LA PENA CHE MI FAI
I tacchi di Rei batterono prepotenti sulle livide mattonelle della stanza
d'ospedale.
Nel letto di fronte a lei, Asuka giaceva immobile, con gli occhi vacui.
La stanza, dove stranamente c'era solo lei, era illuminata di traverso dalla
finestra sulla parete di fronte, la cui saracinesca era parzialmente abbassata.
Rei si avvicinò al letto e osservò la sua collega.
< Come persavo, sei solo una patetica vigliacca. >.
Ogni giorno andava a trovarla.
Non nella speranza che si risvegliasse, la cosa la lasciava del tutto
indifferente, ma per insultarla un pò.
Nonostante tutto, sentiva la mancanza della sua stronzaggine.
Lo sguardo di Rei si fece ironico, mentre osservava una goccia di soluzione
salina lacrimare nella flebo.
< Chi si sarebbe mai aspettato che una cattivona come te compisse un atto
così da idioti? Ti sei fatta beccare da quei bifolchi della Seele. Che
naturalmente ti hanno fatto la festa. Ed ora eccoti qua. >
Rei camminò intorno al letto, raggiungendone la parte opposta.
Le dava piacere sentire i suoi passi ben calibrati sul pavimento.
Rimbombavano nella stanza vuota, e la facevano sentire ancora più potente.
< La solita superdonna da strapazzo. Potevamo lavorare in coppia, come al
solito, ma la stupida puttana deve dimostrare al mondo la sua superiorità, la
sua superiorità di fronte a quella frigida di Rei... >
Non sapeva se Asuka fosse cosciente, o nonostante gli occhi aperti fosse nel
mondo dei sogni.
< ..Vero? >
Ma sperava potesse sentirla.
Non ne sapeva niente di comi, e sinceramente l'argomento non la interessava
affatto.
Adorava vomitarle addosso il disprezzo che aveva per lei.
Così come faceva lei di continuo.
Lo sguardo di Rei si fece tutto d'un tratto triste.
< Così non c'è gusto, però. > pensò.
Decise di andarsene, quindi.
Tra un pò sarebbe dovuta essere a lavoro.
Si trovò anche piuttosto patetica.
Andare lì a insultarla gratuitamente.
Ma ormai lo faceva da molto tempo, era diventata quasi un'abitudine.
< Comunque, l'apparenza di larva ti si addice molto. > sussurrò mentre
chiudeva dietro di sè la porta.
La stanza appariva adesso immobile, mentre la luce continuava a darle quella
patetica aria onirica, come di un luogo dove il tempo non scorresse, congelato.
La flebo continuava il suo lento lavoro di nutrizione.
I monitor continuavano a scandire lentamente la vita fittizia di Asuka.
Dalla finestra passò una leggera brezza fresca, che spazzò via il profumo di
Rei dalla stanza.
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< Eccomi. > fece Rei, disinteressata, entrando nello squallido ufficio
dell'Agenzia Nerv.
< Bentornata. > mormorò Ritsuko, allungandosi sullo schienale della sua
postazione, all'ingresso < Sei andata ancora a trovare Asuka? >
< ..Se vogliamo dire così... > rispose Rei, poggiando il soprabito
sull'attaccapanni vicino alla porta < ...Niente chiamate? >
< Da quando la Seele ha beccato Asuka, la clientela è molto diminuita. E'
anche ovvio. Non deve essere bello per qualcuno che chiede le nostre prestazioni
con la garanzia dell'anonimato, trovarsi all'improvviso dentro casa quei
simpaticoni dei corpi speciali di polizia. > rispose pigramente Ritsuko,
gettando la cenere della sua sigaretta in un portacenere a forma di gatto.
< Quella stronza di Asuka. Se non fosse andata da sola ad occuparsi di quel
tizio sicuramente non sarebbe finita così. > affermò aspramente Rei.
Ritsuko si limitò ad osservarla.
< Adesso anche tu dovrai andare da sola. > aggiunse poi.
< Per me non è certo un problema. Io non sono una cogliona come lei. Sò come
non farmi beccare. > rispose Rei.
< Dovresti ringraziarla. Avrebbe potuto fare i nostri nomi e portare la Seele
qui.
Allora sarebbero stati cazzi amari. Si trova in quelle condizioni perchè non ha
voluto parlare. > disse Ritsuko, quasi rimproverando la ragazza.
< L'avrei ringraziata se li avesse fatti fuori tutti, quegli sbirri. >
rispose seccata Rei < Dammi una sigaretta. >
Ritsuko le porse il pacchetto < Non dovresti fumare. Una donna che fuma è
disdicevole. >
< Senti chi parla... > rise Rei.
< Io ormai sono vecchia e inutile. Tu sei ancora giovane. Potresti trovare un
uomo e mettere su famiglia... >
< Che stronzate che dici. Ti sembro la persona giusta per allevare un
moccioso? > fece Rei, accendendosi la sigaretta.
< ..Hai un pò l'apparenza della mamma... > constatò Ritsuko.
< Ah, sì? > fece Rei incredula < Esattamente quando? Mentre taglio la
gola al'ex-fidanzata di qualche liceale schizzato o mentre crivello di colpi un
avvocato che ha perso una causa di troppo? > rise ancora, amaramente.
< Stendiamo un velo pietoso, và.. > concluse Ritsuko scuotendo la testa
< Da quando Asuka è in coma sei più intrattabile del solito... >
< E' perchè non ho nessuno con cui sfogarmi. > disse buttando fuori una
boccata di fumo, dandosi arie da donna di gran classe.
< Ciao Rei... > mormorò Makoto, uscendo dal bagno.
< ..Sei andato a consolare il tuo fratellino minore, Hyuga? > rise la
ragazza, prendendolo in giro.
< Ah-ah, che simpatica... > si limitò a dire Makoto, sistemandosi la patta.
< Eddaaaai...scherzavo...lo sappiamo tutti che sei fidanzato... > rise Rei,
seguendolo verso le loro scrivanie e strizzando l'occhio a Shigeru.
< Quanto rompi il cazzo, Rei... > fece Shigeru, mentre assorto leggeva le
notizie sportive.
< Che colleghi adorabili... > rise Rei mettendosi a sedere sul divanetto a
lato della stanza.
< Fate i bravi... > fece Ritsuko imitando il tono di una mammina < Rei è
intrattabile perchè le manca Asuka. > spiegò.
< Ah, sei lesbica? > fece Shigeru ironico abbassando il giornale.
Rei sbuffò < Ma vaffanculo... >.
In quel momento il campanellino della porta ondeggiò, suonando festoso e
meccanico.
Qualcuno era entrato. Rei spense la sigaretta sul poggiamano del divanetto e
corse all'entrata, mettendosi di fianco a Ritsuko per dare il benvenuto al
probabile cliente.
Era un uomo di mezza età, sulla cinquantina.
Indossava un completo scuro, un maglione arancione a dolcevita e dei curiosi
occhiali da vista.
< Buongiorno...Agenzia Nerv? > chiese alle presenti.
Ritsuko si alzò in piedi < Così pare. >
< Posso accomodarmi? > chiese l'uomo < Ho un caso da sottoporvi. >
< Rei?.. > disse Ritsuko facendo un cenno alla ragazza.
< Sì. >
Rei si diresse verso l'uomo, e iniziò a passargli le mani addosso. Prima sul
torace, poi sulla schiena, sul sedere e infine in mezzo alle gambe.
< Semplice procedura. > si giustificò col tizio la ragazza < Nascondono
le cimici e i microfoni nei posti più strani... >
Infilò la mano nella tasca sul didietro ed estrasse il suo portafogli.
Lo aprì, guardò dentro e poi lo gettò sulla scrivania, di fronte a Ritsuko
< E' pulito. >
Ritsuko controllò. Nessun distintivo della polizia, niente di simile.
< Rei, porgi la sedia al signore. > disse Ritsuko sedendosi.
< Sì. > fece avvicinandogli una sedia appoggiata alla parete < Prego. >
< Grazie. > rispose l'uomo.
Rei tacque, limitandosi a guardarlo.
< Ci esponga il suo caso, dunque. > fece Ritsuko, porgendogli il portafogli.
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Rei era appostata in uno squallido appartamento di un hotel a ore,di fronte a
una baracca in periferia.
< Shinji Ikari. Ha la mia stessa età.. > pensò la ragazza, mentre
osservava malinconica i muri fatiscenti.
Prese il binocolo e osservò all'interno della casa.
A quanto pare il piccolo se la stava spassando, con una tipa bruna.
< Hai capito... > rise Rei, arrossendo.
Poggiò sul tavolo il binocolo, e aprì la valigetta che celava l'arma con cui
avrebbe dovuto farlo fuori.
Il valido fucile da cecchinaggio Steyr AUG, compagno di tante avventure.
Accarezzò la canna lucente.
Poi gettò un'occhiata alla casa di fronte.
A quanto pare i due avevano finito.
Il brunetto era sulla porta di casa, mentre salutava la donna, che sembrava più
grande di lui.
< Di certo non è la madre... > mormorò Rei, osservandola mentre si
allontanava con una camminata provocante.
Dalla finestra, Rei ripensò a quello che aveva detto il cliente.
< Quello in realtà non è mio figlio. Mia moglie, adesso defunta, l'ha avuto
da una relazione extraconiugale, con un professore di università...Era
insegnante nello stesso ateneo... >
< ...Dovete farlo fuori. Per il semplice motivo che mi disgusta. Non mi
assomiglia affatto. E pavido, timoroso, piagnucolante. Se lo avessi saputo prima
che non era mio figlio avrei costretto mia moglie ad abortire. >
< ...E' una condanna. dopo la sua nascita mia moglie ebbe complicazioni per il
parto. Non potè più avere figli. Morì quando lui aveva quattro anni. >
< ...Adesso si vede con una tizia, Misato Katsuragi. Credo se ne sia
innamorato. Forse la vede come un rimpiazzo di sua madre... >
Rei fece un sorriso, ripensando alle parole Ritsuko di qualche ora fa.
< ..Hai un pò l'apparenza di una mamma... >
< Mamma... > mormorò Rei < ...Odio questa parola. >
Si voltò indifferente verso la porta della baracca di fronte, ed ebbe un
sussulto.
Il ragazzo la stava fissando sospettoso.
Rei distolse lo sguardo e si allontanò dalla finestra.
Era stata beccata?
< No, che diamine può saperne... > cercò di tranquillizzarsi Rei.
Ritornò alla finestra, e il ragazzo non c'era più.
Tirò un sospiro di sollievo.
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Ritsuko crollò sulle lenzuola sfinita, senza nascondere un'eccitatissimo
fiatone.
L'uomo si accese una delle sigarette della donna, che aveva lasciato il
pacchetto sopra al comodino.
< Gendo, sei magnifico... > sussurrò all'uomo.
< Anche tu...Non sei male. > rise Gendo, piegandosi su di lei e gettandole
del fumo in faccia.
I due si baciarono.
Poi Gendo si mise seduto, e Ritsuko si alzò lentamente dal letto.
< Vado a lavarmi. Mi aspetti? > chiese la donna.
< Non ho molta scelta. Non conosco questo posto, non credo di sapere come
ritornare a casa. > fece Gendo, adesso sdraiatosi sul letto.
< ..Strana quella ragazza, eh? > fece poi, pensieroso.
< Cosa? > chiese Ritsuko, già sotto la doccia.
< Uno dei tuoi killer. E' una strana ragazza... Quella che si occuperà di
Shinji. > spiegò Gendo, alzando la voce per farsi sentire.
< Oh, Rei? Io non la trovo strana. > si limitò a dire Ritsuko.
< Sì...Forse sarà una mia impressione... > fece Gendo, osservando i
disegni che il fumo, uscendo dalla sua bocca, creava nell'aria.
Ritsuko uscì dal bagno, con una asciugamano intorno al corpo.
< Perchè tutte queste domande su Rei? > chiese in tono inquisitorio.
Gendo continuava ad osservare il fumo.
Ritsuko si sentì un pò offesa.
< Niente. Davvero non la trovi strana? > riprese Gendo.
< E' stata abbandonata in un cassonetto appena nata. Mia madre l'ha trovata e
da allora viviamo insieme. > tagliò corto Ritsuko
Gendo guardò la donna stupito < ...Sua madre è qui? > domandò un pò
preoccupato guardandosi intorno.
< Mia madre è morta cinque anni fa. > fece Ritsuko un pò seccata < Il
bagno è libero, se vuoi andare... >
Gendo guardò la donna un pò dubbioso, facendo scivolare il fumo tra le labbra.
< Però, non si può dire che le manchi capacità di sintesi. > disse poi
poggiando la sigaretta sul bordo del comodino, per non farla spegnere.
< Mi ridai del lei? > rise Ritsuko.
< Sono venuto qui perchè volevo scoparla. Niente di più. Spero non inizierà
a fare progetti di matrimonio. > disse placidamente Gendo, entrando in bagno e
lasciando la porta aperta.
Ritsuko sorrise amaramente < Figurarsi. Non sia mai. >
L'acqua della doccia iniziò a scorrere.
Ritsuko guardava il soffitto della sua camera da letto.
Gettò uno sguardo al pacchetto di sigarette, ma non ne prese una.
Non aveva voglia di fumare, adesso < Suppongo che questa è l'ultima volta che
ci vediamo, dunque. > mormorò la donna.
< Sì. Credo di sì. > confermò Gendo, uscendo dal bagno in accappatoio.
Dal mozzicone che aveva lasciato sul comodino cadde un pò di cenere, che andò
a spargersi sul pavimento.
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Rei guardò l'orologio attaccato al muro della stanza.
Aveva già posizionato il fucile sul davanzale della finestra, coperto da dei
vasi di fiori.
< Mezz'ora di ritardo. Quanto ci mette questo cazzone?.. > sbuffò.
Secondo le informazioni del padre, il figlio usciva di casa alle 14 e 20 per
raggiungere il negozio di dischi dove lavorava.
Di conseguenza, erano quasi le tre e nessuno usciva dalla casa.
Se quella poteva chiamarsi casa.
< Che rottura di cazzo. Quasi quasi vado in casa sua, gli sparo un colpo in
testa e la faccio finita. E' pure più pulito come lavoro. Qui devo mettermi a
sparare in mezzo alla strada, rischiando di colpire qualcuno o dare
spettacolo... >
Rei si affacciò dalla finestra, e guardò sotto, sulla strada.
Una barbona rovistava in un secchio di immondizia.
< ...Ecco anche il solito testimone del cazzo. >
La ragazza ritornò dentro, scrollano la testa.
Diede un'occhiata al fucile.
si riavvicinò alla finestra.
Nessuno usciva dalla casa di fronte.
< Ma sì... >
In un secondo aveva smontato il fucile dal davanzale e lo aveva riposto nella
valigietta.
< Pensa che risate se mentre esco da qui anche quel cazzone esce di
casa... > rise da sola < ...Ritchan avrebbe una buona scusa per accopparmi,
finalmente... >
Corse le scale, e salutò il receptionist.
Un coglione di trent'anni con addosso una maglietta che ritraeva un pinguino in
stile manga.
Rei si avvicinò alla baracca.
Titubante, si mise di fronte alla porta.
Fece per bussare, ma pensò fosse una cosa idiota.
Vai ad ammazzare qualcuno e bussi alla porta?
Da qualche parte sarebbe pur dovuta entrare però, visto che dalla facciata non
sembrava ci fossero finestre.
Poggiò titubante le mani sulla porta, che con sua sorpresa trovò aperta.
< Ma guarda... > si stupì Rei.
Si affacciò e si guardò intorno.
< Sembra non ci sia nessuno > pensò < ...Non è che questo tizio mi ha
sgamato ed è uscito da una porta di servizio sicchè io non potessi
vederlo?! > iniziò a preoccuparsi.
Avanzò nello squallido appartamento.
Sembrava uno di quei bungalow per i terremotati.
Mentre si guardava intorno, arrivò in quella che sembrava la stanza più
grande, la camera da letto.
Il ragazzo era accasciato sulla sua branda, dormiva profondamente.
Rei sorrise < Che fortuna! potrò anche risparmiarmi i soliti piagnucolii
mentre stai per ammazzarli... >.
Mentre si avvicinava al letto, la sua attenzione fu catturata da un paio di
occhiali rotti, su un comodino.
< Porta gli occhiali? > mormorò prendendoli in mano.
Su un'asticella vi era scritto "G. Ikari".
< ...Sono di suo padre?.. > pensò Rei, un pò turbata.
In quel momento Shinji si svegliò.
Rei non se ne accorse, e lui ne approfittò per mettersi a sedere sul suo letto
e guardarla.
< Ti ha chiamato mio padre, vero? > disse poi.
Rei sussultò, facendo cadere gli occhiali a terra.
Shinji li fissò impassibile mentre delle schegge di vetro ne schizzavano via.
La ragazza si voltò verso di lui, agitata.
< Non preoccuparti. Lo sò perchè qui. E sinceramente, non ho nessun motivo
di oppormi. > fece Shinji, rimanendo immobile, seduto davanti a lei.
Rei adesso si fece un pò triste.
< Mio padre mi ha sempre detestato. E io non ho certo fatto mai nulla per
fargli cambiare idea. Ma non credevo arrivasse a farmi uccidere da qualcuno. >
< Tuo padre dice che non sei suo figlio. > mormorò Rei, cercando di
giustificare il cliente.
< Sì che sono suo figlio. Si sarà inventato una balla per convincervi. >
fece Shinji.
< Poteva anche dirci che lo eri. Noi non ci facciamo questo tipo di
problemi. > fece Rei, estraendo con disinvoltura la sua Beretta automatica dal
giubotto di jeans.
< Tu sei un killer? Perchè uccidi gli altri? > chiese Shinji.
< Perchè non sò fare altro. > mormorò Rei < ..Possiamo concludere,
visto che siamo d'accordo? >
Shinji la guardò malinconico.
< Cos'è quell'aria di cazzo? > mormorò Rei, irritata.
< Non riesco a odiarti. Dovrei farlo, ma non ci riesco. > disse Shinji.
< Buon per te. > fece Rei prendendo la mira.
< ...E' per la pena che mi fai. >
Rei abbassò di colpo la pistola.
< Che cosa?! > gli urlò addosso, avvicinandosi minacciosa.
< Scusami... > fece Shinji.
Rei pensò a che diamine di scena paradossale fosse. Il coglione che doveva
uccidere iniziava a psicanalizzarla.
Ma la cosa più ridicola e che lei lo stava pure ad ascoltare.
< E' per la tristezza che mi ispiri, non fraintendere. Non ho niente da dire
su come ti guadagni da vivere...Ognuno fa le cose per cui è più portato. >
fece Shinji a testa bassa < Lo sento, sai? ...Ricolmo di tristezza...Il tuo
stesso animo... >
< ..Niente di personale. > disse infine Rei, puntando la pistola.
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< Rei, finalmente sei tornata...Dove diamine eri, mi sono
preoccupata... > fece Ritsuko, balzando verso la ragazza dalla sua scrivania.
< Si era addormentato, sono andata a sparargli in casa sua. > fece Rei a
testa bassa.
< Rei..? Che c'è? > fece Ritsuko poggiandole una mano sulla spalla.
La ragazza alzò la testa.
Lacrime le rigavano il viso.
< Queste sono lacrime... > si stupì Ritsuko < Rei, perchè stai
piangendo? > disse cercando di asciugargliele con una mano.
Makoto e Shigeru si affacciarono sull'entrata.
< Ehi, Rei che è successo? > fece Makoto avvicinandosi < ..Non l'hai
ammazzato? >
< Certo che l'ho ammazzato... > fece Rei < Io sono una
professionista... >
< Ma allora perchè.. > tentò di insistere Shigeru.
< Insomma finitela, mi avete rotto il cazzo adesso! Lasciatemi in pace,
statemi lontano! Non ho bisogno della vostra pietà, ok? Sono felice, vabbene?
Sono felicissima! > urlò Rei allontanando da sè i tre con una spinta.
Ritsuko e gli altri la guardavano mentre singhiozzava.
< Quando si è felici... > mormorò Ritsuko < ..Si sorride. >
Rei cercava di asciugarsi gli occhi con le mani.
Come se, se avesse spinto a sufficienza con le dita nelle palpebre, le lacrime
avrebbero smesso di sgorgarle dagli occhi.
< Lo sò. > singhiozzò < Lo sò, dannazione... >
--------Fine