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Autore: Nyctophvlia    01/08/2015    1 recensioni
"Quanto sono testarde le cicatrici quando non vogliono svanire?
O sono solo un gentile promemoria dei giorni migliori di ora?"
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16:05 p.m

Appena uscita da scuola, il tempo si era finalmente attenuato, anche se un lieve, sebbene forte, odore di pioggia circolava ancora nell'aria, i ragazzi probabilmente erano ancora dentro, nell'aula di Musica, immersi tra fragorosi applausi ed elogi senza fine per la loro inedita ed inaspettata esibizione. Pregustavano già  un breve assaggio di popolarità, e nel giro di due settimane sarebbero diventati i master di quell'istituto, sarei rimasta di nuovo sola, ma questo, non mi spaventava, nulla mi faceva più così tanta paura; dentro di me, avevo creato una corazza emotiva inespugnabile, non sentivo il bisogno di avere amici al mio fianco, non più, io e la mia solitudine potevamo consolarci a vicenda.

16:16 p.m

Adoravo il tratto di strada tra scuola e casa mia, era una mia personale scorciatoia, e quindi, raramente prendevo il bus di ritorno; Era una lunga stradina stretta, non aveva curve o quant'altro, era a senso unico e diritta, costernata da  grandi alberi verdi sulle fiancate, alternato da qualche albero spoglio, e ormai spento da tempo, non aveva dei lampioni che fungessero da illuminazione, quindi, nelle giornate più corte del periodo autunnale/invernale, si vedeva poco o nulla; era  un paesaggio triste e malinconico, un po come me, gli abitanti del posto lo avevano definito “il sentiero della Tristezza”. Un giorno, sentì per caso da un collega di mio padre che la maggior parte degli abitanti di quella piccola cittadina pensavano che quella stradina fosse maledetta: gli incidenti più mortali si verificavano solo ed esclusivamente lì, di solito, solo i temerari osavano sfidare la morte su quella strada, perdendo miseramente, nessuno osava sfidare il destino, erano tutti facilmente suggestionabili una volta messo piede in quel tratto di strada, e chiunque di notte l'avesse fatto, aveva la possibilità di sentire ancora le urla delle vittime innocenti, strappate via dalla loro vita, era come se fosse benedetta da una maledizione, e io ne ebbi la prova tempo fa, con mia sorella.
Arrivata a casa, posai lo zainetto che avevo con me per terra, nell'enorme e lussuoso soggiorno, appena ristrutturato d'altronde, che odio le cose sofisticate, una casetta sull'albero in una foresta sperduta non era meglio? I pensieri accavallati uno sopra l'altro, mi stavano facendo impazzire, probabilmente era soltanto un terribile mal di testa. I miei erano a lavoro, e non sarebbero tornati prima delle undici, avevo una enorme casa libera a disposizione, eppure non avrei saputo cosa fare, se non chiudermi nella mia camera, poi, ad un tratto sentì bussare la porta ripetutamente.
“Ma chi diavolo è adesso?!?” Pensai tra me e me, mentre dalle scale mi diressi svogliatamente verso la porta d'ingresso.
“Hei hei, lo sai che è maleducazione non salutare prima di andarsene, piccola Hayley?”
Domandò arzillamente Ben, nel frattempo che gli altri mi salutarono con un cenno, il mio stupore fu immenso, come eran soltanto venuti a conoscenza del mio indirizzo, dopo solo un giorno? Questo è stalking.
“C-cosa ci fate qui?” Domandai incredula, intanto che erano entrati già dentro con molta nonchallance.
“Dio, ma la tua casa è enorme! Quanti soldi ti escono dal culo?!” esclamò James guardandosi attorno stupefatto.
“UUUH! GUARDA QUANTI ALCOLICI!” urlò Cameron con una vocina stridula, presumo che abbia aperto le ante della mensola in cucina, nella quale mio padre conserva gelosamente i suoi “tesorini”, andiamo bene.
“Un po di compagnia non guasta mai a nessuno” rispose Ben cominciando a giocherellare con il cuscino del divanetto.
“Non ho bisogno di compagnia” risposi freddamente.
“Comunque, casinisti come siete da quel che ho capito, se mi distruggete casa, vi sgozzo con le mie stesse manine da femminuccia. Se avete bisogno di qualcosa, sono nella mia camera.” continuai sviando da lì, non promettevano nulla di buono quei cinque, se avrebbero dato un festino o robe simili, li avrei cacciati a suon di calci in culo, giuro.

17:20 p.m

Non ci pensai due volte a gettarmi letteralmente sul letto, con mano moscia presi il mio vecchio diario, riposto nel comodino, per poco non feci cadere la lampada che avevo al di sopra di esso. Poggiandomi sulla testata del letto, aprì il diario, e rileggendo le ultime pagine, notai di aver lasciato una di esse bianca, ma, stranamente, era piegata su due lati, il che era insolito, non appena scoprì le due pieghe, notai una scritta:
“Ammettilo che sono un ottimo osservatore, testolina di cazzo che non sei altro xoxo”
“Danny!!!” Urlai spazientita, questa malefatta me l'avrebbe pagata, in un modo o nell'altro.
“Guarda che non c'è bisogno di fare di urlare, ho ancora un buon udito!” esclamò ridendo, sbucando dal mio armadio, con una bottiglia di birra in mano, qui la situazione sta letteralmente degenerando.
“Sei tu che hai dato il mio indirizzo ai ragazzi?!” Domandai infastidita.
“Chiedi a Ben, io non ne sapevo un accidente, noto altri particolari” rispose osservando attentamente i miei poster sulle pareti, mentre gironzolava tranquillamente per la stanza. Ben? Cosa ne sapeva lui del mio indirizzo?
“FIIGO! Hai il poster dei  Motionless in White!” esclamò indicandolo, prima che gli lanciai un cuscino addosso, molto violentemente, cominciavo ad odiarlo profondamente.
“AAH! Ora sbotto di brutto, come vi è saltato in mente di piombare a casa mia all'improvviso?!?” Dissi alzandomi dal letto, dirigendomi verso Danny, ritrovandomi faccia a faccia con quest'ultimo.
“Casa libera, giardino coperto, una gran piscina, il posto ideale per dare una festicciola, non credi?” rispose con uno dei suoi soliti sorrisetti, quindi Ben, presumo, era a conoscenza persino dei turni dei miei genitori, perfetto, avrei dovuto fargli alcune domandine dopo, qualcosa non andava.
“FESTICCIOLA COSA? Andatevene subito da qui!” Esclamai spingendolo fuori dalla mia stanza.
“Bellezza, solo perché non sei abituata alle festicciole, non vuol dire che tu debba fare l'asociale tutto il tempo, comincia a vivere una volta ogni tanto, sarebbe ora” quelle parole furono un colpo al cuore, si era immensamente guadagnato un altro schiaffo.
“Non sai niente di me, della mia famiglia,della mia infanzia, e ti permetti persino il lusso di sparare sentenze inopportune? Chiudi quella fogna di bocca” risposi, se c'era una cosa (delle tante) che mi dava letteralmente sui nervi, era quando le persone sputavano sentenze del genere, dando giudizi assolutamente non richiesti e superficiali.
“So molte cose sul tuo conto, più di quanto tu possa immaginare, lo capirai soltanto conoscendomi questo particolare” disse scendendo le scale, sentivo già le urla scatenate di sotto e la musica ad alto volume, mi venne un nodo alla gola, e la mia mente si fermò per un minuto, perdendosi nel vuoto totale, cosa voleva intendere con quella frase?
   
 
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