal tavolo. Mi dirigo verso il signore che mette le musiche e gli do’ il mio cellulare per far partire la base. Non appena afferro il microfono e salgo sul palco, vedo tutti i miei amici che mi guardano. Cos’ho fatto di male? Parte la base, ed il cuore mi si blocca. Mi volto di scatto verso il signore che a quando ho capito si chiama Juan. “No. No. Non questa, quella dopo”. “Ah, perdonami”. Guardando verso il mio  tavolo, vedo gli angoli della sua bocca alzarsi leggermente. L’avrà riconosciuta la nostra canzone? Quella che abbiamo scritto insieme? Non appena parte la base giusta, mi tranquillizzo.
No, who knows what it’s like? (Nessuno sa cosa vuol dire?)
Behind these eyes, behind this mask. (Dietro questi occhi, dietro questa maschera).
I wish we could rewind (Vorrei che potessimo riavvolgere)
And turn back time to correct the past. (E tornare indietro nel tempo per correggere il passato).
Oh baby, I wish I could tell you (Oh baby vorrei poterti dire)
How I fell, but I can’t (Come mi sento, ma non posso)
‘cause I’m scared to. (perchè ho paura).
Oh boy, I wish I could say that (Oh ragazzo, vorrei dirti che)
Underneath it all (in fondo)
I’m still the one you love (Sono ancora la persona che ami)
Still the one you’re dreaming of. (Quella che stai sognando).
Underneath it all (In fondo)
I’m miss you so much (Mi manchi così tanto)
Baby let’s not give up. (baby cerchiamo di non rinunciare).

No, I’m lost in my mind (No, mi sono persa nella mia mente)
Don’t want to hid, (Non voglio nascondermi)
But I can’t escape. (Ma non posso scappare).
I, I want a new start (Io voglio un nuovo inizio)
‘cause you’re my true heart (perché tu sei il mio vero cuore)
No more masquerades. (niente più maschere).
Oh baby, I wish I could tell you (Oh baby vorrei poterti dire)
How I fell, but I can’t (Come mi sento, ma non posso)
‘cause I’m scared to. (perchè ho paura).
Oh boy, I wish I could say that (Oh ragazzo, vorrei dirti che)
Underneath it all (in fondo)
I’m still the one you love (Sono ancora la persona che ami)
Still the one you’re dreaming of. (Quella che stai sognando).
Underneath it all (In fondo)
I’m miss you so much (Mi manchi così tanto)
Baby let’s not give up. (baby cerchiamo di non rinunciare).

I don’t wanna give this up (Non voglio rinunciare)
So I’m putting on a show (così sto fingendo)
‘cause what we have it’s true (perchè ciò che abbiamo è reale)
And I don’t want to let it go. (e non voglio lasciarlo andare).
I know that you fell in love (So che ti senti innamorato)
Keep it if you can’t see (anche se non lo puoi vedere)
I know one day you will discover (so che un giorno lo scoprirai)
Underneath it’s me. (in fondo sono io).
Oh baby, I wish I could tell you (Oh baby vorrei poterti dire)
How I fell, but I can’t (Come mi sento, ma non posso)
‘cause I’m scared to. (perchè ho paura).
Oh boy, I wish I could say that (Oh ragazzo, vorrei dirti che)
Underneath it all (in fondo)
I’m still the one you love (Sono ancora la persona che ami)
Still the one you’re dreaming of. (Quella che stai sognando).
Underneath it all (In fondo)
I’m miss you so much (Mi manchi così tanto)
Baby let’s not give up. (baby cerchiamo di non rinunciare).
Underneath it all (in fondo)
I’m still the one you love (Sono ancora la persona che ami)
Still the one you’re dreaming of. (Quella che stai sognando).
Underneath it all (In fondo)
I’m miss you so much (Mi manchi così tanto)
Baby let’s not give up. (baby cerchiamo di non rinunciare).
Let’s not give up. (cerchiamo di non rinunciare).
E solo in questo momento, dopo aver finito di cantare, mi accorgo di aver scritto una canzone che rispecchia perfettamente la nostra storia.
 
ANGOLO AUTRICE:
Ma buonsalveeeee testolineeee! Alooooorss… che pensate del capitolo? Non è perché l’ho scritto io eh, ma lo trovo beeeeeliiissssiiiiiimo *-------* AAAAAAAAA! Accadranno delle coseeee… che… uhhhh non vi dico niente, sono troppo emozionata!  Scusatemi se la traduzione non è perfetta e precisa, ma è quella che ho trovato. E scusatemi moltissimo del ritardo, ma sono partita e sono tornata giusto qualche giorno fa. Quando ho riletto il capitolo ci credete che mi sono emozionata?! I AM NOT NORMAL. Vorrei anche ringraziare tutti quelli che seguono la mia storia e che la recensiscono. Bhèèèè, fatemi sapere cosa ne pensate. Secondo voi i Diecesca quando e se torneranno insieme? Moooolti misteri. Bhè, scappo… Bacioni e alla prossimaaaa!
#Alice_Leonetta

 
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: Alice_Leonetta